ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 30 luglio 2018

Coccobelli !

PROPOSTE BIZZARRE
Una Chiesa ecologista per gli ecologisti

Reato di comportamento anti-ecologista nel Codice di diritto canonico e servizio di rating ambientalista per le aziende. Sono le recenti proposte del cardinale Coccopalmerio. C'è da augurarsi che vengano ignorate, ma sono comunque segno di una deriva ecologista lontana dalla Dottrina sociale della Chiesa.




Due recenti richieste del cardinale Coccopalmerio, prefetto emerito del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, riportate da Vatican Insider, meritano di non venire trascurate perché esprimono bene il nuovo clima che nella Chiesa si respira a proposito della questione ambientale o ecologica che dir si voglia.

Il cardinale ha auspicato due cose: prima di tutto che nel Codice di diritto canonico venga esplicitato e condannato il comportamento anti-ecologista e venga invece stabilito come nuovo obbligo legale non solo un atteggiamento di rispetto ma anche di prevenzione a tutela dell’ambiente. La seconda è che possa essere istituito un servizio di rating ambientalista delle aziende che tenga conto della Dottrina sociale della Chiesa.


Dio non voglia che tali richieste trovino in futuro una qualsiasi accoglienza. Sarebbe ridicolo sanzionare un parroco a termini di diritto canonico perché non ha collaborato alla conversione dalle energie non rinnovabili alle rinnovabili guidando egli ancora un’auto diesel, o perché la canonica non è ancora dotata di pannelli solari.

Oltre che ridicole, le due richieste sarebbero facilmente accusabili di essere asservite ad interessi di parte: delle aziende impegnate nel business delle rinnovabili la prima, delle società di “rating ecologico cattolico” la seconda.

Tra le due proposte del cardinale, quella più interessante dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa è la seconda. Per valutare un’azienda dal punto di vista del neo ambientalismo cattolico occorrono dei criteri e il cardinale non dubita che debbano essere i criteri della Dottrina sociale della Chiesa. Ma siamo sicuri che i criteri della Dottrina sociale della Chiesa – almeno così come li abbiamo conosciuti finora -  avallerebbero il rating del neo ambientalismo cattolico?

Da quando sono in voga i “bilanci sociali” e da quando si parla molto di “responsabilità sociale d’impresa” si assiste ad un grande aumento di attenzione da parte delle aziende verso la tutela dell’ambiente, le cui voci sono esposte per prime nei loro bilanci sociali a riprova della  responsabilità sociale dell’impresa. In nessun modo, invece, trovano ospitalità nei bilanci sociali delle imprese l’aiuto alla famiglia o gli investimenti per una cultura della vita, o iniziative per favorire la maternità delle donne dipendenti dell’azienda stessa, o forme di collaborazione con chi, nel territorio, lavora in prima linea su queste frontiere. Questo per un semplice fatto: l’ambientalismo è di moda, la difesa della vita umana fin dal concepimento no. Quindi la responsabilità sociale delle imprese è molto condizionata da quanto il clima culturale e sociale circostante considera meritevole di tale responsabilità: usare carta riciclata sì, dare un contributo al locale Centro di aiuto alla vita no.

Il rating proposto dal cardinale Coccopalmerio presenta tutti gli indizi per farlo rientrare in questo quadro. Se il rating comprendesse anche l”ecologia umana”, come la chiamava Giovanni Paolo II, il rating della quasi totalità delle imprese sarebbe molto basso. Se, invece, si concentrasse solo sulla carta riciclata o atteggiamenti simili potrebbe essere molto lusinghiero. Il neo ecologismo cattolico sembra proprio voler separare le due dimensioni dell’ecologia e il rating di Coccopalmerio vuole essere funzionale agli interessi neo-ambientalisti.

L’appello alla Dottrina sociale della Chiesa è quindi improponibile, in questi termini, dato che, secondo il suo insegnamento, mai può essere lecito separare la difesa dell’ambiente dalla difesa della persona umana. Tra le due dimensioni c’è anche un rapporto gerarchico: la tutela dell’ambiente è in funzione della persona umana, la difesa della persona umana è in funzione di se stessa. Quest’ultima, quindi, prevale e dà senso anche alla prima in quanto è il suo fine (pur non essendo il fine ultimo, che rimane sempre la gloria di Dio).

