ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 luglio 2018

Noi non ci stiamo

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Una risposta al documento finale del pre-sinodo 2018

Parte I
Prefazione: Siamo un gruppo di giovani cattolici, di età compresa tra i 16 e i 29 anni, che praticano e vivono in modo appassionato la fede, nell’adesione al Magistero e al Catechismo della Chiesa Cattolica. Alla luce del processo e delle discussioni del Gruppo Facebook di lingua inglese per il “Pre-Synod Meeting on the Youth”, ci siamo formati in modo naturale e spontaneo riscontrando non rappresentati o insufficientemente rappresentati i nostri appelli ad una maggiore adesione e promozione del rispetto della pratica liturgica, sia nelle forme ordinarie che straordinarie della Messa; ad una pratica rinnovata e migliorata delle antiche devozioni della Chiesa; alla promozione dei desideri della gioventù nella Chiesa; a spiegazioni esaurienti e ad un’educazione giovanile più accurata sulla dottrina e i dogmi della Chiesa Cattolica. Rappresentiamo una sezione trasversale di giovani cattolici provenienti dai paesi più disparati, come Stati Uniti d’America, Pakistan, Hong Kong, Polonia, Irlanda, Inghilterra e tanti altri.
Non perseguiamo alcun fine politico e vorremmo anticipatamente esprimere la nostra profonda gratitudine e il nostro debito di riconoscenza al gruppo della Riunione Pre-Sinodale e al suo lavoro, nonché al processo Pre-Sinodale in generale. Sebbene siamo rattristati e delusi dal Documento Finale che ne è scaturito, intendiamo procedere in carità filiale nei confronti di coloro che guidano spiritualmente la Chiesa e con lo sguardo fisso a Gesù. Questo documento non pretende in alcun modo di sostituirsi al Documento Finale del Pre-Sinodo ma dovrebbe invece integrare tale documento come ulteriore strumento ad uso dei padri sinodali a Roma quest’autunno. A tal fine, abbiamo affidato questo gruppo e il nostro desiderio d’essere ascoltati a Maria Santissima, Madre di Dio e Madre Nostra, nei Suoi appellativi di Sedes Sapientiae, Sede della Sapienza e Mater Ecclesiae, Madre della Chiesa.
Introduzione: Prima di giungere al cuore di questo primo documento, descriveremo la natura della nostra comunità, la sua struttura e il procedimento che abbiamo seguito per lo sviluppo di questo testo e del successivo che sarà pubblicato nella festa del Corpus Domini. Questa sezione include anche alcuni dati (come inseriti dagli utenti) raccolti dalla pagina Facebook in Lingua Inglese del Pre-Sinodo, che abbiamo analizzato al fine di dimostrare una certa divergenza tra il Documento Finale e le nostre considerazioni.
Nelle ore e nei giorni successivi alla pubblicazione del Documento Finale dell’Incontro Pre-Sinodale, molti tra noi erano sorpresi e rattristati nel constatare che le aspettative espresse attraverso la nostra partecipazione all’incontro Romano, sembrassero disilluse, in quanto ci rendevamo conto che esse non entravano a far parte del Documento Finale. L’omelia del nostro Santo Padre Francesco nella Domenica delle Palme ci ha incoraggiato a far sentire la nostra voce e così diversi membri del Gruppo di Lingua Inglese per la riunione Pre-Sinodale hanno creato una pagina privata e distinta cominciando ad organizzare il lavoro allo scopo di presentare un documento unitario redatto da autori volontari, e consentirne un’attenta revisione da parte dell’intera comunità di giovani cattolici. Abbiamo operato secondo ritmi diversi, a volte rapidamente, altre volte in manera più esitante, ma con la determinazione ad essere ascoltati. Abbiamo identificato sei temi sui quali riteniamo necessario esprimere più di quanto è stato pubblicato nel Documento Finale e su questi abbiamo impostato le nostre riflessioni. Essi sono: la liturgia; le pratiche tradizionali e le devozioni della fede cattolica; il magistero della fede, sia nelle sue espressioni catechetiche e dottrinali; la specificità della persona maschile e della persona femminile (in particolare con riferimento alla crisi che colpisce gli uomini in molti paesi e nella società odierna); la salute psichica e il rapporto di tale sfera con la Fede Cattolica; le piaghe della guerra e della persecuzione. Trattiamo ciascuno di questi argomenti nella sola veste che ci appartiene: quella di giovani cattolici che si sforzano di trovare la propria strada in un mondo che non capiamo e in cui desideriamo sinceramente seguire Nostro Signore, Gesù Cristo, e la Sua Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica.
