ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 11 luglio 2018

Il papato (molto) debole

Bergoglio telefona a Vattimo: Heidegger al posto di d’Aquino?


E’ tempo di vacanze e, mentre i romani svuotano la città non più “eterna”… papa Francesco rimane nel quartier generale di santa Marta, con i climatizzatori tranquilli, e con molto più tempo a disposizione, per gli “amici”. Una telefonata non la si nega a nessuno, soprattutto se non si sa come riempire le giornate afose. Anche le cicale, di questi tempi, riempiono il silenzio della città accaldata.
Così, il filosofo italiano, ex politico di sinistra e “padre” del cosiddetto pensiero debole, Gianni Vattimo, fa dono a Bergoglio del suo libro contro la teologia cattolica, ossia, contro la teologia di san Tommaso d’Aquino, contro la vera metafisica cattolica, un libro che spiega – secondo lui – la grandezza (dell’eresia) della metafisica di Heidegger…. è il momento “buono” affinchè la Chiesa Cattolica, finalmente, può sbarazzarsi di quel vecchiume e intraprendere la nuova dottrina.

E’ così entusiasta della telefonata che Vattimo afferma: «Questo Papa mi toglie la “vergogna” di dichiararmi cattolico», il momento è buono perché, afferma Vattimo, c’è lui, Bergoglio, che è evidente NON ritiene egli stesso sia cattolico, tradizionalmente inteso. Peccato però che non esista altro criterio per definirsi “cattolici” in modo autentico!
Attenzione: non è che Vattimo si “vergogna” di essere cattolico a causa degli scandali di immoralità nella Chiesa, come il recente a Verona vedi qui, o perché si sta distruggendo la dottrina cattolica, si legga qui, no! macché!! LUI SI VERGOGNA di quel cattolicesimo che fonda la dottrina sulla metafisica e sulla teologia di san Tommaso d’Aquino! Se non avete capito questo, lasciate perdere tutto il resto!
I fatti sono andati così: papa Francesco ha preso il libro donatogli e l’avrebbe SFOGLIATO, non dice che l’abbia letto anche perchè, dal racconto, si evince che lo aveva appena ricevuto quando, il tale Luis che glielo ha portato, ha preso l’iniziativa di telefonare a Vattimo per confermargli la consegna avvenuta e solo dopo gli passa il papa al telefono.
Ecco i passaggi. Bergoglio, appena ricevuto il libro: «…. ne ha parlato con Luis  che mi ha chiamato mentre era seduto accanto a lui e me l’ha passato al telefono. Abbiamo scambiato alcune parole. Mi ha detto che mi ringraziava per il libro, io ho cercato di spiegare che è un libro di filosofia su Heidegger. Sono molto felice che abbia riscosso l’interesse del Papa».
E si dice ancora più convinto che la teologia cattolica necessiti di un rinnovamento. Lui aveva già proposto, quasi in termini controversi, il pensiero del filosofo tedesco per guidare questo cambiamento, in particolare per le sue critiche alla metafisica. Questa critica, dice, oggi potrebbe essere utile alla teologia cattolica ai tempi di Francesco.  Vi ricordiamo che la critica di Vattimo è CONTRO la metafisica Cattolica di san Tommaso d’Aquino!!
«Ho detto proprio questo al telefono al Papa, non so però se lui sia convinto di ciò o meno. Era abbastanza interessato ma, naturalmente, è un interesse relativo quello che un Papa può avere per questo genere di cose avendo molti altri pensieri per la testa. Non penso che ci sarà ancora un cambiamento nella teologia cattolica» spiega il professore (e ringraziamo Dio per queste difficoltà), lucido e arzillo nonostante i suoi 82 anni, coetaneo con Bergoglio.
