ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 2 maggio 2018

Guerra giusta.. e no^

La guerra giusta deve essere combattuta. Anche da ciascuno di noi

L’importanza della virtù di forza  



                                       Giovanni Di Paolo, Santa Caterina da Siena nella Curia pontificia d’Avignone
                                                    non recede dalla “guerra” per il “giusto giudizio”
Sulla guerra giusta San Tommaso d’Aquino ha scritto alcune scultoree parole che sono un’indicazione particolarmente attuale ai capi di Stato, ma anche un suggerimento morale a ciascuno di noi, specie quando si tratta di non sottovalutare il dovuto esercizio della virtù di forza. Un cristianesimo “dolciastro” infatti ha fatto spesso dimenticare che in alcuni casi c’è un vero e proprio dovere di scendere in guerra se è in gioco il bene della patria, ma anche se è necessario ristabilire la giustizia, e ciò - dice San Tommaso - anche rischiando di persona. Pubblicheremo alcuni brevi articoli su temi politici che ci toccano da vicino sul piano naturale e soprannaturale, ma anche internazionale, ecclesiale e personale. 

Fare la guerra (anche nel senso più ampio del termine) non è un peccato

San Tommaso inizia la sua trattazione sulla guerra affermando che esiste un’opinione secondo cui far la guerra o nel senso più ampio opporsi con la forza o resistere ai soprusi sia sempre peccato. E riporta il pensiero di Sant’Agostino che aveva già dovuto dissipare dubbi a tal proposito ricordando che nel Vangelo non si trova nessuna interdizione ai militari di esercitare il loro mestiere[1].  

Bisogna però che la guerra sia giusta, sottolinea l’Aquinate, e tale giustezza deriva da almeno tre caratteristiche. Nelle guerre che riguardano i regni non è consentito a chiunque muovere guerra, ma essa deve essere una decisione che promana dall’autorità, ovvero dal legittimo principe che ha fra i suoi ruoli quello di condurre l’azione bellica. Un privato infatti per un eventuale ristabilimento della giustizia, nelle condizioni ordinarie, ricorre al giudizio del superiore e non ha facoltà di dichiarare una guerra. La tutela della tranquillità dell’ordine in sé compete al principe, che muove guerra a chi lo turba sia dall’interno che dall’esterno (un caso a parte è quello dell’autorità che va contro il bene comune, argomento sul quale torneremo). E’ per questo motivo che il principe porta la spada, per difendere la giustizia e per essere quel “vindex” di cui parla San Paolo (Rm 13,4). “Vendicatore” è qui da prendere nel senso più classico del termine ovvero nel senso di “vendicare l’ira divina”, che è sinonimo di ristabilimento della giustizia, essendo egli il protettore del povero che deve tutelare dai soprusi degli iniqui. Oltre ad essere un’azione del principe, la guerra giusta deve avere una fondamentale caratteristica, la “causa iusta”, ovvero che colui cui si dichiara guerra lo meriti, è per questo che Sant’Agostino dice che sogliono definirsi guerre giuste quelle che vendicano l’ingiustizia commessa da una società che si rifiuta di riparare e persiste nella prevaricazione. In terzo luogo la guerra giusta deve accompagnarsi dalla retta intenzione di colui che combatte, ovvero lo scopo deve essere la promozione del bene e l’estirpazione del male o quantomeno il freno ad esso, per reprimere i cattivi e risollevare i buoni. Non basta infatti che il legittimo principe stia difendendo una giusta causa, poiché - sempre seguendo S. Agostino - sarebbe illecita una tale guerra se l’intenzione fosse ad esempio il desiderio di nuocere, la crudeltà nell’esercitare la vendetta, un’indole implacabile, la ferinità nel condurre la guerra o la brama di potere[2]