Mentre la comunità cresceva, ci siamo resi conto della necessità di offrire una dimostrazione chiara e statistica della nostra esistenza. A tal fine, abbiamo raccolto le informazioni che seguono e ne abbiamo eseguito l’analisi. Nella figura 1 in basso, riportiamo il numero di commenti e reazioni a ciascuna delle quindici domande poste ai partecipanti dai moderatori e dagli amministratori del gruppo di Lingua Inglese per la Pagina Facebook dell’incontro Pre-Sinodale, nei termini sia della domanda a cui quei commenti rispondono sia dell’argomento a cui i commenti sono pertinenti. Se calcoliamo il numero totale di commenti forniti a tutte le domande, come si vede nella colonna più a destra, riscontriamo che questo Gruppo Linguistico ha prodotto 1206 commenti. Se poi calcoliamo il totale di commenti per ogni colonna che rappresenta un tema o sottotema, troviamo che 27 commenti, pari al 2,24% dei commenti totali del Gruppo Linguistico, domandano maggiore attenzione e considerazione della Forma Straordinaria della Liturgia della Messa. Eseguendo la stessa analisi sulle altre colonne, si ottengono i seguenti risultati: 62 commenti, ovvero il 5,14% dei commenti totali, richiedono che vi sia maggiore reverenza e riguardo alla Liturgia della Messa nella Forma Ordinaria; 177 commenti, vale a dire il 14,68% dei commenti totali, vorrebbero che sia conferito maggiore risalto alle nostre Tradizioni e Devozioni; 131 commenti, pari al 10,86% dei commenti totali, desiderano una Catechesi più decisa nell’educazione giovanile; 68 commenti, ovvero il 5,64% dei commenti totali, chiedono più chiarimenti e più impegno nel difendere la Dottrina della Chiesa; 1 commento, pari allo 0,08% dei commenti totali, domanda alla Chiesa d’occuparsi degli uomini in crisi; 16 commenti, ovvero l’1,33% dei commenti totali, chiede alla Chiesa di affrontare i problemi di salute psichica che riguardano i giovani; 5 commenti, ovvero lo 0,41% dei commenti totali, domandano alla Chiesa d’affrontare il tema della guerra nell’impatto che ha sui giovani.
Mentre il lavoro procedeva, si delineavano le prime bozze e s’iniziava a ricevere il feedback della comunità assieme ai dati veri e propri, gli amministratori della nuova pagina hanno proposto che la comunità pubblicasse due documenti separati. Questo primo documento presenta, in dettaglio, i nostri timori e le nostre speranze su aspetti che riguardano la vita interiore della chiesa e dei suoi membri. Questi si possono riassumere in liturgia, tradizioni della Chiesa Cattolica e magistero della Chiesa Cattolica. Il secondo documento mostrerà in dettaglio preoccupazioni e auspici rispetto alle questioni che i giovani devono affrontare a livello culturale a cui la Chiesa deve rispondere, che includono: il tema della crisi che colpisce l’uomo, che è intimamente correlato alla comprensione della specifità della persona maschile e della persona femminile e la relazione tra di esse, il tema della salute psichica in rapporto alla Chiesa e il tema della guerra. Questi temi, ovviamente, non rappresentano le uniche difficoltà con cui ci dobbiamo confrontare nella modernità. Potremmo certamente rispondere nuovamente alle domande poste nel Gruppo Facebook del Pre-Sinodo e riproporne l’esito, ma non è questa la nostra intenzione. Desideriamo sinceramente ribadire che tramite questi documenti noi non intendiamo sostituirci al Documento Finale del Pre-Sinodo, ma speriamo invece di poter integrare quel documento con maggiori dettagli. Noi non abbiamo alcuna autorità, non abbiamo nessuna pretesa di giudicare, e non perseguiamo alcun potere politico. Domandiamo solamente che tali strumenti attraverso i quali s’esprimono le nostre voci vengano considerati e adoperati, e sia consentito loro di rappresentare le nostre esperienze, speranze e sogni ai vescovi che da ogni parte del mondo si riuniranno a Roma per il Sinodo formale sulla Gioventù.
Sezione I. Liturgia
Come giovani, aneliamo al Sacro in un mondo che ci offre il profano, ad un senso e significato più profondo quando ci viene proposta la banalità, alla pace in una realtà che ci conduce alla frenesia. Auspichiamo a comunità Cattoliche con liturgie che riflettano ciò in cui crediamo: nel Santissimo Sacramento, Gesù Cristo è veramente presente per noi. Desideriamo sacralità nella liturgia in omaggio al Signore del mondo che scende a noi nell’Eucaristia per nutrire le nostre anime ed evangelizzare il mondo. Per noi, la Liturgia non è semplicemente una modalità di adorazione, un insieme di regole o un dovere. È la nostra maniera di vivere, «è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia».1 Tramite questo sacramento si compie l’opera della nostra salvezza. Crediamo e sosteniamo questo insegnamento del Concilio Vaticano II desiderandone il pieno compimento attraverso la celebrazione liturgica.
Una liturgia profondamente spirituale, ricca di saggezza e pace, è vitale nel mondo moderno. La cultura postmoderna in cui viviamo, una cultura di relativismo e apateismo (totale indifferenza o apatia verso valori spirituali) rende difficile compiere un’esperienza tangibile del sacro, e stabilire un autentico rapporto con Dio. Sfortunatamente, quello che osserviamo intorno a noi nella Chiesa non è meno preoccupante. Molti sacerdoti hanno perso il loro amore per la liturgia. La Messa è concepita come un dovere, un obbligo da adempiere, piuttosto che il gioioso servizio all’unico vero Dio. D’altra parte, altri sacerdoti introducono in maniera impropria le proprie innovazioni liturgiche che sfociano in semplici assemblee, raduni di condivisione o forme d’intrattenimento che mettono al centro le persone e non Dio. Generalmente, a parte alcune onorevoli eccezioni, la vita liturgica delle nostre chiese e parrocchie è lontana dall’ideale, o per monotonia o per mancanza di devozione liturgica. Questa circostanza costituisce una seria minaccia alla fede dei laici cattolici. Se infatti “la Fonte e il Culmine” non operano mutualmente, anche tutti gli altri aspetti della vita spirituale ne risultano condizionati.
