ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 31 agosto 2018

"Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie"

UN TRADIMENTO GIGANTESCO


Autunno della Chiesa, inverno dell’Occidente. Un apocalisse la rivelazione di Viganò sull’esistenza di una spaventosa rete omosessuale nella Chiesa. Il problema è devastante, nonostante la sottovalutazione del pontefice argentino 
di Roberto Pecchioli  

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Apocalisse in greco significa rivelazione.  Come tutti sappiamo, è il titolo del libro finale della Bibbia, attribuito a Giovanni. Dimenticato, messo da parte con imbarazzo dalla Chiesa modernista, resta come metafora di qualcosa di terribile, indicibile. La rivelazione, un apocalisse davvero di monsignor Viganò sull’esistenza di una spaventosa rete omosessuale nella Chiesa, in grado non solo di determinare carriere, nomine, coprire abusi e nefandezze, ma anche di mutare profondamente la dottrina cattolica, sorprende soltanto chi non segue le vicende della più antica istituzione della terra. Per citare il titolo di un’opera storica di Johan Huizinga, Autunno del Medioevo, siamo all’autunno della chiesa cattolica, ovvero all’inverno della civiltà occidentale.
Il problema è devastante, nonostante la sottovalutazione del pontefice argentino, che attribuisce ogni colpa, supportato dal coro di apologeti novatori, al clericalismo. Insomma, la responsabilità del cancro è degli oncologi. Apocalisse, manifestazione drammatica di fatti travolgenti. Occorre che gli scandali vengano alla luce, è Vangelo di Matteo (18,7), ma l’antico pubblicano aggiungeva “guai all’uomo per colpa del quale lo scandalo avviene.”  Non si può guardare ai fatti raccontati senza un aspro travaglio interiore per la vastità del male commesso, per il dolore arrecato, ma innanzitutto per la distruzione tenacemente perseguita di un’intera antropologia.

La coscienza vive con sgomento il crollo di insegnamenti bimillenari. Crollata la famiglia, accolta come normale se non come positiva l’omosessualità, addirittura nelle forme rivoltanti dell’efebofilia e della pedofilia, l’intera dottrina umana del cristianesimo crolla. Dal biblico “maschio e femmina li creò” all’immagine della sacra famiglia, al matrimonio sacramentale, tutto va in frantumi. Poiché il cristianesimo è l’architrave della civiltà europea ed occidentale, la frana è destinata a sconvolgere tutto e tutti. Simul stabunt, simul cadent: cresciuti insieme, cadranno insieme. Huizinga, nell’incipit della sua opera scrisse parole significative: “ogni epoca desta in noi maggiore interesse quando vi troviamo una promessa di futuro.“  Nella storia non meno che nella natura, “la morte e la nascita camminano sempre di pari passo.“
Una civiltà ricca e rigogliosa, la nostra, si è condannata all’aridità e all’irrigidimento, i suoi capisaldi etici, spirituali, le certezze che hanno accompagnato decine di generazioni si sfaldano e, come quasi sempre accade, l’erosione viene da dentro. Come in certi tramonti, la rivelazione è la profondità di un cielo serale, pesante di oscurità livide e pieno di una falsa luce di rame.


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Un' apocalisse la rivelazione di Viganò sull’esistenza di una spaventosa rete omosessuale nella Chiesa. Il problema è devastante, nonostante la sottovalutazione del pontefice argentino.

