La civiltà cristiana oggi ha 3 nemici: l’invasione islamica, il materialismo ateo, la chiesa di Bergoglio perchè stanno sradicando dalla nostra vita il seme della cristianità e il legame coi suoi simboli. Il male del bergoglismo
di Marcello Veneziani
La civiltà cristiana ha oggi tre nemici: l’invasione islamica, il materialismo ateo e la chiesa di Bergoglio. In modi e gradi differenti stanno sradicando dalla nostra vita il seme della cristianità, il legame coi suoi simboli, con la sua fede e la sua tradizione. Detestano ogni tentativo di dare visibilità e centralità al messaggio cristiano, non sopportano il crocifisso nei luoghi pubblici, s’indignano se qualcuno si pone il problema di salvaguardare il suo spazio vitale, le sue città, i suoi riti e le sue liturgie.
I primi vogliono sostituire una religione che avvertono declinante con la loro e sottomettere la cristianità all’Islam. Il secondo vuol cancellare ogni traccia di spiritualità e di presenza religiosa dall’orizzonte pubblico per ridurre l’uomo alle sue voglie e al suo egoismo. La terza vuole ridurre la civiltà cristiana a luogo d’accoglienza, corridoio umanitario, fino a perdere ogni traccia vivente di cristianità.
Il primo viene dal basso, dal sud del mondo, dai barconi e dalle ong. Il secondo scende dall’alto, dalle grandi fabbriche d’ateismo e di nichilismo che si annidano nei media, nella società dei consumi, nei santuari della finanza e dell’ideologia. La terza, invece, corrode la cristianità dall’interno, come una serpe in seno, riducendola ad agenzia umanitaria, e trasformandosi in cavallo di Troia nel cuore della civiltà cristiana. Non si preoccupano i preti e gli attivisti del bergoglismo che l’Italia, l’Europa, la cristianità stanno correndo verso la loro estinzione, il loro suicidio, la perdita di tutto quel che è stato per millenni il suo volto, la sua anima, la sua lingua e il suo catechismo elementare. E additano il loro nemico paragonando a Satana, come fa una sciagurata copertina di Famiglia Cristiana, ridotta ormai a setta estremista e fanatica del bergoglismo, chi si appella alla cristianità, alla famiglia, alla religione, ai rosari e ai crocifissi. Con l’ipocrisia aggiunta che dopo aver sbattuto Satana in copertina, con tanto di foto e di nome, dicono che non è un attacco personale ma una difesa del Vangelo da chi lo rinnega. Se davvero avessero voluto denunciare la perversione del Vangelo avrebbero dovuto dedicare quella copertina e il suo Vade Retro a quel prete colto in flagrante mentre abusava di una bambina. E non si tratta, come è noto, di un caso isolato. Lì siamo alla perversione diabolica del Vangelo e del messaggio di Cristo, Lasciate che i bambini vengano a me (Sinite parvulos venire ad me – Marco, 10,14). Lasciate che vengano in canonica per abusare di loro, violarli e sfogare le proprie voglie bestiali. Avendo Satana in casa, preferiscono invece andare a pescare il nemico politico e a demonizzare Salvini e con lui i milioni di italiani che sostengono la sua azione di ministro dell’interno. In una Chiesa che ha accolto e stretto le mani, anche di recente, a fior di Belzebù, dittatori sanguinari, abortiste seriali e infanticidi a catena, persuasori di morte e spacciatori d’inferno, sfruttatori di migranti e pedofili anche in tonaca, oltre che atei e persecutori, corrotti e corruttori, si permette di additare come Satana chi esprime oggi, a torto o a ragione, il disagio prevalente dei popoli, italiano e non solo, sulla necessità di frenare l’immigrazione clandestina e incontrollata e tutelare gli italiani, le loro città, la loro vita, le loro donne, i loro bambini, la loro civiltà. È qualcosa di aberrante a cui mai avremmo voluto assistere. E tutto questo nel silenzio complice delle massime autorità ecclesiastiche. Furono satanici anche quel milione di fedeli polacchi che lo scorso ottobre formarono un immenso cordone umano al confine, nel nome di Dio, della Madonna, stringendo il rosario, per frenare simbolicamente i flussi migratori incontrollati e chiedere che “L’Europa resti Europa”? E furono satanici i martiri e i santi che dettero la vita a Lepanto e a Otranto per salvare la civiltà cristiana?