Così come la celebrazione della Messa è il veicolo più potente di santificazione, è anche il più efficace strumento di catechesi che possediamo. È il segno più riconoscibile della fede cattolica. Per molte persone, la presenza alla Messa è l’unico indicatore della propria fede. La Messa Domenicale è il più consistente, costante e talvolta unico rapporto della Chiesa con i fedeli. La Chiesa raggiunge molti giovani nel periodo della loro formazione attraverso la Messa e grazie alla preparazione ai Sacramenti, in particolare alla Prima Comunione. Il valore della Messa come strumento catechetico è quindi incommensurabile; la strada migliore per educare le persone a ciò che i fedeli credono circa l’Eucaristia e il suo ruolo nella nostra salvezza, è mostrarlo. È importante assicurare che la celebrazione della Messa sia un degno riflesso della nostra fede. Inoltre, la Messa, quando è praticata con devozione, è un autentico strumento di evangelizzazione. Molti fedeli si sono allontanati dalla Chiesa perché non hanno scorto alcun valore nella Liturgia. Al contrario, molti che si sono convertiti scelgono la fede perché mossi dalla spiritualità, dalla saggezza e dalla bellezza che viene loro presentata nella Messa.

La nostra esperienza liturgica
L’opinione generale dei fedeli nella gioventù cattolica è che sia diventato sempre più difficile ottenere nutrimento dalla Messa. Molti di noi si sentono feriti dalla maniera in cui l’antico simbolismo liturgico, che rispecchia pienamente la fede nella Comunione a cui apparteniamo, è stato messo da parte a favore del simbolismo, a volte vago, introdotto di recente. Molti di noi sono cresciuti in parrocchie che hanno rinunciato ai tesori del nostro patrimonio e che, lì per lì, hanno rimpiazzato in modo inadeguato. La maggior parte delle nostre parrocchie, in molti modi, non ha saputo approcciarsi alla liturgia con la riverenza e solennità che merita, rendendola così meno divina, epurandola di magnificenza. Molti di noi hanno assistito a liturgie che sembrano a malapena riconoscibili rispetto alla preziosa tradizione liturgica Cattolica tramandata attraverso i secoli e sviluppata in numerosi documenti.
La sostituzione della musica sacra tradizionale con la moderna musica secolare è un esempio dell’accantonamento della sacralità in favore di espressioni musicali che non sempre sono appropriate al contesto. Per noi, gran parte della musica religiosa moderna utilizzata nella Messa non ha posto nella tradizione della Chiesa e non dovrebbe avere alcun posto nella Messa. Questi generi di musica sono progettati per indurre emozioni forti e non intellegibili, sulle quali non si può riflettere o meditare, perchè riconducibili a un’esperienza puramente istintiva. Questo tipo di musica è sovente pensata per indurre euforia attraverso il rumore (specialmente nei contesti emotivi comunemente associati alla musica di “lode e adorazione”) invece di guidare la congregazione attraverso uno stato mentale appropriato ad ogni sezione della Messa. Ancora peggio, la dignità della Messa può essere compromessa attraverso la trasformazione della sacra celebrazione in eventi musicali profani o sessioni di culto in stile protestante, dove l’attenzione si allontana dal sacrificio di Cristo sull’altare.
Ma il nostro timore non si ferma alla progressiva scomparsa della musica sacra. Siamo cresciuti in una cultura ecclesiale che ha, in molti ambienti, profanato il sacro. Siamo stati testimoni di molti altri abusi nelle nostre esperienze, in diversi paesi e parrocchie. La conclusione alla quale è pervenuta la maggior parte dei giovani è che tali episodi stiano diventando aspetti normali del culto Cattolico. Mentre i giovani sono quelli che avrebbero dovuto beneficiarne, il risultato generale è stato il contrario, essendo essi stati estromessi da aspetti falsi e superficiali. Questi abusi ci feriscono perché sappiamo che cosa dovrebbe essere la Messa, perché desideriamo il Sacro e perché desideriamo che il mondo venga a conoscere veramente Cristo Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare.
Banalizzare e abusare della Messa trasmette ai fedeli la percezione che nulla di sacro avvenga. Implica il contrario di ciò che crede la Chiesa, stabilendo una prassi in opposizione alla fede. La giustificazione adottata per legittimare tutto questo, però, è che sia necessario “raggiungere i giovani con cose a loro familiari” e che tali contenuti rappresentino ciò che i giovani desiderano. Ma noi non lo vogliamo, né pensiamo di aver bisogno di abusi mascherati da “evangelizzazione moderna” per partecipare pienamente alla Liturgia. Il principio secondo il quale, l’ordinamento o struttura della preghiera, debba aderire più rigorosamente a norme e pratiche mutevoli del mondo è errato come la convinzione che le Dottrine della Fede debbano fare altrettanto. La Chiesa è chiamata a non conformare il suo comportamento al mondo contemporaneo2, è chiamata a “non essere di questo mondo” nello stesso modo in cui Cristo non era di questo mondo, ma fu inviato ad esso come testimone di qualcosa di più grande di ciò che questo mondo può offrire. Noi giovani Cattolici abbiamo un forte senso di questa missione. Sentiamo la chiamata a trasformare il mondo piuttosto che conformarci ad esso, e desideriamo rispondere a questa chiamata. Noi crediamo che la Chiesa, specialmente nella sua Liturgia, debba rappresentare questa opposizione ai valori del mondo e la conformità allo splendore dei valori del cielo. Quindi chiediamo che la liturgia venga trasformata per cambiare le irriverenti trasgressioni del mondo in gesti di riverenza e amore deferente.
