ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 29 maggio 2018

« Con questa terra di peccato… »

«Con questa terra di peccato opererò potenti prodigi per la conversione degli increduli»...




Dopo aver passato brevemente in rassegna gli avvenimenti che ebbero come protagonista il protestante Bruno Cornacchiola convertito dalla Vergine della Rivelazione (QUI e QUI), cerchiamo di penetrare più a fondo nel significato e nel valore del messaggio delle Tre Fontane (ho già cominciato l'analisi con diversi articoli che troverete in questo Album)


La conversione, cardine della vita cristiana

Un blocco tematico importante che si scopre nel prezioso messaggo delle Tre Fontate concerne il tema fondamentale della conversione. Già presente in tutti i messaggi delle apparizioni mariane, qui alle Tre Fontane sembra proprio che la Vergine della Rivelazione abbia voluto calcarvi in modo del tutto particolare: è tutto il messaggio ad essere scandito dal ritmo di questo richiamo urgente ed impegnativo.

Il richiamo comincia a apparire, in modo velato, sin dalla scelta veggente (un acattolico, membro di una setta protestante, nemico dichiarato della Chiesa Cattolica e del Papa, il quale si sarebbe convertito in seguito all’apparizione) e soprattutto del luogo della manifestazione, quello dove san Paolo, l’Apostolo delle genti, diede la suprema testimonianza di fede con il glorioso martirio. Stiamo parlando di uno dei più grandi e famosi convertiti della storia del Cristianesimo. La vicenda di Bruno appare così strettamente legata a quella di san Paolo).

Diverse circostanze ed alcune espressioni usate Vergine della Rivelazione collegano la conversione di Bruno a quella di san Paolo[1].

Le dinamiche dell’apparizione e alcune parti del messaggio delle tre Fontane indicano un tipo di conversione in particolare, ossia quella del mondo protestante, chiamato da Dio ad « entrare nell’ovile santo, corte celeste di Dio in terra », la Chiesa cattolica; fanno appello, per estensione, alla conversione di chi non è cattolico, che appartenga ad un credo religioso, che professi l’ateismo, che sia musulmano, buddista, ecc.: l’appello, insomma, ad abbandonare « la via dell’errore », vale per tutti coloro che non credono o che credono in maniera erronea, falsa, inautentica. Così si può certamente dire che la conversione alla vera ed unica Chiesa sia uno dei messaggi forti di cui la Madonna si fa banditrice alla Tre Fontane: « la Vergine non mi mandò dal dirigente del mio partito, né dal capo della setta protestante, ma dal ministro di Dio, perché egli è il primo anello della catena che lega la terra al Cielo », raccontò Bruno.

La chiamata alla conversione, però, non si esaurisce a queste categorie. La Vergine Maria non poteva dimenticare la conversione di chi, per così dire, “è già convertito”: è un’appello a tutti i battezzati perché approfondiscano e vivano in totalità la loro fede: « “l’ora basta” della Madonna mise in luce la decisione che occorre prendere dinanzi all’appello della conversione. Come ha raccontato lo stesso veggente, riferendosi alla Bibbia che Maria aveva tra le mani: “il libretto era di color cenere; e sappiamo, come Lei mi spiegò e la Chiesa chiarisce, che è il colore della penitenza. Nessun’altra spiegazione sul colore si può dare, se non l’invito che la Vergine cara fa a tutta l’umanità di compiere atti di penitenza nella carità, per la propria ed altrui conversione” »[2].

Compiere atti di penitenza
: sembrerebbero parole sbucate fuori dal Medioevo, un’epoca ormai passata e che non torna più… si, un autentico medievalismo…

Eppure, è evidente, l’apparizione della Vergine della Rivelazione non si colloca nell’età medievale o antica ma in pieno XX sec., in piena età moderna. Pensavamo forse che “l’età dei lumi” avesse seppellito per sempre il richiamo alla penitenza cristiana… contro queste false strutture pseudo-pastorali si erge nientemeno che la Santa Madre di Dio che, senza badare per nulla ai “dictat” del “politicamente corretto” si rivolge a tutta la Chiesa ricordandole ciò che era sulla via di dimenticare e tralasciare colpevolmente, preda ingenua di un falso ottimismo, superficiale che avrebbe, nei decenni a seguire, dimostrato tutta la sua infondatezza perché l’uomo e la società, considerati ormai maturi,dopo le tragedie dei sec. XIX e XX, al contrario, si trovavano e si trovano mai come oggi in una profonda crisi di identità, oltre che di Fede. Gli appelli che il Cielo si degna di inviarci attraverso la Madre celeste, è bene che facciano riflettere tutti profondamente perché ciascuno sappia prendere i rimedi che Ella, misericordiosamente, puntualmente propone.