Il Bergoglismo uno dei 3 nemici della Civiltà Cristiana.
Qual è il male del bergoglismo? La riduzione del male e del bene a uno solo. Il Male Unico e Assoluto è il nazismo e i suoi derivati; il Bene Unico e Assoluto è l’Accoglienza dello straniero. Sparisce ogni altro male sulla terra, passato e presente: il terrorismo e il comunismo, l’ateismo e le persecuzioni dei cristiani nel mondo, la distruzione della famiglia, le mille negazioni della vita, della nascita, della fertilità, la cancellazione di riti e simboli, tradizioni e liturgie sacre che sono il linguaggio di Dio. Resta solo un Male, il Nazismo, e l’Anticristo oggi ha la faccia di Salvini. Allo stesso modo sparisce ogni altro bene, la salvezza delle anime e della civiltà cristiana, la sopravvivenza della fede e delle comunità cristiane, la salvaguardia della famiglia e la promessa della Resurrezione, il senso dell’eternità e l’amor di Dio. Tutto viene ridotto al pronto soccorso dei poveri, tutta la missione della chiesa è ridotta a salvare vite umane dal mare, alloggiarle e sfamarle – naturalmente coi soldi pubblici, senza il concorso della chiesa – amare il prossimo soprattutto se viene da lontano, è straniero e non è cristiano, e pretendere che un mondo piccolo si carichi sulle spalle un mondo grande, sapendo che crollerà per il peso insostenibile di accogliere l’oceano in un lago. E senza porsi ulteriori problemi, come la crescita demografica vertiginosa o gli effetti pratici dell’invasione massiccia di popolazioni che ci vedono come punto di ristoro ma non come civiltà a cui convertirsi e in cui integrarsi. Dal punto di vista teologico la Trinità viene ridotta a una Persona. Sparisce il Padre, sparisce lo Spirito Santo, resta il Figlio e si occupa solo di salvare non anime ma corpi, non annuncia redenzioni ma ospitalità. Il cristianesimo ridotto a una Ong.
Cosa ne pensa Bergoglio di quel milione di fedeli polacchi che lo scorso ottobre formarono un immenso cordone umano al confine, nel nome di Dio, della Madonna, stringendo il rosario, per frenare simbolicamente i flussi migratori incontrollati e chiedere che “L’Europa resti Europa”? E dei martiri e santi che dettero la vita a Lepanto e a Otranto per salvare la civiltà cristiana?
Nessuno pretende che la Chiesa si converta al nazionalismo e alle frontiere, nessuno chiede che la carità si restringa solo ai cristiani e ai connazionali. La misericordia non può avere barriere, la critica è legittima. Si chiede però il rispetto per chi non è allineato a quest’ultima chiesa bergogliana ed è in sintonia con la Chiesa di sempre, in saecula saeculorum. E il rispetto laico per chi ha un’idea diversa dei diritti e dei doveri, della solidarietà e della sicurezza, dei popoli e dell’umanità. Ma quel mondo di mezzo, un tempo cattocomunista e oggi con le mani in pasta nel business dei migranti, nell’imprenditoria del soccorso o nella loro giustificazione a mezzo stampa, sta toccando livelli di fanatismo e di accecamento come nei periodi più bui della cristianità. Più si spegne la luce cristiana nel mondo e più si invoca, come ha fatto Famiglia cristiana, il Papa “elettrico” (come si diceva del magnetismo di Hitler) che rischia di mandare in black out la cristianità.
I nemici della civiltà cristiana
di Marcello Veneziani Il Tempo
Fonte: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/i-nemici-della-civilta-cristiana/ del 27 Luglio 2018
CHI VUOLE IMPORRE L'EURAFRICA?
