Sionismo cristiano, 3° Tempio e Falso Messia
Sionismo cristiano, 3° Tempio e Falso Messia
Il Sionismo può essere definito come: "Il Movimento Nazionale a favore del ritorno del popolo ebraico nella sua terra e la restaurazione del dominio ebreo nel territorio di Israele". Nella sua forma più elementare, il termine "Sionismo cristiano" significa il sostegno cristiano al Sionismo.
I suoi componenti credono che Dio abbia un'ininterrotta "relazione speciale" ed un "patto inscindibile" con gli israeliti e che essi abbiano un diritto divino al possesso della terra dei loro Padri.
Tutto ciò è basato su un'interpretazione letterale ed escatologica della Bibbia e sulla convinzione che le profezie dell'Antico Testamento riguardanti il popolo "eletto" si stiano realizzando ai nostri giorni ed attraverso l'attuale Stato secolare di Israele.
Questo Movimento ebbe la sua origine tra i Protestanti in Gran Bretagna, e più tardi tra quelli statunitensi.
Nel 1621, il parlamentare inglese Sir Henry Finch scrisse "The World's Great Restoration", un libro in cui incoraggiava le rivendicazioni ebree della Terra Santa. E Napoleone, accampato fuori Acre nel 1799, fece un proclama in cui prometteva di restituire la Palestina agli ebrei.
Anche negli Stati Uniti, sebbene per la loro origine e storia siano profondamente influenzati dalla Massoneria e dal controllo della Federal Reserve, esiste ancora una forte tendenza culturale a considerarsi una grande Nazione cristiana, con i suoi leader "rinati" alle conoscenze e alle radici evangeliche.
Si pensa pure, di conseguenza, che il ruolo del paese sia di proteggere Israele e gli Ebrei durante gli "ultimi giorni". Per questo, il movimento conservatore evangelico è in crescita sempre più rapida all'interno delle chiese cristiane americane.
Gli evangelici sono stimati intorno ai 100-130 milioni, di cui il 20-25% può essere considerato fondamentalista ossia dai 20 ai 26 milioni di americani, la cui maggioranza è incline a sostenere le posizioni del Sionismo cristiano convinto dell'ineluttabilità della Battaglia di Armageddon.
Queste comunità oggi formano la più vasta base di supporto per gli interessi ebraici negli USA. Fin dagli anni '70, le lobby pro-Israele non hanno cessato di promuovere il supporto politico ed economico tra gli estremisti cristiani che hanno esercitatonotevoli pressioni sul Congresso e sulla Presidenza americani.
La loro difesa dello stato ebraico è instancabile e solitamente correlata da citazioni bibliche ben selezionate.
I Sionisti cristiani credono davvero che la ricostruzione del Tempio sia imminente e caldeggiano molto coloro che la stanno compiendo.
Il concetto relativo a tale rifacimento sta alla base della pretesa israeliana di avere il dominio assoluto su Gerusalemme, così come quello all'espansione dei confini nazionali sino ad includere non solo la Palestina ma, secondo un'interpretazione letterale di Genesi 15:18, la maggior parte del Medio Oriente, dall'Egitto all'Eufrate.
Non dobbiamo dimenticare che il fine ultimo del rimpatrio degli esiliati e della costituzione stessa dello Stato rimane la riedificazione del Tempio che è al vertice della Piramide.
Si tratta di una questione di potere. Chi controlla il Monte del Tempio controlla Gerusalemme. E chi controlla Gerusalemme controlla la terra di Israele.
Usando l'analogia dei tre cerchi concentrici per illustrare l'agenda Sionista, il territorio rappresenta l'anello più esterno (conquistato nel 1948), Gerusalemme il cerchio centrale (ottenuto nel 1967) e il Tempio, il cerchio più interno ancora da conquistare.
Negli ultimi 19 secoli, gli Ebrei hanno espresso così la loro preghiera (Amidah) tre volte al giorno: "Sia Tua volontà che il Tempio venga presto riedificato nei nostri anni."
