Non ci sono alternative Bergoglio deve dimettersi e deve farlo subito a stretto giro di posta ha mostrato di non essere degno di restare nell’esercizio delle sue funzioni e ora vanno rilette anche le dimissioni di Benedetto XVI
di Francesco Lamendola
Non ci sono alternative: Bergoglio deve dimettersi. E deve farlo subito, a stretto giro di posta. Non perché sta distruggendo la fede cattolica e la Chiesa, anche se questa è la sua immensa colpa, di cui dovrà rendere conto a Dio, e moralmente ne deve rendere conto a centinaia di milioni di fedeli. Ma per una colpa più lieve, più circoscritta, anche se pur sempre, in se stessa, gravissima: aver saputo e aver coperto la fetida rete di sodomiti e pederasti che governa la chiesa degli Stati Uniti, e in particolare l’allora cardinale McCarrick. La prima colpa, incalcolabilmente più grave, è opinabile: per moltissimi cattolici non esiste, anzi, egli è il migliore dei papi possibili. Vorrebbero, o forse dovremmo dire volevano, farlo santo già ora, in vita: san Francesco I, papa. Una cosa mai vista. Una cosa idolatrica, che sa di papolatria: e infatti questi sfegatati ammiratori ormai parlano pochissimo di Dio e di Gesù Cristo, ma hanno sempre Francesco sulla bocca. Specie quando si tratta di parlar male della chiesa “tradizionale”, del clero” tradizionale”: come se esistesse una chiesa tradizionale diversa dalla sola, unica Chiesa cattolica, e come se esistessero due cleri, uno tradizionale e uno progressista e, di fatto, modernista.
Beninteso: certo che esistono. Però non dovrebbero esistere: è uno scandalo agli occhi di Dio. Perciò si tratta di vedere quale dei due è fuori dall’autentico Vangelo, quale dei due ha tralignato e sta andando per una strada diversa. Proviamo a riflettere: ha tralignato chi resta fedele alla dottrina di sempre, alla morale di sempre, al Magistero di sempre, o chi dice che l’inferno non esiste, che non si sa cosa disse realmente Gesù, e chi afferma di non sapere perché esiste la sofferenza? Ha tralignato chi si attiene al catechismo della Chiesa cattolica, chi dice che il peccato è peccato, e che senza la grazia l’anima non sa fare il bene, e quindi si danna, oppure chi non parla più del peccato, chi dice che il peccato è una pulsione naturale dell’animo umano, chi proclama ad alta voce che si può essere pubblici peccatori e fare la santa Comunione, oppure esercitare il sacro ministero, come se non vi fosse alcuna incompatibilità fra le due cose? Ha tralignato chi dice che per accostarsi ai Sacramenti, per partecipare alla vita divina, bisogna prima di tutto essere in grazia di Dio, o chi parla sempre e solo di cose umane, di giustizia, di accoglienza, di immigrazione, di apertura, di abbattere muri e costruire di ponti? Ha tralignato chi mostra all’uomo la via del Cielo, o chi considera l’uomo come un essere perfettamente naturale, con bisogni puramente terreni? Ha tralignato chi afferma che l’aborto è una gravissima offesa fatta a Dio, oltre che un delitto verso il nascituro, o chi dice, come ha fatto il signore argentino a bordo dell’aereo che lo riportava in Vaticano dall’Irlanda, e lo ha ripetuto per tre volte, che l’aborto è una questione puramente antropologica?
Beninteso: certo che esistono. Però non dovrebbero esistere: è uno scandalo agli occhi di Dio. Perciò si tratta di vedere quale dei due è fuori dall’autentico Vangelo, quale dei due ha tralignato e sta andando per una strada diversa. Proviamo a riflettere: ha tralignato chi resta fedele alla dottrina di sempre, alla morale di sempre, al Magistero di sempre, o chi dice che l’inferno non esiste, che non si sa cosa disse realmente Gesù, e chi afferma di non sapere perché esiste la sofferenza? Ha tralignato chi si attiene al catechismo della Chiesa cattolica, chi dice che il peccato è peccato, e che senza la grazia l’anima non sa fare il bene, e quindi si danna, oppure chi non parla più del peccato, chi dice che il peccato è una pulsione naturale dell’animo umano, chi proclama ad alta voce che si può essere pubblici peccatori e fare la santa Comunione, oppure esercitare il sacro ministero, come se non vi fosse alcuna incompatibilità fra le due cose? Ha tralignato chi dice che per accostarsi ai Sacramenti, per partecipare alla vita divina, bisogna prima di tutto essere in grazia di Dio, o chi parla sempre e solo di cose umane, di giustizia, di accoglienza, di immigrazione, di apertura, di abbattere muri e costruire di ponti? Ha tralignato chi mostra all’uomo la via del Cielo, o chi considera l’uomo come un essere perfettamente naturale, con bisogni puramente terreni? Ha tralignato chi afferma che l’aborto è una gravissima offesa fatta a Dio, oltre che un delitto verso il nascituro, o chi dice, come ha fatto il signore argentino a bordo dell’aereo che lo riportava in Vaticano dall’Irlanda, e lo ha ripetuto per tre volte, che l’aborto è una questione puramente antropologica?
