ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 8 maggio 2018

I fumi del tradimento e della incapacità

PEZZO GROSSO E IL GOVERNO. L’ITALIA È COME ALFIE: QUALCUNO HA DECISO CHE DEVE MORIRE.

Era un po’ di tempo che non avevamo notizie di Pezzo Grosso. Oggi ci ha inviato una riflessione che condividiamo in pieno. Stilum Curiae non avrebbe saputo scriverla meglio. Da tempo abbiamo la sensazione di vivere – mutatis mutandis – in una situazione pre-risorgimentale, con alcune grandi nazioni (loro sì, che sono ancora nazioni, con tanti saluti all’Europa) che dicono parlano e fanno per considerarci come terra non più di conquista, ma di gestione. E, come un tempo, siamo stati venduti e traditi. dai politici, dalla cultura, dall’informazione, dalla scuola. Ai miei figli a scuola non ho mai sentito parlare dell’Italia, se non da qualche professore appassionato di calcio; altri invece, sempre trattando di pallone, parlavano della Roma o della Juventus…e infatti le penne brillanti (per contratto) del regime oggi proprio questo si affannano a ripetere: che l’Italia non esiste. E ne vediamo le conseguenze ogni giorno. Che Dio abbia pietà di questo povero Paese, e dei suoi citrulli abitatori. Tanto intelligenti, di fama, e così bravi nel farsi abbindolare…

“Caro Tosatti, vorrei fare una considerazione sulla formazione del nuovo Governo, sui tentativi del quale, anche oggi sui giornali siamo costretti a leggere “fantasie, intuiti e miracoli”, che sorprendono ormai solamente quando leggiamo qualcosa di logico, realizzabile e opportuno; perciò mai. Ciò di cui sembra non volersi tenere conto è che il nostro paese, rebus sic stantibus, non ha, non sa o non può esercitare più alcuna sovranità e pertanto il voto, ed il risultato del voto democraticamente espresso, non conta più nulla, è solo una illusione gestita in modo teatrale per evitare “autoritarismi” che verrebbero richiesti dalla “piazza”, se lo scoprisse. Pertanto o governa un premier indicato da Bruxelles; o governa un premier che ha trattato e ricevuto un consenso da Bruxelles; o detto premier governa facendo quello che Bruxelles si aspetta che faccia. Oppure non governerà affatto; scommettiamo? (A meno che non sappia cambiare le regole del gioco… ma quante persone saprebbero farlo?). La nostra situazione è paradossale, ma non riesco a comprendere se i candidati al governo del paese hanno chiaro cosa sia successo negli ultimi 20 anni, sia in materia economica che nella politica. L’Italia in Europa, a queste condizioni, è come il piccolo Alfie Evans (che lei Tosatti ha così bene difeso). Non potrà sopravvivere, è stato deciso “darwinisticamente”. Anche se esistessero (come esistono) soluzioni evidenti e reali, queste saranno negate e non si permetterà neppure che vengano messe alla prova. L’Italia deve morire, per far vivere altre nazioni. Purtroppo maturo sempre più la cognizione che il nostro paese è stato tradito. Come i fumi di satana sono stati scoperti in Vaticano (da un Papa) e non essendo state risolte le cause, oggi l’incendio non è più controllabile, così i fumi del tradimento e della incapacità continuano a trionfare nel nostro paese da tempo, e si apprestano a produrre anch’essi una catastrofe”.
Pezzo Grosso

Marco Tosatti

De Benedetti: “Salvini antisemita, lo paga Putin”

‏Matteo Salvini
@matteosalvinimi
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Il miliardario di sinistra Carlo De Benedetti: “Salvini è ANTISEMITA, antieuropeo, finanziato da Putin!”.
Che dite, querelo? Io direi di sì! 😀



De Benedetti è il più grosso fra i debitori insolventi di Montepaschi.

Tutti migranti, come merce dentro ai pacchi: le nuove direttive UE e Onu contro ogni sovranità

