ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 19 giugno 2018

Neopreti della neochiesa

IL NEMICO DELLA FAMIGLIA



Il nemico mortale della famiglia è l’individualismo, intessuto di edonismo e narcisismo. I neopreti "petulanti e saccenti" alla don Corazzina? Il funesto ’68 a 50 anni anni di distanza non ha ancora finito di provocare disastri 
di Francesco Lamendola  


 00 gira prete
  
La famiglia, il nucleo della società cristiana, di qualunque società a misura d’uomo, è da molto tempo sotto attacco, anche se tale attacco, subdolo e insidioso, solo da poco tempo si è fatto esplicito e si mostra per ciò che realmente è: non un tentativo di delegittimare questa o quella famiglia (la detestata famiglia borghese, per esempio, come si diceva negli anni ’60: ipocrita, autoritaria e repressiva), ma la famiglia in quanto tale. Per un intellettuale, uno scrittore, un filosofo, un pedagogista, i quali, per caso, ne parlano bene, la stimano, la difendono, ce ne sono dieci, venti, trenta, che si servono dei media per dire e ribadire incessantemente il contrario, che tuonano contro di essa, che l’additano al pubblico disprezzo, alla più profonda esecrazione; e la stessa proporzione si trova fra i professori, i registi di cinema e teatro, i cantanti, i sociologi, gli psicologi, e… i preti. 
Sissignori: anche i preti progressisti e di sinistra si sono uniti al coro, nella loro maniera perfida e sleale: ad esempio, non pigliandosela direttamente con la famiglia, in quanto sacra istituzione (e ci mancherebbe altro), però tentando di parificare ad essa “altre” famiglie, o comunque di legittimarle, magari anche per via sacramentale, a cominciare dalle cosiddette famiglie arcobaleno, cioè quelle formate da una coppia di omosessuali e da un certo numero di bambini variamente ottenuti, acquistati (con la pratica dell’utero in affitto) o adottati. A parte l’inqualificabile sconcio teologico, perché ciò equivale a chiamare Dio a garante e patrono del peccato contro natura, per giunta stabilizzato, istituzionalizzato e magnificato, con la scusa che l’amore è tutto e che dove c’è amore, c’è famiglia, codesti serpenti velenosi travestiti da preti seminano una immensa confusione sul piano pastorale e su quello morale, e contribuiscono al discredito e al deprezzamento della vera e della sola famiglia degna di essere chiamata e riconosciuta come tale, perché se una famiglia arcobaleno ha la stessa dignità di una famiglia formata da un uomo e una donna che si amano e che desiderano trasmettere la vita, sotto la protezione e con l’aiuto di Dio, allora tanto vale confessare che la Chiesa, fino ad oggi, e per quasi duemila anni, parlando di matrimonio ha soltanto scherzato; che tutto è grazia, anche il peccato, e che tutto è sacramento, anche la sozzura; ma, arrivati a questo punto, a che scopo credere ancora nella Chiesa, e a che scopo unirsi in matrimonio davanti all’altare, facendo una solenne promessa di fedeltà e dedizione? Guarda caso, nella legge Cirinnà le libere unioni sono equiparate in molti punti al matrimonio vero e proprio, però con una significativa differenza: che non si fa più menzione del dovere della fedeltà. Una strana dimenticanza o una franca ammissione del vero obiettivo: scardinare l’idea stessa di coppia e di famiglia, tramite la legalizzazione e la normalizzazione dell’infedeltà, via privilegiata per istituzionalizzare la lussuria e la promiscuità?

