Procreazione responsabile e “guerra in cielo”
L’Humanae Vitae cinquant’anni dopo. La procreazione responsabile non è la “via cattolica” alla contraccezione — spiega don Alfredo M. Morselli — ma la doverosa responsabilità di procreare a cui gli sposi non possono sottrarsi.
Procreazione responsabile e la “guerra nel cielo”: riflessioni a cinquant’anni da Humanae vitae[1].
- Scoppiò quindi una guerra nel cielo… (Ap 12,7)
La Rivelazione divina ci presenta il matrimonio come aiutato dagli angeli e insidiato dal demonio. Troviamo questo dato nel libro di Tobia, dove ci viene narrato del connubio tra lo stesso giovane e Sara: nozze ostacolate dal demone Asmodeo, ma felicemente aiutate dall’Arcangelo San Raffaele.
La Bibbia dunque ci mostra che il bonum certamen, che gli sposi devo sostenere per vivere santamente, si inquadra nel proseguo della “guerra in cielo”, svoltasi all’inizio della creazione: la guerra tra “Michele e i suoi angeli” contro l’“enorme drago rosso”[2]. Questa guerra è tutt’altro che finita, giacché il demonio, pur sconfitto e precipitato sulla terra[3], non cessa di cercare di divorare il Figlio della Donna[4] e di combattere contro il resto della discendenza della Donna stessa:
“Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù”[5]
Siccome i santi sposi sono parte della discendenza della Donna, sono necessariamente sotto il tiro infernale: in quanto sposi, è naturale che siano insidiati proprio nel fine primario del matrimonio, che è costituito dalla procreazione e dalla paternità responsabile. Cercherò in questo scritto di mostrare le ragioni ultime di questo attacco infernale al cuore della famiglia.
- Che cos’è la paternità responsabile
Iniziamo le nostre riflessioni partendo da quanto insegna l’enciclica Humanae vitae, scritta dal Beato Paolo VI (25-7-1968), chiedendoci cosa significhino le espressioni procreazione responsabile e paternità responsabile.
Siamo indirizzati a cominciare in questo modo dall’esordio dell’enciclica stessa:
“1. Il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie, le quali, tuttavia, sono talvolta accompagnate da non poche difficoltà e angustie. In tutti i tempi l’adempimento di questo dovere ha posto alla coscienza dei coniugi seri problemi, ma col recente evolversi della società, si sono prodotti mutamenti tali da far sorgere nuove questioni, che la chiesa non può ignorare, trattandosi di materia che tanto da vicino tocca la vita e la felicità degli uomini”.
Esaminiamo ora questo esordio, parola per parola:
- Il gravissimo dovere… (lat. Munus gravissimum)
Munus, in latino, significa:
- Dovere: quindi gli sposi sono tenuti, per quanto possibile, a trasmettere la vita: la trasmissione della vita non è solo condizionata dal desiderio (pur legittimo).
- Missione, compito: si tratta della collaborazione con Dio nel governo del mondo: l’uomo ha un ruolo: servo di Dio, amico e collaboratore.
- Dono: il poter trasmettere la vita è un dono che Dio fa all’uomo, e nello stesso tempo l’uomo è chiamato a donarsi: gli sposi si donano l’uno all’altro, e insieme a Dio e ai fratelli; Paolo VI parla di doveri “verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società”[6].
- Spettacolo, premio: è un significato traslato, dato dall’uso (elargizione al popolo di spettacoli circensi, premi per i gladiatori etc.): Provvidenzialmente questo significato fa al caso nostro, perché due santi sposi, al pari degli Apostoli, sono uno spettacolo al mondo e un premio per esso:
“Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi”[7].
Oggi gli sposi che hanno molti figli sono irrisi, non aiutati: sono Apostoli della famiglia, e quindi segno di contraddizione; nel loro fiero permanere nella fede, pur disprezzati spesso come la spazzatura del mondo, sono spettacolo – munus – al mondo, agli angeli e agli uomini.
