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lunedì 7 maggio 2018

Ce l’hanno fatta sotto il naso

L'ECUMENISMO "ERETICO"


L’ecumenismo è un’eresia codificata dal Concilio. Bisogna ristabilire la verità: ce l’hanno fatta sotto il naso da mezzo secolo i cattolici si trovano per le mani dei concetti non cattolici, perfettamente eretici e non lo sanno 
di Francesco Lamendola  

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Ce l’hanno fatta sotto il naso. Cioè, da mezzo secolo i cattolici si trovano per le mani dei concetti perfettamente non cattolici, perfettamente eretici, e non lo sanno, li adoperano e li maneggiano come se fossero perfettamente cattolici, perché così è stato fatto credere loro. E la cosa è riuscita talmente bene, in maniera talmente soffice e mascherata, che ormai risulta difficilissimo, quasi impossibile, reagire in maniera efficace, riportando le cose nei loro giusti termini e ristabilendo la verità anche in fatto di linguaggio. Infatti, nel linguaggio “cattolico” sono entrati dei termini, coi loro corrispondenti concetti, che, alla luce della vera dottrina, devono essere considerati delle pure e semplici eresie, ma che è impossibile chiamare in tal modo, perché ormai tutti, o quasi tutti, nella Chiesa, se ne servono con la massima disinvoltura, sono entrati nel magistero degli ultimi sei pontificati, e i vescovi  e i sacerdoti li citano come elementi basilari del cosiddetto “rinnovamento” postconciliare.


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Ecumenismo e dialogo interreligioso ? Incongruenze più che macroscopiche: l’ecumenismo, così come lo concepiscono i suoi fautori, è, né più né meno, una grave eresia, dottrinale e pratica. Un tentativo, scoperto e deliberato, di far sì che la Chiesa cattolica riconosca di essere solo una fra le tante possibili depositarie della verità di Gesù Cristo

