ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 18 maggio 2018

Una cellula sana di un mondo malato

Alfie e l’invasione degli ultracorpi 

Paradigma di sterminio e sostituzione dell’essere umano

 La sorte di Alfie Evans da Liverpool non differisce da quella dei tantissimi innocenti condannati a morte dai burocrati becchini affacendati giorno e notte a servire il sistema di potere transnazionale che a grandi passi si sta impadronendo dei consessi umani e, una a una, delle nostre vite.
Questo sistema di potere è un’idra vorace che si sforza di apparire in pubblico nella veste rassicurante di sommo tutore del «miglior interesse» delle sue vittime: indossa la maschera beffarda che molti suoi lacchè – chierici e laici – sono accorsi a loro volta ad acquistare al mercato delle idee false e vincenti nel tempo delle «verità» capovolte, onde incassare tutte le prebende del caso.

La cupola felicemente unita sotto la ragione sociale di una grande impresa funebre dispone a piacimento dei corpi e dei cervelli della massa turlupinata e offesa, ridotta ad accettare il suo stesso sterminio con le buone o con le cattive. E tutti noi ci scopriamo spettatori impotenti e indifesi di una trama ordita altrove, che sta già catturando anche i figli di un’Italia piegata ai venti che soffiano impetuosi da nord.
Forse non ci siamo ancora resi conto che quell’Alfie per cui ci siamo indignati e prodigati e per cui abbiamo pianto tutte le nostre lacrime non è una triste prerogativa della perfida Albione, perché, mentre l’Italia per bene trepidava per lui, i dipendenti nostrani della cupola di cui sopra ben sapevano che l’humus culturale e la rete normativa erano già stesi anche in casa nostra, pronti per regalarci domani, grazie allo squarcio aperto contra legem a suo tempo dalla povera Eluana, la schiera italica di martiri giustiziati, finalmente anche qui, a norma di legge.
Le DAT sono state confezionate apposta in fretta e furia da un parlamento (appunto) in articulo mortis, per assicurare all’Italia – ex culla del diritto e centro della ex cristianità – un luminoso futuro di «accompagnamento» degli improduttivi alla dolce morte massiva, segnando un altro fondamentale passo avanti verso la totale reificazione dell’essere umano.
Ma nessuno spiega quale sia e a che punto sia il definitivo cambio di paradigma, teorico e pratico, che punta a travolgere e stravolgere l’ordine della creazione, la concezione stessa dell’uomo e della sua natura spirituale, a beneficio della massa telecomandata già rapinata del suo Dio.
Proviamo a farlo noi.
Perché non si tratta solo dell’eliminazione dell’essere umano, ma – per quanto incredibile – della sua sostituzione su scala planetaria.

Perché il ricordo di Alfie deve restare vivo

 Dunque, al di là dello slancio generoso che ha fatto di Alfie in men che non si dica un cittadino italiano – slancio per cui ci siamo sentiti per una volta tutti orgogliosi della nostra patria – in realtà lo iato tra Liverpool e Roma è solo apparente.
L’Italia sconta appena un po’ di ritardo nella applicazione pratica dei protocolli comuni previsti da una agenda comune che, come abbiamo visto, deve essere portata avanti ad ogni costo spazzando via tutto quanto si frapponga a ostacolo della sua rapida realizzazione.
È per questo che la storia del piccolo guerriero di Liverpool deve restare viva nella memoria di tutti. Perché, in ragione dei suoi protagonisti e antagonisti, dei modi e dei tempi e dei luoghi del suo dispiegarsi, essa è un paradigma di dolore e di vittoria.
Questa cosa il Potere lo ha capito bene, e infatti in tutti i modi ha cercato di cancellare le tracce e la memoria di un sacrificio umano che già ha scosso tante coscienze assopite, ma che è capace di essere, ancora, pericolosamente fecondo.
Improvvisamente un bambino malato che non voleva morire, insieme ai suoi genitori che lo volevano difendere dai carnefici, ha fatto emergere dalla palude mefitica dell’indistinto la sagoma del bene e quella del male, e noi le abbiamo potute vedere e quasi toccare, queste sagome, e abbiamo capito chi ci sta dietro, chi le disegna, chi le anima e quale abisso le separa.
Dio si serve dei piccoli per scuotere l’umanità, Maria Sua madre appare ai pastorelli e non ai potenti della terra.
Non per caso questo piccolo figlio dell’uomo ha generato tanto dolore nei buoni e, insieme, tanto imbarazzo ai potenti.
Parla da solo, anzi grida, il silenzio imposto su una morte troppo scomoda.
Tanto scomoda, tanto vergognosa, tanto dissonante con quella natura che si cerca in tutti i modi di reprimere, che quanti sono stati complici del misfatto hanno poi voluto non solo cancellare alla vista il corpo del reato, ma quasi rimuoverlo dal proprio vissuto a costo di mettere a nudo le proprie vergogne.
Basti pensare che, quando Alfie è potuto tornare a casa, da morto, qualche giorno prima del suo funerale, il vescovo di Liverpool, che già tanto si era speso a sostegno dell’ospedale degli orrori, ha vietato a tutti i preti della diocesi di andare a casa dei genitori per portare loro conforto e recitare un rosario.
Quanta paura può fare un martire innocente. Tanta da azzerare persino la pietà, esteriore e interiore, in chi dovrebbe essere, della pietà cristiana, il dispensatore di professione.