La conversione costa!

La conversione costa. E costa davvero! Questa è l’esperienza di ogni convertito ed è anche l’esperienza del veggente delle Tre Fontane. Dopo la sua conversione non ebbe vita facile, non trovò una strada larga, spaziosa, cosparsa di petali di rosa ma, al contrario, aspra e in salita. Fu Dio stesso a prepararlo per mezzo di un sogno:

« Bruno si trova su un sentiero aspro, ripido, che si restringe sempre di più, man mano che si avvicina alla vetta illuminata da una luce misteriosa. Ogni passo gli costa uno sforzo immane. Il sole batte in modo implacabile. Madido di sudore, teme di non farcela. “Questa strada” –pensa nel sonno – “è veramente impossibile”. Durante questa ascesa si fanno udire voci suadenti e compassionevoli che lo invitano a fermarsi, a rinunciare, a tornare indietro e a prendere un'altra strada vicina, più agevole e spaziosa. Le parole di Gesù riguardo alle due strade in quel sogno si fanno viva realtà. Ma con determinazione e costanza Bruno, sempre nel sogno, continua nel cammino intrapreso fino a giungere alla vetta e allora viene pervaso da una grande gioia »[3].

Quello della strada stretta che conduce alla vita e alla salvezza è insegnamento del Nostro Signore e Maestro e, di conseguenza, non può che essere verità. Duemila anni di storia del Cristianesimo lo confermano. È necessario animarsi, esorcizzare lo scoraggiamento e l’accidia e rendersi conto, sempre di più, che in Paradiso non si sale in “carrozza” ma lungo la via Crucis che hanno percorso, in primis, Gesù e la sua Santissima Madre. “Per aspera ad astra”, insegnavano gli antichi: sulle vette della santità attraverso le sofferenze e le asperità del cammino di conversione quotidiano:

« Il cammino di conversione è fatto anche di ricordi del passato che diventano purificatori. E questi ricordi si affacciano al veggente non solo nella sua memoria (di Cornacchiola, ndr.) ma anche, e forse soprattutto, nelle persone a cui ha fatto del male. E sono questi i ricordi più vivi e dal dolore più cocente che la Madonna non gli risparmia. Perché la purificazione è necessaria e diventa più intensa quanto più si è messi davanti alle sofferenze vive procurate al nostro prossimo, che di esse sta portando ancora le conseguenze.

Perché il male fatto non si elimina nelle sue conseguenze con il solo pentimento...: le conseguenze rimangono. Non si può compiere il male con leggerezza, perché, messi in moto certi meccanismi, questi non sempre si fermano con la nostra conversione... E la Madonna vuole che i suoi figli si rendano conto di questa terribile realtà »[4]
.

Quello della conversione è un impegno serio e totalizzante che non ammette assolutamente ritardi o dilazioni di sorta. Nell’omelia del 13 Febbraio 2013 (Mercoledì delle Ceneri) il Papa Benedetto XVI sottolineò come l’esigenza di una’autentica conversione va di pari passo con la disponibilità verso la sofferenza necessaria per realizzarla.

Cristo, spiegava papa Benedetto, per salvarci si fece peccato in nostro favore, prendendo su di se le sue drammatiche conseguenze con lo scopo di bruciarlo nel suo sacrificio redentore. E allora il nostro impegno di ritornare a Dio con tutto il cuore, senso e scopo del cammino di conversione, passa necessariamente attraverso la condivisione della croce di Cristo: « Il “ritornare a Dio con tutto il cuore” (…) passa attraverso la Croce, il seguire Cristo sulla strada che conduce al Calvario, al dono totale di sé »[5].

La conversione comporta sempre questa condivisione delle sofferenze del Signore, suppone una responsabilizzazione riguardo ai propri atti, una presa di coscienza della gravità del peccato, un impegno generoso ad entrare in una dinamica di purificazione sofferta attraverso la penitenza del cuore e del corpo.

