ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 28 maggio 2018

Una Ruspa Cattolica

Una nuova lotta per la libertà 
Il passaggio politico che l’Italia sta vivendo è tra i più importanti della sua storia e forse questo è un fatto non chiaro a tutti fino in fondo. Ciò anzitutto per una lampante ragione: è evidente come il sole che non abbiamo più piena sovranità statuale e quindi democratica. Ne dovremmo trarre delle conseguenze operative.
Chi scrive (insieme a molti altri intellettuali liberi) afferma questo da sempre, facendo così, agli occhi di alcuni che hanno interesse a non evidenziare la realtà, la parte dell’esagerato. D’altro canto, si potrebbe obbiettare che in fondo l’Italia repubblicana la sovranità non l’ha mai avuta. Ciò è vero, ma fino a qualche anno fa si poteva parlare di “sovranità limitata” (Sigonella docet): eravamo “sotto NATO” ma meritavamo un certo rispetto formale. Con la svendita della sovranità monetaria e con la svendita di quella politica nella UE, con il progressivo crollo dell’intero mondo occidentale sotto il tacco della finanza sinarchica e con il colpo di stato di Napolitano del 2011, le cose sono cambiate.

Quanto accade in questi giorni rende manifesto ciò che diciamo da anni: la Repubblica Italiana è una colonia della UE a trazione tedesca ed è controllata dalla finanza internazionale, oltre che ovviamente – dal 1945 – dagli USA. Insomma, proprio come accadde ai tempi del Risorgimento, e quindi ancora nella Seconda Guerra Mondiale, più stranieri contemporaneamente si spartiscono l’Italia. Mai l’Italia è stata tanto colonia come dal 1861 a oggi. Chi ha provato – nel bene o nel male – a liberare il Paese da questo giogo, ha fatto una brutta fine. La storia ce lo insegna inequivocabilmente.
Mattarella non vuole fare una brutta fine (come capitò a persone che lui stesso conobbe quando era giovane) e quindi si è fatto garante degli interessi dei padroni d’Italia.
Cerchiamo di catalogare i fatti al fine di rendere facile a tutti la comprensione.
1) Questo governo non è gradito ai padroni d’Italia di cui sopra (non tanto agli americani, che forse lo avrebbero anzi gradito, ma chiaramente alla Germania e alle forze UE, e quindi alla finanza). Dinanzi a quanto accade, diventa sempre più difficile negare l’evidenza.
2) I padroni d’Italia dicono a Mattarella che è giunto il momento di guadagnarsi lo stipendio e quindi di resistere, almeno sul ministro “anti-UE” (che poi sarebbe da verificare fino a che punto lo sarebbe realmente stato) Savona. Il che dimostra che i padroni possono passare sopra alcune cose, ma non sulla servitù finanziaria, monetaria e politica dell’Italia. La colonia è loro e non si tocca.
3) Mattarella capisce che è giunto il momento anche per lui – volente o nolente – di fare la sua parte e – andando contro la sua stessa natura di democristiano per di più di sinistra – si fa coraggio e si oppone a chi ha vinto le elezioni, giocando sul filo dell’anticostituzionalità (tesi questa non mia ma suffragata da molte autorevoli opinioni di esperti in materia, come si può leggere e sentire un po’ ovunque in queste ore). Il tutto in barba alla democrazia e alla barzelletta del popolo sovrano.
4) I padroni d’Italia, per aiutarlo in questo gioco, alzano lo spread.
5) Mattarella, trovando resistenza in chi ha vinto le elezioni, può così dire: “Siccome si alza lo spread e questo danneggia gli italiani, ho il dovere di scavalcare la volontà popolare e fare un governo del presidente, o tecnico”. Ovviamente a tutela degli italiani, s’intende, mica dei padroni d’Italia…
6) E così, hanno vinto i padroni d’Italia.
7) E così… gli italiani sono fregati per l’ennesima volta. E stavolta non da Napolitano. Sull’ara della loro fantomatica democrazia, della barzelletta del popolo sovrano, del feticcio della moderazione, dell’idolatria dell’euro, delle bandiere tricolore, di Mazzini e Garibaldi, dell’inno e della partita la domenica, dei talk show, di Amici, di Saviano, della Littizzetto e di tutto il circo “media-entertainement” creato appositamente per rimbambire le menti – piuttosto fragili – degli italiani stessi.
Ci si augura solo che comincino a rendersi conto della dura e cruda realtà. Ovvero, che sono un popolo-colonia senza più sovranità e quindi senza più democrazia. E, quindi, che i loro interessi non sono prioritari per nessuno. Ovvero, che sono stati presi in giro per decenni, e ora lo sono più che mai.
Chi scrive però … conoscendo il livello intellettivo di massa degli attuali italiani (ben conosciuto del resto anche dai loro padroni), è pessimista a riguardo.