Ma come conciliare quanto detto col comando divino di non restituire male per male? Il Santo vescovo d’Ippona dice che per essere fedeli al Vangelo quando si è obbligati a condurre una guerra - ma ciò potrebbe dirsi anche per una resistenza da attuarsi nelle più diverse forme - è necessaria una generale disposizione dell’animo alla mitezza ed anche a rinunciare a difendersi. Tuttavia in certi momenti si rende necessario l’intervento della forza, specie se è in gioco il bene comune o il bene di coloro contro i quali si combatte. E qui emerge un altro aspetto troppo spesso dimenticato, ovvero il dovere di amare il prossimo fino al punto di dichiarargli guerra. Per il suo bene. Ovvero togliergli la libertà di fare il male impunemente e soprattutto sottrargli quella tranquilla felicità di malfattore, che rafforza la spavalderia degli impuniti e la loro mala volontà, può essere un gesto d’amore. Parafrasando Sant’Agostino si potrebbe aggiungere che oltre a combattere in favore del bene comune, si combatte quel nemico interiore che lotta all’interno del nostro nemico[3]. E ciò per il suo vero bene. Questa la carità che deve animare l’azione di opposizione - se necessario anche con la spada - all’ingiustizia. 

Sempre tuttavia, ricorda S. Agostino a Bonifacio, tenendo presente che il fine della guerra è la pace: “la pace non è ricercata per fare guerra, ma la guerra si conduce per conseguire la pace. Sii quindi nel guerreggiare sempre d’animo pacifico, affinché vincendo tu possa condurre al bene della pace coloro che avrai sottomesso[4] 


L’importanza di esporsi in prima persona nella guerra giusta

In un luogo parallelo San Tommaso ricorda che alcune guerre vanno combattute e che, a seconda del proprio stato, in alcuni casi non ci sono scuse che si possano addurre. Se c’è un bene importante da perseguire si deve andare fino in fondo, esercitando appunto la virtù di forza, che fa andare anche incontro alla morte o quantomeno si deve esser pronti a rischiarla. La propria vita, ma anche - specie in guerre che si fanno senz’armi - altri beni come l’agiatezza o la reputazione, devono essere messi a servizio della causa del bene, il che significa che l’uomo deve essere pronto ad affrontare anche la morte nella difesa del bene comune con la guerra giusta[5]. E qui San Tommaso aggiunge, dando un’indicazione a ciascuno di noi sul dovere di combattere anche se non fossimo soldati in difesa del patrio suolo, ma semplici militanti nella guerra per il trionfo della fede attaccata o della giustizia naturale conculcata. Ci sono infatti due tipi di guerra giusta, uno che è quellogenerale quando si combatte nelle schiere militari ed un altro che èparticolare, ovvero può riguardare la privata persona di ciascuno di noi. Ciò si verifica quando un uomo non recede da un giusto giudizio (“non recedit a iusto iudicio”)[6], rimane saldo in una scelta giusta, senza tremare davanti al pericolo della morte o di qualsivoglia altra minaccia. La virtù di forza esige infatti la prestanza d’animo contro le intimidazioni e i pericoli persino mortali, non solo in un’eventuale guerra ufficialmente dichiarata dall’autorità, ma anche nella nostra “guerra particolare”, che a giusto titolo può esser detta “guerra” dice il Dottore Comune[7]. Anche la difesa di un giudizio oggettivamente giusto può - e talvolta deve - andare fino alla guerra. Non solo perché ci può essere il dovere per il bene comune d’esercitare la virtù di forza ristabilendo la verità, ma anche per non commettere un peccato contro l’intelligenza, sottomettendo questa grande virtù alla tranquillità del quieto vivere e del proprio interesse personale.