Conversione e centralità della Croce nella vita e nell’esperienza cristiana sono fecondamente unite. Chi pensasse di intraprendere questo cammino in maniera allegra e spensierata banalizzando il male proprio ed altrui si illuderebbe perché solo chi si dispone a fare il Cireneo di Cristo sarà in grado di convertirsi e di convertire davvero, riformando a aiutando anche gli altri a riformare la propria vita secondo le esigenze del Vangelo.

« Con questa terra di peccato… »

La conversione è essenzialmente un passaggio, con una immagine biblica ci si potrebbe riferire al passaggio del popolo ebreo attraverso il mar Rosso dalla terra di Egitto verso la Terra Promessa. Lasciare l’Egitto, lasciare cioè il peccato, non solo quello di una volta, quello occasionale, ma lasciare uno stato di peccato, lasciare il vizio o i vizi che imprigionano l’anima e imprimono su di essa l’immagine del demonio.

Il passaggio che ciascun battezzato deve compiere è proprio questo: un abbandonare, dopo averlo fatto una volta col Battesimo, quotidianamente e sempre più radicalmente, quei residui del peccato originale e attuale che non gli permettono la trasfigurazione in Gesù e che gli impediscono, così, la propria santificazione.

La Vergine della Rivelazione, alle tre Fontane, fa una promessa degna di nota: « con questa terra di peccato opererò potenti prodigi per la conversione degli increduli ». Perché proprio “con questa terra di peccato”? A cosa si stava riferendo?

Bisogna sapere che la grotta che Ella scelse per manifestarsi non era un luogo qualunque bensì un luogo dissacrato dal peccato più turpe tanto che gli stessi padri Trappisti che avevano fatto bonificare il terreno lo avevano definito “cova del peccato”. Quella terra era divenuta “di peccato” per due ragioni in particolare: ladruncoli della zona vi nascondevano le loro refurtive e numerose “coppiette” si appartavano per consumare peccati contro il VI comandamento.

Ebbene: la Vergine Maria scelse proprio quella terra di peccato per apparire, con sorpresa dello stesso veggente[6]. La scelta aveva però un significato profondo. Come il Figlio di Dio è venuto a salvare ciò che era perduto, così anche la Regina del Cielo viene per coloro che hanno bisogno del medico, per i malati e non per i sani, altrimenti non le occorrerebbe scomodarsi per rendere le sue visite celesti a noi poveri uomini.

Alle Tre Fontane Maria SS. sceglie una terra di peccato perché è immagine, più in generale, di tutta la terra, popolata da uomini peccatori, ed è proprio su questa terra che si è incarnato il Figlio di Dio per redimerla dalla maledizione del peccato[7]. Ogni conversione è sempre un grande miracolo, anzi il miracolo più grande, più grande ancora di quello della creazione del cielo e della terra perché esiste più distanza tra la grazia ed il peccato che tra l’essere ed il nulla. Ecco che si comprende allora l’espressione della Vergine della Rivelazione: « opererò potenti miracoli » per la conversione degli increduli e dei peccatori.

È la potenza misericordiosa di Dio che Ella è venuta a manifestare, a sprigionare su di noi perché il mondo avesse ancora una volta un segno della presenza e della premura del Dio misericordioso che non abbandona gli uomini senza aver fatto tutti i tentativi per ricondurli a sé.

