CONFERENZA INEDITA di MacCarrick del 2013: ingerenze per eleggere Bergoglio e complotti per riformare la Chiesa…. e la presenza del cardinale Danieels accanto a Bergoglio, esponente di spicco della “mafia di San Gallo”…..
Mercoledì 29 agosto 2018 è uscito un bizzarro tweet di Rorate Caeli che diceva: “Ciao lettori, Qualcuno può scaricare questo video prima che ‘scompaia’? E’ un documento molto importante”.
Il video è al link su youtube: https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=b3iaBLqt8vg
Trattasi di un video caricato sul sito ufficiale dell’università di Villanova (USA) del 11 ottobre 2013 tenuta dall’allora Card. MacCarrick sui “retroscena” della recente elezione di Papa Francesco.
La sera dello stesso giorno Le forum catolique ha pubblicato un primo post e poi un secondo post di Luc Perrin (noto storico francese) in cui il professore illustra in francese la conferenza.
Da notare che la Villanova University (vedere anche QUI) di Filadelfia è la più grande università cattolica della Pennsilvanya e, tra l’altro, è l’ateneo in cui insegna un altro king maker bergogliano: Massimo Faggioli.
Oggi MiL vi propone in italiano una sintesi dei punti più “sconvolgenti” di quel medesimo discorso:
La sera dello stesso giorno Le forum catolique ha pubblicato un primo post e poi un secondo post di Luc Perrin (noto storico francese) in cui il professore illustra in francese la conferenza.
Da notare che la Villanova University (vedere anche QUI) di Filadelfia è la più grande università cattolica della Pennsilvanya e, tra l’altro, è l’ateneo in cui insegna un altro king maker bergogliano: Massimo Faggioli.
Oggi MiL vi propone in italiano una sintesi dei punti più “sconvolgenti” di quel medesimo discorso:
- MacCarrick conferma la sua lunga amicizia con Francesco (min. 14.51, “Bergoglio was a friend of mine“), anche per una comunità argentina nella Diocesi di Washington che aveva creato legami quando il cardinale era arcivescovo e “Bergoglio era uno dei miei amici“.
- Aggiunge di essere al n. 67 nell’ordine di protocollo del Sacro Collegio, mentre il card. Bergoglio il 72, così che spesso hanno avuto spesso l’opportunità di vedersi, salutarsi e parlarsi.
- Riferisce (circa al min. 18) che un italiano molto influente (senza nominarlo e facendo capire che era un laico, un “gentleman”) è venuto da lui per parlargli nel periodo pre Coclave, in cui i cardinali non erano ancora claustrati e i cardinali elettori si stavano incontrando, di Bergoglio (“What about Bergoglio”) che poteva riformare la Chiesa in cinque anni.
- Afferma che Bergoglio pensava che la Chiesa dovesse direzionarsi verso le periferie e parlare principalmente ai poveri (fondamentalmente la Teologia della liberazione?).
- Al 54° minuto il Cardinale chiede al Papa di cambiare profondamente il Sacro Collegio e l’episcopato, nonché la Curia. Nei prossimi due anni (siamo nel 2013) – dice – Bergoglio sarà in grado di nominare “cardinali del suo tipo” e sembra insistere sulla necessità di epurare l’episcopato.
- Dice di avere la speranza che questo Papa “cambierà il papato“.
Alcune domande MiL rivolge alla riflessione dei nostri lettori e dei giornalisti, riguardo alle vicende di questi giorni:
- come non pensare la singolare concordanza tra la Testimonianza Viganò e quanto dice McCarrick sul turn over di vescovi e cardinali?
- Possiamo pensare di iniziare a comprendere perchè un cardinale ultraottantenne, neppure elettore in Conclave, possa essere stato importante per l’elezione di Bergoglio e abbia assunto un ruolo fondamentale come consigliere per le successive nomine vescovili e cardinalizie (p.e. Farrel, Tobin, Cupich, etc.). Comprese carriere impressionanti di gentili sacerdoti conviventi in appartamento con McCarrick per anni ma che non si sono stranamente mai resi conto della predatoria omosessualità del coinquilino, che aveva già patteggiato tre volte per molestie omosessuali ed era uso portarsi seminaristi al mare tutti i fine settimana.
- come non capire la freddezza del Papa nell’incontro del 23 giugno 2013 quando Viganò vuole denunciare le turpitudini di McCarrick.
- Chi è l’influente italiano che sta cercando di far eleggere Papa Bergoglio per cambiare totalmente la Chiesa. Si capisce che NON è un religioso ma un laico. Si capisce che è molto noto è influente. Un progressista che vuole la rivoluzione dentro la Chiesa. Uno conosciuto in tutto il mondo che conta, politico e religioso. Un identikit che lo avvicina, per esempio, al capo della Comunità di S. Egidio Andrea Riccardi?