Ringraziamo il cielo perché, è assai probabile, che tutta la vicenda nasce e si fermerà qui (tanto i danni più grandi li hanno già fatti),un piccolo marketing di una giornata afosa ed estiva, durante le “vacanze del papa” che resta imperterrito a “lavorare“, mentre tutti vanno “fuori porta“…. A Bergoglio questi argomenti NON INTERESSANO e, il dubbio sollevato dallo stesso Vattimo, è assai probabilmente vero e fondato. Ciò che fa pensare è a quale tipo di letture si dedichi questo papa….
Per chi non lo sapesse, Gianni Vattimo, proviene da ambienti cattolici della sinistra ideologica… militando nella “gioventù studentesca” di quell’Azione Cattolica che aveva già iniziato a tradire il magistero di Pio XII e che aveva aperto le porte all’intercomunione culturale della sinistra radicale tanto da aderire anche a quel partito…. Per non dire che Vattimo è parte integrante della leadership per il “Coordinamento omosessuale” in Italia…. rimanendo per altro sempre FIERO della sua militanza comunista…
Il Vattimo ideologico però, non ha mai smesso di “sentirsi” cattolico…. di quelli, diremo oggi, che vogliono sempre la botte piena e la moglie ubriaca, tutto e il contrario di tutto, fino a quando non sentono appagate le proprie idee…. Non per nulla è lui stesso ad affermare che si sente sì “cattolico” ma non nel termine DOTTRINALE o squisitamente teologico, bensì vuole specificare che lui si identifica nel «cattolicesimo di Francesco». Racconta come “nel passato” si sentisse OPPRESSO a quella “appartenenza religiosa” e che aveva vissuto «come un peso». Ora è «contento» di appartenere alla «CHIESA DI PAPA FRANCESCO»…..
Che dire? Da una parte ringraziamo Gianni Vattimo perché, con le sue affermazioni leali e sincere, ci aiuta a capire che è lui che sta sbagliando, e sbaglia Bergoglio se davvero gli desse ascolto….
Ma dall’altra parte siamo davvero preoccupati per come questa sezione di filosi catto-progressisti-comunisti stiano IMPONENDO un pensiero “non cattolico”, e dove trovano ministri e lacchè pronti ad aprire loro tutte le strade, e tutte le porte che, diversamente, restano chiuse e serrate a veri filosofi cattolici come Stefano Fontana, vedi qui, tanto per fare un esempio recente, per come ha spiegato proprio questi pericoli, questa “stravagante chiesa rahneriana” che comunque ha anch’essa alla radice il pensiero diabolico, perverso e pervertitore di Heidegger…. Così come restano sbarrate a mons. Antonio Livi – vedi qui – che di questi temi ha trattato in lungo e in largo, e per questo ha pagato e sta pagando…
Spiega Vattimo: A volte mi si chiede: “Ma come fai a credere in certe cose?”. Con questo Papa non ho alcun imbarazzo a dire che ci credo»…
E’ evidente che bisognerebbe approfondire cosa intende Vattimo in quel “credere in certe cose”, non aspettatevi i Sacramenti nei loro contenuti semplicemente dottrinali e catechetici, non aspettatevi la dottrina cattolica nella Tradizione, qui si parla dell’Uomo e del suo “essere e non essere” che san Tommaso d’Aquino aveva dispiegato definitivamente mentre, con Vattimo, si pretenderebbe una RIELABORAZIONE dati che però attenzione, lui stesso ATTRIBUISCE  al “pensiero di Bergoglio“….
Di certo fa pensare se – come per l’amico ateo Scalfari – l’inferno “non esiste”, secondo le confidenze dell’amico Bergoglio mai smentite veramente dal Papa stesso, vedi qui, anche per Vattimo il pensiero di Bergoglio sulla metafisica NON E’ CATTOLICO…. e allora sì che è facile credere ad un cattolicesimo non cattolico, non vi pare?