L’aborto ora veniamo a sapere, è per Bergoglio: "una questione puramente antropologica?".
Ma di questa colpa, incommensurabilmente più grave, Bergoglio renderà conto a Dio. Per molti cattolici la distruzione della dottrina e della fede non è una colpa, per la semplice ragione che ciò riesce loro gradito: egli sta costruendo una nuova religione, comoda perché estremamente tollerante, dove non si parla più di peccati, di doveri da rispettare, di impegni da assumere, di responsabilità da portare, di sacrifici da affrontare, e soprattutto della croce da portare sulle spalle, ma si parla solo di letizia, di gioia, di allegria, di sorrisi e barzellette, perfino dentro le mura dei conventi di clausura, dove egli si reca a ridere e scherzare, come un Mike Bongiorno che vuol vedere tutti allegri e contenti, e soprattutto essere applaudito da tutti. Ma la religione non è una cosa che si costruisce con gli indici di gradimento, i sondaggi e le elezioni democratiche, un uomo un voto: è una verità soprannaturale che è stata rivelata da Dio e che va tramandata intatta, essendo perfetta e definitiva, assolutamente intangibile: chi pretende di modificarla, anche solo in minima parte, la tradisce, e la tradisce dall’interno, quindi è un eretico. Eretico è una parola passata di moda, ma gli eretici esistono ancora: sono quelli che non accettano la divina Rivelazione, che la vogliono aggiornare, modificare, perfezionare.Gonfi di superbia, si sentono migliori di Dio; pensano di saperne più di Dio; si credono in diritto di dire e fare ciò che Dio non ha insegnato, anzi il suo contrario. Monsignor Galantino ha affermato che Dio risparmiò Sodoma e Gomorra. La Bibbia, invece, afferma che Dio le distrusse, per punire il gravissimo peccato dei loro abitanti. E allora? E allora monsignor Galantino si crede migliore di Dio: dice che Dio ha fatto il contrario di quel che Dio ha fatto, perché lo vuole correggere. Lui pensa di essere più giusto, più misericordioso, più umano di Dio. Ma siccome non può dirlo chiaro e schietto, ricorre alla plateale falsificazione della Parola di Dio: attribuisce a Dio cose che non ha fatto, anzi, gli attribuisce azione opposte a quelle che ha fatto, e quindi una legge opposta a quella che ha stabilito. Costui è un eretico e andava cacciato dalla Chiesa a pedate nel sedere. E a farlo doveva essere il papa. Il papa non lo ha fatto, il papa non ha fatto una piega, e così ha mostrato a tutti di non essere papa, perché un papa che approva, tacendo, l’eresia, non è degno di essere chiamato papa, come un pastore che non difende le sue pecorelle, ma le abbandona negli artigli dei lupi, non è degno di essere chiamato pastore. Bergoglio non è degno di essere chiamato pastore, e non è un pastore, perché non gli importa nulla delle sue pecorelle: non gl’importa del pericolo della dannazione, al quale le espone tollerando, o insegnando lui stesso, false dottrine, come quando dice che Lutero aveva ragione, smentendo il Concilio di Trento e cinquecento anni di Magistero della Chiesa cattolica, perché a lui non importa nulla di quel che succede alle pecorelle, gli basta gratificare il suo io ricevendo applausi, sorrisi e ovazioni dovunque vada, dovunque parli. Anche se ad applaudirlo e a riservargli ovazioni sono più spesso i non cattolici e gli anticattolici. La popolarità di costui è inversamente proporzionale al grado di dissacrazione del Vangelo che persegue: è una popolarità malissimo guadagnata, perché se l’è costruita svendendo la dottrina e tradendo il mandato di Gesù Cristo, che ha detto ai suoi Apostoli: Andate in tutto il mondo a battezzare e predicare il Vangelo; e chi crederà sarà salvo, ma chi non crederà sarà dannato. Ora, costui annuncia un vangelo taroccato, e di battesimo non parla più (ha fatto un intero viaggio “pastorale” nel Myanmar senza neppure nominare Gesù Cristo): per lui tutte le religioni