Ancora con le parole profetiche di Huizinga, “nel mondo non c’era promessa alcuna di cose migliori”. Lo studioso olandese rivolgeva la sua attenzione alle strutture dell’ultimo Medioevo svuotate di linfa vitale, sopravvissute ma conservate artificialmente, cristallizzate in un divorzio perenne tra principi e dottrine non più credute. Questo appare la chiesa cattolica, tale è la civiltà che essa ha improntato. Oswald Spengler parlò di tramonto, giocando sul termine tedesco Abendland, l’occidente patria della sera. Un secolo dopo, la notte sembra avere preso definitivamente il sopravvento e, come comprese Hegel dei grandi fenomeni storici, la nottola di Minerva, cioè la conoscenza consapevole, inizia il suo volo solo al crepuscolo, quando il sole è tramontato e tutto si è compiuto.  
Ci sentiamo necrofori di una civiltà e di una religione che hanno oltrepassato il tramonto per raggiungere l’epilogo. Da credenti, sappiamo che la notte passerà e una nuova alba verrà. Tale è il significato purificatore degli scandali nel pensiero dell’evangelista, e la tenebra non è definitiva. Lo è, molto probabilmente, nelle nostre esistenze personali che non vedranno l’aurora. Avvertiamo vivissima la tragedia di un mondo crollato sulle antiche credenze, le vecchie sicurezze, le venerande istituzioni in cui siamo vissuti, senza intravvedere luce alcuna. Come i sopravvissuti a un naufragio, rari nantes in gurgite vasto, rientriamo tristemente nella caverna dalla quale ci trasse Platone due millenni e mezzo or sono. Finiamo per lasciarci alle spalle – e non possiamo- il messaggio dell’uomo di Nazareth.
Il sentimento più forte è il rancore per un tradimento gigantesco. Si ha il diritto di pensare: mi hanno imbrogliato, mi hanno mentito fin dall’infanzia. Non credevano affatto in ciò che ci proponevano a credere, dunque appare menzogna l’intero edificio della fede e della civiltà che ne è scaturita. Costruiscono ponti, ma tra bene e male, luce e tenebra. Le civilizzazioni umane possono, devono mutare nel tempo, le religioni hanno come misura l’eterno. Non si possono rovesciare capisaldi della dottrina perché sgraditi allo spirito del tempo (e del luogo, giacché è l’Occidente, non l’universo intero a essersi invertito). Invece, oltre a sopportare prelati pervertiti, seminari trasformati in bordelli e ponti gettati verso tutto ciò che è stato chiamato peccato per millenni, dobbiamo ascoltare superiori gesuiti affermare che il Vangelo è poco più di una fiaba, giacché non c’erano registratori della parola di Gesù, cardinali convinti che Cristo fosse “un potente guaritore”, servi di Dio che scandalizzano asserendo che molti santi erano omosessuali.
Inutili, insulse, risibili le parole di Paolo di Tarso, Agostino, Tommaso, Pier Damiani, Bernardino e Caterina da Siena; il quinto evangelo è la parola di padre James Martin (servus Jesus?) con l’ausilio delle associazioni LGBT, l’uomo ha sostituito Dio, l’inferno, se c’è, è vuoto. Lo stesso Bergoglio, parlando con il neo evangelista Eugenio Scalfari, ha affermato che le anime degli empi si dissolvono. Perché, di grazia, dovrei ancora credere? Ebbe allora ragione Feuerbach, nell’Essenza del Cristianesimo, a concludere che non Dio crea l’uomo, ma l’uomo inventa Dio, proiezione rassicurante delle sue angosce, rappresentazione di ciò che vorremmo essere.
Il nuovo cristianesimo accoglie tutti i mali che aveva combattuto: le pulsioni gnostiche, secondo cui la creazione è intrinsecamente cattiva, dunque maschio e femmina è male; il relativismo morale, che cambia tutto a seconda dei tempi e dei luoghi; il nichilismo, poiché non esiste la verità, tutt’ al più la sua interpretazione. Dei sette, il sacramento più in crisi è la confessione, più dell’eucaristia o del matrimonio. L’uomo moderno, noi stessi, fatichiamo a raccontare il male che abbiamo dentro, riconoscerlo come tale, pentirci e in qualche modo tentare di non perseverare nei comportamenti negativi che la tradizione chiamò peccato.
Come faremo, adesso, a confidarci con consacrati che non conosciamo, delle cui possibili condotte abbiamo orrore, e non solo, naturalmente, nell’ambito sessuale? E il cristianesimo, la fede di duemila anni, è ridotta alle opere di misericordia corporale? Per compierle, basta un onesto volontariato, l’umanitarismo generico, la filantropia massonica. La carità è cancellata e con essa forse l’enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas Est, in cui Eros, l’amore umano si trasforma in Agape, l’amore che si conclude in Dio. Basta, passato remoto, come i principi non negoziabili e tutto il resto.

0 RATZI E BERGOGLIO
E' gigantesco il tradimento della "Chiesa dei due papi": ci sentiamo necrofori di una civiltà e di una religione che hanno oltrepassato il tramonto per raggiungere l’epilogo.

Autunno della Chiesa, inverno dell’Occidente.

di Roberto Pecchioli
 continua su:
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MCCARRICK-VIGANÒ. MIGLIAIA DI DONNE SCRIVONO AL PAPA: ABBIAMO DIRITTO A UNA RISPOSTA. COME FIRMARE.