L’Europa e l’ONU si accingono a mettere nero su bianco le regole definitive sull’immigrazione, che saranno valide per tutti i Paesi. E’ la costruzione di un vero sistema per la mobilità umana, che prevede società aperte, accoglienza, e zero respingimenti. Lo scopo? Nel mondo globalizzato anche  gli esseri umani devono essere rapidamente spostabili come le merci. Opporsi? Non è previsto.
di Francesca Totolo
Partiamo dall’ultima trovata che arriva dalla Commissione Europea. I Paesi membri dell’Unione Europea che hanno mostrato più solidarietà nell’accoglienza dei migranti, come Grecia e Italia, saranno premiati dai fondi strutturali del prossimo budget UE 2021-2027. Chi invece si mostrerà refrattario a fare la sua parte a favore degli immigranti e sul rispetto dello stato di diritto, come Ungheria e Polonia, si troverà penalizzato. Continue promesse da Jean-Claude Juncker e Frans Timmermans, sempre disattese, che sembrano piuttosto voler colpire gli Stati Visegrad e l’Austria, rei di voler difendere gli interessi dei propri connazionali invece di aprire le frontiere agli stranieri indiscriminatamente.
Le dichiarazioni della Commissione Europea arrivano in seguito all’incontro pubblico del 16 aprile scorso voluto da George Soros. Durante il meeting, lo speculatore ungherese ha esposto le sue ragioni a Timmermans (Vice Presidente della Commissione Europea) contro il governo ungherese guidato dal Premier Viktor Orbán a proposito del pacchetto legislativo “StopSoros” che ha portato alla chiusura della sede della Open Society Foundations di Budapest e a quella, che sarà definitiva nel 2021, della Central European University fondata e finanziata dalla fondazione di Soros.

