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martedì 8 maggio 2018

Francesco, i profeti e la profezia...


Francesco dice: «il vero profeta non è un “profeta di sventure"»: per questo misconosce la "Profetessa dei nostri tempi"?...

1. Francesco, i profeti e la profezia...

Nella sua omelia di ieri, 17 aprile 2018, a Santa Marta (w2.vatican.va/…/papa-francesco-…) Francesco ha trattato un tema a me caro ovvero quello della profezia. In certi suoi passaggi sembra richiamare la necessità e l'urgenza della persona del profeta e del suo ministero nella Chiesa, oggi così come sempre.

Eppure, con il suo metodo inconfondibile, insieme a tale riconoscimento sì e assistito a una reinterpretazione secondo categorie misericordiste e sociologiche della figura e del ruolo del Profeta che, a ben vedere, sono molto lontani da quanto la Sacra Scrittura registra con tutte figure splendide di Profeti dell’AT da Amos a Malachia e da quanto l’agiografia cristiana annovera con tutte le luminose figure di Santi che hanno saputo unire in ogni tempo, nella loro attività pastorale, impegno catechetico e vigore profetico.

Mentre infatti, in un passaggio della sua omelia Francesco ha riconosciuto:
«i profeti sempre hanno avuto questi problemi di persecuzione per dire la verità, e la verità è scomoda, non è piacevole tante volte», «i profeti hanno incominciato a dire la verità con dolcezza, per convincere, come Stefano, ma alla fine non essendo ascoltati hanno parlato duro», poco dopo, nella sua reinterpretazione soggettivista sganciata da ogni fondamento biblico, patristico e magisteriale ha assicurato che «il vero profeta non è un “profeta di sventure” come diceva san Giovanni XXIII», ma «un profeta di speranza: aprire porte, risanare le radici, risanare l’appartenenza al popolo di Dio per andare avanti». Dunque «non è per ufficio un rimproveratore», anzi «è un uomo di speranza: rimprovera quando è necessario e spalanca le porte guardando l’orizzonte della speranza».

Sarebbe utile, a questo punto, risalire alle Fonti per dimostrare quanto le esternazioni di Francesco non corrispondano al vero perché il vero profeta si assume o meglio è assunto dalla Divina Provvidenza per svolgere il delicato ma vitale "ministero della verità" e se la verità sia dolce o dura, bella o brutta non dipende certo da una decisione arbitraria di Dio ma da quanto la libera volontà umana si riconosca nella Legge divina, la viva, la osservi e Le obbedisca. Il più delle volte, però, ciò non è avvenuto e continua a non avvenire e la storia rammenta una serie impressionante di ecatombi profetizzate da quei “poveri e bistrattati profeti di sventura” (sarcastico...) che il buon Dio aveva mandato agli uomini e sempre manda per avvertirli prima che i mali sopravvengano.

Tali profeti restano sempre mediazioni di quel Padre Amoroso che, come ricorda San Giacomo, sferza il figlio che ama perché, anche "in extremis", desidera vederlo di ritorno al Suo Cuore Paterno!

Del resto va riconosciuto che tale reinterpretazione non è né la prima né l'unica… Lungo questi anni di Pontificato Francesco ha compiuto altre volte questa operazione di “slittamento” dal vero significato e dalla vera missione del Profeta verso un’aleatoria ed inconsistente prospettiva di ottimismo e di speranza a buon mercato.

Certo, la speranza cristiana è sempre presente nelle parole del vero Profeta perché, quale inviato di Dio, egli sa per certo che alla fine il Bene dovrà trionfare perché Dio è il Padrone della storia ma tale trionfo finale non esclude gli esiti devastanti del peccato dell'uomo che quando non vuole ravvedersi deve giustamente incorrere nel castigo divino perché l'offesa a Dio sia riparata e la giustizia ristabilita.


2. E la Madonna, in tutto questo?...

Come si ricorderà il 13 maggio 2017 Francesco si era recato pellegrino a Fatima e, in tale occasione, aveva canonizzato i beati Francisco e Giacinta Marto, due dei pastorelli di Fatima.