vanno bene, e anche l’ateismo va bene, perché dice di odiare il clericalismo. Ma sta agendo come il più clericale, come il più tirannicamente clericale, di tutti i papi della storia moderna. Nessuno come lui ha sfruttato l’abito che indossa per ridurre al silenzio i suoi critici, per ignorarli, per ridicolizzarli, per insultarli (come fa quotidianamente nelle pseudo omelie dalla casa Santa Marta) o per snobbarli, rifiutandosi di rispondere alle loro domande. Chi, se non un papa ultra clericale, avrebbe potuto agire come lui ha agito, commissariando i francescani dell’Immacolata senza dare spiegazioni a nessuno, nemmeno a loro? Chi, se non il papa più clericale di tutti, avrebbe potuto fingere di non aver ricevuto la lettera con i dubia dei quattro cardinali, e ignorato parimenti la Correctio filialis dei settanta teologi e sacerdoti?
Le dimissioni di Benedetto XVI, sulle quali i mass media si sono mostrati così poco curiosi, per non parlare degli storici di professione, "ora vanno rilette": quando un papa si rende conto di non poter fare il papa, di non poter fare le cose per le quali è stato eletto, ha solo due strade davanti: il martirio o l’abdicazione e Ratzinger ha scelto l’abdicazione.
No: il signore argentino non deve dimettersi per la colpa spaventosa di voler distruggere la Chiesa dall’interno, perché moltissimi cattolici non la vedono, non la riconoscono come tale, e gli ascrivono a merito e benemerenza quel che un giorno gli storici vedranno e giudicheranno per ciò che realmente era: l’esecuzione di un compito ben preciso affidatogli dalla massoneria ecclesiastica, quella stessa che si è impadronita del vertice della Chiesa all’epoca del Concilio, e quella stessa che ha costretto alle dimissioni Benedetto XVI, il quale si mostrava uno strumento troppo indocile ai loro voleri. La colpa per cui egli si deve dimettere è l’aver protetto, con il suo silenzio, e ascoltato come consigliere degno di fiducia, il cardinale McCarrick, pur sapendo, da anni, chi egli fosse, e quale schifosa rete di sodomiti e pederasti incarnasse, promuovesse e dirigesse, infettando tutta la chiesa degli Stati Uniti. Alla quale colpa si aggiunge un’altra, meno grave sul piano morale, ma non meno grave sul piano del rapporto di fiducia che deve esistere fra il papa e i fedeli cattolici di tutto il mondo: la menzogna. Costui è un bugiardo matricolato, che mente sapendo di mentire. Chi voleva rendersene conto, aveva già avuto diverse occasioni. Una delle più clamorose era stata quando aveva affermato di non sapere come stessero le cose a proposito del vescovo Barros, accusato di crimini analoghi a quelli di McCarrick, cosa poi risultata puntualmente falsa. Un’altra occasione era stata quando aveva detto, con la massima tranquillità, di non aver risposto ai quattro cardinali, perché non ha mai ricevuto la loro lettera: una bugia scandalosa, degna di un bugiardo sfrontato, patologico, da curare a livello psichiatrico, anche perché troppo facilmente smentibile. Solo che tutto l’establishment dell’informazione è con lui, e lo protegge, cosa che sta seguitando a fare anche in questi giorni. È facile dire quel che si vuole, quando si ha dalla propria parte tutti i mass media: non solo quelli cattolici (ma dovremmo dire ex cattolici: cosa hanno ancora di cattolico Famiglia Crisiana, o L’Avvenire, o La Civiltà Cattolica?), sia quelli laici. Proviamo a immaginare come si sarebbero comportati i media, in primo luogo quelli laici, ma, in realtà, anche quelli formalmente cattolici, se Benedetto XVI fosse stato sorpreso a dire una bugia: gli sarebbero saltati addosso tutti quanti, immediatamente; lo avrebbero coperto di insolenze, di ironie e sarcasmi, di maligne insinuazioni, di critiche spietate, inesorabili; ne avrebbero chiesto le dimissioni. E come si stanno comportando, invece, con il signore argentino, anche dopo il preciso, circostanziato, implacabile