Note:
[1] Si pensi alle parole che rivolse al veggente: “mi perseguiti: ora basta”, oppure all’episodio delle squame che caddero dai suoi occhi dopo che la Vergine gli passò le sue candide dita sul volto. Insomma, sembra che l’Immacolata abbia proprio voluto esprimere e manifestare alla Chiesa questa urgenza, facendo un appello forte e deciso, quello appunto alla conversione.
[2] Padre L. Fanzaga-S.Gaeta, La Firma di Maria, Sugarco, Milano 2007, p. 118.
[3] Padre A. M. Tentori, La Bella Signora delle Tre Fontane, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, pp. 56-57. Questo sogno si fece effettivamente realtà; la Vergine SS. volle proprio mettere alla prova questo suo figlio e farlo passare per la via della purificazione e della riparazione:: « Angoscia e tristezza lo affliggono. Sale in lui una violenza incontrollabile. Pensa al suicidio: “avevo davvero in mente di togliermi la vita. Pensavo di distruggere la mia famiglia, poi me stesso. A volte avevo voglia di gettarmi sotto un tram. Sentivo di stare peggio ogni giorno di più rispetto a quando ero protestante. Stavo diventando pazzo” ». R. Laurentin-P. Sbalchiero, Dizionario delle Apparizioni della Vergine Maria,Ediz. Art, Roma 2010, p. 665.
[4] Padre A. M. Tentori, La Bella Signora delle Tre Fontane, p. 58
[5] Benedetto XVI, omelia, Mercoledì delle ceneri, 13 febbraio 2013.Questo concetto caro a papa Benedetto, quello della condivisione, solidarietà con Cristo paziente per portare a complimento la salvezza da Lui operata, si ritrova anche in uno splendido passaggio della famosa omelia Pro eligendo Pontifice Romano del 18 aprile 2005 in cui affermò categoricamente che « la misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente (…). Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza, diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24) ». Si può affermare, allora, che l’autentico cammino di conversione si configura come una personale via Crucis che ci rende solidali con Cristo Crocifisso e che ci mette in grado di comprendere che il male ha delle conseguenze nefaste su se e sugli altri ed esige sempre riparazione.
[6] Lo stupore di Bruno si trasformò, in seguito, in profonda amarezzadolore quando scoprì che, dopo le apparizioni, la grotta non smise di essere luogo di peccato: amareggiato, scrisse sopra un foglio un accorato appello dettatogli dalla Vergine stessa: « Non profanate questa grotta col peccato impuro! Chi fu creatura infelice nel mondo del peccato, rovesci le sue pene ai piedi della Vergine della Rivelazione, confessi i suoi peccati e beva a questa fonte di misericordia. È Maria la dolce Madre di tutti i peccatori. Ecco, che cosa ha fatto per me peccatore: militante nelle file di Satana, nella setta protestante avventista, ero nemico della Chiesa e della Vergine. Qui il 12 aprile 1947 con i miei bambini, è apparsa la Vergine della Rivelazione, dicendomi di rientrare nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con i segni e le rivelazioni che lei stessa mi ha manifestato. L'infinita misericordia di Dio ha vinto questo nemico, che ora ai suoi piedi implora perdono e pietà. Amate Maria! È la dolce Madre nostra. Amate la Chiesa con i suoi figli! Ella è il manto, che ci copre nell'inferno che si scatena nel mondo. Pregate molto ed allontanate i vizi della carne! Pregate! ». Splendida e vibrante testimonianza! profezie3m.altervista.org/not_found.html
[7] Nel luogo delle apparizioni sono state segnalate numerose prodigiose conversioni, con ritorno alla vita sacramentale, e guarigioni, come attestano anche i tanti ex voto che tutti possono vedere alle spalle della grotta. La terra della Grotta ormai è molto apprezzata e richiesta. Si sono ottenute tante guarigioni, anche miracolose, al contatto con essa. Le richieste di qualche pizzico di questa terra benedetta pervengono da ogni parte del mondo. È stato pubblicato un volume, dal titolo « La Grotta delle Tre Fontane », ove sono esposte le guarigioni più rilevanti all'esame della critica scientifica, con uno studio medico rigoroso dei singoli casi. Ne è autore il Dottore Alberto Alliney (già membro del “Bureau médical des constatations” di Lourdes). All'inizio del volume l'autore attesta: « molti mi chiedono, oralmente o per lettera, se alla Grotta delle Tre Fontane con quella terra avvengono realmente delle guarigioni prodigiose. Dopo quattro anni di serene osservazioni e di rigorosi controlli, posso affermare che sono avvenute molte guarigioni prodigiose, guarigioni che hanno stupito tutti i medici, guarigioni che superano in potenza le conoscenze note alla scienza ». Si, perché a dispiegarsi è la potenza di Dio che opera miracoli e prodigi per la potente mediazione della Vergine della Rivelazione. profezie3m.altervista.org/not_found.html