Il neo ambientalismo cattolico sembra invece annullare questo rapporto gerarchico ed anche il concetto di “ecologia integrale” non è sempre chiaro su questo punto. La novità di questo ultimo concetto vorrebbe essere di allargare l’idea di ecologia a tutti gli ambiti della vita. Parallelamente anche il concetto di bioetica segue lo steso processo di allargamento. Così, però, l’aborto e la deforestazione rischiano di essere messi sullo steso piano, come pure, che ne so …, la fecondazione artificiale e la robotica. Reato di comportamt

In questo senso, come si sa, sono stati trasformati la Pontificia Accademia per la Vita e il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia. Per lo stesso motivo siamo in attesa da parte della COMECE, di un documento sulla robotica e non sull’aborto e sull’eutanasia. L’ecologia integrale rischia di estendere il concetto di ecologia ma anche di appiattirlo, perdendo la sua naturale struttura gerarchizzata. Un ordine, infatti, non è fatto di soli elementi accostati sullo stesso piano, ma di elementi che valgono più o meno degli altri.

Stefano Fontana

http://www.lanuovabq.it/it/una-chiesa-ecologista-per-gli-ecologisti


Cattolici non obbligati a seguire agenda verde di sinistra di Francesco - Cardinale Müller

I Cattolici non sono obbligati a seguire l'agenda verde di sinistra di papa Francesco opponendosi ai carburanti fossili e favorendo gli accordi sui problemi ambientali, ha detto il cardinale Gerhard Müller a The Weekend Australian (27 luglio).

Müller si trova a Sydney per parlare alla conferenza della Confraternita Australiana del Clero Cattolico. "Non siamo un partito ecologista" ha aggiunto:

"La politica ambientalista non ha nulla a che fare con fede e morale. Quei problemi riguardano i politici e le persone che votano per il partito con cui sono d'accordo."

“I vescovi non sono scienziati, esperti ambientalisti o politici". Müller ha raccomandato ai leader della Chiesa di concentrarsi sulla religione.

Il Papa deve combattere lo «Scisma»

Müller ha spiegato che Francesco e i vescovi dovrebbero "fornire la chiarezza, basata sulla parola di Dio", per risanare lo "scisma" tra i "conservatori" e i "progressisti" nella Chiesa.

False interpretazioni della teologia sarebbero causa di confusione dottrinale.

Ma invece le priorità di Francesco sarebbero la giustizia sociale e il conforto ai poveri, ha aggiunto.

Collegialità solo sulla carta

Müller ha detto che molti cardinali che eleggeranno il successore di Francesco affronteranno il problema di non conoscersi tra loro, perché Francesco non ha convocato un incontro generale dei cardinali in quattro anni.

La mancanza di un tale incontro sembra contraddire lo stile collegiale apparentemente favorito da Francesco, che [sembrerebbe] vuole un 'approccio sinodale'."

Il cardinale Müller ha detto che Francesco ha anche ascoltato "cosiddetti amici che non sono stati sempre amici".

Foto: Gerhard Ludwig Müller, © Michael Swan, CC BY-ND#newsRdrvzgrace

La "guerra" dei preti a Salvini (ma il popolo non li segue)

Da certi vescovi ai giornali, da settimane è un fuoco di fila contro il ministro dell'Interno sia per l'immigrazione sia per la questione dei crocifissi nei luoghi pubblici. Un attacco che il popolo cattolico non capisce e, stando ai risultati elettorali, non condivide.




L’odio dell’intelligentia cattolica, gerarchie comprese, per Salvini è palpabile e dichiarato. Guerra, dunque. Impagliazzo del Sant’Egidio lo bacchetta per i rom di Roma su Avvenire. Padre Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica osteggia la sua pretesa di mettere i crocifissi negli uffici pubblici e nelle aule scolastiche. Famiglia cristiana cerca di esorcizzarlo e lo sbatte in copertina come indemoniato. Si dirà che si tratta di figure della sinistra ecclesiale, ma anche la Cei ha titolato la sua ultima uscita «Migranti, dalla paura all’accoglienza». La posizione del papa, sul cavallo di battaglia principale di Salvini, è nota, e Francesco non perde occasione di ribadirla: un naufragio nel Mediterraneo e si ricomincia col tormentone dei ponti e non dei muri.