Questo munus è gravissimum, gravissimo, non è un qualcosa di facoltativo: non “ci sposiamo e poi vedremo più avanti se fare un figlio”; non “decidiamo di avere un figlio”, come se la cosa fosse a discrezione degli sposi.
- … di trasmettere la vita…
Non siamo padroni della vita, causa della nostra vita… ma trasmettiamo qualcosa che non ha in noi la sua prima origine; quindi non siamo padroni di giocare con provette etc.
- … per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore…
Qui ci soffermeremo un po’ più a lungo, perché quest’ultima frase ha una portata straordinaria.
- Gli sposi e gli angeli
Per via di questa libera e responsabile collaborazione con Dio creatore, gli uomini sono superiori agli Angeli: questi ultimi sono – assolutamente –, quanto alla loro natura, superiori agli uomini, in quanto più somiglianti a Dio: infatti, come insegna San Tommaso, “l’immagine di Dio si trova più negli angeli che negli uomini, avendo essi una natura intellettiva più perfetta”[8]. Tuttavia, sotto certi aspetti, gli uomini possono superare gli Angeli. Senza pretendere di elencare tutte le ragioni di questa superiorità per accidens, ricordo qui:
- Gli uomini superano gli Angeli a motivo della Incarnazione: il Verbo si è fatto uomo, non angelo, e così la natura umana è elevata a dignità incommensurabile.
- A motivo della corredenzione: gli Angeli hanno aiutato il Redentore, ma non possono dire: “completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”[9]; oppure: “portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”[10]; a loro non fu detto “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”[11].
- A motivo del grado di carità: l’Immacolata ha raggiunto un grado di carità e una pienezza di grazia superiore a quello di tutti i cori angelici.
- E per tornare al nostro argomento, possiamo dire che gli uomini sono superiori agli angeli in quanto questi sono stati creati già in un numero determinato; a loro non è stato detto “siate fecondi e moltiplicatevi”[12]; all’uomo invece viene detto: “senza di te io non riempio il Paradiso”.
Perciò Gaudium et spes, al § 50, giustamente afferma:
“Dio che disse: «non è bene che l’uomo sia solo» (Gn 2,18) e «che creò all’inizio l’uomo maschio e femmina» (Mt 19,4), volendo comunicare all’uomo una speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l’uomo e la donna, dicendo loro: «crescete e moltiplicatevi» (Gn1,28).
Procreazione responsabile vuol dire dunque, prima di tutto, avere chiaro quanto Dio ci chiede: “Tu che hai ricevuto la vita con un atto di amore libero, un amore che gratuitamente e liberamente si è diffuso, vuoi amare anche tu allo stesso modo, diffondendo liberamente e gratuitamente la vita?
Sei conscio di questo gravissimo – ma non meno meraviglioso – dovere e compito? Vuoi collaborare con me a riempire il Paradiso?
Andiamo avanti con la lettura del 1º paragrafo dell’Enciclica: “Il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie…”; perché “fonte di grande gioie”?
Immaginiamo due sposi che, dopo il matrimonio, dopo il pranzo, le fotografie, i saluti ai parenti etc. tornano a casa: il marito, se la moglie non è troppo pesante, la prende in braccio ed entrano nella loro abitazione; “finalmente soli”, pensano… ma all’improvviso tutta la casa si riempie di luce: è piena di Angeli, c’è la SS. Trinità, c’è la Madonna, ci sono tutti i santi… “ma chi sono questi?”
Diceva S. José María Escrivà de Balaguer: “Senti la responsabilità della tua missione: tutto il Cielo ti sta a guardare”[13]… Torniamo quella domanda che vi dicevo prima, da parte del buon Dio: “Volete aiutarmi a popolare il Cielo, che già vedi con gli occhi della fede, di nuovi santi”?
Dal giorno delle nozze, dall’istante in cui gli sposi entrano in casa loro, ogni giorno, il Cielo aspetta la loro risposta.
Questo è il quadro reale del focolare domestico, illuminato dalla luce del Vangelo. Solo un sìgeneroso alla richiesta dl Cielo, può essere quella fonte di grande gioia di cui parlava il beato Paolo VI.