FATIMA: la clamorosa conversazione di Benedetto XVI con padre Ingo Döllinger

(di Cristina Siccardi) «Non ascoltare la Vergine Santissima, inviata da Dio», affermò Suor Lucia dos Santos in un’intervista del 26 dicembre 1957 rilasciata a Padre Augustin Fuentes su autorizzazione di Pio XII nel convento delle Carmelitane scalze di Coimbra di fronte al Vescovo ausiliare di Leiria, a due Vescovi di Coimbra, al nunzio apostolico in Portogallo, «è un peccato contro lo Spirito Santo».
E proprio nel giorno della festa di Pentecoste di quest’anno il teologo tedesco padre Ingo Döllinger, ordinato sacerdote il 25 luglio 1954, già segretario del Vescovo di Augusta, Josef Stimpfle, nonché amico personale di Benedetto XVI, ha dato il permesso di pubblicare a Maike Hickson, sul sito OnePeterFive questo clamoroso annuncio: «Non molto dopo la pubblicazione nel giugno 2000 del Terzo Segreto di Fatima da parte della Congregazione per la Dottrina delle Fede, il Cardinale Joseph Ratzinger disse a padre Döllinger durante una conversazione di persona che c’è una parte del Terzo segreto che non hanno ancora pubblicato! “C’è di più di quello che abbiamo pubblicato” disse Ratzinger. Inoltre disse a Döllinger che la parte pubblicata del segreto è autentica e che la parte inedita del Segreto parla di “un cattivo Concilio e di una cattiva Messa” che sarebbero arrivati in un futuro prossimo». «Padre Döllinger –  conclude Hickson – mi ha dato il permesso di pubblicare questi fatti nella festa dello Spirito Santo e mi ha dato la sua benedizione».
Il Dossier Fatima, apertosi 99 anni fa, prosegue nel cammino di arricchimento di documentazione per una storia soprannaturale e naturale che proseguirà sia fino a quando il Terzo segreto non sarà svelato al mondo nella sua interezza; sia fino a quando non si compirà l’ultima profezia della Madonna, ovvero il trionfo del suo Cuore immacolato.
Suor Lucia dos Santos scrisse il terzo Segreto a Tuy il 3 gennaio 1944 e lo consegnò a Monsignor José Alves Correia da Silva, Vescovo di Leiria-Fatima nel giugno dello stesso anno. Fu inviato a Roma fra marzo-aprile del 1957. Il testo avrebbe dovuto essere reso pubblico sotto il Pontificato di Giovanni XXIII nel 1960, secondo le precise indicazioni della Madonna. Ma ciò non avvenne per volontà di Papa Roncalli e dei suoi successori.
I veggenti di Fatima hanno sempre parlato di Segreto, diviso in tre parti. «Il segreto consta di tre cose distinte», scrisse Suor Lucia nella sua Terza Memoria (A.M. Martins SJ, Documentos, Fátima, L.E. Rua Nossa Senhora de Fátima, Porto 1976, p. 219). Nelle quattro Memorie ella dichiarò di scrivere sotto l’assistenza dello Spirito Santo (cfr. Quarta Memoria di Lucia dos Santos in ivi, p. 315). Soltanto la terza parte del Segreto venne stilata a parte, per essere destinata esclusivamente al Vicario di Cristo: a lui solo la responsabilità di sapere, a lui solo la responsabilità di agire di conseguenza.
Nella Quarta Memoria Suor Lucia scrisse che la Madonna dichiarò: «In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della Fede, ecc… Questo non ditelo a nessuno». È proprio in quell’«ecc.» che è racchiusa la terza parte del Segreto e questa frase tronca non è stata riportata nel Messaggio di Fatima reso pubblico il 26 giugno del 2000. Infatti, la Congregazione della Dottrina della Fede, allora guidata dal Prefetto Cardinale Ratzinger, estrapolò le due parti del Segreto non dalla Quarta, ma dalla Terza Memoria, dove non è presente la rivelazione che nel Portogallo si conserverà il dogma della Fede, dando per scontato che in altri luoghi non sarà così… l’apostasia è, di fatto, dilagata ovunque e la si ritrova sia fuori che dentro la Chiesa.
Ogni Papa, da Pio XII in poi, è stato messo a conoscenza del terzo Segreto, ma due soltanto, fino ad ora, hanno preso l’iniziativa di diffondere qualcosa e di fare qualcosa. Ma Fatima resta, ancora, l’incompiuta: scetticismo? prudenza? paura? I confini che dividono questi atteggiamenti avuti dai Papi sono labili. Il fatto reale è che le apparizioni di Fatima sono legate strettamente alla realtà ecclesiastica, oggi così martoriata, così refrattaria al soprannaturale, così confusa, così corrotta moralmente e spiritualmente, così carica di errori teologici e dottrinali, così priva di insegnamenti catechetici.