La cosa curiosa, e sulla quale i soggetti nominati non riflettono affatto, è lo scollamento totale tra loro e il c.d. «popolo di Dio» della cui rappresentanza pur si sentono investiti. Salvini e la sua Lega hanno avuto una valanga di voti, e di più ne avrebbero avuti in caso di elezioni ripetute. I voti che non hanno avuto loro sono andati ai Cinque Stelle. Ora, delle due l’una: o i cattolici italiani sono spariti o sono loro che hanno votato Lega e M5S. C’è un sentire popolare, insomma, che Lega e M5S hanno intercettato, e che ormai se ne frega perfino degli appelli del papa.

E’ un bel problema, dunque, per un’aristocrazia cattolica che, elettoralmente parlando, sta col Pd. La gente va a messa (non è vero che le chiese sono vuote, anzi, sono sempre strapiene: provare per credere), ascolta zitta e disciplinata quel che dice il prete, fa la comunione (in massa, sono pochissimi quelli che non la fanno) ma poi, nel segreto dell’urna, vota Salvini. Cioè, fa il contrario di quel che dice l’aristocrazia cattolica, papa compreso.

Se fossi nei panni della Cei, prima ordinerei un bel sondaggio, tanto per tastare il polso ai sudditi. Poi, sentiti gli umori del popolo cattolico, esternerei, se possibile di conseguenza. Si dirà che il clero, nel predicare, non può dipendere dai sondaggi. Giusto. Ma allora, da cosa dipende? Un tempo si sarebbe detto «dalla dottrina», ma adesso la dottrina è stata accantonata, perché «non è una clava da usare contro i fedeli» (ipse dixit). «Avviare processi è più importante per la Chiesa che gestire spazi», ha ricordato Spadaro ribadendo che «chi dopo cinque anni si aspetta ancora che la Chiesa costruisca il suo ospedale, cessando di essere l’ospedale da campo di cui ha parlato il papa, non ha capito nulla della Chiesa, che o è ospedale da campo o non è più Chiesa». Così il direttore di Civiltà Cattolica alla presentazione del Quaderno di «Limes» Francesco e lo stato della Chiesa (clicca qui).

Avviare processi. Ospedale da campo. Boh. Che il fedele comune si senta disorientato è dire il meno. Salvini è un satanasso perché non vuole i porti spalancati all’Africa? Qui non c’è bisogno di sondaggi, basta andare a vedere quante copie perde Famiglia cristiana e quanti consensi guadagna Salvini. Salvini vuol ripristinare il crocifisso nella scuole, e il fedele comune che fa? Ne gioisce. Invece padre Spadaro twitta:  «Usare il crocifisso come un Big Jim qualunque è blasfemo. La croce è segno di protesta contro peccato, violenza, ingiustizia e morte. Non è mai un segno identitario. Grida l’amore al nemico e l’accoglienza incondizionata. E’ l’abbraccio di Dio senza difese. Giù le mani».

Blasfemo, addirittura. Morale: il papa, i vescovi e i preti vanno da una parte, mentre il loro popolo va in tutt’altra direzione. Infatti, a proposito della croce, c’è tutta una serie, cospicua, di nazioni che l’hanno messo nella bandiera. Quale, appunto, segno di identità. Faccio personalmente parte di una schiera di convertiti, che si sono convertiti alla Chiesa, non a una ong assistenziale. Salvini non ha capito che la Chiesa avvia processi, è un ospedale da campo e non sopporta il crocifisso sui muri pubblici? E’ in numerosa compagnia, e prima o poi salterà fuori, così continuando, qualche testa calda che proclamerà lo sciopero dell’8xmille. Allora i sondaggi diventeranno importanti anche per le eminenze loro.
Rino Cammilleri
http://www.lanuovabq.it/it/la-guerra-dei-preti-a-salvini-ma-il-popolo-non-li-segue