C’è poco da arrabbiarsi: quanto accaduto oggi qui non sarebbe mai avvenuto non dico in Francia, Germania o in Gran Bretagna, ma nemmeno in nessuno dei Paesi “minori” della UE, a partire da quelli orientali. Gli unici servi siamo noi (e i greci).
A rinforzo di quanto appena detto, chi ha visto il tg1 delle 13,30 di domenica 27 maggio, può confermare come abbiano letteralmente spiegato che Mattarella ha ragione, che Salvini è un pericolo, che l’Italia stessa è in pericolo, ma per fortuna il Presidente l’ha salvata e il tutto mentre si vedevano immagini di Mattarella “amato dal popolo” (tutti siamo consapevoli di quanto sia amato) con la sua faccia in mezzo a tante bandierine tricolore (a simboleggiare che lui è la vera Italia, non chi ha vinto le elezioni, ovvero gli italiani). Uno scandalo indecente. Direi disgustoso. Ma sicuramente efficace per inebetire milioni di elettori intenti a guardare Amici o il Grande Fratello. Lampante il messaggio subliminale del servizio del Tg nazionale: Mattarella difende l’Italia (che vogliono i padroni d’Italia, però), mentre coloro che gli italiani hanno votato sono i cattivi. E quindi undici milioni di italiani sono cattivi. Mentre i bambini – la voce dell’innocenza – con i tricolori festeggiano Mattarella.
È così che funziona, e sarebbe ora di capirlo. I media esistono per indottrinarci secondo le esigenze dei padroni e lo sanno fare perfettamente. Gli italiani non devono certo capire che sono colonia e tanto meno che sono in grandissima parte indottrinati e inebetiti.
Dinanzi a quanto sta accadendo, a livello partitico, chi si è compromesso in questo gioco sono ovviamente il PD, ma anche Forza Italia. Berlusconi, pur di difendere la sua patetica “leadership” (e anzitutto e soprattutto i suoi veri interessi) e di riprendersi la rivincita su Salvini, ha detto pubblicamente e subito che Mattarella ha fatto bene a difendere “gli interessi degli italiani”: che, tradotto, vuol dire che Berlusconi si è fatto – ma già dal 2011, a dire il vero – servo sciocco e utile di quei poteri che gli hanno fatto la guerra per anni. Senza alcun ritegno politico né umano, una vergogna assoluta. Ci auguriamo solo che gli ultimi “giapponesi” che ancora credono in questo venduto e pericoloso uomo aprano gli occhi, perché, se e quando lo faranno, sarà sempre troppo tardi.
Occorre invece segnalare che la Santanchè e la Meloni (pur offesa dal comportamento di Salvini), hanno chiaramente condannato tutto questo imbroglio.
A proposito: ci aspettiamo ora una durissima reazione incontenibile di “vaffa” da parte di Beppe Grillo. O no? Uno strano silenzio, il suo, vero?
Questi sono giorni decisivi, che richiedono una nostra immediata reazione. Se si continua a farsi guerra, a pensare solo a un aspetto specifico della guerra in corso (gender, immigrazionismo, moneta, o magari la questione religiosa, ecc.), si rimane divisi, ininfluenti e in fondo utili ai padroni attuali. Se si continua a considerare “infrequentabile” chi dice la verità fino in fondo e su tutti gli aspetti, si serve utilmente il nemico. E i suoi sodali, sparsi ovunque.
Quella infatti a cui siamo chiamati oggi è una vera lotta per la libertà. Perché oggi, di nuovo, la storia questo ci sta ponendo dinanzi: la lotta per la libertà. Sì, avete letto bene. Ancora una volta, ma in maniera immensamente più subdola e quindi pericolosa di quanto avveniva nel passato.
Per quei pochi che possono capire, dico che siamo di nuovo in una situazione simile a quella che vide contrapporsi giacobini e insorgenti dal 1796 in poi. Perché in Italia… c’è l’invasore. E non solo quello africano o asiatico. Anzitutto quello “occidentale”, che frequenta logge, lobby, borse e banche e opera a Bruxelles, a Strasburgo e in alcune capitali ben precise. Che poi è quello che fa entrare a milioni gli altri invasori. E ha le chiavi della cassaforte d’Italia (e degli italiani). E pure quelle della politica, ovviamente. E non solo della politica.
E, ora come allora, questo invasore trova i suoi servi indigeni nei giacobini (Pd) e nei girondini (Forza Italia) di oggi. Come nel clero costituzionalista. In ogni caso, ora come allora, nella massoneria.
Che facciamo, ci uniamo e reagiamo? Questi sono i giorni dell’Insorgenza. Occorre un’azione certamente sempre legale e razionale, ma ferma e incisiva e soprattutto unitaria. Qualche strumento in tal senso può esistere.
A ognuno la sua scelta.
– di Massimo Viglione
GOVERNO: I BRAVACCI DI AVVENIRE, MA SALVINI NON E' DON ABBONDIO
Qualche nota, a proposito della crisi di Governo, sui deliri di ‘Avvenire’, già quotidiano dei cattolici italiani e ora ridotto a succursale di ‘Repubblica’.  Un post-scriptum di aggiornamento.