Nonostante questo atto di omaggio e la gratitudine per la canonizzazione di Giacinta e Francesco, vero “segno profetico” per la Chiesa dei nostri tempi che è spronata così a tenere gli occhi fissi su questi due prodigi di santità cristiana per riprodurne gli esempi e le virtù immortali, tuttavia « a leggere i commenti di certa stampa, la celebrazione del Centenario delle apparizioni di Fatima sembrerebbe avere “ridimensionato” la portata straordinaria del messaggio che la Madonna diede ai pastorelli (…)Si è riusciti a contenere la portata soprannaturale dell’evento delle Apparizioni, dei messaggi che Maria diede al mondo, della richiesta accorata che la Madonna fece di conversione e di riparazione. Queste ultime parole proprio sembrano essere scomparse dal lessico ecclesiale corrente » (1).

In effetti, leggendo gli interventi del Papa in occasione di quel pellegrinaggio, sembra di aver assistito ad una “rilettura personale del messaggio di Fatima”. Soprattutto considerando il discorso pronunciato venerdì 12 Maggio prima della benedizione delle candele nella cappella delle apparizioni, ci si accorge con tristezza che « non c’è traccia di invito alla conversione, di penitenza, di sacrificio per la riparazione dei peccati, della visione dell’inferno, di conseguenze storiche del peccato (eh sì che le guerre continuano e il comunismo non smette di propagare le sue nefaste conseguenze, anche all’interno della Chiesa) » (2).

Per cui « bisogna ammettere che il messaggio di Fatima reinterpretato secondo le categorie sociologiche di papa Bergoglio ha poco a che vedere con il profetico annuncio del trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che cent’anni fa la Madonna rivolse al mondo » (3).

Le cose stanno invece in modo ben diverso...

Appare sempre più chiaro come il problema, per Francesco, non sia solo Fatima ma tutte quelle apparizioni e quei messaggi della "Celeste Postina" che fanno da decenni risuonare avvisaglie dure, prospettive cupe e stigmatizzazioni chiare del peccato e di tutte le sue conseguenze.

3. Il ruolo profetico di Maria SS. negli ultimi tempi

Ed invece è doveroso riconoscere che, prendendo in esame le recenti apparizioni mariane, quelle soprattutto dell’ultimo secolo di storia, la Vergine Immacolata sta svolgendo l’urgente e delicato ufficio di « Profetessa degli ultimi Tempi », come lo dimostra da un lato la tempestività dei suoi interventi nei principali snodi storici e, dall’altro, il tenore del Suo messaggio che talvolta si presenta come un’accorata e « materna apocalisse ».

Da qui parte la mia riflessione che desidero partecipare a voi tutti e che desidererei che diventasse sentire comune del Popolo di Dio.
Capire queste cose, amici e fratelli, è a mio avviso di grandssima importanza oggi...

Diversi teologi e gerarchi della Chiesa, volendo sminuire l’importanza delle apparizioni mariane odierne – i cui forti appelli sembrano infastidire non poche persone… –, si sforzano di “incatenarle” nello spazio ermeneutico dello statuto teologico delle rivelazioni private. Così facendo le manifestazioni della Vergine Maria, configurandosi come una “rivelazione” successiva a quella pubblica, si presenterebbero come fatti e parole che si aggiungono in modo inconsistente alla Parola rivelata. Così gli “attori” di questa riduzione dell’importanza delle Mariofanie concludono: “già tutto è rivelato, le apparizioni non servono a nulla e la Madonna con i suoi messaggi è, nella Chiesa, ‘l’ultima ruota del carro’ ” (sic!).

Invece, a questo inquadramento teologico così “scheletrico” e svilente delle apparizioni della Santa Vergine, va detto che la categoria di rivelazione privata, pur essendo parzialmente valida per la comprensione degli eventi epifanici che interessano la Madre di Dio, non è del tutto adeguata per cogliere in modo profondo il loro significato. Secondo il parere di diversi studiosi e cultori delle apparizioni mariane, sarebbe più opportuna la loro inclusione all’interno della
 teologia dei carismi, ed in particolare del “carisma profetico” di cui la Chiesa ha, in tutti i tempi, sempre bisogno, in particolare oggi (Stefano de Fiores, Manfred Hauke, Alessandro Minutella).