Tra i Sionisti cristiani contemporanei che hanno scritto sulla ricostruzione del Tempio ci sono Thomas Ice e Randall Price, Grant Jeffrey, Hal Lindsey, Tim LaHaye e Dave Hunt. Le loro vendite a livello globale in 50 diverse lingue superano i 70 milioni di dollari.
Le loro visioni sono quindi influenti, e non possono essere liquidate come marginali od esoteriche. Sono condivise da alcuni dei maggiori collegi teologici ed istituzioni missionarie oltre che da una significativa parte di cristiani evangelici, carismatici, pentecostali e fondamentalisti di tutto il mondo.
Cristiani ed ebrei sionisti sono uniti nella convinzione che il Duomo della Roccia musulmano debba essere distrutto ed al suo posto edificato il terzo Tempio Ebraico con l'indispensabile presenza della Sacra e misteriosa Arca dell'Alleanza.
In più, che dei sacerdoti debbano essere riconsacrati e i sacrifici nuovamente istituiti per adempiere alle profezie bibliche onde affrettare l'avvento del Messia.
Essi vedono nella costituzione dello Stato di Israele del 1948 e nella presa di Gerusalemme del 1967 il segno del termine dell'esilio durato 2000 anni, e la fine dei "Tempi dei Pagani" (chiamati anche Gentili o Gojim; ndr).
Le loro aspirazioni religiose volte a ricostituire il Tempio hanno chiare ramifica-zioni politiche e minacciano di destabilizzare l'intero Medio Oriente.
Abbiamo accennato fin qui all'assenso che molte persone e studiosi di profezie bibliche danno allo Stato di Israele e alla sua ambizione di rifare il Tempio. Ma c'è una domanda basilare che ci dobbiamo porre:
"Come mai nessuno di costoro menziona mai il fatto che i finanziamenti a favore di tutto ciò vengono erogati in larga misura dalla Massoneria? Si tratta solo di una coincidenza?
Come fanno a non notare che la restaurazione del Tempio di Re Salomone e degli antichi riti sia anche alla base della tradizione massonica stessa?
La maggioranza dei politici del governo israeliano fa parte di varie Logge segrete il cui fervore religioso non è fondato sulla Torah di Mosè, ma piuttosto sul Talmud Babilonese con le sue influenze cabalistiche ed esoteriche."
Sembrerebbe che la letteratura profetica ufficiale abbia visto solo un lato della medaglia. Si, Israele è un popolo per cui il patto di Abramo rimane ancora valido, ma in questo momento Israele è in uno stato di cecità spirituale in cui i suoi leader hanno stretto un patto con la morte.
Il Tempio di Salomone è un simbolo primario nella Massoneria, e la storia leggen-daria della sua costruzione è la base fondamentale per le regole e la condotta di vita. In altre parole, esso è per il massone ciò che Dio è per il cristiano sionista!
Perciò la Massoneria ha posto la sua fede in qualcosa che il VERO DIO ha decretato fosse distrutto non soltanto una volta, ma addirittura due!
Tempio di Re Salomone |
Quando Davide prese Gerusalemme, si stabilì nella fortezza e realizzò diverse costruzioni, costituendola capitale del regno.
La convertì anche in centro religioso di Israele con il trasporto dell'Arca dell'Alleanza(Cfr. Sam 6, 1-23), segno della presenza di Dio tra il suo popolo, e decise di edificare in onore del Signore un Tempio che gli servisse da dimora. (Cfr. 2 Sam 7, 1-7. Ed anche 1 Cr 22, 1-19; 28, 1-21; e 29, 1-9).
Secondo le fonti bibliche, suo figlio Salomone iniziò le opere di costruzione del Tempio nel quarto anno del suo regno, e lo consacrò nell'undicesimo (Cfr. 1 Re 6, 37-38), vale a dire verso il 960 a. C.
