ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 3 maggio 2018

Ogni epoca ha (o non ha) i vescovi e i santi che si merita

L'invenzione della Santa Croce e la Chiesa tedesca

Il 3 maggio, nel calendario antico, si celebra la festa dell’Invenzione della Croce, in cui si commemora il ritrovamento delle reliquie della Croce e del Santo Sepolcro da parte di Sant’Elena, madre di Costantino; con questa festa si voleva celebrare non solo il primario trionfo della Croce di Cristo sul paganesimo e sul giudaismo, ma anche il secondario e derivato trionfo secolare e sociale della fede, che da allora, lentamente ma progressivamente, avrebbe fondato e ispirato l’Impero e, poi, la Cristianità europea. Questa festa, cassata dalle solite riforme degli anni ’60, che non tolleravano le feste doppie e, in generale, le feste “trionfaliste”, è ancora viva in Oriente (anche se in altra data, al 6 marzo) e perfino nei calendari anglicano e luterano (!). E proprio di luterani andremo incidentalmente a parlare.
Recentemente, il governo federale bavarese (si ricordi che la Baviera è sempre stata terra cattolica, prima come regno autonomo e poi come Land, e al governo vi è costantemente andata la CSU, variante locale esplicitamente cattolica e più muscolare della CDU), guidato da un luterano, Markus Soder, ha deciso di esporre in tutti gli uffici pubblici, scolastici come politici e giudiziari, il crocifisso; certamente, in un’Europa dove dominano il secolarismo e il laicismo, dove il primo diritto è quello alle nozze gay e la CEDU stabilisce la libertà di blasfemia, non si tratta di un passo decisivo, ma fa comunque piacere sapere che qualche governo non permette l’estromissione pubblica della fede. Ribadiamo, il presidente è luterano, e sapendo sia la storia che soprattutto le abiezioni moderne del luteranesimo (l’approvazione di eutanasia, nozze gay, pasto resse lesbiche, tutte cose che farebbero storcere il naso anche a Lutero), ma chi gli si è opposto? La solita CEDU, la variante tedesca dell’UAAR, una o più obbedienze massoniche? No, niente di tutto questo; ad opporsi è stata la Conferenza Episcopale Tedesca, cattolica (almeno nominalmente).

La ricchissima Conferenza Episcopale Tedesca, tanto forte e potente quanto sostanzialmente atea, priva di fedeli, piena di idee balzane al riguardo di intercomunione, comunione ai peccatori impenitenti, aperture all’aborto e all’omosessualismo, negazione della Trinità o della Divinità di Cristo, la Conferenza Episcopale Tedesca della chiusura di centinaia di parrocchie e conventi, dei seminaristi a livello storico negativo (uno, uno!, in un anno a Treviri, città del cardinal Marx, suo capo), dalla sua forza, dai suoi magnifici risultati, osa protestare contro l’esposizione pubblica del crocifisso! Leggiamo allibiti qui : tale decisione darebbe luogo a “divisione” e “metterebbe le persone le une contro le altre”; strano, fu proprio Gesù a dire di essere venuto a portare la spada, a dividere le famiglie, a dividere le pecore dai capri, a dividere i giudei e il cattivo ladrone dalla Madonna, San Giovanni, le Pie Donne, il Buon Ladrone, così come leggiamo in San Paolo che è la Croce, il Crocifisso ad essere giudicato stoltezza e anatema dai pagani e dagli ebrei. E ricordiamo peraltro che si tratta non della croce cattolica, con la raffigurazione di Cristo Crocifisso, ma della croce luterana, vuota.

