ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 7 maggio 2018

l giorno della Fine non ti servirà neanche l' inglese

Che fine ha fatto Mr. Skripal?

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UN SILENZIO ASSORDANTE

Per settimane i media di tutto il mondo hanno raccontato con dovizia di particolari la storia di Sergej Skripal, l’ex spia russa avvelenata insieme alla figlia Yulia, in un tentativo di omicidio che il governo britannico ha immediatamente attribuito a Putin e al Cremlino.
Senza una prova portata e con indagini appena all’inizio, il 12 marzo il Premier britannico Theresa May si è presentata davanti al Parlamento inglese affermando che era “altamente probabile” che la Russia fosse responsabile dell’attentato.

Quel “altamente probabile”, che in qualsiasi contesto razionale avrebbe obbligato cautela e prudenza, è stato invece il via libera con cui Londra ha scatenato una delle più violente aggressioni politiche degli ultimi tempi contro la Russia, coinvolgendo l’intero Occidente in una crisi diplomatica senza precedenti culminata con l’espulsione di decine di diplomatici russi da tutte le capitali europee e da Washington.
Per giorni e giorni televisioni, giornali, opinionisti in Europa e Stati Uniti si sono trasformati in menestrelli dell’unica verità propagandata: e cioè che Putin era stato il mandante del tentato omicidio e che la Russia si era macchiata di “terrorismo di Stato” usando armi chimiche in territorio straniero. Roba da dichiarazione di guerra.

Oggi che Skripal e sua figlia sono salvi e potrebbero raccontare ai media la verità, sul loro caso è sceso un silenzio assordante

Che la versione britannica facesse acqua da tutte le parti era secondario rispetto all’irrazionale isteria anti-russa che ormai caratterizza l’Occidente.
La spy-story era piena zeppa di incongruenze non solo logiche ma addirittura storiche (come abbiamo evidenziato fin dall’inizio in questo articolo) che sono ancora lì e aspettano di essere chiarite: a partire dal fatto che ancora oggi nessuno spiega il motivo per cui Putin avrebbe dato ordine di uccidere una ex-spia che lui stesso aveva graziato consentendogli di vivere in Inghilterra.
Certo, alcune cose hanno messo in dubbio la storia: per esempio lo smascheramento imbarazzante del Ministro degli Esteri di Sua Maestà Boris Johnson (il principale accusatore anti-Putin), sbugiardato dai suoi stessi scienziati e costretto a cancellare persino le sue dichiarazioni su Twitter (anche questo lo abbiamo raccontato qui).
Ma per uno strano meccanismo mediatico e politico, oggi che Skripal e sua figlia sono salvi, sono usciti dall’ospedale e potrebbero raccontare la loro versione, dei due non si sa più nulla; e dell’intero caso sui media è sceso un silenzio assordante.
Quando si è trattato di accusare la Russia, espellere i suoi diplomatici, impedire a Mosca di partecipare alle indagini perché tanto non serviva, era tutto così evidente, i media occidentali hanno riempito del “caso Skripal”, pagine e servizi tv. Ora che si potrebbero portare finalmente le prove inconfutabili del crimine russo, scende il silenzio. Perché?
CHI È PABLO MILLER?
Alex Thomson, giornalista di Channel 4 News, ha rivelato su Twitter nel Marzo scorso, che la autorità britanniche avrebbero emesso all’inizio di Marzo un D-Notice sul caso Skripal: vale a dire l’obbligo di “silenzio stampa” per ragioni di Sicurezza nazionale, imposto ai direttori delle testate giornalistiche.
Thomson ha specificato che il D-Notice sarebbe in relazione ad un personaggio legato a Skipral: non lo cita per nome ma consente di identificarlo nella figura di Pablo Miller.

Salisbury rolls on with the authorities saying nothing about the nerve agency and everything about public health...
About the only decisive public move by the authorities has been to censor MSM via a D Notice last week from fully identifying Mr Skripal’s MI6 handler living nearby...
Di lui il Daily Beast ha fatto un clamoroso ritratto uscito pochi giorni prima del D-Notice imposto ai media.
Miller, definito genericamente diplomatico britannico, sarebbe in realtà un agente del M16 con una lunga carriera operativa in diversi paesi del mondo. Fu lui a reclutare nei primi anni ‘90 Skripal ed altre due spie russe, convincendole a suon di migliaia di dollari, a passare dalla parte inglese.Ed è lui ad aver mantenuto con Skripal rapporti di amicizia e anche di vicinato vivendo anche lui a Salsbury.
Ma perché è così importante Pablo Miller, tanto da imporre il divieto di parlarne?
Secondo il Telegraph, in un articolo pubblicato prima del D-Notice, il nome di Miller sarebbe legato a quello di Christopher Steele, l’autore del dossier Trump/Russia considerato da molti un clamoroso falso costruito dal Deep State per ricattare il Presidente americano.
Miller e Steele hanno lavorato insieme nel M16 e poi in Orbis Intelligence la società privata di consulenza fondata da Steele e composta da ex agenti segreti; società che avrebbe costruito tecnicamente le 35 pagine del dossier anti-Trump.