All’una e mezzo, dopo la Messa domenicale, abbiamo assaporato un piattone di strozzapreti ’cacio e pepe’. Delizioso e corroborante anche in vista della lettura prevista dell’odierna edizione cartacea del quotidiano catto-fluido Avvenire. Siamo riusciti a leggere in prima pagina l’avvertimento protervo del direttor Tarquinio, dal titolo “Oltre l’assurdo assedio”, poi non abbiamo saputo evitare la striscia domenicale del vignettista Falcemartello Staino, c’è bastato… abbiam ripiegato il giornale e dato via libera alla signora Pennichella. Com’è come non è, al risveglio, ci è parso di aver sognato, un po’ manzonianamente…
Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, don Abbondio, curato d’una di quelle terre…Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l’altro, chiudeva il breviario…. Sì, ma don Abbondio aveva le fattezze e la corporatura di Matteo Salvini (anzi: era proprio lui), non aveva un breviario, ma sgranava un Rosario. Lo faceva con calma, come se dovesse smaltire un’arrabbiatura forte che s’era presa nelle ultime ore… Dopo la voltata, la strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia d’un ipsilon: quella a destra saliva verso il monte e menava alla cura: l’altra scendeva nella valle fino a un torrente. (…) I muri interni delle due viottole, in vece di riunirsi ad angolo, terminavano in un tabernacolo, nel quale eran dipinte certe figure lunghe, serpeggianti, che finivano in punta, e che nell’intenzione dell’artista, e agli occhi degli abitanti del vicinato, volevan dir fiamme… 
No, non c’era nel nostro sogno un tabernacolo ma un vero e proprio edificio esagonale, molto singolare: a seconda della prospettiva poteva evocare il palazzo del Quirinale, la sede dell’Unione europea a Bruxelles, quella del New York Times a New York, quella dello Spiegel a Amburgo, la villa di Berlusconi a Arcore, il piddino largo del Nazareno a Roma… insomma una mostruosità da ogni punto di vista, un Leviatano indigeribile… e siamo convinti che perfino don Abbondio se ne sarebbe protetto con l’esorcismo di rito…  Il curato, voltata la stradetta, e dirizzando, com’era solito, lo sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non s’aspettava, e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano, l’uno dirimpetto all’altro, al confluente, per dir così, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e l’altro piede posato sul terreno della strada; il compagno, in piedi appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto. (…) Al suo apparire coloro s’eran guardati in viso, alzando la testa, con un movimento dal quale si scorgeva che tutt’e due a un tratto aveva detto: è lui. Quello che stava a cavalcioni s’era alzato, tirando la sua gamba sulla strada; l’altro s’era staccato dal muro; e tutt’e due gli si avviavano incontro… Nel nostro sogno un dei due era armato di computer, l’altro di matita, due strumenti che hanno acquisito nel tempo una potenza di fuoco incalcolabile.
Matteo Salvini procedeva tranquillamente, senza scomporsi… ma:  “Matteo Salvini – disse un di que’  due , conosciuto come Griso Tarquinio, piantandogli gli occhi in faccia- Lei ha intenzione di maritar domani la Lega e il Movimento Cinquestelle? Or bene (…) Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai (,,,) Matteo Salvini, l’illustrissimo signor don (illeggibile), nostro padrone, la riverisce caramente. 
All’udir quel nome Matteo Salvini schioccò le dita e immediatamente dietro di lui si materializzò una enorme Ruspa Democratica. Al solo vederla Griso Tarquinio e Falcemartello Staino impallidirono e in meno che non si dica se la diedero a gambe per la viottola di sinistra, che ci sembra nel nostro sogno finisse in una palude. Anche l’edificio, preso da subito terrore, si svuotò in men che non si dica: come correvano gnomi e burocrati, politici e portaborse… Dove finirono? Che ne è di loro? Non lo sappiamo, perché poi ci risvegliammo, con accanto il solo, cartaceo Avvenire.