Re Salomone |
Re Salomone venne avvertito, attraverso i profeti (Cfr. 2 Cr 7, 12-21. 1 Re 9, 1-9), che se non avesse seguito fedelmente, insieme al suo popolo, i dettami dell'Eterno e avesse deviato dalla strada maestra, la Casa del Signore sarebbe stata distrutta. (Cfr. 2 Cr 7, 12-21. 1 Re 9, 1-9).
La storia dei secoli seguenti mostra fino a quale punto si siano compiute queste parole. Infatti, nel 587 a. C. Nabucodonosor con il suo esercito rase al suolo la città,compreso il Tempio, e deportò la maggior parte della popolazione a Babilonia.
Deportazione degli Israeliti in Babilonia di James Tissot |
Non dovettero trascorrere molti anni perché gli Israeliti sentissero di nuovo la protezione di Dio: nel 539 a. C. Ciro, re di Persia, conquistò Babilonia concedendo loro la libertà di tornare a Gerusalemme.
Così, nello stesso luogo in cui era sorto il primo Tempio, fu edificato il secondo, più modesto, che venne consacrato nel 515 a. C.
Nel 63 a. C., la Palestina cadde nelle mani del generale romano Pompeo, dando inizio ad una nuova epoca. Erode il Grande si fece nominare Re da Roma che gli fornì un esercito.
Nel 37 a. C., dopo aver consolidato il suo potere utilizzando anche mezzi non esenti da brutalità, conquistò Gerusalemme ed iniziò ad abbellirla con nuove costruzioni: la più ambiziosa di tutte fu il restauro e l'ampliamento del Tempio, che realizzò a partire dal 20 a. C.
Tempio di Erode |
Erode fece raddoppiare la superficie della spianata costruendo enormi muri di contenimento – alcuni di quattro metri e mezzo di spessore – e riempiendo gli spazi con terra o con una struttura di archi sotterranei.
Formò così una piattaforma quadrangolare i cui lati misurano 485 metri ad ovest, 314 a nord, 469 ad est e 280 a sud. Nel centro, circondato a sua volta da un altro recinto, si innalzava il Tempio propriamente detto: era un edificio imponente, ricoperto di pietra bianca e lastre d'oro, alto 50 metri.
I fatti di allora, grandemente noti per l'intreccio con la vita del Cristo, ben presto precipitarono e portarono a compimento una Sua lungimirante e significativa Profezia sulla seconda distruzione del Tempio: "Le vedete tutte queste cose? Io vi dico, in Verità, che non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata."(Mt. 24, 1-2).
Queste parole si compirono nel 70 d. C. sotto l'Imperatore Tito, quando la superba struttura fu incendiata durante l'assedio delle legioni romane. Oggi ne resta solamente il muro occidentale di contenimento, detto comunemente Muro del Pianto.
Distruzione di Gerusalemme e del secondo Tempio |
L'espansione dell'Islam, che giunse a Gerusalemme nel 638, sei anni dopo la morte di Maometto, cambiò tutto. I primi governanti focalizzarono la loro attenzione sulla spianata del Tempio. Secondo una tradizione, Maometto sarebbe asceso al cielo da lì.
Subito furono costruite due moschee: la Cupola della Roccia al centro, proprio sopra il luogo del Sancta Sanctorum che al tempo di Re Salomone ospitava l'Arca dell'Alleanza (Esodo 26, 34), e a sud la moschea di Al-Aqsa, dove si trovava il portico più grande all'epoca di Erode.
Spianata delle Moschee a Gerusalemme |
È per questo motivo che tale area viene considerata dai Mussulmani il terzo punto più sacro dell'Islam, dopo La Mecca e Medina.
Ed è proprio lì che nel dicembre 1995, un mese dopo l'assassinio di Rabin, fu fondata la Loggia di Gerusalemme, nella sotterranea Grotta di Re Salomone adiacente al Monte del Tempio, con la missione di lavorare per la sua ricostruzione.
Tale loggia lavorò fianco a fianco con le reti clandestine di fondamentalisti Ebrei e Cristiani per fomentare una guerra religiosa che portasse al controllo israeliano della spianata islamica.