Una cellula sana di un mondo malato

 Combattendo la sua guerra contro i cattivi, Alfie ci ha mostrato uno scenario da vertigine. Può sembrare il set di un film di fantascienza, ma ci siamo finiti dentro davvero con le nostre vite, e per le nuove generazioni tutto questo orrore è in predicato di assumere le sembianze sinistre della normalità.
L’uccisione di Alfie Evans, certo, è stata la prova generale del cosiddetto aborto post-natale. Quello teorizzato da Peter Singer («Se il feto non ha lo stesso diritto alla vita di una persona, ci sembra allora che non lo abbia neanche il neonato, e che la vita di un neonato abbia così meno valore di quello che ha la vita di un maiale, di un cane o di uno scimpanzè per l’animale non umano») e sul quale si è costruito una fama, derivativa e funesta, il duo bioetico nostrano Minerva-Giubilini.
Ma l’uccisione di Alfie Evans non è solo questo.
Egli è stato martire di un’altra guerra epocale, una guerra di cui pochi, quasi nessuno, ha ancora contezza: la guerra per la sostituzione della stirpe dell’uomo.
Alfie doveva morire perché era il figlio naturale di una giovanissima coppia inglese non abbiente e poco istruita, e non era sufficientemente sano – o forse lo era e poi qualcosa è cambiato…
La regia ha allora impartito il suo ordine categorico:
«Cari genitori, vostro figlio è difettoso, rottamatelo. Prima o dopo la nascita, fa lo stesso, basta sia eliminato (i pezzi di ricambio, peraltro, possono sempre tornare utili). La tecnica è in grado di offrirvene uno di qualità migliore, e con garanzia. Affidatevi alla scienza che ve lo fabbrica in provetta, selezionandolo con le caratteristiche desiderate”. Fivet, designer babies, CRISPR-CAS9: l’ingegneria genetica permette oggi di scegliere la propria discendenza e di produrla artificialmente (sulla carta) più sana e più forte, senza subire l’alea connessa alla roulette russa della natura».
Ma qualcosa è andato storto, alla regia, perché i due ragazzini non abbienti e poco istruiti dei sobborghi inglesi non hanno abboccato al piano predisposto per loro, hanno osato ribellarsi sul serio e hanno saputo opporre una resistenza eroica, oltre ogni immaginazione e oltre ogni umana possibilità. Come solo uno strumento della Provvidenza divina può fare.
Hanno difeso la vita del loro figlio malato fino a stanare tutte le responsabilità e a scoprire tutti gli altari rovesciati eretti dalla schiera dei senza-dio.
Il potere è inciampato in una giovane coppia rimasta incredibilmente preservata dal germe antinatalista, contraccettivo, eugenetico ed eutanasico che ha aggredito l’occidente suicida.
Per Thomas e Kate Evans, Alfie era semplicemente il loro bambino, una sacra creatura di Dio da amare da curare e da proteggere, non una suppellettile difettata e intercambiabile al mercato della vita come il mondo vuole rendere i bambini: oggetti utili a colmare esigenze emotive, affettive e, se del caso, sessuali, di adulti vuoti e disperati.
A ben guardare, dunque, è la scienza riprogenetica il vero perno su cui si regge la proposta di business zootecnico per la famiglia moderna, e l’eutanasia infantile è solo la componente complementare del piano diabolico.