Da lì siam partiti, lì ritorniamo. Dicevamo del protervo avvertimento del direttor Tarquinio, posto sotto il titolo “Oltre l’assurdo assedio”. Scrive il bravo in versione 2018 che Luigi Di Maio e Matteo Salvini “hanno fatto e disfatto, incluso ed escluso nell’assegnazione di tutte le cariche di vertice  e di gestione dei lavori d’aula di Camera e Senato. Si preparano a prendere, in tandem, il controllo del Governo nazionale e a mettere il marchio gialloverde su centinaia e centinaia di nomine in gangli vitali del Sistema Italia”. Delle due l’una: o, al momento di scrivere, il Griso Tarquinio era reduce da un’abbondante libagione oppure la sua spudoratezza è tale da far arrossire Messalina. “Hanno fatto e disfatto”… forse la verità è un’altra: sono stati costretti dalle (per così dire) astute manovre quirinalizie a trovare una via d’uscita a una situazione complessa, derivata sì dai risultati elettorali ma appesantita da ogni sorta di ostacoli da parte chi vede il governo giallo-verde (che certo non è il migliore, ma l’unico realisticamente possibile) come un pericolo per i propri concreti interessi. Insomma il direttor Tarquinio fa sua la sfrontatezza del lupo della favola di Esopo/Fedro: (in riva al ruscello) Superior stabat lupus, longeque inferior agnus (Il lupo stava sopra; un po’ più lontano, in basso, stava l’agnello). Ma il lupo accusò l’agnello di intorbidargli l’acqua. Così il bravo Tarquinio si comporta come il lupo: accusa chi ha subito la gestione della crisi di governo - e ha cercato in qualche modo, con molti sforzi, di risolverla - di averla invece protratta.
Continua il direttore dell’ex-quotidiano dei cattolici italiani, ora succursale di Repubblica: “Nessun leader degno di questo nome, e di una decente democrazia, può permettersi di tentare di imporre, con una sorta di tonante e assurdo ‘assedio’, al Quirinale, le sue pretese riguardo a decisioni che rientrano nelle prerogative proprie del massimo garante delle nostre istituzioni democratiche e della legalità repubblicana”. A parte il disprezzo mostrato dal misericordioso catto-fluido Tarquinio verso le persone di Salvini e di Di Maio, ricordato quanto si è appena osservato a proposito di “imposizioni”, bisogna pur notare che l’Italia non è una Repubblica presidenziale, ma parlamentare e ogni governo deve passare al vaglio del voto dei due rami del Parlamento. La sostanza è questa, ma all’Azzeccagarbugli di turno piace spaccare il capello in quattro. Ed è anche chiaro che, se i niet del Quirinale dovessero continuare e affossare così la proposta di governo gialloverde, la responsabilità del ritorno alle urne sarebbe da addebitare totalmente al Colle e ai poteri che hanno scatenato un’inaudita cagnara mediatica.
Minaccia infine – tornando a rivestire i panni truci del Griso – il direttor Tarquinio: “Osiamo credere che il molto loquace e aggressivo segretario della Lega e il sibillino e ultimativo leader del M5S riescano, ognuno per la propria parte, a dimostrare senso del limite indispensabile per governare nel pieno rispetto di quella Costituzione sulla quale potrebbero essere chiamati presto a giurare solennemente come ministri”. Un vero delirio indegno della storia di Avvenire. Vien da dire: una pernacchia lo seppellirà.
Con lui anche il vignettista domenicale, che coinvolge abitualmente Dio Padre, Gesù, la Madonna nelle sue strisce di livello infimo, in cui la Lega di Salvini (e di conseguenza i molti cattolici che l’hanno votata) viene additata spesso al pubblico ludibrio. E viene ancora da dire: Tarquinio-Staino? Chi si somiglia, si piglia. Una tale degenerazione giornalistica il mondo cattolico italiano non l’aveva ancora vissuta. Roba da invocare una Ruspa Cattolica.  
P.S. Ci giunge notizia che da pochi minuti il professor Giuseppe Conte si è visto costretto a rinunciare all'incarico, considerato il niet del Quirinale alla lista dei ministri presentata, frutto degli sforzi congiunti di Lega e M5S, forze maggioritarie in Parlamento. Il direttor Tarquinio sarà soddisfatto: un certo mondo cattolico italiano ha contribuito a scrivere una delle pagine più vergognose della storia repubblicana. Veri e propri 'bravi', al servizio dei don Rodrigo di turno. Non pretendano più di dare lezioni di comportamento civile.
GOVERNO: I BRAVACCI DI AVVENIRE, MA SALVINI NON E’ DON ABBONDIO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 27 maggio 2018