- Perchè qualcuno gli suggerì di mettere in moto la macchina per l’elezione del Card. Bergoglio al soglio pontificio?
- Senza esere dei complottisti, possiamo pensare ad un lucido disegno del progressismo cattolico di cambiare il bambino dnella culla della Chiesa?
Qualcuno più esperto di noi potrebbe essere interessato ad approfondire o a dare qualche risposta?
Dal blog MESSAINLATINO.IT
Nella foto il Cardinale Danneels accanto a Bergoglio, alla sua sinistra, al momemto dell’affaccio alla Loggia delle Benedizioni dopo l’elezione in Conclave.
La Reputazione di Danneels aveva già subito un danno irreparabile a causa dello scandalo (degli abusi sessuali nel clero belga), ma in risposta allo shock di molti cattolici belgi, papa Francesco ha nominato Danneels delegato al Sinodo del 2015 sulla famiglia.”
(https://www.churchmilitant.com/news/article/pope-francis-must-resign-zero-tolerance)
E quando è stato eletto gli ha dato un posto d’onore nel balcone. Perché? Perché ha cospirato per metterlo sulla cattedra di Pietro. Lui è il primo sul lato sinistro del nuovo papa, il cardinale grasso.
(https://www.churchmilitant.com/news/article/pope-francis-must-resign-zero-tolerance)
E quando è stato eletto gli ha dato un posto d’onore nel balcone. Perché? Perché ha cospirato per metterlo sulla cattedra di Pietro. Lui è il primo sul lato sinistro del nuovo papa, il cardinale grasso.
https://benedettoxviblog.wordpress.com/2018/08/31/conferenza-inedita-di-maccarrick-del-2013-ingerenze-per-eleggere-bergoglio-e-complotti-per-riformare-la-chiesa-e-la-presenza-del-cardinale-danieels-accanto-a-bergoglio-esponente-di-spicco-della/
FIN DOVE ARRIVERANNO ?
Fin dove sono disposti ad arrivare? Hanno messo le mani su tutto il sistema dell’informazione della cultura e scuola: in ultima sul sistema informatico per chiudere gli ultimi spazi di effettiva libertà e di contro-informazione
di Francesco Lamendola
Fino a dove sono disposti ad arrivare? Fino alla guerra civile? Fino all’implosione e alla dissoluzione della nostra società? Fino alla sostituzione della sua popolazione, della sua civiltà, della sua cultura, da parte di milioni e milioni di africani e asiatici di fede islamica? Fino a varare delle leggi liberticide, come del resto stanno già facendo, che toglieranno il diritto di parola, di associazione, e anche di pura e semplice opinione? Il caso della dottoressa Silvana De Mari, sotto processo da parte dei gruppi LGBT per aver detto una cosa semplicissima e inoppugnabile, che i rapporti anali sono deleteri per la salute, dovrebbe essere eloquente. Eloquente anche, su un altro versante, il caso di monsignor Viganò: i fatti non contano, non esistono, non ci si prende neanche la briga di confutarli; li si ignora, fin dove possibile, e dove non è più possibile, si passa direttamente alla macchina del fango.
Non è importante sapere e accertare, anche giornalisticamente, se il suo memoriale dice il vero o il falso; non interessa sapere e appurare se il signore argentino era stato informato da cinque anni, sì o no, sulle malefatte del cardiale McCarrick negli Stati Uniti: la sola cosa di cui si parla è se ci sia un complotto contro il papa, se qualcuno voglia provocare le sue dimissioni, se i cattolici tradizionalisti, brutti e cattivi, stiano tramando spudoratamente contro di lui. La stessa stampa che non fa mai le domande scomode, quando vuole assecondare i poteri esistenti, e che, per esempio, non ha mai chiesto al signore argentino: Santità, ma cosa hanno fatto di così grave i francescani e le francescane dell’Immacolata, il solo ordine religioso cattolico in piena fioritura di vocazioni, da meritare il commissariamento e la pubblica umiliazione?, la stessa stampa, quando ne ha l’interesse, fa le domande, sì, ma alle persone sbagliate e nella maniera sbagliata: è vero che Viganò agisce per dei secondi fini? È vero che dietro di lui c’è una macchinazione? A nessuno, si direbbe, interessa sapere se dice la verità o se mente. Perché, se dice la verità, la cosa è gravissima, e la sua richiesta al papa di dimettersi risulta pienamente giustificata. Di questo si dovrebbe parlare, se tutto il sistema dell’informazione non fosse completamente drogato, manipolato, anestetizzato, stravolto. Non si parla di ciò di cui si dovrebbe parlare, si tace di ciò che riguarda la verità, si blatera all’infinito di ciò che non è rilevante, che non ha alcun peso reale nella vita delle persone.
