Incontro diocesano con il Papa: due punti critici importanti
“Il punto cruciale è però che il malato, alla fine dell’incontro, non è il vero soggetto, il fedele parrocchiale e di tal associazione, ma E’ LA CHIESA, e questo non lo possiamo accettare affatto, non è onesto! I malati siamo NOI, le membra che non vogliono convertirsi dal peccare, non la Chiesa, la Sposa di Cristo! Chi santifica è la vera Chiesa di Cristo, non il “popolo” e la sua pietas-popolare…”
Il 14 maggio, vedi qui testi ufficiali, c’è stato l’incontro annuale del Papa con la sua Diocesi di Roma e, per poterne parlare, o discutere, in modo sintetico ma sincero ed onesto, non in modo mediatico… abbiamo seguito la diretta e poi meditato sui testi originali. La prima sensazione che abbiamo colta è stata, finalmente, quella di un incontro che – forse per la prima volta dopo questi cinque anni – si è tornato a discutere dei veri e concreti problemi che attanagliano le comunità parrocchiali, si è parlato di fatti reali e concreti, si è parlato di vere e proprie “malattie” che hanno infettato un poco tutte le realtà della diocesi.
Questo è un primo quadro che riteniamo positivo perché, se non si va prima all’origine dei problemi, di queste malattie e chi o che cosa le ha generate e le continua ad alimentare, difficile risolverle, impossibile guarirle. Vi raccomandiamo di seguire anche il relatore, per avere insieme il tutto, che ha spiegato tutta una serie di malattie e che potrete ascoltare qui nel video, all’inizio dell’incontro, mentre troverete il testo qui, nel sito della Diocesi.
Dal canto nostro vogliamo sottolineare ora, assai brevemente, due punti dell’incontro che riteniamo importanti, offrendovi la malattia che è stata segnalata e discutendo su quelle “cure” di cui, però, nell’incontro non si è affatto parlato.
- Tra le diverse “malattie” è stata segnalata quella che riteniamo tra le più problematiche: “eccessivo senso di appartenenza nei confronti della propria comunità e/o esperienza di fede. Vi sono due conseguenze: il dramma (presente in tutte le schede!) di una mancanza di comunione davvero preoccupante. Si tratta forse della malattia più segnalata: le varie realtà ecclesiali non si sentono parte di un tutto (la parrocchia o la diocesi) e questo è a sua volta alla radice delle divisioni e della inconsistenza pastorale di molte proposte…“
Ciò che ci ha preoccupati, nell’ascoltare le risposte o i “consigli” del Papa, è che non si è andati affatto alla radice di questa “malattia” come il Papa stesso auspica… In effetti, fatta questa diagnosi, con l’adagio del politically correct… ci si è ben guardati dall’andare alla causa della malattia. Non si è detto – per esempio – che parte di questo disagio sono le Associazioni, i Movimenti, il Cammino neocatecumenale ed altri che, impiantati all’interno delle Parrocchie e lasciati liberi di agire come il Cuculo – noto per la sua peculiare caratteristica del parassitismo di cova – hanno finito per dare origine a questa ed altra malattia, alla mancanza di comunione, sfruttando la Parrocchia come alimentatore di nuovi adepti!
Le “varie realtà” ecclesiali che non si sentono parte di un tutto, sono quelle realtà alle quali è stato concesso “di tutto” a causa di quella ingiustificata paura delle “chiese vuote”, da riempire con “tutto” ciò che veniva spacciato per “opera dello Spirito Santo” senza, il più delle volte, apportare le giuste e dovute correzioni, ma garantendosi semplicemente “la parrocchia piena”. Ma dire queste cose, lo sappiamo da anni, non è parte di quella politically correct…
Questa “malattia” è denunciata da anni, ma non si vuol dire che la cura c’è e non è quella che piace perché sarebbe troppo “dottrinale”! Di conseguenza il problema lo si affronta cercando di trovare altre strade tutte prese dalla Evangelii gaudium di papa Francesco… che è, come è stato detto nell’incontro la “magna charta” di tutte, e per tutte, le “nuove” pastorali diocesane e dell’intera chiesa. E questo “obbligo”, questa imposizione è davvero preoccupante.
Ve lo spieghiamo con un esempio: che fine ha fatto la Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI? Esso è un Documento ecclesiale al pari della Evangelii gaudium, sono entrambe esortazioni tratte da due diversi sinodi, e mentre la Sacramentum non fu mai usata per la pastorale diocesana, anzi fu decisamente e volontariamente stracciata, questa è diventata addirittura la “magna charta“, imposta quale cambiamento strutturale delle parrocchie.
Perché portiamo questo esempio? Perché nella Sacramentum caritatis c’è davvero la cura per queste malattie riscontrate! Quindi la domanda d’obbligo che ci siamo posti è: si vuole davvero trovare la cura per tutta la serie di patologie riscontrate?
Potremo darvi anche una risposta, ma preferiamo che la troviate voi stessi. Noi abbiamo provato a rispondere attraverso i tanti articoli postati qui nel sito. Ripetiamo che la cura c’è, ma ciò che è diventato anche evidente è che non si vuole assumere la cura corretta, quella dottrinale.
- Il secondo punto tratto per le nostre considerazioni e riflessioni, proviene dalla serie di risposte date da papa Francesco… Alcune risposte ben date che, però, non raggiungono affatto il cuore della malattia diagnosticata! Tanto “mea culpa” nelle diagnosi e nelle risposte del papa, come sempre, ma che non porta ad una conclusione che è la vera cura: LA CONVERSIONE A CRISTO!