- Gli sposi sotto l’attacco infernale.
Però però… c’è un però… Insegna Paolo VI: “Il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie, le quali, tuttavia, sono talvolta accompagnate da non poche difficoltà e angustie”. Adesso commentiamo quest’ultima frase.
Torniamo all’immagine della casa piena di Angeli: oltre alla luce, si sente anche uno strano odore… “ma è zolfo”! Eh sì, purtroppo dagli abissi infernali, per permissione divina, si levano legioni di demoni a cercare di rovinare tutto.
E qui dobbiamo aprire una parentesi, che ci farà capire come il modo angelico è correlato con la santità matrimoniale, nella sua bellezza in sé, e nel suo essere continuamente insidiata.
È sentenza comune di molti Padri della Chiesa – opinione “abbracciata con rara unanimità”[14] dei principali teologi (tra tutti S. Tommaso e S. Agostino), di alcuni grandi mistici (ad es. S. Ildegarda di Bingen, S. Metilde di Hefta, la Ven. Maria d’Agreda) – che il motivo o l’occasione della creazione dell’uomo sia stata la caduta degli angeli ribelli[15]: Dio, volendo comunque comunicare la sua beatitudine, ha creato l’uomo perché occupasse le dimore lasciate deserte dagli angeli decaduti.
Se dunque l’uomo deve occupare i posti lasciati vuoti dagli angeli ribelli, l'”invidia del diavolo”[16]punterà direttamente proprio a impedire la procreazione.
Certamente l’attacco del diavolo è contro la vita a trecentosessanta gradi e sotto varie ragioni: siccome il Verbo si è fatto carne, il diavolo spinge alla profanazione di ogni carne, con tutte le impurità e le perversioni possibili. Inoltre l diavolo è omicida fin dal principio[17], e quindi spinge all’aborto, al commercio dei feti… Ancora il diavolo si vuole sostituire a Dio creatore, vuole assurgere al posto di Dio, e quindi favorisce la fecondazione in vitro, con conseguente strage di embrioni, che sono persone umane.
Ma direttamente e in primis egli cerca di impedire la procreazione: siccome come dice Dante, il demonio è löico[18], – logico, sottile ragionatore – sa che anche un dannato, con il suo stesso essere, rende gloria a Dio e alla sua giustizia; ma ciò che non è non può per nulla dare gloria a Dio. Il demonio allora – sotto certi aspetti – è più contento quando un’anima non viene creata, di quando ne riesce a trascinarne una all’inferno.
Capiamo bene il quadro, cari fratelli? La procreazione responsabile non è solo questione di pillola sì o no; essa si pone al cuore di quella lotta tra il bene e il male che attraversa tutta la storia[19].
La procreazione, che è sempre stata fonte di grandi gioie, è dunque minacciata dal serpente e dalla sua stirpe, ed è protetta, custodita, dall’Immacolata e dalla sua discendenza benedetta, la quale costituisce il suo insidiato – ma vittorioso – calcagno[20].
Queste insidie vengono portate agli sposi innanzi tutto in interiore homine, attraverso la tentazione: ma oggi i coniugi sono assediati anche dallo spirito del mondo, dalla sinfonia di teorie neo-maltusiane, dall’organizzazione sociale, dalle difficoltà economiche, dalla mentalità secolarizzata, dalle mode, dalla rivoluzione sessuale, dalla menzogna che chiama diritti civili le peggiori nefandezze.
Ma quest’attacco è reso ancora più virulento – fin dalla promulgazione di Humane vitae, come previsto da Paolo VI apertis verbis all’interno del documento stesso[21], da una nuova categoria di cui il diavolo si sfrega le mani per averla al suo servizio: alcuni teologi e alcuni Pastori muti, o peggio, traditori.