Skripal: uno strano collegamento con l’uomo del Dossier anti-Trump

Steele è stato agente infiltrato in Russia proprio negli anni in cui Skripal fu reclutato, ricoprendo l’incarico di responsabile del M16 a Mosca. È quindi impossibile che Steele non conoscesse Skripal.
0004D85F-sergei-skripalSKRIPAL, MILLER, STEELE: UN REGOLAMENTO DI CONTI INTERNO?
Craig Murray, ex ambasciatore inglese ed esperto di questioni d’intelligence, ipotizza uno scenario clamoroso e sconvolgente: Skripal potrebbe essere stato coinvolto dal suo ex reclutatore Miller nella raccolta delle informazioni per il Dossier anti-Trump che Steele e Miller stavano realizzando.
Quindi l’avvelenamento di Skripal potrebbe inserirsi all’interno di questa dinamica, come un avvertimento contro la sua attitudine al doppiogiochismo lo avrebbe portato a ricattare sull’operazione che si stava realizzando.
Skripal, quindi, sarebbe stato avvelenato non dai russi (che non avevano più alcuna ragione di occuparsi di una loro ex spia che essi stessi avevano graziato e liberato) ma da quelli che in Italia chiameremmo “Servizi deviati”. Insomma, roba interna all’Occidente. E il suo non fu un tentativo di omicidio ma un avvertimento affinché rientrasse nei ranghi.
Pura invenzione letteraria e complottista? Forse. Per ora rimane il fatto che:
  1. di Skripal non c’è più traccia e che improvvisamente la sua storia è sparita dai radar dell’informazione mainstream
  2. che subito dopo lo scoppio del caso, il governo di Londra ha emesso un D-Notice a televisioni e giornali affinché non parlassero di Pablo Miller, l’agente reclutatore di Skripal
  3. che Miller è legato a Christopher Steele, il personaggio chiave del dossier anti-Trump
  4. che ad oggi gli inglesi non hanno ancora portato una sola prova che ad avvelenare Skripal siano stati i Servizi russi.

Forse per ora sono solo coincidenze e congetture ma guai a sottovalutarle; perché, come disse quel famoso statista cattolico italiano, esperto di trame e segreti: “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”.