L’élite può ridurre al silenzio singole persone, ma per ridurre al silenzio un popolo, c’è solo il colpo di Stato !
Hanno messo le mani su tutto il sistema dell’informazione e della cultura, della scuola, dell’università, e cercando di mettere le mani anche sul sistema informatico, proprio per chiudere gli ultimi spazi di effettiva libertà e di contro-informazione. Noi stessi lo abbiamo visto e sperimentato: spariscono dalla rete citazioni e riferimenti di chi risulta scomodo, di chi è stato attenzionato e messo sul libro nero: anche a distanza di anni. Ciò significa che la rete è sistematicamente monitorata e “ripulita” dai Padroni del Discorso, Discorso che deve risultare sempre politicamente corretto, quindi sbarazzato di ciò che potrebbe incrinare, anche solo di poco, la versione ufficiale, soprattutto sui temi sensibili: immigrazione, omosessualismo, ruolo della finanza internazionale, specialmente quella ebraico-americana, femminismo, laicismo (se si parla del cristianesimo e in particolare del cattolicesimo; non se si parla, ad esempio, del giudaismo, visto che nessuno protesta per il fatto che lo Stato d’Israele è uno Stato fondamentalista ed esclusivista che nega, di fatto e per principio, il pluralismo religioso). Chi tocca uno di questi temi in maniera non politicamente corretta, fa scattare l’allarme e partire la reazione. Viene rimosso, cancellato dalla cultura ufficiale; subisce l’ostracismo da parte della grande informazione (chi ha più visto in televisione Maurizio Blondet? Anche Marcello Veneziani e Massimo Fini, chi sa perché, si vedono sempre meno; mentre si vedono molto, a tutte le ore del giorno e della notte, i Saviano, i De Luca, i Camilleri (Andrea), i Melloni, i Cacciari, i Galimberti, gli Enzo Bianchi, ospiti fissi o semifissi di Mieli, Augias, Parenzo, eccetera. Guarda caso, anche i politici o i politologi o i filosofi della politica che hanno voce e spazio sui media, sono quelli di una parte sola: immigrazionista, omosessualista, globalista, femminista, e mai quelli dell’altra parte. Se proprio son costretti a invitarne qualcuno, per fingere un po’ di par condicio, li si vede uno contro due, contro tre, contro quattro. Non li si lascia dire quel che hanno da dire, articolare un ragionamento di senso compiuto, non si permette loro di argomentare, di citare dei fatti, di collocare le singole questioni un una prospettiva storica: si tenta d’incastrarli con domande trabocchetto, tirando fuori argomenti che non c’entrano affatto con il tema della discussione, al preciso scopo di inchiodarli a qualche uscita politicamente scorretta, in modo da crocifiggerli e additarli alla pubblica indignazione, da convogliare su di loro il disprezzo e la rabbia del pubblico. Ah, ma allora quello è un populista! Ah, ma dunque costui è un razzista! Una volta ottenuto questo risultato, il gioco è fatto: la Parte Buona resta padrona del campo e risulta moralmente ineccepibile: la sola che abbia a cuore l’umanità, l’accoglienza, la misericordia, l’inclusione, il perdono, la convivenza civile; gli altri, invece, passano la vita a coltivar rancori, a suscitare malumori, a incitare all’odio razziale. Costoro è come se fossero morti: non troveranno più un microfono, una telecamera, un trafiletto di giornale che riporti le loro parole. E se anche dicono cose verissime e intelligentissime, anche se dicono cose dimostrabili e verificabili, il pubblico non li prende nemmeno in considerazione, non li ascolta, perché essi sono stati moralmente squalificati, sono diventati dei Cattivi, e la gente perbene non ascolta i Cattivi, non li legge, non riflette su ciò che dicono. Così funzionano l’informazione e la cultura, in Italia, dall’ultimo giornale di provincia alla più prestigiosa università statale. E si parla sempre delle stesse cose, e nello stesso modo: sempre l’antifascismo, sempre la resistenza, sempre la libertà (?), i diritti, il femminismo, la realizzazione della persona, l’autodeterminazione a senso unico (vedi il sacro diritto di abortire). Sempre Freud, Marx, anche Nietzsche, ma opportunamente rivisitato e purgato, e poi don Milani, Franco Basaglia, Bertolt Brecht, Umberto Eco, quelli sì che erano uomini; e silenzio totale su scrittori, pensatori, artisti, scienziati molto più grandi di loro, più innovativi, più intelligenti, più coraggiosi, ma, ahimè, politicamente scorretti. E dunque: abbasso la polizia, che mette in prigione i delinquenti; abbasso gli psichiatri, che trattano i matti come matti, mentre sono solo vittime del sistema; abbasso i confini, che tengono lontani i poveri profughi in-fuga-da-guerra-e-fame (ma evviva la Guardia Costiera, se li va a prendere, in servizio taxi), abbasso la dottoressa De Mari, abbasso quell’antisemita di Blondet, abbasso tutti i conservatori e i reazionari, i cattolici oscurantisti e tradizionalisti, e abbasso tutti gli italiani egoisti, chiusi alle meraviglie della mondializzazione, restii ad applicare le ricette economiche di Bruxelles, insensibili al fascino della società multietnica e multiculturale, trincerati nella difesa del loro miserabile particulare.