Scriveva il P. Marie-Rosaire Gagnebet OP[22], su L’Osservatore Romano, a meno di due mesi dalla promulgazione dell’enciclica:
“L’enciclica Humanae vitae prevedeva che si sarebbe urtata a vive opposizioni, amplificate dai mezzi di comunicazione. Mentre ogni giorno, a centinaia, Vescovi sacerdoti, fedeli esprimono al Papa la loro riconoscenza, i giornali ospitano largamente proteste, critiche e riprovazioni. La Chiesa appare più che mai come «segno di contraddizione», ad immagine del suo divin Fondatore. Ma ciò che è peggio, è che dei figli della Chiesa, perfino taluni teologi, si collocano fra gli oppositori, pur proclamando la loro sottomissione alla Chiesa alla quale pretendono di rimanere fedeli. Sono anch’essi figli del loro secolo, e come stupirsi di vederli imbevuti di questo spirito di contestazione, così largamente diffuso? Tuttavia, senza rendersene talvolta conto, questa contestazione tocca principi essenziali della nostra fede. Essa può turbare il popolo cristiano e ostacolare il frutto dell’insegnamento papale, perciò occorre, senza spirito di polemica, porre in luce gli equivoci e le ambiguità su cui questa critica poggia e che essa diffonde”[23].
- Conclusione
La procreazione responsabile si trova dunque al centro di quella dura lotta tra il bene e il male che attraversa tuta la storia umana. La prova è costituita dalla reazione delle forze del male alla proclamazione della verità.
Si capiscono così molto meglio le parole indirizzate da Suor Lucia al Card. Caffarra:
“Padre, verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia. E coloro che lavoreranno per il bene della famiglia sperimenteranno la persecuzione e la tribolazione. Ma non bisogna aver paura, perché la Madonna gli ha già schiacciato la testa”[24].
E il commento dello stesso Cardinale:
“Qualche anno fa ho cominciato a pensare, dopo quasi trent’anni: «Le parole di Suor Lucia si stanno adempiendo»”.
Tutta l’intellighenzia neo-modernista, dopo cinquant’anni di critiche e contestazioni all’enciclica, sta solo aspettando il momento favorevole per seppellirla definitivamente (come sta cercando di fare con Veritatis Splendor). Dio non voglia che sia arrivato oggi il momento da loro tanto atteso.
NOTE
[1] Il presente articolo è la rielaborazione, a c. dell’autore, di una parte di una conferenza tenuta a Schio, il 10-3-2018, in occasione di un convegno su Humanae vitae.
[2] Cf. Ap 12.
[3] Ap 12,9: “Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli”.
[4] Ap 12,4: “Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato”.
[5] Ap 12,17.
[6] Humanae vitae, § 10.
[7] 1 Cor 4, 8-13.
[8] Iª q. 93 a. 3 co. (Se l’angelo più dell’uomo sia a immagine di Dio): “In due modi possiamo parlare dell’immagine di Dio. Primo, in rapporto a ciò che costituisce il primo fondamento dell’immagine, vale a dire in rapporto alla natura intellettiva. E sotto questo aspetto l’immagine di Dio si trova più negli angeli che negli uomini, avendo essi una natura intellettiva più perfetta, come risulta dal trattato precedente. – Secondo, possiamo considerare l’immagine di Dio nell’uomo sotto qualche aspetto secondario; cioè in quanto si riscontra nell’uomo una certa imitazione di Dio: troviamo, p. es., che l’uomo proviene dall’uomo come Dio da Dio; ovvero che l’anima umana è tutta in tutto il corpo, e tutta in ogni sua parte, come appunto è Dio in rapporto al mondo. Sotto questi aspetti e altri consimili l’immagine di Dio si trova più nell’uomo che nell’angelo. – Si noti però che non è questo l’aspetto proprio ed essenziale dell’immagine di Dio nell’uomo, ma esso presuppone quella prima imitazione, che è fondata sulla natura intellettiva; altrimenti anche gli animali bruti sarebbero a immagine di Dio. Ora, siccome in rapporto alla natura intellettiva l’angelo è a immagine di Dio più dell’uomo, bisogna affermare che, assolutamente parlando, l’angelo ha una superiorità nell’essere a immagine di Dio; l’uomo invece ha una superiorità soltanto in senso relativo”.
[9] Col 1,24.
[10] 2 Cor 4,10.