dossier di monsignor Carlo Maria Viganò? Tentano di spostare il cuore del discorso dalla verità alla attendibilità. Non chiedono, non pretendono di sapere, se quel che dice Viganò corrisponde al vero, oppure no, ma si chiedono se quel che egli dice nasca da moventi oscuri. Ammettiamo, per amore d’ipotesi, che nasca da moventi oscuri; ammettiamo, per amore d’ipotesi, che le intenzioni di monsignor Viganò non siano limpide, che la sua azione derivi da motivi personali più meno meschini, il rancore, la frustrazione, eccetera. Ebbene: ciò sposterebbe di un millimetro la sola questione che conti davvero, e cioè se il signore argentino era stato informato cinque anni fa, sì o no, delle malefatte di McCarrick? Se sapeva che esisteva un corposo dossier su di esse? Se sapeva che Benedetto XVI aveva ordinato a McCarrick una vita di preghiera e di penitenza, lontano dalla scena pubblica, proprio per punizione di quelle colpe? Invece, silenzio. I mass media, così velenosi quando di trattava di Ratzinger, sono stranamente benevoli nei confronti di Bergoglio. Possibile che ciò non faccia sorgere alcuna domanda nella mente dei cattolici, e specialmente dei cattolici i quali stravedono per il papa argentino, lo idolatrano, lo considerano il migliore dei papi della storia e lo vorrebbero santo subito? Possibile che non si chiedano come mai tanta benevolenza, come mai tanta indulgenza, come mai tanta accondiscendenza, verso una figura che dovrebbe, in teoria, risultare scomoda per i Padroni del Discorso, i quali sono tutti, dal primo all’ultimo, a favore dell’aborto, del divorzio, dell’eutanasia, delle unioni omosessuali, e nemici della Chiesa stessa, e a favore di una visione puramente materialistica dell’uomo, dei suoi bisogni, delle sue aspirazioni, della sua vita e del suo destino, nonché ferocemente contrari a ogni visione spirituale e soprannaturale, che essi considerano una forma di alienazione?
Il buffetto che gli diede, davanti a tutti, monsignor Battista Ricca, notorio e conclamato prelato sodomita da lui stesso posto alla guida della Banca vaticana, e che è, fra le altre cose, il direttore della casa Santa Marta, dove l’argentino, immodestamente, o meglio con falsa modestia, ha scelto di risiedere.
Deve dimettersi
di Francesco Lamendola
continua su:
"L'ho letto e non dirò una parola. Leggetelo voi [giornalisti] e fate voi il vostro giudizio. Quando sarà passato un po' di tempo e voi avrete tratto le conclusioni, forse io parlerò".
È così che papa Francesco – la sera del 26 agosto sull'aereo di ritorno da Dublino – ha risposto a chi l'interpellava sull'atto d'accusa che la mattina stessa gli aveva rivolto l'ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò.
Una risposta molto elusiva. Al pari di altre sue precedenti reazioni, ogni volta che si è visto attaccato. Come nel caso dei "dubia" sulla sua correttezza dottrinale sollevati nel 2016 da quattro autorevoli cardinali, che egli non ha mai voluto né ricevere né degnare di un chiarimento.
Questa volta però, oggetto dell'accusa non è una controversia dottrinale "ad intra", di scarso impatto sull'opinione pubblica laica, ma una questione di sesso, anzi, di omosessualità praticata per decenni, con decine di partner, da un ecclesiastico americano di prima grandezza, arrivato ad essere arcivescovo di Washington e cardinale, Theodore McCarrick.
In sostanza Viganò accusa papa Francesco di essere stato informato da lui delle malefatte di McCarrick fin dal 23 giugno del 2013, ma di non aver poi agito di conseguenza, anzi, di aver tenuto il reprobo vicino a sé come suo primo consigliere nelle nomine che stanno ridisegnando la gerarchia cattolica negli Stati Uniti, promuovendo i suoi protetti. Solo quest'anno, a seguito della denuncia di un suo abuso anche su un minorenne, il papa avrebbe deciso di sanzionare McCarrick e di spogliarlo del cardinalato.