Fatima è annodata alla Passione attuale della Chiesa, causata, principalmente da due rivoluzioni, una pastorale e l’altra liturgica: il Concilio Vaticano II e la Santa Messa. Non dimentichiamo che l’Angelo del Portogallo apparve ai veggenti (1915-1916) quale preludio all’arrivo della Madonna e diede la Santa Ostia a Lucia, mentre il Sangue di Cristo, contenuto in un Calice, lo divise fra Giacinta e Francesco, affermando: «Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati! Fate riparazione per i loro crimini e consolate il vostro Dio (…) Rinnovando il sacrificio della Passione e Morte di Gesù, la Santa Messa è cosa tanto grande da bastare a trattenere la Divina Giustizia» (Fatima e la Passione della Chiesa, Sugarco, Milano 2012, p. 80). La Santa Messa è stata cambiata, è stata oltraggiata al fine di porre al centro dell’attenzione non più Nostro Signore e il Suo Sacrificio, ma l’assemblea, così facendo la Fede, sia nel clero che nei fedeli, ha perso consistenza e significato e le grazie si sono diradate, mentre le chiese si sono svuotate, così come i seminari.
In virtù della rivelazione di Padre Döllinger (che ebbe come confessore san Pio da Pietrelcina al quale fu molto legato, che insegnò teologia morale al Seminario di Order of Canons Regular of the Holy Cross del Brasile, frequentato dal futuro Vescovo Athanasius Schneider, che nel 1970 prese parte alle discussioni della Conferenza episcopale tedesca sulla massoneria, al termine delle quali si affermò l’incompatibilità fra essa e la Chiesa cattolica) possiamo riflettere su alcuni aspetti.
Il Papa mariano, Giovanni Paolo II, che venne salvato il 13 maggio del 1981 dall’attentato del killer professionista Mehmet Ali Ağca, disse di aver avuto salva la vita grazie alla Madonna di Fatima e volle rendere nota al mondo la visione che ebbero i tre pastorelli portoghesi. È il 13 luglio 1917, siamo alla Cova d’Iria: la Madonna appare per la terza volta e rivela il Segreto: la visione dell’Inferno (prima parte); la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato (seconda parte), e la terza parte, ancora oggi monca.
Lascia registrato su carta Suor Lucia: «un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra,  con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo (…) un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarci, attraversò una grande città mezza in rovina e tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».
Ma qual è la spiegazione a questa visione e qual è il segreto che sottende? La Madonna illustrò ogni cosa delle prime due parti, nulla esiste della terza, se non il commento teologico del Cardinale Joseph Ratzinger e testo e commento furono presentati in una conferenza stampa in mondovisione. Tuttavia, una volta divenuto Papa, il 13 maggio 2010, dichiarò a Fatima: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». È un caso che Benedetto XVI, proprio all’inizio del suo Pontificato, aprì il celebre dibattito sull’ermeneutica del Concilio Vaticano II, avviando così una felice stagione di ripensamenti su quell’assise? È un caso che diede vita al Summorum Pontificum del 2007 liberalizzando la Santa Messa in rito antico, sepolta e perseguitata dal 1969? È un caso che abolì il decreto di scomunica ai quattro vescovi della FSSPX, da sempre poggiati con perseveranza su due pilastri: la Santa Messa tridentina e la critica costruttiva al Concilio Vaticano II? È un caso che sia Benedetto XVI prima, sia Papa Francesco adesso desiderino riappacificarsi con la Fraternità sacerdotale fondata dal Vescovo Monsignor Marcel Lefebvre? Un caso o tutto rientra nelle loro conoscenze su ciò che la Madonna disse a Fatima?
Le risposte a tali quesiti e, nel contempo, al panorama disastroso di questa dolorosa vigilia del centenario delle apparizioni, sono nel terzo segreto di Fatima: la chiave per aprire la porta della reviviscenza della Chiesa. (Cristina Siccardi)

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