COSTANZA MIRIANO A “FAMIGLIA CRISTIANA”


di Costanza Miriano

L’ordine e l’intelligenza delle cose per fare la volontà di Dio

Trovo abbastanza insopportabile il tono che sui mezzi di comunicazione, soprattutto quelli cattolici, ha preso la discussione sul tema dell’immigrazione. Dico quelli cattolici perché a me di cosa pensano Soros e Repubblica e l’Espresso della “carità” importa pochissimo. Ma di come mettermi da cristiana di fronte al problema, invece, interessa molto. Ascolto quello che dice il Papa e me ne lascio interrogare, perché è il Papa e quello che dice mi interpella comunque. Proprio per questo cerco di leggere davvero le sue parole e di ignorare completamente il modo in cui vengono riportate disonestamente, o ancora peggio in cui vengono rilanciate dai suoi scudieri che vogliono essere più papisti del Papa e ogni tanto sbandano.
In sintesi, la questione è posta così, nella vulgata: se non sei a favore di un’apertura totale e incondizionata di tutti i porti e le frontiere non sei un cristiano, usi la croce in modo abusivo e sei fariseo.
Allora, sinceramente, le parole del Papa mi fanno bene, mi portano a chiedermi cosa sia possibile fare di più e meglio, e sono contenta se mi ricorda che siamo in continua conversione. Le parole di Famiglia Cristiana (con quella copertina stupida contro Salvini e tra l’altro graficamente tristissima), invece, no. D’altra parte, non ricordo una sola volta in tutta la mia vita in cui abbia letto in quel settimanale qualcosa che mi abbia fatto bene e sia stato utile, anzi per noi a casa Famiglia Cristiana è l’emblema di tutto ciò che è triste e deprimente, quel cristianesimo borghese che ti fa venir voglia di scappare e fidanzarti con un narcotrafficante colombiano perché una vita avventurosa e anche criminale è comunque meglio di una fede tiepida che sa di tuta in acetato la domenica e riffa parrocchiale.
Ma titoli a parte, entriamo nel merito: che fare rispetto alle masse che premono dall’Africa? Come si comporta un cristiano? Io non lo so, credo che la questione sia complicata, sinceramente. L’Italia, ha detto il Papa, ha già fatto moltissimo, e se la risposta “adesso basta” è troppo semplice, anche quella “chiunque arriva si accoglie” mi sembra piena di rischi, anche gravi.
Innanzitutto, i rifugiati, quelli che davvero scappano dalla guerra, quelli sì, vanno accolti sempre. Ma bisogna verificare che lo siano (ad alcuni prefetti in passato era stato chiesto di chiudere un occhio, per esempio). Mi capita di fare questa domanda ai ragazzi che stanno fuori dal supermercato tutto il giorno a chiedere l’euro del carrello – ma che vita è? – e loro rispondono spesso che nel loro paese non c’era nessuna guerra. Tra parentesi, anche lì, che fare? Visto che certamente si tratta di un racket, di posti assegnati da qualcun altro – provate voi a mettervi davanti a un supermercato che non è il “vostro” – bisogna darlo o no, l’euro? O forse è meglio aiutare le mense e gli alloggi della Caritas o delle parrocchie, ma dare a questi ragazzi l’indirizzo?
Quanto a quelli che non sono rifugiati, la questione è molto, molto più complessa. Bisogna capire cosa il paese di approdo possa offrire, e in questo senso il gesto di un ministro degli Interni che chiama alla responsabilità i suoi colleghi degli altri paesi dell’Unione Europea, affinché oltre a darci tanti pesi e balzelli si sobbarchino insieme a noi il peso dell’accoglienza mi sembra affatto un gesto satanico, ma anzi un atto di carità, se serve a dare più possibilità a chi approda (ci sono più paesi, più spazio, più posti di lavoro in dodici paesi occidentali che in uno solo, a occhio e croce). Può essere un gesto cristiano se serve a mettere regole certe stroncando il commercio di esseri umani e le torture a cui vengono sottoposti questi fratelli; se serve, infine, a non alimentare speranze illusorie. Se serve ad aiutare i missionari che stanno sul posto e ci implorano di non far partire i giovani uomini, perché non sanno cosa troveranno qui da noi, e non hanno nessuna speranza di elevarsi socialmente, ma anzi l’unico effetto di abbassare il costo dei lavori più umili.