Essa fu fondata dal Gran Maestro della Massoneria Regolare Italiana, Giuliano Di Bernardo. Nella cerimonia inaugurale, egli dichiarò: "La ricostruzione del Tempio è al centro dei nostri studi."
Infatti nel giugno 1996 diffuse un'edizione italiana del suo libro "Rebuilding The Temple", pubblicato in inglese dalla Loggia QC (La Loggia delle Quattro Corone, il cui discorso inaugurale nel 1886 fu: "La Massoneria vista alla luce della Cabala",ndr).
Nelle interviste, Di Bernardo ha candidamente ammesso di aver costruito un complesso sistema di fede irrazionalistico e "utopico" incentrato sul rilancio del Cabalismo ebraico e sulla ricostruzione del Tempio.
La maggior parte dei cristiani, quando sente parlare di Sionismo, pensa a Gerusalemme, ma questo è un astuto piano degli adoratori di Satana, per confondere la terminologia della loro agenda politica, tenere la gente addormentata e indurla al consenso verso le loro scelte nefaste.
In pratica i vastissimi movimenti evangelici radicali favoriscono inconsapevolmente il dominio degli Ebrei apostati seguaci del Talmud che sostengono l'agenda del Nuovo Ordine Mondiale e degli Illuminati per predisporre il paese al dominio dell'Anticristo.
Ecco un interessantissimo articolo di Maurizio Blondet che, anche se non recente, è oggi più che mai valido.
La politica mondiale e l'Anticristo
Il (falso) Messia porterà pace sulla terra. Tutti vivranno più a lungo. E sotto un solo governo mondiale. Come vuole la globalizzazione. Questa è la visione ebraica della storia. La Chiesa e Cristo, invece, rimandano ad una Giustizia infallibile, ma nel mondo che verrà.
Un paio d'anni fa intervistai David Golinkin, giovane simpatico rabbino nato in Usa, che insegna a Gerusalemme. Gli chiesi come l'ebraismo concepisce l'al di là, il destino dell'uomo dopo la morte.
Rabbi Golinkin si spazientì allegramente: «Siete voi cristiani ad essere "altromondisti". La nostra non è una fede nell'altro mondo».
Ma quando verrà il Messia, come immaginate la redenzione? «Fra noi, c'è chi dice che quando il Messia arriverà, tutto sarà come prima, salvo che non ci saranno più guerre.»
Dunque un evento politico, pace universale, liberazione degli ebrei dal dominio degli altri popoli.
"Il giudaismo - ha scritto il massimo studioso ebreo del messianismo, Gershom Scholem - ha sempre riguardato la redenzione come un evento pubblico che deve prodursi sulla scena della storia e all'interno della comunità ebraica; un evento visibile esteriore.
Al contrario, il cristianesimo vede la redenzione come qualcosa che accade nello spirituale e nell'invisibile, un evento che si gioca nell'anima e che chiama ad una trasformazione interiore senza che ciò modifichi necessariamente il corso della storia [?]. Ciò appare all'Ebreo come una scappatoia."
Per Israele, è scontato. L'Alleanza fra Dio e il popolo eletto comporta la promessa di un regno nell'al di qua. Perciò Gesù, che diceva: "II mio Regno non è di questo mondo", non poteva essere per loro il Messia. Dal loro punto di vista, rifiutarlo fu persino doveroso.
"Ecce Homo" di Antonio Ciseri 1821 - 1891 |
II fatto è che la storia, oggi, sembra dare ragione ai "fratelli maggiori", e torto a quel Gesù con le Sue speranze celesti. Con l'organizzazione mondialistica in corso, l'Onu, il «superamento degli stati nazionali», i commerci globali e così via, la «pace universale» sembra alle porte.
E il popolo d'Israele è tornato nella sua terra, massimo «segno dei tempi», vistoso indizio dell'imminenza degli anni messianici; per gli antichi profeti, gli israeliti stanno procedendo alla propria redenzione storica.