L'accusa è di una pesantezza inaudita ed è difficilmente contestabile nella sua sostanza, anche per i ruoli chiave ricoperti in passato da Viganò in curia e in diplomazia. Ma, appunto, papa Francesco ha scelto anche in questo caso di non reagire. Ha lasciato ai professionisti dei media il compito di giudicare. Sicuro che molti si pronuncino in sua difesa, come è già avvenuto con i "dubia", dove in effetti la successiva battaglia si è risolta di fatto a suo favore.
Che però la vittoria gli arrida anche questa volta, è tutto da vedere.
Il caso McCarrick non è l'unico, nel suo genere, a mettere in difficoltà Jorge Mario Bergoglio.
Ce n'è un altro che gli somiglia come un gemello. Riguarda monsignor Battista Ricca (nella foto), direttore della Casa di Santa Marta scelta da Francesco come sua residenza e da lui promosso il 15 giugno 2013, all'esordio del pontificato, prelato dello IOR, cioè referente del papa nella "banca" vaticana, con facoltà di presenza a tutte le riunioni del board e di accesso a tutta la documentazione.
Nella seconda metà di quel mese di giugno del 2013 erano convenuti a Roma da tutto il mondo gli ambasciatori della Santa Sede. Ed è in quell'occasione che Viganò, all'epoca nunzio a Washington, incontrò Francesco e gli disse delle malefatte di McCarrick.
Ma anche la nomina di Ricca a prelato dello IOR, avvenuta pochi giorni prima, aveva creato forte sconcerto in un buon numero di nunzi, che l'avevano conosciuto come consigliere diplomatico in Algeria, in Colombia, in Svizzera e poi in Uruguay, ovunque con una condotta tutt'altro che illibata, specie nell'ultima destinazione.
A Montevideo, tra il 1999 e il 2001, Ricca conviveva con il proprio amante, l'ex capitano dell'esercito svizzero Patrick Haari, che l'aveva seguito fin lì da Berna. E in più frequentava luoghi d'appuntamento con giovani dello stesso sesso, una volta subendo un pestaggio e un'altra volta finendo bloccato in ascensore, dentro la nunziatura, con un diciottenne già noto alla polizia uruguayana.
Finì che Ricca fu ritirato dal servizio diplomatico sul campo e richiamato a Roma, dove, però, miracolosamente, la sua carriera ricominciò con successo, portandolo a divenire consigliere diplomatico di prima classe nell'organico della segreteria di Stato e soprattutto direttore delle tre residenze vaticane per i cardinali e i vescovi in visita a Roma, tra cui quella di Santa Marta, con l'opportunità di tessere eccellenti rapporti, anche di amicizia, con ecclesiastici di mezzo mondo tra i quali Bergoglio, che appena eletto papa lo ammise nella sua cerchia più intima, di cui continua a far parte ancor oggi.
Ebbene, tra i nunzi convenuti a Roma in quel mese di giugno del 2013 c'erano anche quelli che sapevano degli scandalosi precedenti di Ricca e ritenevano che papa Francesco non ne fosse al corrente, vista la sua promozione del personaggio, pochi giorni prima, addirittura a prelato dello IOR.
Ci fu quindi chi, in quei giorni, volle mettere in guardia Francesco informandolo sui trascorsi di Ricca.
Non solo. Tra i numerosi testimoni della scandalosa condotta di Ricca a Montevideo c'erano anche dei vescovi uruguayani, uno dei quali, dopo la nomina dello stesso Ricca a prelato dello IOR, ritenne doveroso scrivergli una lettera accorata in cui lo pregava, "per amore del papa e della Chiesa", di dimettersi.
E in effetti Francesco volle veder chiaro nella documentazione sui trascorsi di Ricca che si trovava nella nunziatura di Montevideo. Se la fece recapitare a Roma attraverso suoi canali personali, senza passare dalla segreteria di Stato.
Nel frattempo, sull'Espresso, era uscito un servizio molto dettagliato su Ricca. Il quale pubblicamente non reagì in alcun modo, mentre però in privato liquidava come "chiacchiere" tutti quei fatti riportati contro di lui, e teneva a far sapere che anche il papa, da lui incontrato, li riteneva "chiacchiere" prive di fondamento.