 L’Inghilterra e l’invasione degli ultracorpi

 Che la nostra non sia una ricostruzione immaginifica e strampalata, lo dimostra la storia recente del piccolo Charlie Gard, anche lui messo a morte in Inghilterra sotto lo sguardo straziato di un mondo ancora refrattario ad accettare l’abominio dell’uccisione deliberata di un bambino.
I genitori di Charlie, giovani fotogenici e slegati quanto basta dalla dottrina cattolica, erano la coppia ideale per realizzare senza saperlo questa forma di trasbordo biologico inavvertito per cui, rinunciato a un figlio, se ne cerca un altro con garanzia di qualità.
Si parlava per Charlie di malattia mitocondriale.
Come ricorda il Daily Mail in una intervista alla signora Gard, “qualsiasi bambino concepito naturalmente potrebbe avere da una a quattro probabilità di patire la stessa difficile condizione di Charlie”; e Connie Gard di rimando spiega: “Avremmo bisogno di avere un tipo di fecondazione in vitro chiamato diagnosi genetica preimpianto, noto come PGD, in cui vengono sottoposti a screening gli embrioni per questa condizione“.
Così il fratellino di Charlie sarà verosimilmente prodotto in laboratorio e, dopo la tragedia in mondovisione, i Gard diventeranno, loro malgrado, la famiglia-poster della provetta onnipotente.
Di più: è molto probabile che verrà loro proposta la Three Parents IVF, ossia la fecondazione in provetta con donazione di mitocondri da soggetto terzo rispetto alla coppia. In pratica, l’ovulo fecondato avrà il nucleo di una donna e i mitocondri di un’altra: tre DNA per una creatura.
Gli effetti a lungo termine sono ovviamente sconosciuti, ma chi siamo noi per giudicare la scienza e il progresso.
Ora, le storie di Charlie e di Alfie non sono avvenute in Inghilterra per una sfortunata coincidenza: l’Inghilterra possiede un ente apposito che si occupa di provette, la Human Fertilization and Embryology Authority (HFEA).
Come qualsiasi consorzio statale o privato di bioetica, esso agisce come una sorta di ufficio permessi.
Proprio quest’anno, l’HFEA ha detto sì per due casi di Three parents IVF.
Ma la connessione geografica ha radici ben più profonde, perché proprio a Londra si è consumato il grande tradimento della Cristianità ad opera di un potere corrotto e sanguinario come quello di Enrico VIII, re adultero e assassino.
L’Inghilterra, improvvisamente trovatasi priva del fondamento della religione, cercò subito di sostituirlo con qualcos’altro: la scienza. Ecco Newton, ecco le filosofie empiriste, il tutto con un afflato esoterico di cui non diremo qui, ma che porta con sé un preciso connotato sulfureo.
La cosiddetta modernità, nata in Inghilterra dallo sfregio a Cristo e al suo Regno, trova oggi il suo nuovo compimento scientifico, sino al livello micrologico, con la fabbricazione di umani al di fuori del concepimento e la correlativa strage di embrioni. (Il sesso e la crudeltà erano, alla fine, i peccati di Enrico VIII…).
La FIVET, come noto, moltiplica per venti i numeri dell’aborto: per ogni bambino che arriva fra le braccia della famigliola “pianificata”, si ammazzano (si scartano, si disintegrano, si congelano) almeno una ventina di embrioni.
L’obiettivo della modernità travestita da progresso è desessualizzare la procreazione, interrompere la continuità umana e sostituirla con la programmazione di una stirpe slegata dalla sacra unione tra un uomo e una donna ed estranea al susseguirsi delle generazioni.
Estranea, cioè, alla «tradizione», ovvero al tramandarsi, secondo una catena naturale, del testo più antico: il DNA.