Non siamo ciechi sulla buona volontà alla base della natura delle modifiche applicate alla liturgia. Molti tra i loro promotori li consideravano veramente il veicolo attraverso cui i giovani sarebbero stati ricondotti alla Chiesa. Nonostante le buone intenzioni, tali metodi, semplicemente, non hanno ottenuto l’effetto desiderato. Tanti giovani si sono allontanati e continuano a rimanere distanti perché non sono stati nutriti spiritualmente. Consapevolmente o meno, la gioventù cerca quella bellezza, devozione e calma orante che il mondo moderno non può dare loro. Mentre la Chiesa avrebbe dovuto essere un santuario in questo senso, non è stata in grado di mantenersi salda, infine diventando chiassosa come il mondo. Ciò può essere osservato attraverso l’enorme numero di giovani che ogni anno si allontanano dalla Chiesa Cattolica, nonostante gli attuali sforzi per contrastare il fenomeno rendendo la liturgia “adeguata”. Così, tanti giovani frequentano la catechesi e ricevono i sacramenti, solo per poi esser preda al liceo o all’università dei desideri della carne o del moderno disprezzo per la religione. Aspiriamo alla bellezza delle tradizioni della Chiesa, non per un senso di nostalgia d’un fascino perduto, ma perché ne riconosciamo sia il valore intrinseco che la forza in quanto strumenti di catechesi ed evangelizzazione. Abbiamo dissotterrato tesori che ci sembravano persi da tanto tempo e desideriamo ardentemente condividerli con il mondo, specialmente con i giovani che si sono smarriti.
La forma ordinaria
Che cosa, allora, domandiamo alla Chiesa? Vorremmo maggiore riguardo e venerazione per la Celebrazione Eucaristica e il rispetto della prassi tradizionale. Chiediamo una riforma globale e guidata a livello centrale. Chiediamo con umiltà alla Chiesa di riaffermare l’auspicio che la nostra preghiera rifletta pienamente il nostro Credo e ne spieghi il significato in un contesto moderno. Domandiamo umilmente chiarimenti rispetto all’istruzione della musica liturgica appropriata, riaffermando il primato del Canto Gregoriano e della Polifonia, con la disposizione all’inno vernacolare e innovazioni adeguate nella musica liturgica. Chiediamo umilmente che, laddove si usi la musica moderna, si favorisca lo stesso spirito di stupore e contemplazione delle tipologie sopra menzionate, che ispiri la riflessione sulle Scritture e sul Magistero della Chiesa e che sia in accordo con i fini Catechetici della Messa. Chiediamo minore ricorso alla musica, sia moderna che classica, quand’essa si riveli inadatta o di tipo sbagliato perché liricamente vacua o fuorviante. E chiediamo che le nostre chiese locali promuovano una cultura in cui la musica riverente sia incoraggiata ed insegnata. Preghiamo vivamente che scuole e istituzioni Cattoliche sostengano lo studio di Plainchant, Canto Gregoriano, Polifonia, Innodia e canti di adorazione moderni in ambienti appropriati. Tali idee di adeguata musica liturgica, e altro ancora, sono già state menzionate e descritte nel libro del Papa Emerito Benedetto XVI, Spirit of the Liturgy, così come in altri documenti.
Questi e altri scritti dovrebbero essere promossi in modo che i laici possano conoscere come fare un corretto uso della musica sacra. Queste stesse considerazioni possono essere estese ad altri contesti liturgici simili, ma poichè esse risultano più chiare e immediate nell’ambito musicale, abbiamo scelto di concentrarci su di esso.

Altre forme della Messa
Molti di noi, di fronte alle libertà concesse nella Forma Ordinaria, hanno trovato conforto e nutrimento nella cosiddetta “Forma Straordinaria” della Messa. Ci siamo imbattuti in fiorenti comunità formate da fedeli Cattolici, sia giovani che anziani, che amano la Chiesa e le Sua Tradizione. Abbiamo scoperto comunità infiammate dallo zelo missionario e, come risultato, abbiamo rafforzato la nostra fede. Altri hanno trovato nutrimento nella ristabilita spiritualità Inglese degli Ordinariati d’Uso Anglicani o nella Mistica Liturgica Divina Cattolica Orientale. Sfortunatamente, queste opzioni non si sono rivelate accessibili a tutti noi. Per molti, la possibilità di sperimentare altre forme liturgiche avviene solamente attraverso la fruizione di video in internet o comunque attraverso grande difficoltà personale. Tanti hanno percorso grandi distanze per partecipare regolarmente a Messe che corrispondono al fuoco che brucia nel loro cuore, tuttavia molti altri non hanno avuto possibilità o mezzi di fare altrettanto. Crediamo che queste espressioni liturgiche, specialmente ove la Forma Straordinaria è attualmente celebrata, siano tra le manifestazioni più belle in cui la preghiera liturgica della Chiesa possa rispecchiare la fede.