Mattarella chi tutela?


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Qualche riflessione a caldo dopo la giornata di ieri. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, esponente del Partito Democratico ed eletto al colle da una fu maggioranza parlamentare che oggi non arriva al 25% e nei sondaggi è ancora più in basso, personaggio di cui Mario Adinolfi, da proverbiale grande stratega politico, aveva tessuto le lodi cattoliche e democratiche, ha deciso il naufragio del governo Lega-5 stelle mettendo il veto al professor Savona.
La colpa? Essere favorevole all’uscita dall’Euro. Capito? Non la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come da articolo 29 della Costituzione, non la vita umana come bene indisponibile sono i capisaldi intangibili di Mattarella, ma l’Euro, una moneta che agli italiani è stata imposta senza che sulla sua adozione essi si siano mai espressi e di cui non è possibile nemmeno ipotizzare l’abbandono.
In una precedente nota il rifiuto di Savona era stato giustificato dalla necessità di preservare l’indipendenza del presidente del consiglio incaricato, ma quando questi si è presentato al Colle portando nella casella del ministero dell’economia il docente di economia inciso da Mattarella, il velo sulle vere ragioni per cui Mattarella non lo voleva è caduto. Savona non l’ha accettato “per tutelare i risparmi degli Italiani”, si è giustificato. Ma da quando in qua il presidente della repubblica è tutore dei risparmi degli italiani? Quando di notte Giuliano Amato pelava i soldi dai conti correnti degli Italiani la presidenza della Repubblica cosa tutelava?
Quando Prodi c’impose la tassa per entrare nell’Euro? Quando negli anni veniva montata una macchina fiscale oppressiva, vessatoria ed asfissiante si raccoglievano le margherite? Quando coi governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni il debito pubblico cresceva di 400 miliardi di euro, Mattarella ai soldi degli Italiani chiamati prima o poi a ripianarlo non pensava? E quando nominava ministro la Fedeli, all’istruzione degli Italiani non ci pensava? Ora Mattarella a formare il governo ha chiamato quel Cottarelli tecnico fiduciario del PD, uomo del Fondo Monetario Internazionale che non ha alcuna probabilità di ottenere la fiducia, ma è gradito a Mattarella e al PD per le nomine da fare da qui alle prossime elezioni. Fatemi capire, a Salvini come leader del centrodestra Mattarella non ha dato l’incarico perché non aveva la maggioranza in parlamento, a Conte che la maggioranza ce l’aveva, Mattarella l’ha stoppato sul ministro dell’economia, ma a Cottarelli che la maggioranza in parlamento non ce l’ha nemmeno se arruola cento deputati del Bundestag, l’incarico viene dato.
Allora non è il godere di una maggioranza parlamentare il criterio che muove Mattarella, ma il fatto che la composizione del governo piaccia al presidente della Repubblica e all’eurocrazia. La CEI è subito corsa in aiuto del re traballante, ma si capisce, chi altro può assecondarli nellinvasione immigrazionista e nel suo indotto se non un governo il cui azionista sia quel PD da cui sono garantiti e di cui sono sodali? In tutto questo Berlusconi dovrà decidere se continuare a fare il reggi coda della barca PD-Mattarella-Merckel, terrorizzata che un competitor talentuoso come l’Italia possa liberarsi della palla al piede di austerità, immigrati e regole cervellotiche europee, costringendo la Lega ad accordarsi coi 5 stelle, oppure rinsavire, capire che la sua occasione di essere promotore della liberazione dal cattocomunismo l’ha avuta e l’ha sprecata, capire che può ritagliarsi un ruolo sullo scacchiere internazionale quale mediatore dell’avvicinamento tra Putin e Trump, ma non può certo mettersi di traverso al vento sovranista che soffia impetuoso in Europa, perché il suo Tajani qua in Italia non se lo fila nessuno.