I termini del problema sono perentori: la famiglia ha il diritto di continuare a esistere? L’Italia ha il diritto di continuare a esistere?
E se non basta il muro del silenzio, si passa alla fase due: le denunce. Anche di quelle abbiamo fatto personalmente esperienza. Tu dici una cosa politicamente scorretta: e io ti denuncio. Non importa se tu non mi hai calunniato, se non mi hai offeso, e soprattutto non importa se hai fatto un discorso di idee, non di pettegolezzi: le tue idee sono sbagliate, dunque non hai il diritto di esprimerle. Querelare qualcuno significa procurargli grosse noie e una spesa ingente; e, anche se alla fine tutto si risolve in un nulla di fatto, i fastidi e le spese rimangono. È un mezzo quasi infallibile per ridurre al silenzio chi non ha grandi mezzi finanziari, chi non ha avvocati di grido per difendersi. Anche perché in Italia chiunque può fare querela contro qualcuno, non rischia nulla: non esiste, come esiste in altri ordinamenti legislativi, la cosiddetta azione temeraria, cioè la responsabilità di aver impegnato la giustizia senza un reale motivo. In quei Paesi, gli Stati Uniti per esempio, chi impegna la giustizia e poi risulta che non ne aveva alcun valido motivo, deve pagare le spese allo Stato, oltre che alla parte offesa; da noi, no. Da noi, si è liberi di querelare e di non dover poi rendere conto di averlo fatto sulla base del nulla, cioè in assenza di valide ragioni giuridiche. In pratica, è un sistema perfetto affinché chi dispone di denaro riduca al silenzio chi non ne dispone; il sistema perfetto per imporre la propria verità, costringendo a tacere chi sostiene un’altra idea. E se non basta la fase due, si passa alla fase tre: la macchina del fango. Si tirano fuori i dossier, si mette alla berlina il Nemico del Popolo, lo si distrugge moralmente, lo si inchioda ai suoi crimini privati; se non ce ne sono, li si inventa: tanto, poi, hai voglia di smentire. Vedi il caso Tortora, anche se lì la politica non c’entrava, ma è un esempio per dire che qualunque galantuomo può trovarsi in manette da un momento all’altro, restare in carcere un bel po’, poi, forse, tornar libero, ma senza mai più scrollarsi del tutto l’ombra infamante che gli è stata cucita addosso. E per fare un esempio tratto dal mondo della politica, qualcuno si ricorda del caso Strauss-Khan? Perché l’opinione pubblica dimentica in fretta. Tolto di mezzo Strauss-Khan con un’accusa di violenza sessuale, quasi certamente fabbricata ad arte, Hollande ebbe via libera alle presidenziali che lo portarono all’Eliseo (con quali conseguenze, anche per l’Italia, lo sappiamo). Oppure qualcuno si ricorda ancora di Julian Assange, a proposito di rete informatica e di libertà d’informazione? Anche per lui scattò una denuncia per stupro, che puzzava di marcio lontano dieci chilometri; eppure fu sufficiente per seppellirlo nell’ambasciata londinese dell’Ecuador. Dalla fase tre si passa alla fase quattro: la minaccia, l’avvertimento in stile mafioso. Qualche strano incidente, qualche strana telefonata, qualche strano furto che non è un furto, è una chiara intimidazione. Qui il pericolo diventa fisico. Da ultimo, per i più ostinati, per gli irriducibili, c’è la fase cinque: inutile specificare di cosa si tratti. Ricordiamo l’aereo di Enrico Mattei; ma ricordiamo anche la fine di Mino Pecorelli. Storie diverse, su livelli diversi, ma con un fatto decisivo in comune: entrambi erano divenuti troppo scomodi, entrambi davano troppo fastidio; ed entrambi andavano ridotti al silenzio in maniera sicura, per sempre.
Hanno messo le mani su tutto il sistema dell’informazione e della cultura, della scuola, dell’università, e cercando di mettere le mani anche sul sistema informatico, proprio per chiudere gli ultimi spazi di effettiva libertà e di contro-informazione.
Fin dove sono disposti ad arrivare?
di Francesco Lamendola
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