Abbiamo visto e sperimentato la prosperità di quelle comunità che hanno adottato la Forma Straordinaria come parte integrante della loro vita parrocchiale, così come il loro notevole successo nel contrastare i fenomeni di allontanamento dei giovani cattolici, nell’evangelizzazione della comunità e nella promozione di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Crediamo che il sostegno all’espansione di queste comunità e di comunità similmente orientate alla tradizione, nel contesto dei Riti Latini, sia di quelli Orientali, possa condurre a un grande rinnovamento della Chiesa.
E’ con questo pensiero in mente, riconoscendo le potenzialità della Forma Straordinaria nell’incoraggiare un grande zelo nei cuori dei fedeli Cattolici e dei Cattolici lontani che hanno scoperto questa forma di liturgia, ne domandiamo la sua più ampia disponibilità, in aggiunta alla nostra richiesta di riforma della Forma Ordinaria. Chiediamo che la Forma Straordinaria sia incoraggiata, non come la mera risposta alla richiesta di gruppi di fedeli organizzati, ma preventivamente; in modo che un numero sempre maggiore di persone possa giungere a conoscere ed amare questa forma. Chiediamo che venga stabilita la celebrazione regolare della Forma Straordinaria anche laddove non esista un gruppo designato che ne faccia richiesta. La nostra speranza è che ogni parrocchia che prevede la Forma Ordinaria, possa un giorno offrire anche la Forma Straordinaria: non attraverso la competizione con la prima, ma come supplemento all’Ordinaria, destinato a coloro che amano questa forma antica e reverenziale della Messa. Si conceda ai fedeli di adorare in entrambe le forme, considerando che a ciascuno è consentita l’adorazione e la lode secondo temperamento e sensibilità differenti. Crediamo che una maggiore integrazione della Forma Straordinaria nel contesto parrocchiale, specialmente quand’essa possa essere celebrata nelle sue forme più solenni (la Missa Cantata e la Missa Solemnis), costituisca una delle vie d’elezione tramite cui si possa adempiere al nostro desiderio di ripristino della sacralità. Domandiamo che vengano sostenute anche altre alternative, ad esempio nel caso delle comunità che fanno parte del Rito Orientale, forse anche allentando regole e restrizioni nei processi sul cambio d’appartenenza. La Chiesa è gremita di molte ricche tradizioni liturgiche, ed è triste che solamente a poche di esse venga concesso spazio.
Noi chiediamo queste cose, non perché disprezziamo o desideriamo abolire la Forma Ordinaria, ma perché crediamo esista una profonda e significativa spiritualità cattolica della quale tutti possono beneficiare in altre forme della Messa. Crediamo che la Forma Ordinaria tragga giovamento dall’influenza della Straordinaria, e che a sua volta, la Straordinaria possa beneficiare della conoscenza e comprensione della Messa che deriva dalla familiarità con la Forma Ordinaria, che l’intero Rito Latino possa trarre servizio dai Riti Orientali, e così via. Queste forme, quando si completano a vicenda in questo modo, si arricchiscono reciprocamente e, a loro volta, arricchiscono le nostre comunità parrocchiali e diocesane. Vorremmo sottoporre all’attenzione della Chiesa che disincentivare la Forma Straordinaria e altri elementi del nostro patrimonio liturgico ha come effetto la privazione di strumenti preziosi alle nostre risorse e domandiamo con umiltà che tali strumenti siano invece ampiamente incoraggiati.
Sotto ogni aspetto noi, giovani fedeli cattolici di tutto il mondo, desideriamo semplicemente vedere nella liturgia ciò che San Paolo promuoveva nella sua opera quasi 2000 anni fa: il buono, il puro, il vero e il bello.

Sezione II. Tradizione e devozione
C’è una crescente aspirazione nella Chiesa nel suo insieme, specialmente tra suoi giovani membri, ad un ritorno alle genuine tradizioni. Nel mondo moderno, dove le ideologie dominanti sono in costante divenire, molti individui sono alla ricerca di un solido fondamento sul quale costruire la propria vita; alcuni punti di riferimento costanti, saldi, che non siano improvvisamente messi in discussione in virtù della longevità del loro corso. Molti sono rimasti profondamente angustiati e feriti da diverse nuove prassi che contraddicono o rimpiazzano la tradizione. Vi è qualcosa d’immenso conforto nella partecipazione ad un rituale che precede, in quanto anteriore, noi stessi, i nostri genitori e nonni e le ideologie che modellano la nostra realtà moderna. Per mezzo di queste tradizioni possiamo rivolgere uno sguardo al passato, pur rimanendo presenti nel mondo attuale che possiamo riformare attraverso quel retaggio d’usanze e misteri tramandatoci. Questo è un compito di massima importanza per la Chiesa. Non aspiriamo ad un moto estremista e retroattivo che intenda ripristinare tutta la vita liturgica ad una specie d’utopica perfezione trascorsa. Piuttosto, vorremmo fedeltà alle norme liturgiche proposte dalla Santa Madre Chiesa e una più ampia accoglienza e disponibilità nei riguardi di quelle pratiche che le hanno precedute.
