Cattolici bergogliani e cultura sinistra: una mafia omertosa? Il disgusto dei cittadini per il livello “sovietico” della mistificazione cui è soggetta l’informazione, da sempre monopolio di "Sinistra" cioè senza contraddittorio
di Francesco Lamendola
Qualche anima bella, forse, di questi tempi comincia a meravigliarsi del livello ormai “sovietico” della mistificazione cui è soggetta l’informazione, un po’ dovunque nel mondo occidentale e specialmente in Europa, ma soprattutto nella nostra Italia. Le vendite dei giornali sono in caduta libera, così come gli ascolti sui programmi televisivi tradizionali, specie quelli di (pseudo) informazione, attualità e dibattito; e ciò non è dovuto solamente al dilagare dell’offerta di notizie e di commenti in rete, semmai questo è l’effetto della disaffezione, per non dire del disgusto, del cittadino medio nei confronti di giornali e televisioni. E si chiedono, queste anime belle: ma come è possibile che si sia arrivati fino a questo punto? (Se lo è chiesto, per esempio, con candore disarmante, Giovanna Botteri, al momento della vittoria elettorale di Trump.) E proprio in un Paese dove la cultura, bene o male, è (quasi) sempre stata onorata e rispettata, almeno formalmente; e dove il sapere è tenuto in una certa considerazione. Ma l’ingenuità consiste proprio nel non vedere che il livello di mistificazione delle notizie sui media pubblici e privati è la diretta conseguenza di un progetto a lungo termine di asservimento della cultura. La cultura asservita al potere produce una informazione sistematicamente taroccata: questa è la legge. Ed è ovvio che sia così, perché è la cultura che forma i professionisti, compresi quei professionisti che si occupano dell’informazione; e se la cultura è fatta di servi, più o meno volonterosi, ma pur sempre servi, e sia pure dagli stipendi a cinque zeri, non vi è alcuna speranza che l’informazione sfugga a un processo sempre più rapido e massiccio di mistificazione, e si prostituisca nel modo più spudorato a raccontar le frottole che vuole il potere, secondo il copione che le viene imposto.
Jorge Mario Bergoglio, dopo la caduta del muro di Berlino ha di fatto resuscitato il comunismo, diventandone la sua nuova "icona": ma sa il papa argentino, che specie nelle sue radici marxiste, il comunismo è "la quintessenza dell’ateismo" ?
Ora, la cultura, in Italia, è stata sempre in mano alla sinistra. Dal 1945 a oggi, gli intellettuali di sinistra, le case editrici di sinistra, la stampa di sinistra (non necessariamente marxista: si pensi a La Repubblica, che pesa, a tutti gli effetti, come un partito politico) hanno fatto il bello e il cattivo tempo, in regime di monopolio, cioè letteralmente senza contraddittorio: si sono lodati e strofinati gli uni con gli altri, qualche volta si sono anche un po’ beccati, ma sempre come membri di una stessa famiglia, o, se si preferisce, di una stessa corporazione mafiosa. Gli “altri”, quelli non di sinistra, hanno sempre figurato da comprimari, o meglio ancora da teste di turco sulle quali riversare ironia, dileggi e autentico disprezzo. Così pure i cantanti e cantautori di sinistra, i registi teatrali e cinematografici di sinistra, i critici letterari e cinematografici di sinistra, hanno sempre lavorato praticamente in regime di monopolio: hanno sempre potuto dare le pagella a tutti, fare le pulci a chiunque, senza mai doversi aspettare, quanto a se stessi, di ricevere lo stesso trattamento; hanno sempre potuto puntare il ditino contro qualcuno, bacchettare, rimproverare, denigrare, svillaneggiare chi hanno voluto, senza mai correre il benché minimo rischio di dover subire la centesima parte di un tale trattamento da parte d’una ipotetica controparte. Situazione che prosegue inalterata ancora oggi, a quasi trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda: tanto è vero che un Saviano può dire tutto quello che vuole, un Gad Lerner può dire tutto quel che vuole, un Enzo Bianchi può dire tutto quel che vuole (infatti, la legge vale anche all’interno della Chiesa, da quando, col Concilio Vaticano II, anch’essa si è secolarizzata e politicizzata, e ha visto il trionfo dei “cattolici di sinistra”); ma, dall’altra parte, non esiste la par condicio, chi non appartiene alla sinistra non può dire quel che vuole, ossia può farlo, ma poi ne deve pagare lo scotto. In pratica, fra tutti i cantanti, il solo Povia osa tenere alta la testa e cantare canzoni, o rilasciare interviste, nelle quali celebra la famiglia e la bellezza dell’incontro fa uomo e donna, e non accetta che l’omosessualità o la paternità surrogata vengano presentate come cose eccellenti: ma ha contro tutti, viene sommerso d’insulti, viene boicottato in ogni modo. E quel che meno di tutto gli perdonano, è dire che la libertà deve esistere nei due sensi, anche per un omofilo che voglia sottoporsi a delle terapie per riscoprire l’amore eterosessuale.