 L’incarnazione rinnegata

 Non ci vuole molto per capire che questa è la vera guerra in corso. La guerra al concepito. Cioè a quel momento, unico e irripetibile, in cui la vita umana si forma e si trasmette.
Et incarnatus est. Lo si diceva in ginocchio, una volta, quando la Chiesa onorava davvero Cristo e i suoi martiri.
Perché la chiesa ha autorizzato l’uccisione di Alfie? Perché quella che regna oggi è la chiesa anticoncezionale che ha dichiarato guerra al concepimento, cioè al tramite per il quale Dio stesso venne sulla Terra.
Di più: è la chiesa che non vuole martiri, perché i martiri sono il seme dei cristiani.
Tra convegni di ingegneria genetica in Cappella Sistina e proclami malthusiani della Pontificia Accademia per la Vita, è evidente come questa gerarchia sia ormai sfacciatamente impegnata nella diffusione della Necrocultura secondo i dettami dell’agenda mondialista.
Il che implica il rinnegamento dei principi cardine su cui si regge tutto l’impianto della morale cristiana.
Sotto attacco è la «tradizione» realizzata proprio attraverso il concepimento; il libro della genetica trasmesso di generazione in generazione con la legge naturale della vita è il testo sacro che vogliono manomettere i biomodernisti della provetta.
Ma alla fine di questa analisi, spregiudicata solo in apparenza, tocca ancora un passaggio ulteriore, perché è inevitabile porsi a questo punto un interrogativo teologico, di cui vogliamo lasciare la risposta a chi legge.
Se lo spirito si incarna nel corpo al momento del concepimento della nuova vita (così come venne annunziato alla Vergine Maria), ci chiediamo: per i bambini fabbricati in laboratorio da mani umane, che ne è dell’anima?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 366 recita:
«La Chiesa insegna che ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio – non è “prodotta” dai genitori – ed è immortale: essa non perisce al momento della sua separazione dal corpo nella morte, e di nuovo si unirà al corpo al momento della risurrezione finale». 

“L’infusione dell’anima al momento del concepimento” Miniatura XV secolo

Nell’orizzonte, reale e attuale, che abbiamo tratteggiato, Alfie è stata un’estrema, imprevista resistenza al modello di bambino intercambiabile proposto – e ove necessario imposto – alla famigliola moderna interprete obbligata della pianificazione genitoriale (planned parenthood).
L’esercito di creature di laboratorio è pronto a invadere il nostro mondo, già despiritualizzato a morte.
Ecco l’invasione degli ultracorpi: le provette, i frigoriferi, le leggi 40, servivano solo a questo.
Grazie ad Alfie Evans, alla sua dolcissima mamma e al suo papà di tempra antica, abbiamo vissuto il compatimento autentico di un dolore cocente e abbiamo potuto ammirare, in questo dolore, la forza invincibile della natura umana toccata dalla grazia.
Alfie ha donato la vita per smascherare il male nel mondo, e per vincerlo. Davanti alla sua missione non possiamo che inchinarci e metterci, ciascuno per la propria piccola parte, sotto la stessa insegna del piccolo gladiatore.
L’insegna della Vita secondo il volere di Dio e non dell’uomo.
L’insegna di quella umanità decisa a resistere all’invasione delle creature sintetiche e del principe del mondo.