I legami di amicizia e stima personale che legano George Soros, Jean-Claude Juncker e Frans Timmermans sono chiari e noti da tempo. Lo stesso Vice Presidente della Commissione Europea parla di un rapporto che lo lega al magnate da più di vent’anni e di condividere il suo impegno a favore della “società aperta”. Come sono noti i pranzi informali, che si svolgono mensilmente a Bruxelles, dove i tre e Martin Schulz condividono le proprie opinioni e le possibili soluzioni da portare in Commissione.
L’Unione Europea, sembra seguendo le direttive del consulente George Soros, sta cercando di correre ai ripari a causa della crescente “minaccia populista” dilagante in ogni Stato membro, delle sempre crescenti percentuali di cittadini europei che chiedono lo stop all’immigrazione (ora il 78%), e in vista delle elezioni del 2019.
Gli eurocrati, quindi, sembrano sempre più convinti che si debba intervenire sulla questione migratoria per quietare l’opinione pubblica, ovviamente senza nessuna intenzione di arrestare il flusso costante e continuo grazie a opportuni accordi con i Paesi di origine e attraverso una seria ridiscussione della cooperazione internazionale.
Dal 2016, come sancito dal Migration Partnership Framework redatto dalla Commissione Europea e come suggerito dall’ispiratore degli Stati Uniti d’EuropaGeorge Soros, la UE sta tentando di riprendere il controllo dei suoi confini e si sta impegnando nel costruire meccanismi comuni per proteggere le frontiere, per determinare le richieste di asilo e per trasferire i rifugiati.
Questo piano della Commissione Europea non è altro che un’ulteriore perdita di sovranità degli Stati membri; si parla della gestione centralizzata dei confini dell’Unione attraverso il rafforzamento del coinvolgimento delle agenzie europee, come Frontex e EUROPOL, che andranno di fatto a coordinare le autorità nazionali, di uffici della UE dislocati nei Paesi di transito per una comune amministrazione delle procedure delle richieste di asilo, e di una maggiore partecipazione delle organizzazioni del settore privato. Ovviamente nel piano, non potevano mancare i corridoi umanitari gestiti centralmente dalla Commissione Europea con ricollocamento obbligatorio negli Stati membri.
Quando tutte le operazioni comprese nel Migration Partnership Framework saranno implementate, l’Italia non avrà più nessun potere e controllo a proposito delle politiche migratorie. In cambio il nostro Paese forse riceverà due denari in fondi strutturali che saranno chiaramente destinati alla formazione e all’inclusione sociale degli immigrati arrivati.
E a livello internazionale non va meglio. Nel dicembre del 2018, sarà pubblicato il Global Compact on Migrationdocumento delle Nazioni Unite che segnerà un punto di svolta per l’immigrazione e traccerà le linee guida che le singole nazioni e l’Unione Europea dovranno seguire.
Possiamo affermare che il tweet pubblicato a Pasqua di IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), agenzia collegata alle Nazioni Unite, non promette nulla di buono.
Per IOM, “l’immigrazione è inevitabile, desiderabile e necessaria”. Quindi nessuna intenzione di intervenire, come si dovrebbe, nei Paesi di origine, perché l’immigrazione è un fenomeno auspicabile per l’occidente. Alla Boeri, insomma.
Il 4 aprile scorso, alti funzionari dell’Unione Europea e della IOM si sono incontrati a Bruxelles per discutere sui contenuti del futuro Global Compact on Migration. Il direttore generale dell’IOM, William Lacy Swingha dichiarato: “Abbiamo un’opportunità storica per costruire un sistema per la mobilità umana in cui le persone possano muoversi in sicurezza, legalmente e volontariamente, nel pieno rispetto dei loro diritti umani. Abbiamo particolarmente bisogno di fare progressi nell’affrontare il movimento dei migranti più vulnerabili con esigenze di protezione specifiche.(…) Siamo ottimisti sul fatto che con i leader dell’Unione Europea, raggiungeremo un accordo che fornisca un quadro unificante di principi comuni, degli impegni e di comprensione tra gli Stati membri su tutti gli aspetti della migrazione”.
Sono state pubblicate varie bozze sul futuro Global Compact on Migration, e sono perfettamente in linea con la nuova direzione, di sorosiana ispirazione, presa dalla Commissione Europea. Prenderemo in esame l’ultima versione stilata il 26 marzoscorso.
Già il preambolo svela il contenuto che sarà sviluppato nel documento: “Questo Global Compact esprime il nostro impegno collettivo a migliorare la cooperazione sull’immigrazione (il termine utilizzato è migrazione ma gli uccelli migrano, non le persone) internazionale. L’immigrazione ha fatto parte dell’esperienza umana nel corso di tutta la sua storia, e riconosciamo che è una fonte di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile del nostro mondo globalizzato. La maggior parte dei migranti di tutto il mondo oggi viaggia, vive e lavora in modo sicuro, ordinato e regolare. Ma la migrazione incide indubbiamente sui nostri Paesi in modo molto diverso e a volte in modi imprevedibili. È fondamentale che l’immigrazione internazionale ci unisca piuttosto che dividerci. Questo Global Compact definisce la nostra comprensione comune, le responsabilità condivise e l’unità di intenti in merito all’immigrazione in modo tale che funzioni per tutti”.
Nel Global Compact, si continua a parlare di canali legali per l’immigrazione. Le Nazioni Unite si impegneranno a migliorare la disponibilità e la flessibilità dei percorsi per l’immigrazione regolare, basandosi sulle realtà demografiche e globali del mercato del lavoro per “massimizzare l’impatto socioeconomico degli immigranti”. Ovvero i mondialisti delle Nazioni Unite continuano a spingere verso la costituzione di quello che Karl Marx ne Il Capitale chiamava l’esercito industriale di riserva.
L’obiettivo 8 riguarda molto da vicino l’Italia: “Ci impegniamo a collaborare a livello internazionale per salvare vite umane e prevenire morti e feriti tra i migranti, attraverso operazioni congiunte di ricerca e soccorso, raccolta e scambio standardizzati di informazioniPer questo impegno dovremo sviluppare procedure e accordi sulla ricerca e il salvataggio con l’obiettivo primario di proteggere il diritto alla vita dei migranti che è negato dai respingimenti alle frontiere terrestri e marittime”.
Questo significa che le Nazioni Unite e l’Unione Europea non permetteranno, dopo l’introduzione del Global Compact, i respingimenti assistiti dei barconi partiti dalla Libia, punto inserito nel programma elettorale della coalizione del centro destra e sviluppato da Gianandrea Gaiani.
L’obiettivo 11 ”Gestire i confini in modo integrato, sicuro e coordinato” auspica dichiaratamente un coordinamento centrale delle frontiere, in piena sintonia con il piano europeo: “Impegno a gestire i confini nazionali in modo coordinato che garantisca la sicurezza e faciliti i movimenti regolari di persone, nel pieno rispetto dei diritti umani di tutti i migranti, indipendentemente dal loro status”. Quindi libero accesso a tutti i migranti, senza alcuna distinzione tra i reali beneficiari della protezione internazionale e i migranti economici.
Rafforzare la certezza e la prevedibilità nelle procedure di immigrazione” è l’obiettivo 12, e prevede la standardizzazione a livello internazionale delle metodologie riguardanti la gestione nazionale degli immigrati (identificazione, valutazione, assistenza, etc). Gli Stati avranno dei protocolli operativi forniti dalle Nazioni Unite, e non godranno più di nessun tipo di libertà nelle procedure di smistamento e riconoscimento degli immigrati.
La detenzione degli immigrati sarà usata solo limitatamente, e questo varrà sia al momento dell’ingresso sia nel procedimento di rimpatrio. Quindi in Italia, saranno pressoché aboliti i CIE (Centri di identificazione ed espulsione), mentre gli Hotspot e i CARA saranno regolamentati per non ledere i diritti degli immigrati che, come documentato, spesso fanno resistenze, anche violente, nelle procedure di identificazione.
L’obiettivo 16 prevede l’impegno dello Stato, che accoglie gli immigrati, di “promuovere società inclusive e coese”, riducendo al minimo le disparità, cercando di aumentare la fiducia dell’opinione pubblica a proposito delle politiche migratorie applicate e facendo comprendere ai cittadini che gli stranieri contribuiscono positivamente alla prosperità del Paese. Le famose “risorse” di boldriniana memoria.
E questi sono solo gli obiettivi più prevaricanti delle sovranità nazionali. Il Global Compact on Migration delle Nazioni Unite, al momento della sua sottoscrizione a fine anno, toglierà ogni tipo di libertà di azione ai governi dei Paesi di transito e/o di arrivo dei migranti. Tutte le procedure saranno standardizzate, realizzando in un prossimo futuro un occidente “no border” dove vigerà la libertà totale di mobilità delle persone oltre a quello delle merci.
E così sarà il vero globalismo voluto dal capitale, con gli orwelliani maiali della Fattoria degli animali al potere.