Ancora, secondo il cardinal Marx “Se la croce è solo vista come un simbolo culturale, allora non è stata capita”, ha detto. La croce è “un segno di opposizione alla violenza, all’ingiustizia, al peccato e alla morte, ma non un segno [di esclusione] contro gli altri”; è vero, la croce non è un mero simbolo culturale, è il segno del trionfo di Cristo, e proprio per questo deve essere esposta, ma, come insegnava San Giovanni Paolo II, una fede che non si fa cultura è una fede morta. No, eminenza, no, eccellenza, non vi crediamo più! La vostra non è la giusta critica ad un rendere il cristianesimo una mera cultura a scapito del suo aspetto di verità, la vostra è una resa al mondo, è un rinnegamento di Cristo; conosciamo, da anni, da decenni, le vostre malefatte, le vostre opinioni, i vostri risultati, che non più del cattolicesimo, ma manco del generico cristianesimo, hanno l’aspetto, e non possiamo, né dobbiamo né vogliamo credervi più!
Per Markus Soder, ripetiamo, luterano, la sua politica rispecchia “l’identità culturale dello Stato e l’influenza cristiano-occidentale”; Naturalmente, la croce è soprattutto un simbolo religioso“, ha detto Soder ai media tedeschi. Tuttavia, il premier ha continuato, la croce, nel senso più ampio, porta con sé anche le basi fondamentali di uno stato secolare. Interessante anche l’opinione del commentatore cattolico Birgit Kelle in un editoriale per il quotidiano “Die Welt”: “Ogni musulmano, ogni ateo e ogni altro credente può sentirsi al sicuro sotto questa croce, che non costituisce una pretesa di potere, ma un impegno a trattare ogni persona in modo uguale e dignitoso, indipendentemente dalla sua formazione, fede, capacità o sesso“; La sua presenza pubblica – che nella Baviera tradizionalmente cattolica è quasi onnipresente – va vista come tale, accolta ed apprezzata, ha affermato.

Si segnalano, tuttavia, da parte dell’episcopato, due posizioni a favore: il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona ha accolto con favore la decisione, affermando che: “La croce è il simbolo della cultura occidentale. È l’espressione di una cultura dell’amore, della compassione e dell’affermazione della vita. Appartiene alle fondamenta dell’Europa“. Parole forti, soprattutto dopo il terribile caso di Alfie Evans. Ancora, sempre l’eccellenza Voderholzer: per questo motivo, ha aggiunto, i bavaresi hanno tradizionalmente posto croci piuttosto che altri simboli in cima alle loro montagne. “Non la bandiera nazionale o altri simboli del governo umano, come altri avrebbero voluto vedere in altri momenti, ma la croce. Dovrebbe essere ampiamente visibile, la croce, segno di salvezza e di vita in cui Cristo è cielo e terra, Dio e persone riconciliate, vittime e colpevoli“.
Interessante, poi, il commento, con tanto di video, del nunzio austriaco (e anche qui, sappiamo come è messa male la Chiesa della fu cattolica Austria), che si può vedere qui  : “Come nunzio e rappresentante del Santo Padre, mi rattrista e mi vergogno che – quando si erigono croci in un paese vicino – siano proprio i vescovi e i sacerdoti a criticare questa decisione. Che vergogna! Questo non è accettabile.”

Due anni fa, su questo sito, parlavo sempre delle feste della Santa Croce, soprattutto della festa odierna dell’Invenzione e di un santo, San Ciriaco di Ancona, che si festeggia il giorno avanti, che contribuì alla scoperta e che morì infine martire; ogni epoca ha i vescovi e i santi (o non ha i santi) che si merita: San Ciriaco, e tanti altri, morirono per la Croce, Marx, i vescovi tedeschi, e pensiamo molti altri, per “dialogo” e quieto vivere, per sostanziale ateismo, la rinnegano. Ognuno segua chi più lo rappresenta, ma si badi: solo una è la via cristiana, non ne esistono più. E questa via è appunto quella della Croce.
di Roberto de Albentiis
http://www.campariedemaistre.com/2018/05/linvenzione-della-santa-croce-e-la.html

In Inventione S. Crucis


3 MAJI
in Inventione S. Crucis
duplex II classis

Hierosolymis Inventio sacrosanctae crucis Dominicae, sub Constantino Imperatore
A Gerusalemme, il Ritrovamento della sacrosanta Croce del Signore, sotto l'Imperatore Costantino

Nella tradizione romana, la Santa Croce viene onorata con due distinte festività: quella più nota del 14 settembre, definita Exaltatio S. Crucis, che ne commemora il ricupero (nel 630) ad opera dell'Imperatore Eraclio dalle mani del persiano Cosroe II in cui era caduta; quella meno nota (in quanto scomparsa nelle riforme degli anni '60), ma liturgicamente più importante ("doppio di II classe" contro il "doppio maggiore" della precedente), del 3 maggio, data del rinvenimento della Santa Croce da parte dell'Imperatore Costantino grazie alla madre Elena.