Interpellato nel luglio del 2013 dalla stampa uruguayana e argentina sulla sorte del prelato, l'allora nunzio a Montevideo, Guido Anselmo Pecorari, si limitò a questa dichiarazione laconica: "Ritengo che la questione sia nelle mani della Santa Sede. E sicuramente il Santo Padre, nella sua saggezza, saprà come fare".
Sta di fatto che alla fine del mese di luglio, nella conferenza stampa sul volo di ritorno a Roma da Rio de Janeiro, dove si era recato per la giornata mondiale della gioventù, papa Francesco fu effettivamente interrogato da una giornalista brasiliana sul caso Ricca e sulla cosiddetta "lobby gay". E questa fu la sua risposta testuale, trascritta così nel bollettino ufficiale della Santa Sede:
"Quanto a mons. Ricca ho fatto quello che il diritto canonico manda a fare, che è la 'investigatio previa'. E da questa 'investigatio' non c’è niente di quello di cui l’accusano, non abbiamo trovato niente di quello. Questa è la risposta. Ma io vorrei aggiungere un’altra cosa su questo: io vedo che tante volte nella Chiesa, al di fuori di questo caso ed anche in questo caso, si vanno a cercare i 'peccati di gioventù', per esempio, e questo si pubblica. Non i delitti, eh? i delitti sono un’altra cosa: l’abuso sui minori è un delitto. No, i peccati. Ma se una persona, laica o prete o suora, ha fatto un peccato e poi si è convertito, il Signore perdona, e quando il Signore perdona, il Signore dimentica e questo per la nostra vita è importante. Quando noi andiamo a confessarci e diciamo davvero: 'Ho peccato in questo', il Signore dimentica e noi non abbiamo il diritto di non dimenticare, perché corriamo il rischio che il Signore non si dimentichi dei nostri [peccati]. È un pericolo quello. Questo è importante: una teologia del peccato. Tante volte penso a San Pietro: ha fatto uno dei peggiori peccati, che è rinnegare Cristo, e con questo peccato lo hanno fatto papa. Dobbiamo pensare tanto. Ma, tornando alla sua domanda più concreta: in questo caso, ho fatto l’'investigatio previa' e non abbiamo trovato. Questa è la prima domanda. Poi, lei parlava della lobby gay. Mah! Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con 'gay'. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo, ma dice - aspetta un po’, come si dice… - e dice: 'Non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società'. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me. E la ringrazio tanto per aver fatto questa domanda".
Tre annotazioni e proposito di quanto detto qui da papa Francesco.
1. Sostenendo di non aver "trovato niente" di riprovevole nella "investigatio previa" alla nomina di Ricca a prelato dello IOR, Francesco ha confermato che il dossier personale su di lui conservato in segreteria di Stato era stato accuratamente ripulito dai suoi trascorsi scandalosi. Francesco però aveva avuto a disposizione nelle settimane precedenti anche la documentazione accusatoria conservata nella nunziatura di Montevideo, documentazione inoppugnabile, visto che sulla base di essa la segreteria di Stato aveva ritirato Ricca dal servizio diplomatico sul campo. Eppure l'ha ignorata.
2. Francesco ha applicato a Ricca la tipologia di chi ha commesso dei "peccati di gioventù" e poi si è pentito. Ma non è questa l'immagine che Ricca ha mai dato di sé, ma piuttosto quella di chi ha sempre respinto come "chiacchiere" senza fondamento le accuse contro la sua condotta.
3. Ed è riferendosi proprio a Ricca che Francesco ha pronunciato la famosa frase che è diventata il marchio del suo pontificato: "Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?". Con questa frase Bergoglio ha rovesciato a suo totale favore presso l'opinione pubblica mondiale una vicenda che altrimenti avrebbe potuto seriamente minare la sua credibilità.
È questa l'impresa che papa Francesco sta ritentando oggi, dopo che la vicenda di McCarrick è stata messa a nudo dalla testimonianza dell'ex nunzio Viganò.
Anche questa volta Bergoglio si è astenuto dal giudicare. Ha rilanciato il gioco nel campo dei media. Dove la pedofilia non è ammessa, ma i rapporti omosessuali sì. Non importa se commessi da uomini di Chiesa che praticandoli violano in pieno l'impegno di castità che hanno assunto pubblicamente con il sacramento dell'ordine.
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