0 GALLERY corazzina
Neopreti della neochiesa di Bergoglio: la star televisiva Don Fabio Corazzina 

Prendiamo il caso di don Fabio Corazzina, un prete di Brescia, parroco di Santa Maria in Silva, che fa molto parlare di sé, andando in televisione, anche sulle reti nazionali, dove parla a tu per tu e con molta disinvoltura, per non dire con petulanza e presunzione, con persone che si sono costruite una autorevolezza dopo decenni di lavoro, per esempio col filosofo Stefano Zecchi o con il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Inoltre, rilascia moltissime interviste ai giornali e ha postato una gran quantità di video in rete, al punto che lo si potrebbe definire, come oggi usa, “virale” (noi ne abbiamo contati circa sessanta, ma è probabile che ce ne siano anche di più). Naturalmente si è occupata di lui, incensandolo, anche Famiglia Cristiana, edizione online, con una photogallery di ben venti pose diverse; il tutto sotto il titolo: Don Fabio: la sua giornata tra sport, catechesi e pomeriggio in oratorio. Costui è in prima linea sia sul fronte dell’accoglienza, come la chiamano loro, ai cosiddetti profughi (il 93% dei quali sono, invece, dei bugiardi che tentano di spacciarsi per profughi senza esserlo, secondo i dati ufficiali del Viminale), sia su quello della inclusione, sempre come la chiamano loro, non delle persone, il che è fuori discussione, ma delle coppie omosessuali, dicendo che spera di veder arrivare il momento in cui, come prete, le potrà sposare anch’esse, come tutte le altre. Per dare un’idea del suo stile, nel novembre del 2016 polemizzò duramente con il senatore Gasparri, di Forza Italia, negli studi di La7, sul tema dei migranti: al politico, che sosteneva la necessità di “aiutarli a casa loro”, rispose: Come si permette? La carità è una cosa seria. E di questa cosa seria (ma “carità” e accoglienza di centinaia di migliaia di persone, stabilita ed imposta per volontà politica, sono la stessa cosa?) lui e quelli come lui, come è noto, ritengono di avere il copyright, e guai se qualcun altro, che ha opinioni diverse, si permette di esprimerle. Degni figli della cultura del Sessantotto, proibito proibire, eccetera, eccetera, costoro non ammettono altra giustizia, altra verità, altra dignità, che la propria; è assiomatico, per loro, che chi ha idee diverse su migranti e coppie gay, non merita nemmeno di aprir la bocca, non gli dovrebbe essere permesso, perché sui temi seri solo le persone serie hanno il diritto di parlare, e quelli, non c’è il minimo dubbio in proposito, persone serie non lo sono, visto che nutrono dei dubbi sia sul fatto che sia giusto e doveroso far entrare in Italia masse illimitate di stranieri a (falso) titolo di profughi, sia celebrare le unioni civili, e forse anche i “matrimoni”, delle coppie omofile (perché a noi, che siamo all’antica, la parola gay non piace ed evitiamo di usarla: significa “allegro”, e a noi non pare che vi sia qualcosa di allegro nella condizione di quelle persone, meno ancora se pretendono di formare delle “coppie” riconosciute dalla legge, fatto salvo, come stabilisce la legge Cirinnà, l’antiquato e obsoleto dovere di osservare la fedeltà al proprio partner). Peraltro, don Corazzina non è favorevole solo alle unioni omofile, ma anche all’adozione di bambini da parte delle coppie omofile, e lo dice anche in chiesa, dall’alto dell’ambone. E che diamine, è più che giusto, date le premesse: non si può mica essere “accoglienti” solo a metà: le unioni sì, e le adozioni no? Se quelle omofile sono coppie con pari dignità delle altre, per quale mai ragione non potrebbero anche allevare dei bambini? Come sempre, e come è tipico della cultura laicista, secolarizzata e irreligiosa, il punto di vista esclusivo che viene adottato è quello dei “diritti” della persona, ma della persona che quei diritti li pretende; non certo del bambino, del cui diritto a crescere in una famiglia sana e normale  non si fa cenno, anche perché, se lo si facesse, si metterebbe in dubbio la sanità e la normalità delle famiglie “arcobaleno”, e allora addio coerenza…
Nel corso di una intervista a Brescia Today, quasi tre anni fa, il 5 novembre 2015, a proposito delle unioni omosessuali (cfr.http://www.bresciatoday.it/cronaca/don-corazzina-brescia-matrimoni-gay.html) dichiarava:
La visione del matrimonio come unione di uomo e donna per generare è da tutelare, ma non mi metto nelle condizioni di chiudere le porte in faccia a nessuno. Non bisogna essere fondamentalisti ed integralisti ed incapaci di vedere la vita della gente. Non si deve commettere l’errore di erigere dei muri. Tutti siamo chiamati a superare i confini e ad accogliere, a tenere le porte aperte in un continuo confronto con il Vangelo. La Chiesa che trasforma i confini in muri non è la mia Chiesa, è quella contro la quale ho lottato e continuerò a lottare. Credo che lo Stato debba riconoscere le unioni civili, anche quelle tra omosessuali, perché tali coppie devono essere tutelate. Estendendo i diritti (e i doveri pure) e la tutela ad altre forme di famiglie  non si toglie niente alla famiglia tradizionale e non si attacca la sua dignità. Detto più concretamente: un comune che si impegna per la tutela dei diritti degli uni e contro la loro discriminazione, non per questo abbandona i sui doveri e il suo impegno verso gli altri. Ma non deve essere chiesto alla Chiesa di riconoscerle.”  

00 vangelo lgbt
Il nuovo vangelo dei neopreti "bergogliani": un vangelo di loro conio e di loro invenzione, nel quale si afferma esattamente il contrario di quel che diceva Gesù Cristo.


Il nemico mortale della famiglia è l’individualismo

di Francesco Lamendola 

 continua su:

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.