“Il verbo si fece… carta“, così intitolammo un editoriale importante, tante parole, troppe, per non dire nulla o, comunque sia, per non risolvere nulla. Per carità, le malattie non si curano con la bacchetta magica. Gesù stesso quando guariva lo faceva inserendo il malato all’interno di un percorso di CONVERSIONE, lo stesso medico se è onesto istruisce il malato sul percorso doloroso che dovrà fare, se vorrà guarire…
Il punto cruciale è però che il malato, alla fine dell’incontro, non è il soggetto, il fedele parrocchiale e di tal associazione, ma E’ LA CHIESA, e questo non lo possiamo accettare affatto, non è onesto! I malati siamo NOI, le membra che non vogliono convertirsi dal peccare, non la Chiesa, la Sposa di Cristo! Chi santifica è la vera Chiesa di Cristo, non il “popolo” e la sua pietas-popolare…
Vi invitiamo a sfogliare tra gli editoriali in Dottrina qui, come nelle altre sezioni, o quando abbiamo parlato chiaramente di un grave errore che viviamo da 50 anni: il popolo visto come “salvatore”della crisi ecclesiale, leggete qui. Papa Francesco arricchisce di aneddoti, come è tipico dei gesuiti, l’errore… affermando che la cura della crisi ecclesiale “è la pietà del popolo di Dio“, che il popolo è la “difesa immunitaria” delle malattie ecclesiali.
Ma è davvero così? Certo che NO! L’immagine di una futura chiesa dispiegata durante l’incontro diocesano, è quella dell’eretico gesuita Karl Rahner e ben spiegata da un recente libro, che consigliamo, scritto da Stefano Fontana, si legga qui, dove spiega chiaramente:
- “Rahner ha creato una “nuova Scolastica” assumendo però il punto di vista del trascendentale moderno. Per lui la rivelazione avviene nell’esistenza, quindi nel mondo: rivelazione come storia. Il mondo è sacramento, il mondo è grazia. La Chiesa stessa è nel mondo come garanzia della libertà critica del modo stesso ma non come quanto deve dargli la verità e la salvezza.“
Ebbene, se voi andrete a leggere le risposte di papa Francesco, come abbiamo fatto noi, quale cura alle malattie ecclesiali, troverete integra questa stessa dinamica.
Tuttavia vogliamo concludere con una nota ottimista. Nelle risposte date dal papa, dal video integrale dal minuto 41:56 abbiamo tratto lo spezzone qui, ci sentiamo confermati nei Dossier che abbiamo fatto sul gesuitismo modernista e sulla condanna che abbiamo avanzato a riguardo delle PRATICHE ORIENTALI imposte dai nuovi gesuiti sfruttando i famosi “esercizi spirituali”, in questo dossier troverete tutto spiegato, e che Papa Francesco non solo conferma in queste parole, ma lo dice condannando la “nuova prassi”.
Tra i suoi aneddoti, ha raccontato quanto segue:
- “E l’altro aneddoto sugli esercizi ci dice che queste novità si “sciolgono” soltanto con una buona dose di realismo, che con questa ansia bisogna che qualcuno mi dia uno schiaffo per svegliarmi. C’erano degli esercizi per religiose e il prete che dava gli esercizi era una persona che aveva una dottrina speciale sulla spiritualità, anche sulla consonanza con il mondo, col cosmo, insomma, cose del genere… E c’era una suora – sui 60 anni – che da 40 anni era in ospedale, una spagnola, di quelle brave. Quello era il periodo che aveva per gli esercizi e si era iscritta lì.
- Ma questo sacerdote aveva un metodo orientalistico per fare gli esercizi; per esempio, consigliava alle suore: “Al mattino, la prima cosa che dovete fare è un bagno, una doccia vitale”, tutte cose un po’ strane… Ha fatto sedere le suore in cerchio, una ventina di suore, e ha cominciato a dire: “rilassati, lasciati andare…”. Quella suora spagnola mandava giù… Ma dopo la seconda meditazione si è alzata e ha detto: “Padre, io sono venuta a fare gli esercizi, non la ginnastica. Grazie tante e arrivederci”, e se n’è andata. A volte, ci vuole gente che ci dia uno schiaffo, quando stiamo cercando le novità: cercare la panna senza la torta.”
Che dire? Noi di “schiaffi” ne prendiamo tanti, ben vengano quando le critiche sono oneste e corrette, tuttavia non possiamo certo testimoniare che il papa “accetti questi schiaffi” da lui stesso auspicati…. e recenti fatti ecclesiali sgomentano per le risposte che il papa sta dando, senza risolvere problemi in verità già risolti, si legga qui, Willem Jacobus Eijk, cardinale Arcivescovo di Utrecht, che possiamo definire quale fraterno “schiaffo” all’errore di Bergoglio.
Cara Diocesi di Roma: le diagnosi che avete fatto ben vengano, ma con la cura ancora non ci siamo. Meno charta, meno Evangelii gaudium, meno gaudium e più concretezza in quel “prendere la propria croce” e convertirsi a Cristo, prendere il Catechismo, leggerlo senza interpretarlo e metterlo semplicemente in pratica; fate più spazio a Gesù Eucaristia, tacete e pregate; serve quell’evangelico ” Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno…” (Mt.5,37).
Laudetur Jesus Christus
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