In particolare, il professor M. Hauke, docente di teologia presso l’Università di Lugano e presidente della società tedesca di Mariologia, spiega che
 le apparizioni mariane « fanno parte dei fenomeni profetici che accompagnano il cammino del popolo di Dio fin dall’inizio della sua storia » (4), ricordando che la profezia non è un’esperienza carismatica delle origini ma è sempre al lavoro nella Chiesa in tutti i tempi.

Oggigiorno è soprattutto Maria, con le sue apparizioni, ad incarnare e attualizzare, in questi ultimi tempi, il
 ministero profetico che Dio ha sempre suscitato – specialmente nei momenti più delicati della storia – e a cui ha sempre chiamato alcuni prescelti, perché si tratta di un carisma sempre necessario nella Chiesa, ieri come oggi, mai circostanziato, nel senso che la Chiesa, su questa terra, mai indosserà i definitivi panni della gloria né si identificherà mai con la « Gerusalemme celeste » (cf Ap 21, 2); avrà sempre bisogno, al contrario, di quei richiami salutari che la invitino energicamente alla riforma della vita ed ad una rinnovata risposta alla sua vocazione divina, quella cioè di essere « tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata » (Ef 5, 27) al cospetto del suo Sposo e Salvatore.

Proviamo a capire meglio questo discorso, a mio parere di fondamentale importanza, partendo da alcune precisazioni.

Per afferrare la portata di questa missione e funzione svolta da Maria, bisogna innanzitutto sapere quale sia l’identità del
 profeta nell’ambito della Rivelazione biblica. Egli si presenta come colui che, per vocazione divina, parla in luogo e in nome di Dio comunicando agli uomini, ai quali è mandato, quanto il Signore, con azione soprannaturale, gli ordina e gli svela; colui, quindi, che dice la Parola di Dio, quella vera, quella “attualizzata”, quella che Dio qui ed ora vuole che sia conosciuta. Da una parte è vero che, se la dottrina del sedicente profeta si allontana dalla Parola di Verità, egli non è un uomo di Dio: l’insegnamento del vero profeta deve essere conforme a quanto l’intera Rivelazione afferma circa l’adorazione di Dio, il culto e le esigenze morali; d‘altra parte, però, la coerenza del profeta con la Parola di Dio non è un’acquiescenza servile al testo sacro: pur fondandosi sulla Parola i profeti espongono come essi La integrano alla vita quotidiana e rivelano l’azione e la persona stessa di Dio nella vita personale degli individui e del popolo intero. In questo senso la Vergine Maria, Regina dei Profeti, è la più grande Profetessa dei nostri tempi perché svolge esattamente questa missione per la Chiesa ed il mondo di oggi: attualizzare la Parola ed il Volere di Dio perché sia accolto fedelmente ed integralmente dagli uomini del nostro tempo.

Per cogliere in modo appropriato questa vocazione e missione profetica della Vergine Immacolata, inoltre, bisognerà contestualizzare il Suo operare nel mondo con le sue manifestazioni alla luce delle caratteristiche salienti del « profeta di Jahvè ».

Tre sono le fondamentali dimensioni del ministero e della predicazione profetica che si ritrovano perfettamente proposte nei messaggi mariani moderno-contemporanei:

richiamare le clausole dell’Alleanza con Dio, lanciando al popolo un continuo e vigoroso appello alla fedeltà a Lui e all’obbedienza ai suoi Comandamenti;

indirizzare dure e violente recriminazioni contro il popolo fedifrago e soprattutto contro le guide corrotte che conducono la massa alla perdizione, pastori malvagi che sottraggono al gregge i pascoli della vita cioè la Verità e la Santità esigite da Dio;

preannunciare, infine, castighi rovinosi in conseguenza delle scelleratezze insopportabili commesse dagli uomini dopo i quali però, per mezzo di un resto fedele, verrà la futura restaurazione della Chiesa e del mondo.

Queste dimensioni e queste dinamiche si ritrovano con notevole esattezza nelle parole e nelle azioni simboliche che la Vergine offre oggi con le sue apparizioni sulla terra.