Noi, giovani fedeli cattolici ci sentiamo abbandonati al capriccio ostinato di un mondo il cui mantra è un arbitrio privo di regole, erratico–un mantra che serve a rendere gli individui schiavi delle passioni piuttosto che liberare chi è oppresso–e desideriamo fedeltà ad un’autentica e genuina dottrina Cattolica espressa innanzitutto in quella che consideriamo “la Fonte e il Culmine della Vita Cristiana;” la Santa Eucaristia.3 Tristemente esistono molte testimonianze che attestano di sventurati e tremendi abusi inflitti a Nostro Signore e Salvatore nel Santissimo Sacramento. Una maggiore educazione alla Teologia Eucaristica, dal pulpito e nelle classi, si rende necessaria per sanare gli errori e colmare le lacune nella preparazione ed istruzione del popolo di Dio. Solamente quando cominceremo ad accettare, riconoscere e assimilare tale verità in noi stessi saremo in grado di progredire ancora nel mondo, tra i lontani, con Cristo alla nostra testa.
È di massima importanza che la Chiesa sia quella “luce [che] brilla nell’oscurità” piuttosto che divenire un ricettacolo dei fallimenti del mondo.4 La Chiesa deve ispirare la cultura invece di lasciarsi caratterizzare e ispirare ad essa. La Santa Chiesa Cattolica è sopravvissuta a minacce e persecuzioni imposte da numerose società, imperatori, re ed governi; e l’ha fatto mantenendosi saldamente ancorata alla roccia su cui è stata fondata, il pilastro di verità consegnatole da Cristo nella Sua istituzione. Non dobbiamo sottometterci alla propensione peccaminosa dell’era moderna. Il principe di questo mondo, satana, non desidera altro che vedere il corpo mistico di Cristo piegarsi ai suoi comandi e nutrirsi delle sue perfide menzogne. Dobbiamo rimanere saldi e forti davanti alle forze che pretendono il cambiamento della nostra dottrina e della nostra fede allo scopo di renderle “adeguate” all’uomo moderno. Manteniamo sempre vivide nella nostra mente le parole che Cristo ha rivolto al Padre Celeste prima della Sua gloriosa vittoria sulla morte: «Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo».
Nella storia umana, prima dell’avvento della scrittura e del diffondersi dell’uso di leggere e scrivere, era indispensabile l’esistenza d’individui, maestri, che insegnassero le leggi e la storia di una tribù o di un popolo poiché queste conoscenze fossero trasmesse e perpetuate. Nel popolo ebraico questo incarico era affidato agli Anziani che, durante la vita, avevano avuto l’opportunità di apprendere le proprie varie e antiche usanze.6 Tuttavia, la tradizione comunica molto più della semplice informazione; trasmette e trasporta una parte del passato nel presente e nel futuro. La tradizione come una macchina del tempo, unisce le persone attraverso i secoli, mentre preserva il passato, narra il presente e arricchisce il futuro. È attraverso questo collegamento che la fede è trasmessa, così come avviene per leggi, usanze e rituali.
La tradizione, in generale, è specifica per una religione, nazione o etnia. In quanto tale viene trasmessa dagli individui anziani di uno specifico gruppo ai suoi membri più giovani. Questo è dimostrato in particolar modo nelle diverse liturgie delle Chiese Cattoliche Orientali e Occidentali. Sebbene siano tutte unite dallo stesso credo, le differenze nella tradizione sono evidenziate attraverso maggiori difformità liturgiche e di focus. Ciascuna è rappresentazione completa e corretta della religione, ma sono tutte distinte a causa delle loro origini disparate.
La tradizione agisce come una sorta di memoria viva che congiunge coloro che vi aderiscono alla speranza del passato mentre pone le fondamenta del futuro. Basandoci su tali fondamenta siamo in grado di costruire il futuro, ma senza di esse tutto ciò che tenteremo di costruire cadrà in rovina. Persino le istituzioni secolarizzate del mondo credono nella necessità d’un insieme significativo di “tradizioni”, come i rituali di iniziazione e le modalità nel commemorare alcuni eventi, poichè anche il mondo secolarizzato distingue il potere intrinseco del passato. Il passato infatti esercita la sua forza anche su coloro che preferirebbero che esso svanisse interamente dalla memoria.
Che cosa, allora, desiderano gli autori di questo documento? Non desideriamo un ritorno completo ai vecchi metodi, che qualcuno potrebbe intendere come il rimanere bloccati nel passato; piuttosto, desideriamo una fedele sequela a ciò che la Chiesa ha stabilito essere buono, sano e giusto. Un culto retto agisce da catalizzatore per l’intera umanità. La pratica Cattolica è stata sviluppata nel corso di migliaia di anni, costruendo in modo organico su usanze e costumi del passato per incontrare le persone dove si trovavano, e allo stesso tempo chiamarle a qualcosa di più elevato. Aneliamo a una maggiore enfasi all’ortoprassi (retta pratica di culto) e ad un’attitudine generale di profondo rispetto in ogni parte della Chiesa universale per il più Santo dei sacramenti mediante il quale il Pane della Vita discende dal cielo. Questo stesso amore per l’Eucaristia che è perdurato attraverso anni di storia della Chiesa deve essere recuperato in modo più evidente e potente.