L’Europa vuol restare Europa e la chiesa, chiesa? il destino dei popoli e delle nazioni: che cosa credevano le plebaglie, pare abbia detto Jacques Attali, il “maestro” di Macron, che l’euro sia stato fatto per la loro felicità?
di Francesco Lamendola
Può sembrare una domanda addirittura rétro, in un mondo, come quello odierno, in cui ci si potrebbe anche domandare se l’uomo vuol restare ancora uomo, o se preferisce diventare un essere post-umano: un’appendice del suo computer o del suo telefonino, un consumatore “perfetto”, cioè perfettamente idiota, insomma un tubo digerente – direbbe Maurizio Blondet - ad alta definizione tecnologica. E questo è, senza dubbio, un problema estremamente reale, anzi, addirittura pressante e imminente. Basta girare per la strada e vedere i campioni di questa post-umanità che camminano, o pedalano, o guidano la macchina, o siedono sui mezzi pubblici, con le spalle incurvate, lo sguardo intento e le dita delle mani sempre più prensili, quasi scimmiesche, impegnate come sono a reggere il telefonino e nello stesso tempo a strappare da esso tutto il potenziale possibile di sopraffina idiozia tecnologica: dai messaggini alle telefonate con gli amici, dalle previsioni del tempo all’orario dei treni, dall’oroscopo all’elenco dei supermercati aperti, dal giochi elettronici ai filmini amatoriali, dalle offerte pubblicitarie alla lista dei film proiettati nei cinema cittadini, dalle vignette sporche alla traduzione di Orazio o Senofonte per gli studenti del liceo, dal guinness dei primati ai risultati della lotteria, dalle quotazioni dell’euro a Piazza Affari alle occasioni dell’usato, dalle offerte di pacchetti-vacanze alle parole crociate. Non guardano la strada, non degnano di un’occhiata il mondo reale che sta loro intorno; fissano il minuscolo schermo del telefonino, sorridono a un interlocutore invisibile, aggrottano le ciglia su problemi che sfuggono alla percezione e persino all’immaginazione altrui. Sono presi in un mondo loro, connessi con un’altra realtà, quella virtuale: sono idioti e felici, e nessuno li potrà mai staccare né dalla loro ormai cronica idiozia, né dalla loro inarrivabile felicità.
Le "Elite" sono state molto abili, o le popolazioni erano solo distratte? Nessuno ha mai chiesto, con chiarezza agli Italiani se fossero d’accordo con le loro politiche.
Tuttavia, per quanto grave ed urgente, questo è un problema di carattere universale, del quale del resto ci siamo già sovente occupati. Subito dopo c’è un altro problema, per molti aspetti analogo, un po’ più concreto e più specifico, che riguarda il destino dei popoli e delle nazioni e cioè se vogliano continuare ad esistere, oppure se preferiscano scomparire nella grande marea multietnica e multiculturale della modernità avanzata. Abbiamo visto quale sia la tentazione di una parte delle élite australiane: staccarsi dall’Occidente e diventare parte dell’Asia, in modo da non essere più “marginali”, ma inglobati in un sistema geopolitico ed economico più vicino e promettente, sia pure al prezzo di una radicale trasformazione culturale che darebbe luogo ad un vero e propriopassaggio di civiltà. Quello dell’Australia è un caso estremo, perché, per la sua speciale posizione geografica, la sua scarsa popolazione e i suoi spazi immensi, nonché la sua storia recentissima (che equivale a delle radici piuttosto deboli) essa può giocare su più tavoli e in differenti scenari: può persistere ad esser parte dell’ex impero britannico, con tanto d’istituzione monarchica; può aderire alla rete delle “tigri asiatiche” e tentar di farsi accettare da esse, nonostante le “macchia” di essere una nazione popolata da europei; può inventarsi una terza soluzione e costruirsi un futuro come nazione non asiatica, ma “pacifica”, e, insieme alla Nuova Zelanda, rafforzare i legami con gli Stati Uniti, i quali, benché lontani (ma non quanto si creda, considerato il bastione avanzato delle Hawaii) sarebbero un eccellente partner non solo commerciale e politico, e del resto lo sono già, ma anche un referente geopolitico diretto, affine per lingua e cultura e col vantaggio di essere, essi pure, una nazione (parzialmente) affacciata sul Pacifico, parte cioè dell’area più dinamica e potenzialmente più suscettibile di sviluppo del mondo intero. Per quanto riguarda l’Europa, come aveva visto Nietzsche centocinquanta anni fa, essa, che non ha altri scenari geopolitici da giocare perché il suo spazio è quello e non ammette fughe in avanti, né indietro, deve semplicemente decidere se vuol essere se stessa oppure il nulla. L’alternativa è secca: o essere “più Europa” (ma non, grazie a Dio, nel senso indicato dalla signora Bonino: non più banche, tecnici e burocrazia, ma, al contrario, più popoli, cultura e civiltà) oppure levare il disturbo dalla scena della storia e, dopo essere stata protagonista, nel bene e nel male, di secoli e secoli di vicende planetarie, uscire di scena insalutata ospite, e trasformarsi nel bivacco, nel dormitorio e nella sala parto di folle anonime della più svariata provenienza, ma prevalentemente africane ed islamiche.