– di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco



Sulla morte di Alfie Evans una congiura del silenzio

    Nessuna autopsia, nessun esame tossicologico post mortem, niente di niente.  Interpellato dal blogger John Allman, esperto di inchieste su morti sospette, il coroner di Liverpool ha risposto che la morte di Alfie Evans è avvenuta per «cause naturali» e quindi non c’è motivo di procedere con esami autoptici sul corpo del bambino, i cui funerali sono avvenuti ieri.
Figura tipica dei paesi anglosassoni, il coroner è più di un medico legale. Ha infatti una discrezionalità piuttosto ampia, può scegliere se investigare su un caso e come procedere nelle indagini. Inoltre dispone di fondi pubblici per realizzare le ricerche. Ma nel caso di Alfie Evans il coroner  André Rebello
ha stabilito  che «Alfie Evans è morto per una causa naturale e non c’era alcun obbligo per un medico legale di indagare in base al Coroner and Justice Act  del 2009 o a qualsiasi altra legge».
La risposta si può leggere nello scambio di mail che Allman pubblica nel suo blog
e dimostra una pervicace volontà, da parte del coroner, di chiudere la vicenda in fretta, senza approfondimenti.
«Dopo la morte di Alfie – scrive Allman nella prima mail – ho cercato invano notizie sulle cause, su esami post mortem, su esami tossicologici e l’inchiesta del coroner. Così ho deciso di rivolgermi direttamente alla fonte. Sono rimasto scioccato da ciò che ho appreso».
Anche se in modo formalmente cortese, il coroner dice in sostanza ad Allman di stare alla larga: infatti, prima gli chiede perché si interessa al caso,  poi afferma che siccome «Alfie Evans è morto per una causa naturale» non c’è alcun obbligo di procedere con un’indagine.
Allman tuttavia non molla la presa e insiste. Vuole sapere quale è stata la «causa naturale» della morte di Alfie, tanto più che la sua malattia è stata definita «sconosciuta». Se non si ritiene di procedere con un’indagine, si presume che ora la causa sia nota: dunque qual è nello specifico?
Allman chiede di visionare i documenti e in particolare la copia del certificato di morte,  ma Rebello risponde affermando che rispetto alla mail precedente non c’è nulla da aggiungere: non ci sono state indagini da parte del coroner e per ottenere l’informazione richiesta Allman deve rivolgersi al locale ufficio che registra i decessi.
Nuova mail di Allman che insiste e nuova risposta del coroner, questa volta un po’ meno evasiva. Riferisce infatti che «a seguito di indagini preliminari, la corte ha stabilito che questa morte non richiede un’inchiesta del coroner». Inoltre, dice,  la comunicazione di Allman «non fornisce alcuna nuova informazione rispetto al materiale dettagliato a cui il tribunale ha avuto accesso». «La morte – ripete – è registrata come morte per cause naturali» e «poiché non vi è alcuna indagine del coroner, sarebbe inopportuno che il tribunale condividesse con lei informazioni private sulla famiglia». La registrazione del decesso, conclude, «è comunque di dominio pubblico in quanto chiunque può richiedere un certificato di morte».
Tutto chiaro? Per niente. Intanto veniamo a sapere che ci sono state «indagini preliminari» e poi sarebbe interessante conoscere il testo del documento redatto dal tribunale. Infatti Allman lo chiede:  «Per favore, posso avere una copia dell’ordine o della decisione del tribunale, che lei ha menzionato, secondo cui la morte di Alfie Evans non richiede un’indagine da parte del tribunale?». Poi aggiunge: «Se lo sa, la prego di indicare se c’è stata un’autopsia».
Ed ecco la risposta del coroner Rebello: «Caro signor Allman, anche nel caso in cui ci fosse stata un’indagine del coroner, non sarei stato dell’opinione che ci sia da parte sua un legittimo interesse in questa materia, così da fornirle informazioni  al riguardo».
Rebello si dice soddisfatto della spiegazione secondo cui la morte è avvenuta per cause naturali, ovvero per una malattia incurabile, il che ha consentito di registrare la morte del bambino senza un’indagine del medico legale. Infine, dopo aver fatto riferimento al diritto alla riservatezza e alla privacy per i cittadini e le loro famiglie, e aver sostenuto che il rapporto con i medici è privato, il coroner ricorda che certe questioni diventano di pubblico dominio solo se il tribunale stabilisce che sia necessaria un’indagine. Conclusione:  «Non intendo discutere con lei questi problemi o altre questioni che ha sollevato. Come coroner, ho i miei doveri e sarebbe inappropriato per me spiegare di più».
Tutto finito? No, perché Allman scrive di nuovo. E obietta: lei dice di essere rimasto soddisfatto della spiegazione secondo cui Alfie è morto per cause naturali, per una malattia diagnosticata come incurabile. Allora mi dica per favore il nome di questa malattia, altrimenti la causa della morte è sconosciuta. «Se lei permetterà la distruzione del corpo di Alfie, con la cremazione o con la sepoltura, e senza autopsia, sarà complice nella distruzione delle prove che potrebbero stabilire la vera causa della morte di Alfie».
Allman accenna anche a una possibile richiesta di emergenza per la revisione della decisione del coroner, per ragioni che dovranno essere scritte con cura, così da evitare la distruzione delle prove, e scrive: «Incoraggiandola a riconsiderare una decisione che potrebbe semplicemente essere stata frettolosa, piuttosto che sinistra, come alcuni affermano, le sto facendo un favore. Sono suo amico, anche se in questo momento lei è incline a pensare a me come una spina nel fianco».
Risposta finale del coroner: «Caro signor Allman, grazie. Lei non è una persona interessata a questa materia. Ho già detto che non avrei discusso la questione con lei. Se si desidera conoscere la causa di morte registrata, questa è disponibile al pubblico presso il servizio di registrazione. Non ho altro da aggiungere. Non intendo rispondere più a questa domanda».
lifesitenews
Allman dice: «Ho intenzione di combattere per la revisione giudiziaria della decisione del coroner, e intendo di farlo bene. C’è un sacco di gente che pensa che stia succedendo qualcosa di strano».
Anche lifesitenews si è rivolto al coroner di Liverpool, ottenendo però la medesima risposta: «A seguito di indagini preliminari, la morte di questo bambino è stata registrata presso il servizio di registrazione locale. Sono convinto che non ci sia il dovere di indagare in base al Coroner and Justice Act 2009. Non posso commentare le congetture dei media».
Cancellare il più rapidamente possibile ogni traccia di quanto accaduto, così che non sia più possibile indagare alla ricerca della verità. Questa sembra essere la parola d’ordine a Liverpool.
Aldo Maria Valli

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