"Strane telefonate...". Quei veti in Europa che pesano su Salvini

Il leghista evoca lo spettro di un complotto tra Berlino, Parigi e Bruxelles per negargli l'incarico

Il sospetto lo getta là Matteo Salvini, su Facebook: «Spero che dalle parti del Quirinale o di Bruxelles o di Berlino o di Parigi qualcuno non si faccia idee strane facendo telefonate strane».







Il leader della Lega evoca lo spettro di un complotto europeo per non fargli avere l'incarico di formare un governo. Di veti da parte di Juncker, della Merkel, di Macron e chissà chi altri.
Che qualcuno si sia mosso in Europa per ostacolarlo, facendo pressione su Sergio Mattarella, non risulta. Mentre è certo che il Capo dello Stato non lo ami proprio, non ne condivida toni e giravolte. Pare che ieri l'abbia mandato su tutte le furie il fatto che nelle dorate stanze del Quirinale si andato con spirito costruttivo, chiedendo una chance di formare un esecutivo di centrodestra e appena fuori abbia invocato ancora urne subito. «O ce la faccio oppure meglio tornare da voi, al voto, mi rifiuto di pensare a un governo col timbro di Bruxelles».
Il vecchio spirito democristiano del capo dello Stato, quello della politica come mediazione e compromesso, inevitabilmente si scontra con gli ultimatum del leader leghista. E molto lo ha innervosito in questi giorni delicati il suo resuscitato antieuropeismo, sempre urlato. L'alternativa al mio governo, diceva, «è uno nominato con un fax da Bruxelles, vale a dire un Monti bis»,«servo» e «telecomandato» dall'Ue, formato da «signor sì a Bruxelles». E annunciava: «Voglio guidare un governo che cominci a dire no alle eurofollie e metta al primo posto l'interesse dell'Italia». Perché il potere europeo, per Salvini, è «l'anticamera di una dittatura che si permette di entrare nel merito delle scelte dei singoli Stati» e «la bozza di bilancio della Commissione Ue va rigettata in toto».
Un florilegio che, anche senza aver ricevuto telefonate minatorie internazionali, rafforza in Mattarella una certezza: il personaggio non è affidabile per i leader europei, come per lui. A Bruxelles potevano accettavano in un'alleanza con Forza Italia, in cui Silvio Berlusconi garantiva il rispetto dei patti Ue e la moderazione sul resto, mentre ora il quadro è ben diverso con una coalizione a trazione leghista e gli azzurri in minoranza. Il tema che sta a cuore a Salvini è l'immigrazione e l'Ue spera in un premier che aiuti a contrastare gli estremismi del Gruppo di Visegrád, non che li condivida, come l'alleata Giorgia Meloni che in campagna elettorale ha incontrato il premier ungherese Orban. Detto questo, Orban fa parte del Ppe come Fi e Salvini no, ma nessuno dei popolari pare abbia avanzato critiche sul leghista. Là il presidente azzurro del Parlamento europeo Antonio Tajani è il vero referente per la politica italiana.
Al Colle sanno bene anche quanto Salvini non piaccia agli americani, che non gli perdonano le posizioni pro-Russia, anche contro le sanzioni, viste come una «sudditanza», ben diversa dal rapporto alla pari tra Putin e il Cavaliere.
Giovedì Mattarella aprirà a Firenze The State of the Union e sarà al centro della politica europea, con il presidente della Commissione Ue Juncker e Tajani. Anche se nessuno si congratulerà con lui per aver sventato il rischio di un governo Salvini, probabilmente immagina che molti in Europa hanno tirato un respiro di sollievo.

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