Una mattina gli europei si sono svegliati e hanno scoperto che l’Europa non è più l’Europa ma Eurafrica !
Di fatto, si è creata una divaricazione incolmabile fra la politica delle élite e i sentimenti della stragrande maggioranza della popolazione. Le élite politiche, finanziarie, economiche e culturali, padrone dei governi, delle banche, delle grandi industrie e dei mezzi d’informazione, spingono sull’acceleratore di una doppia distruzione della identità europea: da un lato, rinserrando le maglie della prigione dell’Unione, che, a colpi di austerità e di debito pubblico, sta impoverendo e togliendo la speranza nel futuro a cinquecento milioni di cittadini europei; dall’altro, dirigendo sull’Europa flussi di milioni di finti profughi, allo scopo di abbassare sempre più il costo del lavoro e di sradicare le tradizioni e il senso di appartenenza, in un melting pot che renda più facile la manipolazione e lo sfruttamento delle masse. Alle quali masse, poi, nessuno ha mai chiesto se fossero e se siano d’accordo con la politica delle élite: queste ultime sono state così abili, e le popolazioni così distratte (o incretinite da stili di vita aberranti e informazioni sistematicamente travisate) da procedere indisturbate per la loro strada, del tutto indifferenti, e persino sprezzanti, rispetto alle aspettative e ai reali bisogni della gente comune. Che cosa credevano le plebaglie – pare abbia detto una voltaJacques Attali, il “maestro” del prode Emmanuel Macron – che l’euro sia stato fatto per la loro felicità? Forse nemmeno un imperatore romano del Basso Impero si sarebbe espresso in termini così oltraggiosi nei confronti del popolo; eppure, in tempi di democrazia “assoluta” e di pensiero unico liberaldemocratico, questo è non solo possibile, ma è praticamente la norma: se non a parole, certamente nei fatti. Perché i fatti sono questi: senza che nessuno lo abbia mai proclamato ufficialmente; senza che i politici lo abbiano spiegato ai loro popoli (i banchieri e gli industriali erano stati, qualche volta, un po’ più franchi), una mattina gli europei si sono svegliati e hanno scoperto che l’Europa non è più l’Europa, o non lo sarà più nel giro di pochi anni; che sta diventando, e soprattutto che deve diventare, un’appendice dell’Africa e del’Asia meridionale; che le donne europee devono abortire sempre più, o evitare la gravidanza, o sposarsi con altre donne (e gli uomini con altri uomini) mentre il gap demografico verrà generosamente colmato dalla prole degli immigrati; che quel poco che resta del cristianesimo deve sparire del tutto, ma, in compenso, bisogna spalancare le porte all’islamizzazione; e che chiunque non sia d’accordo con questa prospettiva va immediatamente bollato ed etichettato come un pazzo, un reazionario, un nemico del progresso e della fratellanza fra i popoli, uno xenofobo, un razzista, un fascista e un nazista; e sono stati coniati due vocaboli già esistenti, ma che si sono colorati di significati nuovi, estremamente negativi:sovranismo e populismo. Dagli all’untore. Sei un sovranista, sei un populista? Allora devi sparire, non hai nemmeno il diritto di esistere; vergognati, sprofonda sotto terra, suicidati. Sei, per caso, un cattolico, e sei anche un sovranista e un populista? Allora stattene fuori dalle chiese, non farti neppure vedere a Messa, non sei degno, non sei un vero cristiano, sei un diavolo in carne e ossa: parola di padre Spadaro, di don Rizzolo, di don Formenton e di cento e centro altri. E, soprattutto, parola della C.E.I., di monsignor Bassetti, di monsignor Galantino, di monsignor Paglia; e del signor Bergoglio, il più “autorevole” di tutti, quello che non lascia passare un giorno senza parlare del “dovere” cristiano dell’accoglienza, intendendo, con quest’ultima parola, l’auto-invasione dell’Italia, la sua islamizzazione e la graduale, ma forse irreversibile sostituzione di popolazione. Quello che, al tempo stesso, ha chiamato una grande italiana la sua amica Emma Bonino, sovente invitata a parlare di migranti fin dentro le chiese: la signora che si è vantata di aver eseguito lei stessa, con le sue mani e una pompa da bicicletta, parecchie migliaia di aborti. E quello che, dell’aborto, non parla; o, se ne parla, è per dire che chi lo ha commesso può andare a confessarsi dal primo prete che gli capita, non occorre più l’assoluzione del vescovo: si vede che non è poi un peccato tanto grave, vuoi mettere con votare per la Lega?