AGGIORNAMENTO:
_002 Giovanni Cavalcoli 1
Ci è stata segnalata una Lettera scritta dal domenicano Padre Giovanni Cavalcoli a mons. Antonio Livi, in difesa della buona battaglia che sta portando avanti. Anche se l’argomento può sembrare estraneo all’articolo, lo riteniamo invece molto attinente e che aiuta a capire la situazione interna alla Chiesa.
Carissimo Monsignore,
ho letto con molto interesse l’intervista che Ella ha rilasciato sull’attuale situazione della Chiesa e della teologia, nonché la condotta del Papa e la persecuzione alla quale Lei è soggetto.
Intendo esprimerLe il mio sostanziale accordo con le sue analisi e valutazioni, e la solidarietà e vicinanza per quanto Lei soffre per la verità del Vangelo e per amore della Chiesa, auspicando che le sue buone ragioni vengano riconosciute e si ponga rimedio ai gravi mali che stanno affliggendo la Chiesa e la cultura cattolica.
La sua sofferenza è quella della Chiesa stessa, oggi mal guidata e sviata da un Papa faccendiere, che antepone la sua affermazione personale e la ricerca del consenso all’annuncio integrale del Vangelo ed alla cura zelante del bene e dell’unità della Chiesa.
Questo atteggiamento opportunistico e furbesco di Papa Francesco lo porta a concedere ai modernisti un potere agli alti vertici mai finora da essi raggiunto, ma egli stesso viene da essi circonvenuto, sicchè il Papa, invece di reprimere le eresie, le tollera e lascia che si diffondano con immenso danno per la Chiesa, ostacolando l’opera di quei pochi coraggiosi come Lei, che intendono difendere la verità e la dignità del papato, umiliato da un Papa sprovveduto, mondano e incapace.
Per quanto riguarda i modernisti, ritengo che facciano più danno i rahneriani che i kasperiani. Sono d’accordo comunque nel considerare Kasper un eretico. L’ho denunciato in tal senso sin dal mio trattato di cristologia Il mistero della Redenzione (Ed.ESD, Bologna 2004) e da allora, nelle mie pubblicazioni, non ho cessato di denunciare il pericolo, fino al mio recentissimo saggio sulla sua gnoseologia teologica, pubblicato su isoladipatmos.
Certo è incredibile come questo furfante e volpone sia riuscito sempre non solo a farla franca, ma ottenere per moti anni alte cariche sotto i pontificati dei pur degnissimi S. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e fino ad oggi. Ma con questo Papa la cosa si capisce meglio.
Ma ciò significa solo che il Kasper gode di fortissimi appoggi sia da parte dei luterani tedeschi, che della massoneria, e ci dice in quale stato pietoso di soggezione alle potenze del mondo si sia ridotta la Chiesa, nonostante sia stata guidata da Santi Pontefici fino a presente Pontefice, che invece, per la sua mancanza di giudizio, è lo zimbello dei modernisti.
Quanto al confronto fra kasperismo e rahnerismo, si deve dire che il kasperismo corrompe la gnoseologia, la cristologia, l’ecumenismo, l’ecclesiologia e la morale. Il rahnerismo corrompe questi valori in modo ancor più radicale e sudbolo, e costituisce una falsificazione generale di marca hegeliana dell’intero cristianesimo. Anche il fatto che Rahner non sia stato mai condannato rimarrà alla storia una macchia del pontificato degli ultimi sessant’anni. Se il fenomeno non cessa, dovranno provvedere i prossimi Pontefici.