C’è una breve, gustosa intervista di Gigi Moncalvo, scaricabile da Youtube, nella quale egli ricorda che Gad Lerner è stato querelato da suo padre per diffamazione, ma il giudice ha prontamente deciso il non luogo a procedere. Ad ogni modo, il fatto di un padre che si vede costretto a querelare il figlio è già, di per sé, abbastanza inquietante: ebbene, dice giustamente Moncalvo, immaginatevi un po’ se una disavventura simile fosse capitata a Belpietro, o a Del Debbio, o a Giordano, o a Veneziani. Tutti i media (asserviti alla cultura di sinistra) avrebbero intonato lo stesso lamento: Oh, che orrore! Pensate che figlio snaturato deve essere, uno che si fa querelare perfino da suo padre! Invece è capitato a Gad Lerner, icona della sinistra pro-migranti, pro-diritti civili, pro femminismo alla Boldrini, della quale è stato consigliere (e pro Israele, ci mancherebbe altro!; perché gli islamici sono simpaticoni e carini, sì, ma solo finché a prenderseli in carico è l’Europa, mentre se si tocca il tasto d’Israele, la musica cambia e non di poco) nessuno ne ha parlato: silenzio assoluto. Oppure qualcuno di voi era a conoscenza delle cosa? No, non lo sapeva nessuno. E questo perché la cultura di sinistra (ammesso che esista una cosa del genere, cioè che esista una cultura “di sinistra” o “di destra”) è omertosa, funziona come una mafia, usa sempre due pesi e due misure: se un intellettuale di sinistra dice, per caso, una cosa di destra, viene coperto d’insulti. Se un intellettuale di destra dice, per caso, una cosa di sinistra, viene immediatamente santificato, trasformato in un vero e proprio oracolo, un Saulo convertito sulla via di Damasco del progressismo e divenuto finalmente una persona onesta e civile, da mascalzone e delinquente che era prima. Quando si dice la potenza dello spirito (di Marx, che credevate?). Sono riti obsoleti e quanto mai ripetitivi, che funzionano solo in regime di monopolio: in Italia funzionano - ma non ancora per molto, a giudicare da alcuni indizi significativi – perché l’Italia, fra le altre anomalie storiche, ha avuto il più grosso Partito comunista di tutto l’Occidente e perché i post-comunisti e i cripto comunisti nostrani, che poi sono in gran parte gli ex cattolici e soprattutto i membri del neoclero bergogliano, non si sono ancora accorti che la stagione del comunismo è finita da parecchi decenni, e che persino la stagione della mitizzazione postuma del consumismo è scaduta e andata a male, come un latte rancido o un vino marsalato. Imperterriti, inossidabili, persino fieri di sé (contenuti loro…), quei signori continuano, con estremo sussiego, a fare quel che hanno sempre fatto, e che poi è la sola cosa di cui siano esperti: i parassiti sociali, cioè i promotori di una ideologia non solo inutile, ma ormai archiviata dalla storia – con disonore – e che loro soltanto continuano a considerare ammirevole e perfetta. Quando, per esempio, monsignorMarcelo Sànchez Sorondo dichiara, di ritorno da un viaggio in Cina (mentre Bergoglio sta abbadonando nella mani di un regime ateo e liberticida qualche milione di cattolici veri, in cambio di una libertà di facciata per qualche milione di cattolici taroccati) è la realizzazione della dottrina sociale della Chiesa; e quando quell’altro portento del progressismo cattocomunista, il cardinale Reinhard Marx, dichiara che senza la dottrina di Karl Marx non ci sarebbe oggi la dottrina sociale della Chiesa, dimostrano, entrambi, oltre a una colossale ignoranza e a una straordinaria capacità di auto-suggestionarsi e auto-ingannarsi, la perfetta continuità esistente, presso la cultura di sinistra – che oggi, ripetiamo, veste la tonaca dei preti cattolici – nell’ultimo mezzo secolo di storia, dal mito del “Che” Guevara (e di Camilo Torres, a proposito di cattolici col vizietto del mitra in una mano e il Vangelo nell’altra) al mito, incredibilmente duro a morire, di un comunismo dal volto umano e perfino dal volto un po’ cristiano. Un mito sul quale costoro vorrebbero avere la corsia preferenziale per metterci il loro copyright: non sia mai che qualcun altro, arrivato magari dieci minuti dopo, osi rubare loro l’idea, così geniale, così originale, così luminosa, che fra il Capitale di Marx, il Libretto Rosso di Mao e leBeatitudini di Gesù Cristo non c’è proprio nessuna differenza di sostanza, ma, tutt’al più, di toni e di stile.