In realtà, gli autori latini sono piuttosto divisi in materia, soprattutto perché la festa del 3 maggio era stata quella maggiormente apprezzata in Occidente, mentre l'Oriente festeggiava con ogni solennità quella del 14 settembre (che nella Chiese Romana ebbe più difficoltà a diffondersi, soprattutto perché il 14 settembre è anche il dies natalis dei due santi Martiri Cornelio e Cipriano, la cui antichissima venerazione nell'Urbe è attestata dalla loro menzione nel Canone Romano, e non senza difficoltà si ottenne di spostare la loro memoria al 16 dello stesso mese), sicché il card. Ildefonso Schuster, liturgista e pastore della Chiesa ambrosiana, sostenne che la restituzione delle reliquie da parte di Eraclio al patriarca Zaccaria fosse da individuarsi nel 3 maggio del 630. Tant’è che per Schuster la messa del 3 maggio è “post-gregoriana” e per l’Introito e l’Offertorio si sono mutuati testi da messe più antiche. Notiamo che l’Introito del 3 maggio e del 14 settembre è lo stesso e coincide con quello del Giovedì santo (Gal. 6,14), parimenti l’epistola è la stessa (Filipp. 2, 5-11) che coincide con quella della messa della Domenica delle palme. È simile l’opinione dell’abate Righetti che in modo perentorio e senza mezzi termini afferma che “il titolo della prima ricorrenza (3, maggio, Invenzione della Croce) è sbagliato in pieno”. Sempre per il Righetti l’adozione della festa della Exaltatio fu frutto di un processo di imitazione di Gerusalemme, che si diffuse specialmente in quei centri che avevano ricevuto frammenti del legno della Croce. Interessante quanto ci ragguaglia il Righetti circa il fatto che già sotto il sommo pontificato di Benedetto XIV – segnatamente nel 1741 – la questione delle due feste si era evidenziata presso la commissione preposta alla riforma del Breviario, che però intese lasciare lo status quo. Altri autori invece, cercando di confutare la Leggenda della Vera Croce di San Giuda Ciriaco (testo di riferimento per la storia del Sacro Legno, a cui si riferiscono le interpretazioni che abbiamo dato all'inizio), cercarono di sostenere che la data dell'Invenzione della Croce da parte di Sant'Elena fosse stata il 14 settembre 327, rovesciando dunque le prospettive tradizionali. Dom Gueranger, dal canto suo, tralasciando di identificare gli eventi che titolano le due feste (ritrovamento e ricupero della Croce), di cui afferma che che ignoriamo le date reali, intese semplicemente dare un'origine gallicana alla ricorrenza del 3 maggio e una gerosolimitana a quella del 14 settembre, spiegando che confluirono a Roma in epoche diverse

Matteo Rosselli, Invenzione della Santa Croce

OMELIA
di San Giovanni Damasceno

Il linguaggio della croce è follia per quelli che si perdono; per noi che ci salviamo, invece, potenza di Dio (1 Cor. 1, 18). L'uomo spirituale, infatti, "giudica ogni cosa" (1 Cor. 2, 15), mentre quello animale non accetta le cose dello Spirito (1 Cor. 2, 14). Follia è, infatti, quella di coloro che si rifiutano di credere e di riflettere sulla bontà e l'onnipotenza di Dio, indagando sulle realtà divine con le loro categorie umane e naturali, senza rendersi conto che tutto ciò che riguarda la divinità trascende la natura, la razionalità e la conoscenza. Se ci si domanda, infatti, il come ed il perché Iddio abbia creato dal nulla tutte le cose, e si cerca di scoprirlo con le sole facoltà razionali che la natura ci mette a disposizione, non si approda a nulla, giacché una scienza come questa è terrestre e diabolica. Tutto è semplice e lineare invece, ed il cammino è spedito per chi, condotto per mano, per cosi dire, dalla fede, va alla ricerca del Dio buono, onnipotente, vero, sapiente e giusto. Senza la fede, infatti, nessuno può salvarsi (cf. Eb 11, 6): è in virtù della fede che

tutte le cose, sia le umane che le trascendenti, acquistano significato e valore. Senza l'intervento della fede il contadino non ara il suo campo, il mercante non mette a repentaglio la sua vita, su di una piccola nave, fra le onde tempestose del mare; senza fede non si contraggono matrimoni né si porta a termine alcun'altra attività della vita. È la fede a farci comprendere come tutto sia stato creato dal nulla grazie alla potenza divina. Con la fede intendiamo correttamente ogni cosa, umana o divina che sia. La fede, insomma, è il consenso formulato senza riserve.