Mi sembra insomma che fare il bene sia una cosa molto complicata, farlo in una questione planetaria sia davvero un’impresa, e tutte le semplificazioni sono dannose. Mi sembra intanto che si debba distinguere tra la dimensione privata e personale e quella pubblica e politica, in questo caso. Nel singolo caso, un cristiano si mette davanti alla situazione concreta che ha di fronte, e cerca di sopperire alle necessità. Non importa se quello che hai davanti ha la pelle scura o se invece è un padre italiano di tanti figli. Qualcuno bussa, e cerchi di aprire. Quando hai finito le risorse dici “mi dispiace, adesso non posso perché ho una famiglia e devo pensare a loro”. Nella carità ci vuole ordine, intelligenza, sapienza. Nella dimensione pubblica invece servono regole generali che siano anche capaci di programmare e di tenere conto di dimensioni grandi dei fenomeni, non del particolare che un singolo si trova ad affrontare.
Una volta mi ero affezionata a un ragazzo con una storia molto problematica: era il figlio di una prostituta e viveva con lei e un uomo diciamo molto, molto particolare, non posso dire di più. Volevo invitarlo a casa nostra qualche pomeriggio, per dargli un po’ di calore familiare e farlo giocare con i miei figli. Avevo intuito che gli sarebbe piaciuto da come accoglieva con stupore i miei sorrisi. Però era violento, forse aveva già fatto le prime esperienze di droga, di certo quelle col sesso. Bene, il mio padre spirituale me lo proibì senza alcuna esitazione, e con parole fermissime. Non sei in grado di aiutarlo, e rischieresti di fare un danno ai tuoi figli mettendotelo in casa (ero spesso sola coi bambini e questo ragazzino era più grosso di me).
Insomma, una mamma faccia la mamma, il ministro degli Interni faccia il ministro degli Interni. Aiutare l’Africa è una questione complessa, che ha a che fare con la cultura, la storia, il commercio di armi, lo sfruttamento delle risorse, e che non si risolve permettendo ai trafficanti di esseri umani di portare ragazzi pieni di forze a chiedere l’euro del carrello.
L’ordine e l’intelligenza delle cose è fondamentale anche per fare la volontà di Dio, che non è mai una cosa emotiva e superficiale. Io quando vedo un prelato che gira con l’autista (anche uno di questi che adesso fanno la morale sull’immigrazione) sinceramente non penso mai che sia uno scandalo: penso che se usa il suo tempo per fare cose importanti per il bene della Chiesa, è giusto che non lo perda a cercare parcheggio. È lo stesso principio per cui – avendo la grazia di poterlo fare, magari investendo tutti i risparmi su quello – mi sono fatta aiutare in casa quando avevo i bambini piccoli, perché altrimenti sarei stata tutto il tempo libero dal lavoro a stirare e pulire per terra, e io invece preferivo stare con i miei figli il più possibile (gli aiuti, comunque, non bastavano).
Altrimenti, ai prelati che ci fanno la morale direi che nella Cappella Sistina dormirebbero con delle brande centinaia di “migranti” (ma perché li chiamano migranti e non immigrati, per darci l’idea che sono solo di passaggio e farci meno paura?). E anche a piazza san Pietro si potrebbero mettere delle tende e concedere la cittadinanza vaticana a due/trecentomila persone, e tanto che ci siamo smettere di fare i controlli e chiedere i documenti per entrare dalla porta di sant’Anna, se i muri sono una cosa tanto brutta. E invece non lo dico, proprio per niente, perché certi muri servono, servono a custodire il bene comune in modo intelligente, e trovo giusto che la sede della Cattedra di Pietro sia preservata, ordinata e sicura, perché è un bene di tutti, e mi va bene anche pagare il biglietto a Castel Gandolfo perché chi custodisce la struttura ha diritto a uno stipendio. Se i seminari e gli istituti religiosi non vengono aperti senza criterio ai barboni lo trovo giusto, perché servono a formare sacerdoti, che a loro volta moltiplicheranno il bene.
Magari tante risorse inutilizzate della Chiesa potrebbero essere usate meglio, ma anche qui con intelligenza: gli affreschi antichi, segno di una fede tramandata per migliaia di anni vanno custoditi anche se costa, mentre invece il giornale dei paolini fatto dall’ex direttore di Novella 2000, visto che ha perso il 600% delle vendite si potrebbe anche chiudere, per dire. Chissà quanti posti letto entrano in redazione.

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