Uno di questi termini abusivi e illegittimi è l’ecumenismo. Provate a dire che l’ecumenismo è un concetto eretico e che la Chiesa, fino al Concilio Vaticano II, lo ha sempre condannato e respinto: non solo vi salteranno al collo i soliti Bianchi e Grillo, cercando di cavarvi gli occhi; non solo qualcuno griderà che il cardinale Martini si starà rivoltando nella tomba e che la Comunità di Sant’Egidio è stata offesa a morte da una simile affermazione, e che voi vorreste vanificare decenni di duro lavoro inteso a una riconciliazione fra le varie confessioni cristiane; provate a spiegare che il punto non è la riconciliazione, ma il modo in cui essa deve avvenire, e cioè non a prezzo di una parificazione di tutte le confessioni e quindi di una auto-delegittimazione della Chiesa cattolica quale unica depositaria e custode della verità cristiana: vi diranno che state offendendo la memoria di Giovanni XXIII, di Paolo VI, di Giovanni Paolo II, che state cercando di riportare indietro le lancette della storia e che la Chiesa non sa che farsene di gente come voi, nemici della concordia e della pace, eterni scontenti e sobillatori di contese, guerrafondai e fondamentalisti meritevoli solamente di finire nel cestino dei rifiuti della storia. Eppure, avreste ragione voi: ragione da stravendere. L’ecumenismo, così come lo concepiscono oggi i suoi fautori, è, né più né meno, una grave eresia, dottrinale e pratica: un tentativo, scoperto e deliberato, di far sì che la Chiesa cattolica riconosca di essere solo una fra le tante possibili depositarie della verità di Gesù Cristo; che si assuma la responsabilità di aver contribuito alle separazioni (non è più di moda dire: gli scismi, appunto perché certe parole sono diventate politicamente scorrette) verificatesi nella cristianità; e che, nella prospettiva di una riconciliazione e di una riunificazione, bisogna che il bagaglio dottrinale, pastorale e liturgico di tutte le confessioni cristiane sia messo in comune, che sia condiviso da tutti, e quindi che la Chiesa cattolica accetti anche i punti centrali della dottrina e della prassi luterana. Come ciò sia possibile, senza smentire e rinnegare se stessa, lo vedrebbe e lo capirebbe anche un bambino: come può un cattolico, che crede nella salvezza mediante la fede e le opere, accettare la dottrina della salvezza mediante la sola fede? Come può un cattolico, che crede nel libero arbitrio, accettare la dottrina del servo arbitrio? Come può un cattolico, che crede nella speciale vocazione al sacerdozio, accogliere la dottrina del sacerdozio universale dei credenti? E come può un cattolico, che crede all’unicità della interpretazione delle Scritture da parte della Chiesa, accettare e condividere la dottrina della libera interpretazione di esse da parte di ogni singolo fedele? Come può un cattolico, devoto alla Madonna e ai Santi, accettare l’idea protestante che il culto mariano e quello dei Santi è una superstizione e una forma d’idolatria? Come può un cattolico, che vede nelle Tradizione e nelle Scritture le due basi della Rivelazione, sottoscrivere l’idea protestante, secondo la quale la Tradizione non conta nulla e va eliminata dall’orizzonte della fede? E la santa Eucaristia, cuore della santa Messa e cuore della Chiesa stessa: come può un cattolico accogliere l’idea protestante che non vi è la Presenza Reale del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo? Questo, solo per segnalare le incongruenze più macroscopiche; e ve ne sono molte altre. Nelle varie confessioni protestanti, sia la pratica del sacerdozio femminile, sia la pratica delle unioni omosessuali, sono ormai largamente accolte; sono anche unite insieme, come nel caso delle donne vescovo che sono dichiaratamente lesbiche, e che, dall’alto dell’altare, impartiscono la benedizione e amministrano la Comunione nel nome del Signore Gesù Cristo. Ma un cattolico, può accettare una cosa del genere? Può anche solo ammettere come legittima una cosa del genere, pur senza condividerla e senza parteciparvi? Evidentemente no. Così come è evidente che nemmeno un protestante può accettare la dottrina cattolica. Dunque, come se ne esce? Mettendo intorno a un tavolo qualche teologo progressista, qualche vescovo ecumenista, e stabilendo così, fifty fifty, metà a te, metà a me, una dottrina “mista”, una piattaforma d’intesa come se si trattasse di una desistenza fra due movimenti o partiti politici, ciascuno rinuncia a qualcosa, l’importante è non pestarsi i piedi e non scontentare troppo le rispettive clientele. Roba di palazzo, roba che non c’entra niente né con i comuni fedeli, sulle teste dei quali quei signori stanno firmando i loro discutibili protocolli d’intesa, né, meno ancora, con la Verità, che è una ed una sola, e che non potrà mai risultare da una collezione di tante piccole verità parziali, e nettamente contraddittorie, perché quel che verrà fuori  sarà un abito di Arlecchino, e nient’altro. Eppure, questo è ciò che stanno facendo i fautori del movimento ecumenico, con i loro incontri interconfessionali, le loro marce interconfessionali, le loro messe interconfessionali, le loro Bibbie interconfessionali, e, tra poco, cosa più grave di tutte e decisamente blasfema, con le loro “comunioni” interconfessionali, nelle quali non si capirà nemmeno se ci sia la Presenza Reale di Cristo, oppure cos’altro, al suo posto.

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I frutti avvelenati del Concilio Vaticano II: "L’ecumenismo è un’eresia da esso codificata"