Sezione III. Insegnamento e catechesi 


La sfida che affrontiamo
Viviamo in un mondo sempre più ostile alla verità: non solo alla sua fattualità, ma alla sua stessa esistenza. Nel mondo in cui viviamo l’uomo è diventato la misura di tutte le cose; ciò che è considerato importante non è più l’oggettiva verità e bellezza, ma emozione e percezione individuale. Viviamo in un mondo che si oppone alla verità proclamata dalla Chiesa Cattolica in favore di un vangelo del relativismo. Proveniamo da questa nuova realtà e abbiamo subìto le conseguenze degli insegnamenti confusi del mondo. L’usa e getta della cultura relativista, in cui siamo cresciuti, proclama una dottrina di egocentrismo e orgoglio. Abbiamo perso le nozioni di servizio, dovere e altruismo a favore dell’esaltazione dell’individuo. Gettati in balìa delle onde di questa falsa dottrina, abbiamo un disperato bisogno di una roccia a cui aggrapparci e sulla quale costruire le nostre vite.
Ora più che mai, abbiamo bisogno che la Chiesa proclami la verità. Abbiamo bisogno che la Chiesa la proclami coraggiosamente, senza scuse, senza falsificazioni o diluizioni. Serve l’autenticità di una Chiesa che predica la verità del Vangelo e che abbracci nuove forme di evangelizzazione, mantenendo nel contempo i suoi insegnamenti perenni. Abbiamo la necessità di una Chiesa radicata nella verità, che proclami la verità al mondo.
Il Documento Finale della riunione Pre-Sinodale affronta le varie crisi dell’educazione Cristiana, evidenziando due cruciali sfide all’insegnamento della fede Cattolica. In primo luogo, mette in luce un diffuso sentimento di disperazione tra i giovani secondo il quale la Chiesa offrirebbe ‘uno standard irraggiungibile’, completamente esterno al mondo, e la convinzione che l’educazione morale possa essere abbandonata, in modo che la gioventù possa ‘incontrare la missione di Cristo, invece di qualcosa che potrebbe percepire come un’aspettativa morale irrealizzabile’. In secondo luogo, esso evidenzia la maniera in cui la Chiesa istituzionale avrebbe perso rilevanza, dal momento che ‘ci sono molti giovani che si rapportano a Dio unicamente a livello personale, che sono “spirituali, ma non religiosi” o focalizzati unicamente su una relazione con Gesù Cristo e su nessuna specifica pratica religiosa.’
A tutto questo vorremmo aggiungere una terza categoria: l’assenza di adeguate catechesi e chiarezza nell’insegnamento. Molti tra noi non sono mai stati catechizzati, né evangelizzati nella fede quand’erano bambini e da adulti siamo privi di queste basi per essere in grado di crescere verso una comprensione matura della fede o in un amore più profondo per Gesù Cristo.

Né catechizzati, né evangelizzati
Una massima molto in voga afferma che la gioventù Cattolica è sacramentalizzata, ma sovente non catechizzata, né evangelizzata. Molto spesso nei programmi che avviano alla Santa Comunione e alla Cresima (specialmente riguardo a bambini e giovani adulti) non viene spiegato in maniera adeguata il senso di ciò a cui stiamo preparandoci, o in cosa consista la fede che ci viene chiesto di professare. San Paolo scrive nella sua lettera ai Romani: «Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?».7 Molto frequentemente abbiamo fatto esperienza che la formazione nelle nostre parrocchie non ci ha preparato adeguatamente e non ci insegna, né come conoscere Cristo attraverso la sua Chiesa, né ad amarlo. In breve, abbiamo sperimentato l’incapacità della Chiesa di catechizzarci (in modo da conoscerlo) e di evangelizzarci (così da amarlo).
Poiché molti di noi non sono stati sufficientemente catechizzati, non siamo in grado di difendere la nostra fede nemmeno davanti a noi stessi. Non sappiamo che cosa la Chiesa ci domandi di credere, e a causa di ciò assomigliamo al seme caduto al bordo del sentiero8 o al quel seme gettato sulle rocce9 e siamo sprovvisti della forza e del basamento che servono a mantenerci saldi alla nostra fede quando siamo messi in discussione dal mondo e da coloro che vorrebbero trascinarci nelle loro comunità.
Poiché non siamo stati istruiti nella fede, l’opera di evangelizzazione nei nostri confronti è ostacolata al suo principio. Non possiamo giungere ad amare ciò che non conosciamo e poiché molti di noi non conoscono Cristo nella sua Chiesa, è facile per noi precipitare nell’incredulità o tra le braccia di chi offre una diversa (e profondamente imperfetta) comprensione di Cristo. Non siamo stati condotti alla comprensione di che cosa Cristo ci domanda, di ciò che ci si aspetta da noi, e per questo motivo non sappiamo come iniziare a comprendere cosa significhi avere una relazione con Lui. Se non ci è stato insegnato ad amare Cristo, come potremmo condurre gli altri ad un profondo amore verso di Lui? Il nostro sviluppo come cristiani adulti è intralciato dal duplice fallimento nella nostra educazione iniziale, e ne subiamo gli effetti. Molti ragazzi devoti che vengono considerati “nati e cresciuti” cattolici, cioè fin dalla nascita, sono in realtà giovani ritornati alla fede. Molti tra noi hanno dovuto istruire se stessi alla fede in assenza di formazione da parte della propria chiesa locale. Altri ancora hanno scoperto il sentiero della fede attraverso movimenti giovanili o l’evangelizzazione online.