La guerra all’Iran è già iniziata e la Russia deve porvi fine
La distruzione di stati come Iraq, Siria, Libia e Iran isolerà la Russia quando arriverà il suo turno
di Dan Glazebrook
Le cose stanno procedendo di nuovo nello sviluppo di una delle molte guerre della Siria. Il 29 aprile, due massicci bombardamenti – presumibilmente israeliani – hanno colpito la 47a base militare della Brigata dell’esercito arabo siriano e i depositi di armi vicino a Hama, così come l’aeroporto militare di Nayrab ad Aleppo.
Secondo quanto riferito, gli attacchi hanno preso di mira missili iraniani superficie-terra destinati allo spiegamento in Siria e hanno ucciso tra 26 e 38 persone, compresi 11 iraniani.
Linee rosse aggiornate
L’attacco sembra essere stato coordinato con gli Stati Uniti, arrivando poche ore dopo che il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha lasciato Gerusalemme – dove, secondo Haaretz , aveva “entusiasmato Netanyahu con discorsi da falco sull’Iran”. Lo stesso giorno, ha osservato il Times of Israel , “la notizia ha anche interrotto una telefonata tra Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump”, mentre il ministro israeliano della difesa, Avigdor Liberman, ha incontrato il suo omologo statunitense James Mattis a Washington.
Questa attività febbrile è arrivata in meno di una settimana dopo che il generale Joseph Votel, capo del Comando centrale dell’esercito americano, o Centcom, la cui sfera di responsabilità comprendeva la Siria e l’Iran, aveva fatto “una visita in gran parte non pubblicizzata in Israele “.
L’articolo del Times of Israel ha concluso: “Tutto questo sta cominciando ad assomigliare ad un’operazione coordinata israelo-americana per limitare le attività militari iraniane in Siria – trasmettendo contemporaneamente il messaggio a Mosca secondo cui, la luce verde data dalla Russia perché l’Iran si stabilisca militarmente in Siria, non viene considerata accettabile da Gerusalemme e da Washington. ”
In altre parole, la guerra all’Iran ègià iniziata. Sta fermentando da un po ‘di tempo.
Nel gennaio 2018, con la battaglia contro lo Stato Islamico (IS) quasi vinta, l’ex segretario di stato americano Rex Tillerson annunciò nuovi obiettivi per le truppe USA in Siria, promettendo che sarebbero rimasti fino a quando “l’influenza iraniana in Siria fosse diminuita, e i vicini della Siria fossero sicuro da tutte le minacce provenienti dalla Siria. ”
A febbraio l’International Crisis Group ha avvertito che Israele ha “aggiornato le sue linee rosse – segnalando che prenderebbe le cose nelle sue mani se necessario per impedire all’Iran di stabilire una presenza militare permanente in Siria”.
Da allora, Israele ha preso di mira direttamente il personale e le strutture iraniane. L’abbattimento di un drone iraniano il 9 febbraio ha portato a uno dei suoi F-16 abbattuti dall’esercito siriano, dopo aver bombardato il centro di comando dei droni, la prima volta che un aereo da guerra israeliano era stato abbattuto dagli anni ’80. Eppure, in una rara ammissione di responsabilità, Israele ha ancora definito la missione un successo, sostenendo che tra un terzo e la metà delle difese aeree della Siria era stata distrutta dai bombardamenti.
Risposta della Russia
Due mesi dopo, il 9 aprile, i missili israeliani hanno colpito di nuovo la stessa base militare “T4” colpita a febbraio. L’obiettivo era specificamente costituito da installazioni e attrezzature iraniane e 14 soldati iraniani sono stati uccisi. Secondo un funzionario israeliano, questa è stata la prima volta che Israele ha attaccato “obiettivi iraniani”.
Era anche, apparentemente, la prima volta che Israele aveva omesso di informare la Russia di fornire un avvertimento anticipato di un imminente bombardamento, rompendo l’ intesa di “disaccordo” tra Israele e Russia proprio all’inizio dell’entrata della Russia nel conflitto siriano nel 2015 .
La risposta della Russia non ha eguali, con la Russia che rivela immediatamente il ruolo di Israele nell’attacco, e il presidente russo Vladimir Putin che chiama Netanyahu per avvertirlo che Israele non può più aspettarsi di essere in grado di attaccare la Siria impunemente.
Quindi, in seguito agli attacchi aerei USA-Regno Unito-Francia sulla Siria il 13 aprile, il capo della direzione operativa principale dello Stato maggiore russo, il colonnello Sergey Rudskoy, ha lanciato l’ idea di dotare la Siria del potente sistema di difesa aerea S300 di fabbricazione russa.
L’S300, in grado di tracciare fino a 100 bersagli simultaneamente su un raggio di 200 km, “creerebbe una situazione di non intervento per Israele se fosse reso operativo dal regime siriano”, secondo l’ex ufficiale navale statunitense Jennifer Dyer, che ha aggiunto che: “Il tipo di attacchi preventivi di basso livello (in Siria) che l’IAF [Israeli Air Force] ha eseguito negli ultimi anni, contro obiettivi di Hezbollah e gli obiettivi speciali sulle armi dell’Iran e del regime di Assad, diventerebbe praticamente impossibile “.
Israele perderebbe la capacità di effettuare attacchi preventivi. La Russia aveva originariamente firmato un contratto con la Siria per consegnare il sistema S300 nel 2010, ma questo è stato demolito dopo le pressioni di Israele. Ma, il 23 aprile, il quotidiano russo Kommersant ha riferito che la decisione di invertire la sospensione e di fornire l’S300 era stata presa, con solo i dettagli tecnici rimasti da appianare.
Pochi giorni dopo, gli israeliani hanno colpito di nuovo, questa volta con le loro bombe terremotanti anti- bunker, prendendo di mira direttamente le truppe e le attrezzature iraniane per la seconda volta. No S300, vedi.