[11] Lc 9,23.
[12] Gen 1, 22.28.
[13] Forgia, § 50.
[14] Espressione di Egon Von Pedersdorf: vedi nota successiva.
[15] “La caduta dei demoni ha ridotto il mondo Angelico a una rovina, dice San Tommaso. Una gran parte dei troni celesti restavano li abbandonati, in tutti i cori angelici nereggiavano come occhiaie vuote i seggi angelici rimasti senza occupante. Umanamente parlando, il piano di Dio nella creazione del mondo, in seguito al peccato degli angeli, sembrava fallito. Invece la sua esecuzione era solo differita. Per riparare alla rovina del mondo Angelico Dio creò nuove creature, che dovevano essere, per dir così, «i successori dei demoni sui troni angelici». Ed ecco gli uomini. Questa verità fondamentale della demonologia è una delle poche sentenze che, non essendo mai stata impugnata, anzi essendo abbracciata con rara unanimità dai padri e dai teologi, oggigiorno è caduta, si può dire, nel dimenticatoio. Fin dal principio è stato affidato agli uomini il grande compito di riconquistare, in lotta con i demoni, che prima li possedevano, i troni celesti abbandonati, e di possederli a loro volta per sempre. Nessun uomo può quindi dire che i demoni non lo riguardano; il nostro destino è di essere loro legate a salvezza o a rovina, e abbiamo tutti motivi istruirci sopra i nostri nemici ma anche su noi stessi, sulla nostra capacità di combattere, sulle possibilità di vittoria e sui pericoli del combattimento”. Egon Von Pedersdorf, Demonologia. Le forze occulte ieri e oggi, Milano: Leonardo, 1995, p. 71. Utilissima la lettura di tutto il capitolo 5º, pp. 71-81.
[16] Sap 2,24.
[17] Gv 8,44.
[18] Inferno, XXVII, 123.
[19] San Giovanni Paolo II, scriveva, nell’enciclica Redemptoris Mater: “Come risulta dalle parole del protoevangelo, la vittoria del Figlio della donna non avverrà senza una dura lotta, che deve attraversare tutta la storia umana”.
[20] Scrive S. Luigi M. Grignion de Monfort: ” Ma il potere di Maria su tutti i demoni risplenderà in modo particolare negli ultimi tempi, quando Satana insidierà il suo calcagno, cioè i suoi poveri schiavi e umili figli che lei susciterà per muovergli guerra. Questi saranno piccoli e poveri secondo il mondo, infimi davanti a tutti come il calcagno, calpestati e maltrattati come il calcagno lo è in confronto alle altre membra del corpo. In cambio saranno ricchi di grazia divina, che Maria comunicherà loro in abbondanza, grandi ed elevati in santità davanti a Dio, superiori ad ogni creatura per lo zelo coraggioso, e cosi fortemente sostenuti dall’aiuto di Dio, che con l’umiltà del loro calcagno, uniti a Maria, schiacceranno il capo del diavolo e faranno trionfare Gesù Cristo”; Trattato della vera devozione a Maria, § 55.
[21] “Si può prevedere che questo insegnamento non sarà forse da tutti facilmente accolto: troppe sono le voci, amplificate dai moderni mezzi di propaganda, che contrastano con quella della Chiesa. A dir vero, questa non si meraviglia di essere fatta, a somiglianza del suo divin fondatore, «segno di contraddizione», ma non lascia per questo di proclamare con umile fermezza tutta la legge morale, sia naturale, che evangelica”. HV, § 18.
[22] 1904-1983.
[23] M.-R. Gagnebet O.P., «L’autorità dell’enciclica Humanae vitae», L’Osservatore Romano, 2-5 settembre 1968, riportato integralmente in AA.VV., L’enciclica contestata, Roma: Gherardo Casini Editore, 1969, p. 163-178. Il passo citato è a p. 163.
[24] Diane Montagna, «Qualche anno fa ho cominciato a pensare, dopo quasi trent’anni: “Le parole di Suor Lucia si stanno adempiendo”», Aleteia, 22-5-2017.
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