"L'idea ebraica di un principio unico che abbraccia tutta l'Umanità [nell'al di qua] ha trovato la sua incipiente realizzazione nell'era globale in cui il mondo si è effettivamente introdotto" - ha notato il filosofo Franco Volpi nel suo saggio Il Nichilismo (Laterza 1966) - è un bel progetto, a cui i cattolici dovrebbero dare la loro adesione cordiale. E molti, moltissimi la danno.
Perché un credente in Gesù non dovrebbe compiacersi del fatto che l'Umanità «migliori», che si stia «redimendo», che sia meglio istruita, che mangi meglio, che faccia meno guerre?
Non era affatto il pensiero del grande filosofo della politica, Carl Schmitt. Cattolico, peccatore ma cattolico, egli reputava che solo due concezioni contassero nel mondo, l'ebraica e la cattolica, quella che vede la redenzione nell'al di qua e quella che l'attende nell'al di là. Due versioni «in lotta» da secoli.
E ancora Schmitt, nella creazione delle Nazioni Unite, paventò che "L'escatologia cristiana, basata sulla redenzione dell'uomo nell'al di là, si stesse rivelando l'interpretazione perdente nella storia universale", ha riportato sempre Franco Volpi.
"Sarebbe vincente, invece, quella ebraica: l'Umanità in cammino graduale verso «il regno di pace» futuro, la nuova Gerusalemme, lontana nel tempo, ma situata nell'al di qua".
In questo "radioso" avvenire, Schmitt preconizzava «La fine del cattolicesimo romano come forza frenante l'Anticristo» Strane, tremende parole.
Perché mai quel «buon» progetto di progresso secolarizzato, la volontà di attuare il miglioramento umanitario nell'al di qua (con la conseguente eclisse del pensiero escatologico cristiano) dovrebbe portare l'avvento dell'Anticristo?
"Åsgårdsreien" La Caccia selvaggia del norvegese Peter Nicolai Arbo - 1872 |
Pensiamoci. La Chiesa, il Cristo, rimandano ad una Giustizia escatologica e infallibile nell'al di là. In rapporto a tale Giustizia assoluta, che spetta a Dio, i poteri politici, gli Stati, i governi e l'Onu, sono (inevitabilmente) manchevoli.
La Giustizia promessa da Cristo è in qualche modo «l'ultima risorsa», in cui i deboli e gli oppressi nell'al di qua possano contare contro i forti, e le nazioni insieme ai potenti devono tenerne conto.
In un quadro futuro del mondo, dal quale l'al di là come timore e speranza sia cancellato, l'estremo ricorso diventerebbe invece la potenza politica, in definitiva la forza, l'astuzia, il successo pratico.
Non ci sarebbe una Giustizia superiore a cui gli ultimi possano appellarsi,ammonendo i potenti del divino castigo che li attende. Ma nemmeno un criterio assoluto per giudicare il potere, e trovarlo mancante o deviante.
E lo stesso potere potrà dichiarare buono, santo addirittura, ciò che lui vuole e impone. Come farà l'Anticristo - dice San Paolo: "Si porrà al di sopra di tutto ciò che è chiamato Dio". Il suo regno sarà magari «buono» e progressista, ma privo di Verità, e perciò di Giustizia.
Ben Gurion, il grande statista israeliano, confidò alla rivista Look nel 1962 la sua immagine del mondo futuro: "Tutti gli eserciti saranno aboliti. In Gerusalemme le Nazioni Unite edificheranno un Tempio per celebrare l'unione federata di tutti i continenti.
Sarà la Corte Suprema dell'Umanità a dirimere le controversie tra i popoli associati, come profetizzato da Isaia. Ogni persona avrà una migliore educazione. Una pillola per prevenire la gravidanza abbasserà la crescita demografica esplosiva. La media raggiungerà i cento anni".
È la visione ebraica della storia, ed è ormai qui. Valida in apparenza: vita lunga, governo dell'Onu, tribunale dell'Umanità e poi anche la pillola. Già.