La Redazione di Disputationes Theologicae
[1] S. Tommaso d’Aquino, S. Th.IIª-IIae q. 40 a. 1 s. c.
[2]Ibidem, c.
[3] Ibidem, ad 2. “Ad secundum dicendum quod huiusmodi praecepta, sicut Augustinus dicit, in libro de Serm. Dom. in monte, semper sunt servanda in praeparatione animi, ut scilicet semper homo sit paratus non resistere vel non se defendere si opus fuerit. Sed quandoque est aliter agendum propter commune bonum, et etiam illorum cum quibus pugnatur. Unde Augustinus dicit, in Epist. ad Marcellinum, agenda sunt multa etiam cum invitis benigna quadam asperitate plectendis. Nam cui licentia iniquitatis eripitur, utiliter vincitur, quoniam nihil est infelicius felicitate peccantium, qua poenalis nutritur impunitas, et mala voluntas, velut hostis interior, roboratur.
[4] Ibidem, ad 3. “Ad tertium dicendum quod etiam illi qui iusta bella gerunt pacem intendunt. Et ita paci non contrariantur nisi malae, quam dominus non venit mittere in terram, ut dicitur Matth. X. Unde Augustinus dicit, ad Bonifacium, non quaeritur pax ut bellum exerceatur, sed bellum geritur ut pax acquiratur. Esto ergo bellando pacificus, ut eos quos expugnas ad pacis utilitatem vincendo perducas.
[5] IbidemIIª-IIae, q. 123 a. 5 c. “Sed pericula mortis quae est in bellicis directe imminent homini propter aliquod bonum, inquantum scilicet defendit bonum commune per iustum bellum”.
[6] Ibidem, “Potest autem aliquod esse iustum bellum dupliciter. Uno modo, generale, sicut cum aliqui decertant in acie. Alio modo, particulare, puta cum aliquis iudex, vel etiam privata persona, non recedit a iusto iudicio timore gladii imminentis vel cuiuscumque periculi, etiam si sit mortiferum”.
[7] Ibidem, sed etiam quae imminent in particulari impugnatione, quae communi nomine bellum dici potest”.

                                         30 aprile 2018, Santa Caterina da Siena

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Possiamo iniziare a dire la verità sulle guerre degli USA?
Bombardamenti USA al fosforo bianco su Falluja
Di Carla Binion
La maggior parte delle guerre sono combattute per interessi ed a scopo di lucro, anche se la maggioranza dei propagandisti di guerra afferma che queste vengono combattute per “ragioni umanitarie”. Le guerre condotte dagli Stati Uniti traggono enorme profitto per l’apparato industriale/militare, e forniscono alle ricche corporations USA il controllo di più territorio e denaro, ma causano dolore indescrivibile alle popolazioni civili innocenti.
La realtà della guerra è diversa dalla versione di fantasia che i leader politici degli USA e dei loro alleati sono soliti vendere al pubblico, ed è passato molto tempo da quando, sia i politici che il pubblico in generale, potevano parlare sinceramente della guerra.
I leader occidentali respingono l’accusa circa le sofferenze inutili delle vittime causate dalle guerre dell’Occidente, definendo questi “danni collaterali” inevitabili per le vittime civili e dicendo che tutta la guerra è un inferno, come se nessuno fosse responsabile per istigare il danno e l’inferno in primo luogo. Dobbiamo parlare di guerra con la voce attiva, usando descrizioni concrete. Tale verità e chiarezza mancavano nelle recenti dichiarazioni del governo e dei mass media atlantisti sull’uso di armi chimiche da parte di Assad in Siria.
Gli Stati Uniti hanno affermato che i recenti attacchi aerei in Siria erano motivati ​​dalla convinzione che la Siria avesse usato armi chimiche contro la propria popolazione (tutto non dimostrato). Tuttavia, gli Stati Uniti hanno ripetutamente usato armi simili su persone civili in tutto il mondo.
Le forze militari USA utilizzarono abbondantemente il napalm in Vietnam. Nel suo libro del 2001 intitolato On War, il defunto autore e storico Howard Zinn cita un rapporto di quattro medici americani: “Il napalm è una gelatina altamente appiccicosa che si attacca a tutto ciò che tocca e brucia con tale calore che tutto l’ossigeno nella zona è esaurito entro pochi istanti La morte arriva mediante le ustioni o il soffocamento. Le ferite del napalm sono spesso fatali. . . Le vittime sono spesso bambini. ”
Secondo un articolo dell’Independent , “gli Stati Uniti ammettono di aver usato bombe al napalm in Iraq”, le Nazioni Unite hanno vietato l’uso del napalm, ma gli Stati Uniti non hanno firmato il trattato e hanno continuato a usare l’arma durante la guerra in Iraq. Gli Stati Uniti usarono una nuova versione dell’arma, ma era ancora il napalm.
Un articolo pubblicato su Salon , White Phosphorus: il nuovo napalm ?, riferisce ” Il New York Times ha documentato che, nell’ottobre 2011, gli Stati Uniti e altre forze internazionali in Afghanistan stavano usando il fosforo bianco. L’articolo dice anche: “Le munizioni al fosforo bianco provocano lesioni particolarmente gravi, tra cui ustioni chimiche fino all’osso”.