Quando Mattarella negava l’uso dell’uranio impoverito


Sergio Mattarella ha strenuamente difeso, solo pochi giorni fa, l’iniquo bombardamento della Siria da parte degli Usa di Trump (con la scusa di armi chimiche che Assad avrebbe usato, ma che nessuno ha mai provato). Anche in passato da ministro della difesa del governo D’Alema, si mostrò prono ai voleri della Nato, spinta da Clinton, nella oscena gestione della guerra in Kossovo.
Fino a negare che gli Usa avessero utilizzato proiettili all’uranio impoverito (Assad certamente sì, a prescindere da qualsiasi prova, gli Usa certamente no, sempre a prescindere).

La mano tesa dei cattolici verso Mattarella

Sono molti gli esponenti del mondo cattolico che tra ieri sera e oggi hanno fatto sentire la loro voce, tra intellettuali, sacerdoti, e politici

I cattolici fanno scudo su Sergio Mattarella. Mentre alcuni ancora gridano all’alto tradimento e sono pronti a mettere in stato di accusa il Capo dello Stato “asservito ai poteri forti stranieri” in tanti pensano invece che il Presidente della Repubblica abbia fatto bene  chiudere ogni possibilità sul nascente governo Salvini-Di Maio, e si schierano come non accadeva da molto, al suo fianco.