Quando non c'è riferimento ad una Giustizia assoluta, ad un Giudizio infallibile che verrà da Dio, nel «buono» può mescolarsi anche qualche offesa all'uomo, qualche violazione della Giustizia divina. Questo, nell'interesse dei poteri costituiti, diventati l'ultima istanza, contro cui non ci si può appellare.
«Che nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà venire l'apostasia e dovrà manifestarsi l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra tutto quello che gli uomini adorano e chiamano Dio o divinità, fino a sedersi nel Tempio di Dio (a Gerusalemme; ndr), additando se stesso come Dio». (San Paolo, II lettera ai Tessalonicesi, 2: 3-4).
Relazione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it
Fonti degli estratti: javan24.it (Suggerisco di leggere tutto l'articolo)
" " " it.josemariaescriva.info
Fonte dell'articolo di Maurizio Blondet: kattoliko.it
LE CAUSE REMOTE DELLA DISTRUZIONE DI GERUSALEMME E IL CONCILIO DI GERUSALEMME
Parte prima
Gli antefatti della distruzione di Gerusalemme
dal 7 d. C. al 66 d. C.
di Don Curzio Nitoglia
Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
L'immagine è nostra
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Parte prima
Parte seconda e ultima
La distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C. viene letta comunemente come l’avveramento di una profezia di Gesù (Lc., XIX, 41 (1)). Da allora il popolo ebraico ha perso la sua patria, che ha riacquistato solo parzialmente e con la forza nel 1948 a danno dei Palestinesi, i quali vi abitavano da circa duemila anni, ma il Tempio è andato distrutto completamente e con esso è cessato il Sacrificio della Vecchia Alleanza, che è stato rimpiazzato dall’Olocausto del Verbo Incarnato con cui è iniziata la Nuova ed Eterna Alleanza.
Gli antefatti che portarono alla conquista e distruzione di Gerusalemme da parte di Roma sono poco conosciuti.
Innanzitutto sorge spontanea la domanda sul come sia potuta avvenire una guerra talmente assurda in cui il piccolissimo popolo ebraico provocò nel 66 d. C. il gigantesco Impero romano. Una guerra del genere non poteva che essere vinta da Roma e persa dagli Ebrei. Eppure essi non esitarono a provocare Roma, come mai?
Per poter rispondere occorre conoscere lo stato d’animo degli Ebrei di quei tempi acceso dall’Apocalittica e dal Messianismo temporale (2).
La Palestina, sotto il governo di Roma, non si trovava poi tanto male, ma vi fu un avvenimento che fece insorgere la maggior parte degli Ebrei contro Roma.
Quest’atto fu il censimento degli abitanti la Palestina, che Roma indisse 7 anni dopo la nascita del Salvatore. La reazione a questo censimento romano fu grande e fu capitanata da Giuda il Galileo coadiuvato da un sacerdote di nome Sadduc. Essi incitarono il popolo alla rivolta contro il censimento e l’autorità di Roma che lo aveva ordinato.
Israele si considerava la Nazione di Dio e non poteva essere censita dall’uomo, poiché ciò avrebbe significato usurpare i diritti di Dio e considerarsi il Padrone di Israele al posto di Jahveh. Flavio Giuseppe narra che i due ispiratori della rivolta anti-romana non “tolleravano padroni mortali dopo Dio” (Guerra giudaica, II, 8, 1). I Romani erano, quindi, visti come tiranni che volevano sostituirsi a Dio e i Giudei che avrebbero acconsentito a farsi censire sarebbero stati ritenuti come apostati religiosi e rinnegati nazionali. Le turbe insorsero, Roma rispose con la forza; dopo gravi disordini e scontri cruenti la ribellione fu domata, Giuda il Galileo venne ucciso e i suoi seguaci si dispersero (3). Il censimento fu portato a termine anche grazie alla collaborazione dei sacerdoti con Roma, specialmente dei sacerdoti Sadducei che non erano avversi ai Romani. I Farisei, invece, aiutarono i ribelli.