L’intento di recepire e sviluppare le dottrine del Concilio e di applicare e portare avanti le sue riforme è buono e giusto. Ma, come Lei sa bene, la gravissima questione che si trascina da cinquant’anni, è quella della retta interpretazione di quelle dottrine, che sono state mal interprete dai modernisti ad usum delphini.
Essi infatti, con diabolica astuzia e straordinaria ostinazione, hanno fatto credere a molti che la loro interpretazione rispecchiasse le dottrine del Concilio, mentre ne è una contraffazione. Male dunque fanno i lefevriani a considerare moderniste le dottrine del Concilio, e ad estendere l’accusa al magistero dei Papi del postconcilio.
Diverso è il caso delle direttive pastorali del Concilio, le quali, nel corso di questi cinquant’anni, hanno mostrato vieppiù, per quanto riguarda la condotta da tenere nei confronti del mondo, dei gravi difetti, ossia un ingenuo buonismo ed un eccessivo ottimismo.
Papa Francesco, invece di correggere questi difetti, li ha accentuati, introducendo nella Chiesa quell’ipocrita misericordismo – vedi tutta la retorica dell’immigrazionismo -, che ormai tutti conosciamo, del quale, però, i modernisti, gli adulatori del Papa e i mascalzoni se ne approfittano.
Nel corso di questi cinquant’anni è inoltre è emersa chiaramente la distinzione fra progressisti e modernisti. Infatti costoro hanno sempre celato le loro trame sovversive sotto il nome onorevole del progresso. E’ vero che il Concilio ha promosso un progresso nella Chiesa. Ma la loro polemica contro la tradizione e la conservazione del deposito della fede li ha smascherati nel loro modernismo.
E’ apparso allora che il vero scontro nella Chiesa non è semplicisticamente tra progressisti e conservatori, secondo l’impostazione del ’68, ma tra l’unione dei conservatori e progressisti da una parte, costituenti la vera Chiesa, e i lefevriani e modernisti dall’altra, costituenti due false Chiese, «l’una contro l’altra armata».
Infatti la vera Chiesa si fonda sulla reciprocità fra conservazione e progresso, stabilità e avanzamento, tradizione e rinnovamento, fedeltà e svecchiamento. Papa Francesco invece è ancora fermo allo schema superato, unilaterale, e ingannevole del ’68 e quindi non distingue tra il vero progresso cattolico e conciliare e il falso progresso modernista e massonico; nonchè tra il sano tradizionalismo cattolico e il falso tradizionalismo lefevriano. Dobbiamo aiutarlo a fare questa distinzione.
Quanto al fatto che l’elezione di Francesco sia stata orchestrata dai cardinali modernisti – per esempio i kasperiani, i rahneriani e i martiniani -, forse sotto la pressione della massoneria, è senz’altro plausibile. Ma io non insisterei su questo fatto.
Prendiamo invece atto che Francesco è il Papa legittimo e adoperiamoci piuttosto ad aiutarlo a compiere bene il suo ministero, con appelli insistenti, mirati e rispettosi, fornendogli proposte concrete, tali da suggergli occasioni e vie di ravvedimento e da stimolarlo a fare il suo dovere di Successore di Pietro, a governare la Chiesa con imparzialità, ad adoperarsi per risolvere i conflitti interni, ad essere zelante nella custodia della sana dottrina, a circondarsi non di adulatori ed impostori, ma di collaboratori leali, dotti e coraggiosi; a badare ad annunciare il Vangelo integralmente, più che al successo personale; a temere Dio più che gli uomini; a cercare la gloria che viene da Dio e non quella del mondo.
Con la mia più viva cordialità
P. Giovanni
Varazze, 4 luglio 2018
Papa Francesco telefona a Gianni Vattimo, il filosofo del “pensiero debole”