L'incredibile metamorfosi della storica sinistra sindacalizzata.
Oggi la sinistra, alleata con i poteri finanziari speculativi, è diventata press’a poco "il contrario di ciò che era", tradento clamorosamente la classe operaia, lo storico "proletariato" (sostituito dai falsi immigrati), i lavoratori e la sovranità dei popoli in generale.
Ora, c’è solo un piccolo, quasi insignificante problema, che nessuna di queste finissime teste d’uovo, da Saviano a Gad Lerner, da Sorondo a Enzo Bianchi, e, sul versante politico, da Rosy Bindi a Nichi Vendola, e da Bersani a Renzi, sembra aver minimamente colto. Non parliamo, ovviamente, di un’inezia come il fatto che il comunismo, specie nelle sue radici marxiste, è la quintessenza dell’ateismo, e che ovunque era giunto al potere, la prima cosa che faceva era quella di ammazzare un po’ di preti e di chiudere in prigione un po’ di fedeli, da qualche migliaio o qualche milione, secondo gli usi e le necessità dei tempi e dei luoghi; né del fatto che si è adoperato in ogni modo per far sparire dalla coscienza dei cittadini-compagni ogni sia pur vaga traccia di sentimento religioso, mobilitando ogni risorsa delle scienze, della storia, della sociologia, dell’antropologia e perfino, nei casi più ostinati, degli istituti psichiatrici, per meglio curare quella pericolosissima deviazione della mente che consiste nel credere in Dio. No, non parliamo di simili quisquilie, le quali, come ognuno può vedere e capire bene, sono solo questioni di dettaglio, questioni di tattica e non di strategia, perché sulla strategia sono d’accordo tutti: si tratta della liberazione dell’uomo e dell’instaurazione del paradiso in terra, che gli uni chiamano società comunista e gli altri Regno di Dio, ma sono nomi diversi per dire la stessa identica cosa. E poi, se è anche è vero che i comunisti non sono mai stati troppo teneri con i cattolici, e insomma che l’unico prete buono, per loro, è il prete accoppato prima che possa diventare prete (vedi l’assassinio del quattordicenne seminarista Rolando Rivi nel 1945, il glorioso anno della Liberazione), è altrettanto vero, innegabilmente, che ai cattolici di sinistra piace essere carezzati un po’ rudemente dai comunisti, perché sono innamorati della violenza, ma in segreto, e perciò, non osando praticarla loro stessi, accettano di subirne un poca da parte di coloro che, per essi, sono il modello da amare e da ammirare incondizionatamente. Insomma, come certe donne, magari proprio le femministe più arrabbiate e petulanti (a parole), le quali poi, nel segreto della camera da letto, non disdegnano affatto di farsi prendere con una buona dose di prepotenza dai loro focosi e virili amanti, e magari, perché no? - come risulta dai libri-intervista delle “compagne” targati anni ’70, tipo Pelle e cuore di Anna Del Bo Boffino – pure di farsi sodomizzare, perché anche quella, dopotutto, è una forma di “liberazione” dall’educazione repressiva e maschilista (e, guarda caso, cattolica). In effetti, il meccanismo psicologicoè proprio lo stesso: come le donne più disinibite, che parlano sempre di parità in tutti i campi fra i due sessi, non di rado sono proprio quelle che adorano farsi penetrare con violenza, e magari assestare pure qualche buon ceffone, così i cattolici di sinistra adorano farsi corteggiare e “violentare”, metaforicamente parlando, dai villosi e nerboruti “compagni” della scuderia di Marx, Lenin & Compagni, nei quali vedono l’ideale di ciò che vorrebbero essere pure loro, se potessero dar corpo alle loro più segrete fantasie (anche sessuali).C’è, nei cattolici progressisti, una discreta vena masochista, e un’altra vena, ancor più discreta, nel senso di ben dissimulata, omofila: a meno che la vicenda del Forteto, per esempio, non significhi proprio nulla, e che fra la pederastia conclamata del catto-comunista Pasolini e quella, parzialmente repressa, del prete di sinistra don Milani, esistano davvero delle differenze di sostanza, oltre che di forma. Ma su ciò, ognuno la pensi come gli pare, a qualunque scuola psicoanalitica appartenga - freudiana, junghiana, adleriano o reichiana: il mondo è bello perché è vario; purché, sia ben chiaro, si resti nell’ambito della cultura progressista, all’interno della quale tutto è concesso, e fuori della quale anche una contravvenzione per sosta vietata diventa uno scandalo etico enorme, che grida vendetta sino al cielo.
L’informazione truccata, la cultura asservita
di Francesco Lamendola
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