Di fatto, si è creata una divaricazione incolmabile fra la politica delle élite e i sentimenti della stragrande maggioranza della popolazione.
L’Europa vuol restare Europa (e la chiesa, chiesa)?
di Francesco Lamendola
continua su:
di Luciano Lago
Ci voleva il caso Benalla per mostrare all’opinione pubblica francese la vera indole del tracotante presidente Emmanuel Macron.
L’uomo di fiducia dei Rothschild, salito alla presidenza francese, come un promettente “enfant prodige”, protetto dall’ideologo mondialista Jacques Attali, ha mostrato il suo lato peggiore, la sua smisurata tracotanza e sensazione di onnipotenza che lo porta ad agire come un piccolo Napoleone.
L’uomo di fiducia dei Rothschild, salito alla presidenza francese, come un promettente “enfant prodige”, protetto dall’ideologo mondialista Jacques Attali, ha mostrato il suo lato peggiore, la sua smisurata tracotanza e sensazione di onnipotenza che lo porta ad agire come un piccolo Napoleone.
Alexandre Benalla, il capo scorta di fiducia di Macron, chiamato il “signor sicurezza” , lo stesso incaricato di proteggere i suoi segreti e la sua intimità, un personaggio reso onnipotente dal suo protettore Macron, al di fuori di qualsiasi norma e di procedura legale. Un personaggio “chiacchierato” come il possibile amante di Macron e, sebbene lui abbia smentito, il sospetto rimane.
Questo Benalla, un uomo di estrema fiducia del presidente, alloggiava al quai Branly in una dépendance dell’Eliseo, la stessa nella quale l’ex presidente François Mitterrand aveva sistemato la sua amante, con relativa famiglia. Lui comandava la scorta , organizzava gli incontri, risultava sempre onnipresente ovunque, si spostava con il presidente, dirigeva le forze dell’ordine senza avere alcun grado militare.
Lo scandalo è scoppiato quando due collaboratori della presidenza della repubblica, Alexandre Benalla e il suo socio Vincent Crase, sono stati colti con le mani nel sacco:operavano come falsi poliziotti ma si sono dimostrati veri picchiatori di manifestanti durante le proteste del 1 maggio 2018.
Da quanto si apprende, sembra evidente che la presidenza Macron abbia privatizzato le operazioni di ordine pubblico. Se ne avuta la prova in occasione della festa dei lavoratori che era stata divisa e vietata, con il pretesto della presenza di “casseur” vicino al ponte di Austerlitz, il 1 maggio 2018 e il pubblico ha potuto assistere anche al nuovo scenario: quello del personale dell’Eliseo che, infiltrato nella manifestazione, dietro ordini provenienti dal vertice delle autorità, non ha esitato ad agire come agente provocatore. I provocatori sono stati protetti per oltre due mesi e mezzo da tutto l’apparato statale, dalla presidenza fino ai suoi ministri, come quello dell’interno, e le sue istituzioni, come la prefettura di polizia.
Quella ossessione per il potere da cui risulta invasato Macron, ha portato il giovane ed ambizioso presidente a scavalcare tutte le norme e le regole, utilizzando elementi al di fuori della polizia che agiscono come servizi segreti con licenza illimitata, coperti da permessi speciali, sostituendo il servizio di sicurezza dell’Eliseo e adoperando metodi criminali, provocazioni e disordini per restaurare l’ordine voluto dall’attuale presidenza.
Non tutti in Francia apprezzano l’assolutismo presidenziale di Macron ed i suoi metodi da “piccolo despota” che opera con una corte ambigua e improbabile di persone abili e di parvenu, lo stesso che si circonda di personaggi discutibili e di una codazzo di servitori senza scrupoli che si dedicano a mescolare nel torbido per guadagnarsi la benevolenza delle autorità.
