Saldi di fine stagione: venghino signori. La sodomia e il cavallo di Troia della neochiesa. Perché la massoneria ecclesiastica ha scelto di usare l’omoeresia come strumento per spezzare la dottrina e sovvertire il Magistero?
di Francesco Lamendola
Tutti si chiedono perché, fra tutte le cose possibili che la massoneria ecclesiastica avrebbe potuto adoperare come un grimaldello per instaurare trionfalmente e per ufficializzare l’apostasia della Chiesa, hanno scelto la sodomia; perché, cioè, hanno scelto di usare l’omoeresia come lo strumento per spezzare la dottrina e sovvertire il Magistero, insegnando che è cosa buona e giusta ciò che, fino a ieri, era peccato, e peccato molto grave, talmente grave da muovere a sdegno Iddio e da spingerlo a distruggere le città di Sodoma e Gomorra. Ciò che la massoneria ecclesiastica cercava, infatti, era una leva, una leva qualsiasi per scassinare il Deposito della fede e disperderne ai quattro venti il contenuto, sostituendolo con un contenuto nuovo, che è la sconcia contraffazione di quello vero: e una volta scardinata la dottrina in un punto, diventa relativamente facile scardinarla in tutto il resto, sino a distruggerla completamente. La dottrina cattolica, infatti, è un edificio saldo e compatto: ha resistito alle sfide del mondo, in alternativa al mondo e opponendosi alle brame del mondo, per duemila anni; ma se cede su un punto, se viene a patti, se si rimangia i suoi insegnamenti, firma da se stessa la propria condanna totale.
Confessa di essere una istituzione umana, solamente umana, e perciò fallibile; ammette di non avere una verità soprannaturale, certa e immutabile, da annunciare; riconosce, perciò, di essersi spacciata per quel che non era, il tramite necessario per la salvezza, mentre si può arrivare a Dio e al bene per cento, mille altre vie, forse anche migliori di quella che ha finora indicato lei. E queste cose, di fatto, vanno diffondendo da alcuni decenni i teologi neomodernisti, spargendo il loro veleno con lingue di serpenti e demolendo, pezzo per pezzo, il superbo edificio che è stato costruito dalla pietà, dalla scienza, dalla fede e dal timor di Dio di decine di generazioni. Sta di fatto, però, che la neochiesa ha scelto l’omoeresia come il suo cavallo di battaglia, o, se si vuole usare un’immagine più appropriata, come il suo cavallo di Troia, da introdurre con l’inganno entro la cittadella della Chiesa, per poi pugnalare a tradimento i suoi difensori. Perché questa scelta, e non un’altra consimile? Se lo chiedono tutti, e ce lo siamo chiesto, ovviamente, anche noi.
Siamo arrivati ai saldi di fine stagione. La grande stagione della Chiesa cattolica, protesa verso l’obiettivo di far partecipare gli uomini alla vita divina, sta finendo; al suo posto incomincia l’epoca della chiesa in liquidazione, che quasi regala i suoi tesori per un prezzo irrisorio.
La risposta, come suole accadere, era, ed è, molto, ma molto più semplice di quel che non si possa immaginare. Si è soliti pensare che un fenomeno complesso deve avere radici profonde e quasi misteriose. Invece la risposta, in questo caso, è di una semplicità addirittura desolante: perché i vertici della chiesa (con la minuscola) sono pieni e strapieni di cardiali e vescovi sodomiti e pedofili, e quindi, sdoganando la sodomia e, nel medio-breve periodo, anche la pederastia (ci vorrà qualche anno, ma ci arriveremo, eccome se ci arriveremo), tutti costoro prendono, per così dire, due piccioni con una fava: aprono la famosa breccia da cui scardinare tutto il resto, e nel frattempo, giustificano e legittimano se stessi, in modo da non dover più nemmeno nascondere, come sinora hanno fatto, con ipocrisia più o meno ben dissimulata, la loro vita scandalosa e le loro sconce abitudini. Troppo lungo sarebbe capire, e non è questa la sede, perché proprio la sodomia e la pederastia (non ci piace parlare di omosessualità, che non esiste, e tanto meno di gay, che vuol dire allegro, né di pedofilia, perché il trucco per modificare l’immaginario, e quindi i modi di pensare, comincia dal linguaggio, e il linguaggio politically correct è stato inventato proprio dai teorici dell’ideologia gender, e prontamente adottato, nella chiesa, dai fautori dell’omoeresia). Non basta rispondere che tutti gli ambienti unisessuali, sono per loro natura, almeno potenzialmente, anche aperti a questo tipo di piaga; perché non risulta che l’esercito, ad esempio, presenti un’alta percentuale di persone inclini alla sodomia e alla pederastia, anche se è vero che soldati e ufficiali hanno la possibilità di vivere, almeno per qualche ora della