Erano state le parole del presidente della Cei espresse in apertura della seconda giornata della loro Assemblea Generale ad esprimere forte e chiaro il sostegno della Chiesa Italiana al Capo dello Stato in un momento così delicato per le istituzioni italiane: “In questo momento cruciale della nostra storia, esprimiamo con convinzione la nostra stima al Presidente della Repubblica per la guida saggia e paziente con cui sta facendo di tutto per dare un governo all’Italia”, aveva dichiarato Gualtiero Bassetti.
Ma il rebus di quei giorni ha avuto un triste epilogo per il Paese e per certi versi per la figura del Capo dello Stato. Stima e gratitudine per il Presidente Mattarella è stata espressa in una nota diffusa sul profilo ufficiale dell’Azione cattolica italiana, la più antica e numerosa associazione di laici credenti con cui “la Presidenza nazionale dell’ACI si rivolge a tutte le forze politiche perché ritrovino misura nel modo di condurre il confronto politico”.
“Auspico ciò che ha già detto il nostro Presidente, Gualtiero Bassetti, e cioè che ci possa essere la volontà di ricucire, di ricostruire, di ripartire su basi meno conflittuali, guardando al bene comune”, ha detto oggi il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, rispondendo ai cronisti in merito alla crisi politico-istituzionale venuta a crearsi in Italia.
Ma sono molti anche gli esponenti del mondo cattolico che tra ieri sera e oggi hanno fatto sentire la loro voce, tra intellettuali, sacerdoti, e politici.
A dichiararsi apertamente a fianco di Mattarella, il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, che sul suo profilo Twitter ha invitato ad ascoltare il discorso del Presidente condividendone il video. E sempre dalla rivista dei gesuiti è giunto nei giorni passati a firma di padre Francesco Occhetta un appello per una politica popolare e non populista.
Per l’economista Leonardo Becchetti, docente di economia a Tor Vergata ed apprezzatissimo oltretevere, “Mattarella ha salvato il Paese”. Lo ha sostenuto in più modi su Twitter: “Goal di Mattarella Grazie presidente Se ci saranno prossime elezioni sarà come nel ‘48 Tra chi e’ con Salvini/ital€xit e chi contro Nessuno può tirarsi Indietro colleghi e amici abbiamo il dovere di spiegare agli italiani qual’e’ la via migliore x il nostro futuro”, ha scritto dopo le parole del Capo dello Stato. Poi l’appello ai moderati: “È finita l’era in cui moderati e astenuti lasciamo le piazze virtuali e reali nelle mani di pochi facinorosi Da oggi in poi abbiamo bisogno di schiere di divulgatori che spieghino pazientemente che il burrone e la legge di gravità non l’ha inventata il FMI #TuttiConvocati”.
Tra gli esponenti direttamente impegnati nel mondo politico o della varie parti sociali, interrelati alla cultura cattolica, si è esposto il sindacalista Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, che scrive in risposta ad alcune espressioni agghiaccianti apparse in rete “A MATTARELLA FARGLI FARE LA FINE DEL FRATELLO”. Cari @matteosalvinimi e @luigidimaio, non andava bene quando minacciavano @berlusconi. La statura politica e la capacità di ricoprire ruoli istituzionali prevede anche il proprio impegno a bandire la delinquenza politica. Pensateci”.
Un richiamo alla fiducia è giunto dal Segretario generale della Cisl Annamaria Furlan: “Inaudite reazioni e toni nei confronti del Presidente della Repubblica. Bisogna avere fiducia nel ruolo di garanzia istituzionale di #Mattarella. Politica metta al centro gli interessi del paese,delle famiglie,dei lavoratori,dei pensionati Occorre responsabilità da parte di tutti”.
Un grazie nel confronti del Presidente della Repubblica è arrivato anche da Graziano Delrio‏: “Grazie al Presidente #Mattarella per la limpida fedeltà alla Costituzione e al popolo italiano. Salvini ha dimostrato di non volersi assumere la responsabilità di governare. #governo”.

Il cattolicesimo democratico di Mattarella… dalla fede in Dio alla fede nei poteri forti

Il Presidente Mattarella viene da dove viene, cioè dalla sinistra di base della Democrazia Cristiana.
Già venire dalla DC e quindi dal cattolicesimo democratico spigherebbe tante cose, ma l’appartenenza a quella corrente spiega ancora di più.
Anche questo è un esito coerente tra tanti esiti coerenti che stiamo sperimentando da ormai molto tempo a questa parte.
La teorizzazione della laicità dello Stato come completa separazione tra l’impegno politico e l’adesione personale cattolica, il rifiuto della regalità sociale di Cristo intesa nel senso vero e tradizionale, la riduzione del proprio cattolicesimo alla sola  dimensione intimistica, non possono che condurre a questi esiti, ovvero non solo al puro appiattimento sul mondo, ma anche ad un servilismo verso i poteri più ambigui e pericolosi che da tempo animano la politica internazionale e le redini del mondo intero.
Sentiamo come Mattarella lodò l’operato della Commissione Trilaterale, fondata da David Rockfeller, nel discorso di saluto alla visita al Quirinale che i membri di questa Commissione fecero nell’aprile del 2016.
Quindi… ciò che è accaduto ieri non deve meravigliarci più di tanto.

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