Chiediamo alla Chiesa di sostenere le comunità e i movimenti che producono buoni frutti a questo riguardo, alimentando le vocazioni e fornendo la catechesi tanto necessaria. Chiediamo che questi gruppi vengano assolutamente incentivati. Domandiamo alla Chiesa d’esaminare i percorsi formativi dei giovani ai sacramenti e un maggiore impegno nell’evangelizzazione della gioventù attraverso una catechesi dettagliata, completa e ortodossa già nelle prime fasi della vita.
Cristo accondiscendente
Uno dei maggiori ostacoli che incontriamo nella Chiesa è rappresentato da chi, tra i suoi membri, stempera e annacqua i suoi insegnamenti, e preferisce proporre l’incontro con un “Cristo accondiscendente” (una falsa immagine di Cristo che non ci mette in discussione, né rimprovera, ma che accetta sorridente il nostro peccato) invece che l’incontro con il Cristo autentico. I giovani cercano e desiderano la verità. Sappiamo che un vero incontro con Cristo è un’esperienza che trasforma, e riteniamo dannoso proporre una versione di Cristo che non ci provoca (nella sua accezione positiva di mettere in discussione spronando al cambiamento) né ci rinnova. Coloro che auspicano che la Chiesa cambi o diluisca i suoi precetti morali o sociali, pur armati di buone intenzioni, falliscono nella comprensione di ciò di cui abbiamo desiderio e necessità. Aspiriamo all’incontro con il Cristo che ci mette in discussione, e non qualcuno nel quale ci sentiamo dire che non abbiamo bisogno di cambiare. Noi non vogliamo il passivo, sorridente “Cristo accondiscendente”, che si mostra accomodante verso le tendenze peccaminose del mondo invece di invitarlo alla santità attraverso l’amore per Lui e l’osservanza dei suoi comandamenti.
Noi non desideriamo alcun annacquamento o alterazione degli insegnamenti della Chiesa. Rifiutiamo completamente l’idea che la Chiesa debba cambiare la sua dottrina per soddisfare le esigenze del mondo. Noi desideriamo che la Chiesa adempia al suo carisma di ammaestramento predicando la verità con audacia, senza vergogna e revisioni, anche se ciò comportasse essere respinti dal mondo. La Chiesa non è una pagina di Facebook che tenta d’accaparrarsi il maggior numero possibile di “like” cercando d’essere “moderna” o “alla moda”; la Chiesa è maestra di Verità. Il modo più efficace per danneggiare o addirittura distruggere la fede nei giovani è quello di promuovere una falsa e fuorviante distorsione della verità in un tentativo di acquisire popolarità. Noi desideriamo che la Chiesa sia popolare, perchè tutti conoscano l’amore di Cristo. Tuttavia, se dobbiamo scegliere tra popolarità e autenticità, scegliamo l’autenticità.
Unità nel Magistero
E’ nostra aspirazione più d’ogni altra cosa oltre al perseguimento di chiarezza e autenticità, ciò che definiremmo come “unità nel magistero”. Ovunque, specialmente in Occidente, la leadership locale infanga le acque dell’insegnamento della Chiesa con conseguenti implicazioni nelle nostre vite. Viviamo in un mondo che è in conflitto con gli aspetti fondamentali del magistero della Chiesa, in particolare rispetto alla sua educazione morale e sociale. Ma non possiamo permetterci di essere confusi. Ci opponiamo ai tentativi di gerarchie locali di modificare la dottrina della Chiesa in base a contesti e circostanze locali; infatti ciò che risulta essere vero e giusto in Guinea e in Argentina è anche vero e giusto in Irlanda o nelle Americhe. Non dovrebbero esistere alterazioni agli insegnamenti della Chiesa basate su una sorta d’accomodamento alla cultura locale. I tentativi di cambiare la dottrina in modo che essa muti secondo i confini nazionali rappresentano in effetti la disintegrazione di una Chiesa universale in fazioni nazionali disgiunte.
Conclusione
In conclusione al documento, ribadiamo ancora una volta il nostro anelito d’essere ascoltati, non come voci alzate in coro contro la Chiesa o contro la Riunione Pre-Sinodale o il Gruppo di Lingua Inglese, ma come figli e figlie fedeli che cercano di esprimersi in umiltà e più ampiamente su questi temi vicini e cari ai loro cuori. Esprimiamo la nostra costante gratitudine al nostro Santo Padre, agli organizzatori e ai partecipanti del Pre-Sinodo e del Sinodo, poiché senza queste persone non avremmo occasione d’essere ascoltati. Ancora una volta affidiamo questo documento e il prossimo che lo accompagnerà alla custodia di Maria Santissima mentre, allo stesso tempo, lo offriamo all’esame dei Padri Sinodali e dell’intera comunità Cattolica.


Settimo Cielo di Sandro Magister12 lug


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