giornata, fuori della caserma, e quindi vedere e frequentare persone dell’altro sesso. No; crediamo che, per la Chiesa, ciò abbia a che fare soprattutto con una certa sessuofobia e con una certa avversione nei confronti della donna, non sul piano pastorale e liturgico (fa benissimo, la Chiesa cattolica, a dire di no alle donne sacerdote o vescovo; è già troppo, secondo noi, che donne, a capo scoperto e vestite in maniera non sempre appropriata, salgano all’ambone a leggere le Scritture durante la Messa), ma proprio sul piano esistenziale e psicologico, come se la donna fosse il diavolo e qualsiasi mezzo fosse buono per tenerla lontana. Parliamo degli anni passati, naturalmente, diciamo pure degli anni prima del Concilio: questo misto di paura e di antipatia per la donna in quanto donna, questo vedere nella donna la grande tentatrice e nell’atto sessuale con la donna la peggiore aberrazione di cui un uomo consacrato possa macchiarsi, senza dubbio ha favorito e potenziato, sia pure involontariamente, la tendenza verso la sodomia e la pederastia.Qualcuno, non più giovanissimo, ricorderà il film di Dino Risi La moglie del prete, del 1970, interpretato da Marcello Mastroianni e Sofia Loren. Andare a letto con un maschio, meglio ancora se con un giovane seminarista, a molti membri del clero deve essere sembrato un peccato meno grave che non consumare un rapporto con una donna. Il che si può anche spiegare, considerando che se un prete s’innamora di una donna con la quale ha dei rapporti intimi, può essere tentato di lasciare l’abito per sposarla e creare una propria famiglia, mentre se ha dei rapporti con uomini all’interno del seminario, o della parrocchia, anche nel caso che s’innamori, quel rischio non esiste.
Il più grande quesito: oggi, le famiglie "cattoliche", si possono ancora fidare della Chiesa Cattolica e dei suoi membri per l'educazione dei propri figli?
Dovremmo però dire: non esisteva, visto che oggi sta accadendo pure questo, come nel caso di quel sacerdote della diocesi di Verona che ha piantato tutto, chiesa e parrocchiani, per andare all’estero e sposarsi con un uomo; o il caso di quel capo scout della diocesi di Gorizia che si è sposato in municipio con un uomo, ha avuto come testimone di “nozze” il viceparroco e, last but not least, ha avuto la soddisfazione di poter restare al suo posto in parrocchia, d’accordo l’arcivescovo e via, invece, il parroco che d’accordo non lo era, fuori dai piedi, trasferito altrove. Questi ultimi episodi, peraltro, attestano solo quanto fosse gretto e miope l’atteggiamento di una pare del clero nei confronti della donna: non hanno pensato, quei signori, che il diavolo, cacciato dalla porta, poteva rientrare, come del resto è tipico della sua strategia, dalla finestra; e che se ai giovani preti veniva fatto credere che infrangere il voto di castità con una donna era la colpa più orribile di cui potessero macchiarsi, non è stato fatto capire, però, con altrettanta chiarezza, che il peccato contro natura è ancora più grave, perché unisce alla trasgressione del voto di castità, anche la trasgressione alla legge naturale e divina che condanna esplicitamente tali rapporti. Ora, sulla legge naturale si può anche mentire spudoratamente, ad esempio costringendo a tacere quei medici, come la dottoressa Silvana De Mari, i quali fanno notare che l’ano non è stato creato dalla natura per essere penetrato dal pene, che la cosa è assai dolorosa e umiliante, e inoltre che i rapporti anali sono l’ideale per contrarre gravi malattie sessuali, ed è perfettamente ipocrita negare che esista una relazione fra condotte di vita sessualmente promiscue e anormali e la diffusione di malattie come l’Aids. Sulla legge divina, però, non dovrebbe essere altrettanto facile mentire, anche se ora la neochiesa ci sta provando, ad esempio per bocca del gesuita James Martin. Il quale ha avuto la sfrontatezza di presentarsi all’Incontro internazionale sulla Famiglia, svoltosi a Dublino a fine agosto 2018, per pubblicizzare la battaglia che da anni conduce onde persuadere i cattolici che gay è bello, che si può essere gay e cattolici, anche gay e sacerdoti e perfino gay e santi, tutti felici e contenti (adoperiamo qui la parola gay perché è lui stesso, naturalmente, che l’adopera e non certo in senso negativo, anzi, per abituare i suoi ascoltatori a considerare tutta la faccenda con occhio benevolo e indulgente).
La storica campionessa delle suore lesbiche, Jeannine Gramick, considerata una “grande” teologa femminista, a capo dei cosiddetti cristiani LGBT.
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