L’affaire Benalla è la prima grossa tegola su cui è inciampato Macron e non si può considerare un semplice incidente di percorso . È un campanello d’allarme per la deriva di questa presidenza verso un potere sempre più disinvolto ed assolutista del capo di stato, sempre più autoritario, con continui colpi di mano, e diretto verso un presidenzialismo rafforzato della quinta repubblica, che ignora i contropoteri, mette oin ombra il primo ministro e tiene in scacco il parlamento, umiliando gli oppositori e disprezzando la società.
L’aggravante, se vogliamo, consiste nell’aria di Macron di voler “dare lezioni” a tutti, di considerarsi superiore in quanto sostenuto dai poteri forti, con il suo malcelato atteggiamento di disprezzo verso “gli altri, i populisti,” quelli che seguono le richieste del popolo e non hanno la Banca Rothshild a loro sostegno.
La popolarità di Macron, già ai minimi, a seguito di questo scandalo. si è drasticamente azzerata e circa il 70% dei francesi esige spiegazioni sull’operato del presidente.
Frattanto, Nicoals Bonnal segnala una forma di “ammutinamento” di una buona parte delle forze armate e polizia, che Macron ha umiliato ed hanno fondatissimi motivi di detestarlo.
Come chiarisce Bonnal, quello del 14 Luglio non è stato un goffo incidente quello accaduto quando la squadriglia acrobatica, ha aggiunto una linea rossa al tricolore francese: “La red line è un avvertimento nel linguaggio militare, per preavvertire che la rottura è vicina”.
Come chiarisce Bonnal, quello del 14 Luglio non è stato un goffo incidente quello accaduto quando la squadriglia acrobatica, ha aggiunto una linea rossa al tricolore francese: “La red line è un avvertimento nel linguaggio militare, per preavvertire che la rottura è vicina”.
Caso Benalla, l’incredibile errore di comunicazione di Macron
E’ incredibile l’errore di comunicazione commesso da Emmanuel Macron. Quando devi smentire non devi mai usare la negazione, perchè il subconscio tende a trascurare il “non”. Il grande linguista americano George Lakoff lo spiega magistalmente da anni sin dal titolo del suo celebre saggio “Non pensare all’elefante”. Vi invita a non pensare a quell’animale e tu lettore, cosa stai facendo in questo momento? Stai pensando all’elefante. Con la sua improvvida dichiarazione di ieri, il presidente francese ha commesso due sbagli colossali.
Il primo: nessuno in Francia, sui media e nel mondo politico, aveva formulato il sospetto che il capo dell’Eliseo avesse una relazione amorosa omosessuale con la sua guardia del corpo Benalla. L’indiscrezione girava sul web e nei salotti ma un conto è il pettegolezzo, ben altro peso ha una presa di posizione ufficiale. Incredibilmente è stato lo stesso Macron a sdoganare il non detto e dunque da oggi e per gli anni a venire l’argomento non è più tabù.
Il secondo errore: riprendendo Lakoff, se tu dici “Benalla non è il mio amante”, la gente pensa che lo sia o che possa esserlo. E’ lo stesso autogol che commise Nixon ai tempi del Watergate quando negò in diretta tv qualunque responsabilità nel celebre caso di spionaggio ai danni del Partito democratico. Anch’egli ricorse alla negazione. Avrebbe dovuto dire: io sono innocente. E invece milioni di americani pensarono che fosse colpevole o che potesse esserlo. Il dubbio divenne plausibile.
Com’è andata a finire lo sappiamo. Macron farà la stessa fine?
A Parigi c’è chi comincia a pensarlo, di certo sono milioni i francesi che, gaffe dopo gaffe, prepotenza dopo prepotenza, giudicano Emmanuel Macron inadeguato alla funzione per la sua personalità, per la sua megalomania, per la sua mancanza di equilibrio.
Com’è andata a finire lo sappiamo. Macron farà la stessa fine?
A Parigi c’è chi comincia a pensarlo, di certo sono milioni i francesi che, gaffe dopo gaffe, prepotenza dopo prepotenza, giudicano Emmanuel Macron inadeguato alla funzione per la sua personalità, per la sua megalomania, per la sua mancanza di equilibrio.
Il sogno è già infranto.
http://blog.ilgiornale.it/foa/2018/07/25/non-e-il-mio-amante-davvero-lincredibile-autogol-di-macron/
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.