Tutte le opere ed i miracoli compiuti dal Cristo, dunque, appaiono manifestazioni grandiose, divine, straordinarie; la più strepitosa di tutte, però, è la sua venerabile croce. t grazie a questa, infatti, e non ad altro, che la morte fu sconfitta, il peccato del progenitore ricevette la sua espiazione, l'inferno venne spogliato, fu elargita la risurrezione; è stata la croce a guadagnarci la forza di disprezzare i beni del mondo e persino la morte, a prepararci il ritorno all'antica beatitudine, a spalancarci le porte del cielo; soltanto la croce del Signore nostro Gesù Cristo, infine, ha elevato l'umanità alla destra di Dio, promuovendoci alla dignità di suoi figli ed eredi. Tutto questo ci ha procurato la croce! Tutti noi, infatti, ricorda l'Apostolo, che siamo stati battezzati in Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte (Rm. 6, 3). Tutti noi, battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (Gal. 3,27). E Cristo, poi, è potenza e sapienza di Dio (1 Cor. 1, 24). Ecco, la morte di Cristo, cioè la croce, ci ha rivestito dell'autentica potenza e sapienza di Dio. La potenza di Dio, da parte sua, si manifesta nella croce, sia perché la forza divina, cioè la vittoria sulla morte, ci si è mostrata attraverso la croce; sia in quanto, allo stesso modo come i quattro bracci della croce si uniscono fra loro nel punto centrale, così pure, attraverso la potenza di Dio, si assimilano l'una con l'altra l'altezza e la profondità, la lunghezza e la larghezza: in altre parole, tutta la creazione, nella sua dimensione materiale come in quella invisibile.

La croce è stata impressa sulla nostra fronte come un segno, non diversamente dalla circoncisione per Israele. In virtù di questo segno, noi fedeli siamo riconosciuti e distinti dagli increduli. La croce è per noi lo scudo, la corazza ed il trofeo contro il demonio. È il sigillo grazie al quale l'angelo sterminatore ci risparmierà, come afferma la Scrittura (cf. Ebr. 11, 28). E lo strumento per risollevare coloro che giacciono, il puntello a cui si appoggia chi sta in piedi, il bastone degli infermi, la verga per condurre il gregge, la guida per quanti si volgono altrove, il progresso dei principianti, la salute dell'anima e del corpo, il rimedio di tutti i mali, la fonte d'ogni bene, la morte del peccato, la pianta della risurrezione, l'albero della vita eterna.

Questo legno davvero prezioso e degno di venerazione, perciò, sul quale Cristo si sacrificò per noi, deve giustamente divenire oggetto della nostra adorazione, giacché fu come santificato dal contatto con il santissimo corpo e sangue del Signore. Come pure si dovrà rivolgere la nostra devozione ai chiodi, alla lancia, agli indumenti ed ai santi luoghi nei quali il Signore si è trovato: la mangiatoia, la grotta, il Golgota che ci ha recato la salvezza, il sepolcro che ci ha donato la vita, Sion, roccaforte delle Chiese, e tutti gli altri... Se, infatti, ricordiamo con affetto, fra gli oggetti che son stati nominati, la casa ed il letto e la veste del Signore, quanto più dovranno esserci care, tra le cose di Dio e del Salvatore, quelle che ci hanno procurato anche la salvezza?

Adoriamo l'immagine stessa della preziosa e vivificante croce, di qualunque materia sia composta! Non intendiamo onorare, infatti. l'oggetto materiale (non sia mai!), bensì il significato ch'esso rappresenta, il simbolo, per così dire, di Cristo. Egli stesso, d'altronde, istruendo i suoi discepoli, ebbe a dire: Apparirà allora nel cielo il segno del Figlio dell'uomo (Mt. 24, 30), cioè la croce. Ed anche l'angelo che annunciò alle donne la risurrezione di Cristo disse: Voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso (Mc. 16, 6). E l'Apostolo, da parte sua: Noi predichiamo, avverte, il Cristo crocifisso (1 Cor. 1, 23). Vi sono, infatti, molti Cristi e Gesù; uno solo, però, è il crocifisso. L'Apostolo, poi, non dice: "colui che è stato trafitto dalla lancia", bensì "il crocifisso". Dobbiamo, perciò, adorare il simbolo del Cristo: ovunque, infatti, si troverà quel segno, lì sarà presente il Signore stesso. La materia di cui è composta l'immagine della croce, invece, anche se fosse d'oro o di pietre preziose, non è più degna di alcuna venerazione, una volta scomparsa, per qualsiasi motivo, la figura originaria. Tutti gli oggetti consacrati a Dio, perciò, noi li veneriamo in modo tale, da riferire alla persona divina il culto che osserviamo per essi.

(S. Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, IV, 11)

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