E adesso, vediamo come il papa Pio XII definiva l’ecumenismo nella sua enciclica (la sesta) Orientalis Ecclesiae, del 9 aprile 1944, § 1:
I vescovi della provincia di Antiochia per il ristabilimento e la conservazione della pace pensavano che fosse sufficiente l'affermarsi soltanto sulla professione nicena. Invece s. Cirillo, pur fermamente aderendo al Simbolo di Nicea, richiese ancora dai suoi confratelli nell'episcopato, per il rafforzamento dell'unità, la riprovazione e la condanna dell'eresia nestoriana. Sapeva infatti benissimo che non basta accettare con docilità gli antichi documenti del magistero ecclesiastico, ma che occorre in più abbracciare con fedele sottomissione di cuore tutte quelle definizioni che dalla chiesa in forza della sua suprema autorità di tempo in tempo ci siano proposte a credere. Anzi, non è lecito, neppure sotto il pretesto di rendere più agevole la concordia, dissimulare neanche un dogma solo; giacché, come ammonisce il patriarca alessandrino: «Desiderare la pace è certamente il più grande e il primo dei beni, ma però non si deve per siffatto motivo permettere che ne vada di mezzo la virtù della pietà in Cristo». Perciò non conduce al desideratissimo ritorno dei figli erranti alla sincera e giusta unità in Cristo, quella teoria, che ponga a fondamento del concorde consenso dei fedeli solo quei capi di dottrina, sui quali o tutte o almeno la maggior parte delle comunità, che si gloriano del nome cristiano, si trovino d'accordo, ma bensì l'altra che, senza eccettuarne né sminuirne alcuna, integralmente accoglie qualsiasi verità da Dio rivelata.
Ed ecco come don Maurizio Gordillo, che era vice preside del Pontificio Istituto Orientale, definiva l’ecumenismo nella (allora, cioè prima del Concilio Vaticano II) Enciclopedia Cattolica (Città del Vaticano, 1950, vol. V, col. 63-64):
Parola derivata da «ecumenico», ossia universale, che viene adoperata nei tempi moderni per indicare ogni sorta di attività religiosa che non si limiti ai problemi interni di una Chiesa cristiana. Nel senso proprio ecumenismo è la teoria più recente escogitata dai movimenti interconfessionali, specialmente protestanti, per raggiungere l’unione delle Chiese cristiane. Qui si parla dell’ecumenismo in senso stretto. L'ecumenismo presuppone come sua base l’eguaglianza di tutte le Chiese dinanzi al problema dell’unione. Ciò sotto il triplice aspetto psicologico, storico ed escatologico: a) Psicologicamente tutte le Chiese devono riconoscersi ugualmente colpevoli della separazione, cosicché, invece di incolparsi l’una l’altra, ognuna ha da chiedere perdono; b) Storicamente nessuna Chiesa, dopo la separazione, può credersi la Chiesa unica e totale di Cristo, ma soltanto parte di quest’unica Chiesa: conseguentemente, nessuna può arrogarsi il diritto di obbligare le altre a ritornare a lei, bensì tutte debbono sentire l’obbligo di riunirsi tra loro, (vaneggiando di) ricostituire la Chiesa Una e Santa fondata dal Salvatore; c) Escatologicamente la Chiesa futura, risultante dall’unione, non potrà essere identica a nessuna delle Chiese ora esistenti. La S. Chiesa ecumenica, che sorgerà in questa nuova Pentecoste, sorpasserà ugualmente tutte le singole confessioni cristiane. Si vede subito che tali teorie sono in contrasto con la fede cattolica. Esse tuttavia offrono un certo (apparente) vantaggio di ordine pratico, togliendo tra le varie Chiese ogni rivalità, e prospettando tutto l’arduo problema dell’unione in un piano senza ortodossi ed eretici, senza vincitori e senza vinti. Perciò si sono moltiplicate le riviste unionistiche con il titolo di Oecumenica, perfino le due più importanti associazioni internazionali unionistiche, “Life and Work” e “Faith and Order”, si sono fuse nel 1946 in una sola con il titolo «Concilio ecumenico», il cui primo congresso venne celebrato ad Amsterdam dal 22 agosto al 5 settembre 1948.

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Sacerdozio femminile e la pratica delle unioni omosessuali sono ormai largamente accolte; sono anche unite insieme, come nel caso delle donne vescovo che sono dichiaratamente lesbiche, e che, dall’alto dell’altare, impartiscono la benedizione e amministrano la Comunione nel nome del Signore Gesù Cristo. Ma un cattolico, può accettare una cosa del genere?

Non dovrebbe esserci nemmeno bisogno di sottolineare il totale contrasto esistente fra ciò che qui viene espresso e ciò che vanno dicendo i fautori dell’ecumenismo, a partire dal Concilio Vaticano II, che si è occupato dell’ecumenismo, ma per la prima volta in senso non cattolico, bensì pseudo cattolico, con il decreto Unitatis Redintegratio, del 21 novembre 1964. Basterebbe la frase: Si vede subito che tali teorie sono in contrasto con la fede cattolica, per smascherare l’ipocrita tendenza ermeneutica secondo la quale la Chiesa cattolica è sempre la stessa, si è rinnovata ma non è è cambiata, non è cambiata la sua dottrina e non è cambiata la sua finalità. Ma come! Nel 1950 essa diceva, per bocca di tutti i suoi più autorevoli esponenti, che l’ecumenismo è incompatibile con la fede cattolica, dunque che esso è eretico – la deduzione è necessaria e inevitabile -, e ora ci vengono a dire che non c’è niente di più bello al mondo, che questo è uno dei frutti più saporiti e più preziosi della stagione conciliare 
L’ecumenismo è un’eresia codificata dal Concilio

di Francesco Lamendola
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