Aviazione israeliana

Lo scenario di spiegamento
I resoconti dei media, sia tradizionali che alternativi (i miei inclusi ), sono sempre più nervosi per lo scenario che si sta svolgendo, e giustamente. Tuttavia, mentre il pericolo di un’escalation e di un errore di calcolo – e in particolare l’assorbimento della Russia nel conflitto israelo-iraniano in via di sviluppo in Siria – rimane reale, molti analisti hanno sopravvalutato l’attrito tra Russia e Israele – e, in effetti, la convergenza di interessi tra Russia e Iran.
Nonostante entrambi siano contrari al cambio di regime sostenuto dall’Occidente in Siria, gli obiettivi russi e iraniani nella regione sono in realtà molto diversi. Secondo gli analisti di intelligence Stratfor : “La visione strategica della Russia si concentra principalmente sull’eliminazione delle fonti di instabilità e sulla prevenzione degli interventi militari guidati dagli Stati Uniti”, con un “obiettivo più ampio di affermarsi come garante indispensabile della sicurezza collettiva in Medio Oriente”.
In Siria, quindi, i russi hanno “l’obiettivo limitato di assicurare che Assad controlli abbastanza territorio per negoziare con le fazioni dell’opposizione siriana da una posizione di forza” al fine di creare un accordo negoziato, mediato, supervisionato e garantito dalla Russia.
Gli iraniani, tuttavia, sono più concentrati sul “contenere la capacità di proiezione del potere dell’Arabia Saudita in tutto il mondo arabo”, secondo l’analisi di Stratfor, portando ad una “riluttanza a sospendere le operazioni militari in Siria finché Assad non ha completamente sconfitto le forze di opposizione … La fiducia dell’Iran nella fattibilità di una soluzione militare in Siria ha reso meno incline della Russia a impegnarsi diplomaticamente con l’opposizione siriana o le fazioni kurde durante i negoziati diplomatici, limitando la portata della partnership Mosca-Teheran “.
Inoltre, “l’uso da parte dell’Iran del territorio siriano per creare un punto di transito permanente di armi per Hezbollah ha messo in allarme i politici russi che cercano di mantenere forti relazioni con Israele”.
Trinceramento iraniano
Da questo punto di vista, lungi dal cercare di proteggere il radicamento iraniano in Siria, la Russia ha un interesse diretto a limitarlo. I bombardamenti israeliani potrebbero quindi svolgere una funzione per la Russia, facendo pressione sull’Iran per “frenare” le attività che la Russia considera dirompenti ai propri scopi.
Inoltre, la Russia potrebbe credere che la presenza iraniana in Siria – come fonte alternativa di sostegno per il presidente Assad – renda il governo siriano stesso meno disposto a iscriversi alle iniziative diplomatiche della Russia. In effetti, a un livello molto semplice, una ridotta presenza iraniana lascia Assad più strettamente dipendente dalla Russia.
E comunque, un cinico potrebbe obiettare, ora la ribellione è stata quasi annullata, gli iraniani non hanno servito al loro scopo? Molte persone sostengono che l’alleanza con l’Iran è troppo importante per la Russia rischiare un azzardo come questo.


Rohani con Putin

E senza dubbio lo è. Ma cosa succede se non ci sono rischi? Mentre l’alleanza russo-iraniana rimane cruciale per la proiezione del potere di Mosca in Medio Oriente, la Russia potrebbe calcolare che l’Iran non ha alcun interesse a metterla a repentaglio, questo malgrado siano trattati male dal loro “alleato” russo in Siria.
Dopo tutto, la fornitura di protezione contro un attacco americano all’Iran non è certo un mercato per gli acquirenti: la Russia è un fornitore monopolista. Sicuro che l’Iran non abbia davvero nessun altro a cui rivolgersi, la Russia può permettersi di lasciare che Israele vada sciolta su di loro in Siria.
Certamente, il bellicoso ministro israeliano della difesa non sembra vedere la Russia come un ostacolo ai piani israeliani per la Siria. “Quello che è importante capire è che i russi sono giocatori molto pragmatici”, ha detto recentemente a Washington. “Alla fine della giornata, sono ragazzi ragionevoli, è possibile chiudere accordi con loro e capiamo qual è il loro interesse”.
Certamente non sembra che si riferisca ad un risoluto alleato di uno stato in cui Israele sta per fare la guerra.
Isolare la Russia
Può anche darsi che la Russia sia ancora, contro ogni speranza, aspettandosi di ottenere qualcosa dall’amministrazione Trump, sotto forma di sgravi delle sanzioni, o almeno qualche riconoscimento delle loro preoccupazioni in materia di sicurezza in Ucraina e nell’Europa orientale, e non desidera danneggiare questa possibilità resistendo agli scioperi sull’Iran. Tali speranze sono sicuramente abbandonate.
Mi piacerebbe pensare che la Russia non sia così cinica da arretrare e consentire l’aggressione israeliana contro l’Iran al fine di ottenere una leva nelle sue relazioni con iraniani e siriani, né così ingenua da aspettarsi nulla dagli Stati Uniti. Ma i presagi non sono buoni.
Il mancato invio degli S300s, o la creazione di qualsiasi altro deterrente significativo, anche dopo gli spari iniziali di questa nuova guerra contro l’Iran, sono stati lanciati il ​​9 aprile, suggerisce sia codardia o collusione. E i russi non sono vigliacchi.
Se davvero la Russia lascerà che i loro precedenti compagni iraniani vengano spazzati via, dovrebbero capire che non si tratta semplicemente di “legittime preoccupazioni di sicurezza” di Israele. Si tratta di eliminare la possibilità dell’Iran di costruire un deterrente in Siria, prima di una guerra totale contro l’Iran stesso.
E la distruzione di stati come Iraq, Siria, Libia e Iran prevede, a sua volta, l’isolamento della Russia quando arriva il suo turno.
Fonte: Middleeasteye
Traduzione: Luciano Lago
N.B. L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.

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