Per compiere questa missione, come i profeti antichi, Ella si serve spesso di autentici vaticini in cui predice realtà e accadimenti futuri che puntualmente si compiono e, per mezzo di essi, dà prova certa dell’origine divina dei suoi interventi. Il compimento delle sue premonizioni è un segno, trai tanti, che legittima la sua missione, palesando che è Dio stesso ad investirla di tale vocazione e per tutti noi è fondamentale renderci conto di quello che la Vergine Maria sta facendo per la salvezza del mondo:
« La constatazione che si può trarre dalla storia delle apparizioni mariane è che – oltre che con la sua materna partecipazione alle vicende dell’uomo –
 la Madonna esprime la sua vicinanza pure mediante le profezie […]. Se una profezia annunciata in una manifestazione della Vergine effettivamente si compirà essa costituirà una garanzia della verità dell’apparizione stessa, ovviamente quando si sia certi che il veggente non potesse conoscere in precedenza l’effettivo svolgersi degli avvenimenti […]. Difficoltà di interpretazione, rischio di fanatismo e persino la possibilità di interventi diabolici – non si deve mai dimenticare che Maria e la grande avversaria, la grande nemica del serpente infernale – non possono […] farci dimenticare l’importanza di certi messaggi. Da leggere in filigrana, senza la frenesia di conoscere il futuro ma piuttosto nel desiderio di cogliere l’insegnamento, l’ammonimento. Il fine ultimo dei messaggi e delle profezie resta, infatti, quello della conversione dei cuori e del lieto abbandono in Dio, Signore della storia » (5).

La prima grande profezia è pure il quadro interpretativo di tutte le numerose e importantissime profezie mariane moderne. Si tratta del preannuncio e, via via, della constatazione sempre più “millimetricamente precisa” dell’attacco feroce del drago infernale al mondo e alla Chiesa.Questa costatazione si arricchisce di dettagli profetici notevoli nel corso degli anni. Nelle apparizioni mariane del XIX e del XX sec., in particolar modo, è facile ravvisare e leggere, in filigrana, il quadro competo delle intenzioni di satana, progettualità empie che la Vergine si è incaricata di svelare e sventare per il bene di tutti quelli che La ascolteranno e faranno tesoro dei Suoi materni richiami.

Dio ha incaricato proprio Lei di portare alla luce, con sempre maggior puntualità nel corso degli ultimi decenni, i piani del suo eterno nemico. È la Madre degli uomini. Non potrebbe dare un segno tangibile più straordinario di questa sua vocazione, in ossequio alla volontà di Cristo morente sulla Croce (Gv 19, 27). Sono le sue apparizioni. Sono i suoi materni appelli. Sono le sue dure recriminazioni talvolta. Sono le sue profetiche avvisaglie ad un mondo empio e ad una Chiesa sempre più infedele.


Note:
1) P. Gulisano, Riscoprire Paolo VI su Fatima, 15.05.2017, su www.lanuovabq.it/it.
2) R. Cascioli, Quale Madonna di Fatima, 14.05.2017, su www.lanuovabq.it/it.

3) R. De Mattei, Papa Francesco reinterpreta Fatima, 14.05.2017: www.corrispondenzaromana.it/13-maggio-papa-…
4) Cf M. Hauke, Introduzione alla Mariologia, Eupress-FTL, Lugano 2008.
5) S. Gaeta-A. Tornielli,
 AD 2012. La Donna, il Drago e l’Apocalisse,Milano, Piemme 2011, pp. 21; 24. I due noti saggisti, inquadrando in modo largo il fenomeno delle apparizioni della Vergine, ricordano che « guardando alle apparizioni mariane e al loro contenuto profetico nel loro complesso, ponendosi dunque da un punto di osservazione più alto che permetta di ricostruire un’immagine più ampia e non focalizzata su questo o quel particolare, non si può fare a meno di notare che vi siano elementi ricorrenti. E questi ci parlano di interventi e avvenimenti sempre più frequenti da parte della Madre di Gesù. Ci parlano di tempi non facili per la Chiesa, per il Papa e per il mondo. Ci parlano della necessità della conversione, penitenza, affidamento a Dio. Ci invitano ad uno sguardo realista sul mondo e sulla storia, aperto ai segni del sopranaturale; uno sguardo convinto della vittoria finale del bene sul male e al tempo stesso avvertito sulla gravità dei tempi e sulla possibilità concreta che l’uomo, dimentico di Dio e del suo destino, possa autodistruggersi »: ivi, p. 202.

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