Lo studioso italiano invia una copia del suo ultimo libro a Francesco che lo chiama per ringraziarlo. Una conversazione breve e piacevole sulla Chiesa e la filosofia: «Con questo Papa non mi vergogno a dirmi cattolico».

Una conversazione spontanea, breve ma piacevole. Così è stata la chiacchierata tra Papa Francesco e Gianni Vattimo, avvenuta qualche giorno fa via telefono. Il Pontefice ha voluto ringraziare il filosofo italiano, ex politico di sinistra e “padre” del cosiddetto pensiero debole, per un libro regalatogli tramite un amico comune. «Questo Papa mi toglie la “vergogna” di dichiararmi cattolico», dice lo studioso a Vatican Inside a cui racconta alcuni dettagli della conversazione con il Papa, con il quale condivide anche l’anno di nascita (1936). 


«Il fatto che abbia trovato il tempo di chiamarmi ha un grande significato, sono commosso ed emozionato da questo, cosa posso fare...», dice Vattimo. «Il Papa è pur sempre il Papa, e poiché sono un credente e credo soprattutto nella Chiesa, è chiaro che aver parlato con lui mi ha profondamente colpito». 

A far da tramite a questa particolare comunicazione è stato l’argentino Luis Liberman, fondatore e direttore generale della Cattedra del Dialogo e della Cultura dell’Incontro, passato prima a Torino e poi nella Casa Santa Marta, in Vaticano. Vattimo ne ha approfittato per inviare al Pontefice il suo lavoro più recente: così una copia di “Essere e dintorni” è giunta nelle mani di Bergoglio. 

Francesco «l’ha preso, l’ha sfogliato, ne ha parlato con Luis che mi ha chiamato mentre era seduto accanto a lui e me l’ha passato al telefono. Abbiamo scambiato alcune parole. Mi ha detto che mi ringraziava per il libro, io ho cercato di spiegare che è un libro di filosofia su Heidegger. Sono molto felice che abbia riscosso l’interesse del Papa», racconta il filosofo.  

E si dice ancora più convinto che la teologia cattolica necessiti di un rinnovamento. Lui aveva già proposto, quasi in termini controversi, il pensiero del filosofo tedesco per guidare questo cambiamento, in particolare per le sue critiche alla metafisica. Questa critica, dice, oggi potrebbe essere utile alla teologia cattolica ai tempi di Francesco. 

«Ho detto proprio questo al telefono al Papa, non so però se lui sia convinto di ciò o meno. Era abbastanza interessato ma, naturalmente, è un interesse relativo quello che un Papa può avere per questo genere di cose avendo molti altri pensieri per la testa. Non penso che ci sarà ancora un cambiamento nella teologia cattolica» spiega il professore, lucido e arzillo nonostante i suoi 82 anni e gli evidenti acciacchi dell’età. 

Già ritiratosi dalla vita pubblica e intellettuale, il libro “Essere e dintorni” vuole essere una sorta di contributo finale. «Non so se è perfetto ma è il miglior apporto che possa dare adesso, considerando le mie forze», dice. Nel testo, Vattimo – sottolinea lui stesso – incita a «lottare per far sopravvivere l’umanità al potere livellatore della tecnologia e del capitalismo».  

Nonostante il suo passato di convinta militanza comunista e il suo impegno nei confronti della leadership nazionale per il “Coordinamento omosessuale” in Italia, lo studioso assicura di non aver mai smesso di essere cattolico. Anche quando giornalisti e osservatori lo hanno trasformato in un’icona agnostica. Ma Vattimo non ha mai dimenticato il suo tempo nella Gioventù studentesca dell’Azione cattolica e la sua infanzia in oratorio. Tantomeno nega la sua adesione al Partito Radicale, ai Democratici di Sinistra e all’Italia dei Valori con la quale è stato eletto deputato nel 2009, rivendicando sempre la sua appartenenza comunista. 

Questa fase, tuttavia, è passata: il filosofo dice di sentirsi oggi più cattolico che mai perché, precisa, si identifica nel «cattolicesimo di Francesco». Invece in passato, ammette, non dichiarava apertamente la sua appartenenza religiosa perché la sentiva «come un peso». Ora è «contento» di appartenere alla Chiesa. 

«Di Francesco mi colpiscono il suo modo di presentarsi al mondo, le sue novità come il fatto di chiamarmi al telefono ad esempio... È un Papa nuovo, senza mancare di rispetto a quelli che l’hanno preceduto. Io dico sempre che è un Papa che mi toglie la “vergogna” di dichiararmi cattolico, laddove dichiararsi cattolici rappresenti un problema. A volte mi si chiede: “Ma come fai a credere in certe cose?”. Con questo Papa non ho alcun imbarazzo a dire che ci credo».  

«Spero – conclude Gianni Vattimo - che le cose che sta facendo possano lasciare un segno importante nella Chiesa, il problema è che la Chiesa non è solo il Papa. Devo ammettere che non vedo una grande trasformazione nella Chiesa in generale, mi sembra che ci sia ancora una grande inerzia, una sorta di pigrizia nel grande corpo della Chiesa che richiede tempo per essere trasformata. Il Papa ha bisogno di avanzare ancora di più, mi sembra che sia un po’ lento nel dettare le novità. Ma lui è il Papa e io sono un semplice fedele “periferico”». 

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