Effetti del fosforo bianco su popolazione civile

Un articolo del New York Times del 2017, le forze statunitensi hanno detto di aver usato il fosforo bianco in Siria , nota che l’arma è stata usata di recente. Un articolo di Human Rights Watch del 2017, Riporta in ritardo: Affrontare le armi incendiarie nel contesto contemporaneo , afferma: “Negli ultimi anni, le munizioni al fosforo bianco sono diventate una caratteristica regolare dei conflitti armati. . . A differenza del napalm, le munizioni al fosforo bianco non rientrano nella definizione del Protocollo III di armi incendiarie poiché non sono “progettate principalmente” per scopi incendiari. I loro effetti crudeli, tuttavia, devono essere affrontati perché mettono in pericolo i civili, a prescindere dallo scopo previsto dall’arma “.
Articolo di Human Rights Watch del giugno 2017, ” Iraq / Siria: pericolo del fosforo bianco americano, dice:” L’uso del fosforo bianco fornito dall’artiglieria da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti che combatte le forze dello Stato islamico (noto anche come ISIS) in Siria e L’Iraq solleva serie domande sulla protezione dei civili. . . Indipendentemente da come viene usato il fosforo bianco, esso rappresenta un rischio elevato di danni orribili e duraturi in città affollate come Raqqa e Mosul. . . Le forze Usa stanno usando il fosforo bianco sia a Mosul, in Iraq, sia nella roccaforte dell’ISIS di Raqqa, in Siria. ”

Civili siriani fuggono dai bombardamenti

Un articolo del 30 marzo 2018 sull’alternet , ” Trump sta cercando di andare in guerra “, menziona il segretario alla Difesa James Mattis usando il fosforo bianco nel bombardamento di Falluja. Dice: “Durante quegli assedi, le forze americane hanno sigillato la città irachena perché nessuno potesse andarsene, attaccato le ambulanze e gli operatori umanitari, ucciso donne, bambini e un autista di ambulanze, ucciso quasi 6.000 civili, spostato altri 200.000 e distrutto 75% della città con bombe e altre munizioni. Il tributo di vittime civili era enormemente sproporzionato rispetto a qualsiasi possibile obiettivo militare, a sua volta corrisponde alla definizione di un crimine di guerra “.
Quando i funzionari governativi e i loro portavoce dei media del sistema dicono al pubblico che gli Stati Uniti sono l’arbitro morale del mondo e stanno sganciando bombe per “motivi umanitari”, stanno ingannando la loro stessa gente – mentendo al pubblico sulle loro motivazioni e scopi. La nazione e il mondo dovrebbero esaminare il modo in cui gli USA hanno parlato e condotto la guerra nel corso della loro storia. È pragmatico per noi cittadini considerare che sia possibile creare un modo di vivere nel mondo moderno senza utilizzare la guerra per gli scopi di lucro.
Carla Binion è una scrittrice collaboratrice di Intrepid Report
Traduzione: Luciano Lago

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