Tuttavia Ricciotti commenta che la vittoria militare di Roma, moralmente divenne una “vittoria di Pirro”. Infatti l’atteggiamento di rivolta iniziato da Giuda il Galileo sopravvisse e durò tanti anni sino alle insurrezioni ebraiche contro Roma domate da Tito (70 d. C.) e da Adriano (135 d. C.).
Questi, in breve, sono gli antefatti della distruzione di Gerusalemme col suo Tempio (70 d. C.) e poi della Giudea intera (135 d. C.).
I ribelli anche dopo la prima sconfitta avvenuta in concomitanza col censimento del 7 d. C. non si arresero, anzi si isolarono e si circondarono di segreto per raccogliere le loro forze. Essi provenivano dal partito dei Farisei, ma erano ancor più radicali di quelli che avevano taciuto, pur se a malincuore, di fronte al censimento romano, tuttavia aiutando nascostamente i ribelli ma non andando oltre.
Questi ribelli ad oltranza siccome si erano dati totalmente alla causa religioso-politica di Israele vennero chiamati Zeloti, ossia zelanti. Essi si distinguevano dai Farisei solo per ragioni pratiche: la necessità di agire contro Roma e non restare in silenzio, seppure all’opposizione, ma la sostanza della loro dottrina era comune a quella dei Farisei. Il loro “zelo” era rivolto ad avere un unico Signore come Capo, anche nel campo politico: Iddio e pur di non riconoscere nessun uomo (tantomeno i Romani) come loro capo erano pronti anche a farsi uccidere (cfr. FLAVIO GIUSEPPE, Antichità giudaiche, XVIII, 1, 6).
Tuttavia la sconfitta subìta e l’uccisione di Giuda il Galileo dimostravano abbondantemente che Roma era troppo forte per essere sconfitta in battaglia aperta e frontale. Fu così che gli Zeloti passarono alla “guerriglia”, alla congiura, alla guerra segreta e occulta. Lavorarono col pugnale che i Romani chiamavano sica e si fecero chiamare Sicari. Si nascondevano tra la folla e pugnalavano un Romano o un Giudeo collaborazionista, addirittura arrivavano ad incendiare un villaggio reputato filo-romano. Erano sostenuti dalla letteratura Apocalittica giudaica, dal Messianismo materiale e da un nazionalismo acceso.
Ricciotti scrive: “L’attività dei congiurati recava i danni maggiori, non ai Romani, bensì ai Giudei non affiliati alla congiura. Il sistema della sica, infatti, richiamò tra le fila degli Zeloti molta e varia gente che di ideali nazional-religiosi non ne aveva affatto, mentre aveva grande inclinazione ad ammazzare e derubare; così la congiura dello zelotismo s’ingigantì ben presto, ma grazie ai ladri, assassini e simili furfanti. Per essere esatti il sicarismo fu una degenerazione dello zelotismo: gli Zeloti saranno stati dei fanatici, ma nei primi tempi sentivano in maniera profonda e sincera i principi del fariseismo; i Sicari invece, di poco posteriori, erano degli autentici malfattori, per i quali i princìpi nazional-religiosi del fariseismo erano semplici pretesti per esercitare il brigantaggio.
Si aggiunga che, col degenerare dello zelotismo, si diffondeva e deformava sempre di più un’idea della massima efficacia: il Messianismo” (cit., p. 56), secondo il quale il Messia sarebbe stato un condottiero, un Re temporale, che avrebbe reso Israele la prima tra le Nazioni. Il Messianismo era interpretato dai Farisei e dagli Zeloti in maniera materiale, politica, nazionalistica ed economica. Tuttavia il Messia non era ancora apparso. Secondo l’Apocalittica giudaica sarebbe comparso quando Israele fosse stato nel più profondo delle sue umiliazioni, calpestato dagli idolatri. Ma questo era il momento opportuno. Infatti i Romani occupavano la Terra Promessa. “Gli incirconcisi erano padroni della Città Santa, con le aquile romane che erano in vista del sacro Tempio. Indubbiamente il Messia stava lì lì per comparire: era assurdo che tardasse ancora!” (G. RICCIOTTI, cit., p. 57).
Questa presunzione spinse gli Ebrei e soprattutto i Farisei e gli Zeloti a provocare Roma. Oggi in Siria si assiste ad uno scenario molto pericoloso, che coinvolge Israele, l’Iran, la Russia e gli Usa. Si sta deliberatamente provocando la Russia, ma la guerra che rischierebbe di scoppiare potrebbe essere nucleare e con la tecnologia che ha raggiunto l’umanità di oggi sarebbe una catastrofe globale. Sorge spontanea la stessa domanda di fronte alla provocazione fatta contro Roma nel 66 d. C. come potrebbe avvenire una guerra talmente assurda? Purtroppo l’orgoglio e la presunzione accecano le menti e spingono l’uomo verso il baratro. Purtroppo quando un uomo (o un popolo) si mette al posto di Dio commette le peggiori scempiaggini.
Questa presunzione spinse gli Ebrei e soprattutto i Farisei e gli Zeloti a provocare Roma. Oggi in Siria si assiste ad uno scenario molto pericoloso, che coinvolge Israele, l’Iran, la Russia e gli Usa. Si sta deliberatamente provocando la Russia, ma la guerra che rischierebbe di scoppiare potrebbe essere nucleare e con la tecnologia che ha raggiunto l’umanità di oggi sarebbe una catastrofe globale. Sorge spontanea la stessa domanda di fronte alla provocazione fatta contro Roma nel 66 d. C. come potrebbe avvenire una guerra talmente assurda? Purtroppo l’orgoglio e la presunzione accecano le menti e spingono l’uomo verso il baratro. Purtroppo quando un uomo (o un popolo) si mette al posto di Dio commette le peggiori scempiaggini.
(continua)
NOTE
1 - «Quando [Gesù] fu vicino alla città [di Gerusalemme], la guardò e pianse su di lei, dicendo: “O se conoscessi anche tu e proprio in questo giorno, quel che giova alla tua pace! Invece ora sono cose rimaste nascoste ai tuoi occhi. Poiché verranno per te giorni, nei quali i tuoi nemici ti costruiranno attorno delle trincee, ti circonderanno e distruggeranno te e i tuoi figlioli che sono in te, e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il momento nel quale sei stata visitata”».
2 - L’Abate Giuseppe Ricciotti scrive: «ai veri ‘Profeti’ dell’Antico Testamento erano succeduti i falsi ‘veggenti’ dell’Apocalittica: i Rabbini, gli Scribi e i Farisei; ma l’opera di costoro non poteva sostituire adeguatamente quella dei primi. […]. Il Profeta, sotto l’azione dello Spirito Santo, era una “fonte di acque vive” (Ger. II, 13), lo scriba incanalava quelle acque facendole confluire nello stagno della casuistica. […]. I Profeti avevano parlato condizionatamente, e in particolar modo avevano annunciato le grandi promesse di Dio al popolo d’Israele in dipendenza dell’atteggiamento futuro di costui. L’Apocalittica al contrario non conosce condizioni; ciò che fu vaticinato deve avverarsi infallibilmente» (G. RICCIOTTI voce “Apocalittica”, in Enciclopedia Italiana, Roma, II ed., 1950, III vol. coll. 657-658). Monsignor Francesco Spadafora qualifica l’Apocalittica come «odio atroce conto i Gentili, morbosa attesa della rivoluzione e della liberazione futura di Israele. All’Apocalittica si deve la formazione del più acceso nazionalismo ebraico, che sfocerà nella ribellione all’Impero romano. Tramite essa si spiega la fiducia cieca dei Giudei per straordinarie rivincite nazionali vaticinate dai ‘falsi profeti’» (F. SPADAFORA, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Apocalittica”, p. 42).
3 - Cfr. G. RICCIOTTI, Questioni giudaiche, Roma, AVE, 1945, p. 52 ss. su cui mi baso per la compilazione di questo articolo.
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