Migliaia e migliaia di donne, soprattutto americane hanno firmato in poche ore una lettera diretta al Pontefice regnante, per chiedergli che risponda alle questioni contenute nella testimonianza di mons. Viganò. Ecco il testo:
Nota: Questa lettera riflette l’iniziativa personale delle singole donne cattoliche firma questa lettera e non è sponsorizzata da un qualsiasi gruppo o organizzazione.
30 agosto 2018
Sua Santità, Papa Francesco
Città del Vaticano
Santità:
Lei ha detto che si cerca “una più incisiva presenza femminile nella Chiesa”, e che “le donne sono in grado di vedere le cose con un angolo diverso da [gli uomini], con un occhio diverso. Le donne sono in grado di porre domande che noi uomini non siamo in grado di capire.”
Scriviamo a Lei, Santo Padre, per porre domande che necessitano di risposte.
Siamo donne cattoliche profondamente impegnate per la nostra fede e profondamente riconoscenti per gli insegnamenti della Chiesa, i sacramenti e i molti buoni vescovi e sacerdoti che hanno benedetto la nostra vita.
I nostri cuori sono spezzati, la nostra fede provata, dall’ escalation della crisi che sta inghiottendo la nostra amata Chiesa. Siamo arrabbiate, tradite e disilluse. Il dolore e la sofferenza delle vittime non finisce mai, mentre ogni ciclo di notizie porta più terribili rivelazioni di abusi sessuali, misfatti sessuali, insabbiamenti e inganno — anche ai livelli più alti della Chiesa.
Le recenti dichiarazioni di monsignor Carlo Maria Viganò ci spingono a raggiungere Lei direttamente per avere le risposte. Nella sua testimonianza (mons. Viganò) accusa lei, Santo Padre e altolocati cardinali di aver chiuso un occhio su comportamenti eclatanti dell’ex cardinale McCarrick e di aver promosso questo predatore come portavoce globale e leader spirituale. È vero?
Queste sono accuse devastanti. Come presidente della USCCB il cardinale Daniel D. Di Nardo ha recentemente affermato, “le questioni sollevate meritano risposte che siano conclusive e basate su prove”. Siamo d’accordo.
Diverse questioni cruciali sollevate dalla dichiarazione di Monsignor Viganò, tuttavia, non richiedono lunghe indagini né prove fisiche. Essi richiedono solo una risposta diretta, Santo Padre. Quando i giornalisti l’hanno interrogata recentemente sulle accuse di monsignor Viganò, lei rispose, “non dirò una sola parola su questo.” Ha invitato i giornalisti a “leggere attentamente l’informativa e fare il vostro proprio giudizio.”
Per il suo gregge sofferente, papa Francisco, le sue parole sono inadeguate. Feriscono, ricordano il clericalismo che lei ha così recentemente condannato. Abbiamo bisogno di leadership, verità e trasparenza. Noi, il vostro gregge, meritano le risposte in questo momento.
In particolare, imploriamo umilmente di rispondere alle seguenti domande, dal momento che  le risposte le sono sicuramente note. Monsignor Viganò dice che nel giugno 2013 ha trasmesso a voi questo messaggio (in sostanza) circa allora cardinale McCarrick:
“Ha danneggiato le generazioni di seminaristi e sacerdoti e Papa Benedetto XVI gli ordinò di ritirarsi a una vita di preghiera e di penitenza”.
È vero? Che cosa l’arcivescovo Viganò le ha trasmesso nel giugno 2013 circa l’allora cardinale McCarrick?
Quando ha saputo di eventuali accuse di abuso sessuale o abusi sessuali con adulti dell’allora cardinale McCarrick?
Quando ha saputo delle restrizioni di Papa Benedetto all’allora cardinale McCarrick? E ha fatto liberare l’allora cardinale McCarrick da una qualsiasi delle restrizioni di Papa Benedetto XVI?
Santo Padre, nella sua lettera al popolo di Dio sugli scandali, ha scritto: “una coscienza del peccato ci aiuta a riconoscere gli errori, i crimini e le ferite causate nel passato e ci permette, nel presente, di essere più aperti e impegnati in un cammino di rinnovata conversione”. Ecco perché ci aspettiamo che Lei, nostro Santo Padre, sia onesto con noi.
Per favore, non si giri dall’altra parte. Lei si è impegnato a cambiare i modi di essere clericali nella Chiesa. Che un cardinale predi i seminaristi è ripugnante. Abbiamo bisogno di sapere che possiamo fidarci che voi siate onesto con noi su ciò che è accaduto. Le vittime che hanno sofferto così tanto bisogno di sapere che possono fidarsi di Lei. Le famiglie, che saranno la fonte di rinnovamento della Chiesa, devono sapere che possono fidarsi di Lei, e così avere fiducia nella Chiesa.
Per favore non ci tenga a distanza su queste domande. Siamo figlie fedeli della Chiesa che hanno bisogno di verità così che  possiamo aiutare ricostruire. Non siamo cattolici di seconda classe da spazzare fuori mentre vescovi e cardinali gestiscono le questioni privatamente. Abbiamo il diritto di sapere. Abbiamo diritto alla Sua risposte.
Samo mogli, madri, donne single, donne consacrate e sorelle religiose.
Siamo le madri e sorelle dei vostri sacerdoti, seminaristi, futuri sacerdoti e religiosi. Siamo leader laiche della Chiesa e le madri della prossima generazione.
Siamo professori nei vostri seminari e leader nelle cancellerie cattoliche e nelle istituzioni.
Siamo teologhe, evangeliste, missionarie e fondatori dell’apostolato cattolico.
Siamo il popolo che si sacrifica per finanziare il buon lavoro della Chiesa.
Siamo la spina dorsale delle parrocchie cattoliche, scuole e delle diocesi.
Noi siamo le mani, i piedi e il cuore della Chiesa.
In breve, noi siamo la Chiesa, tanto come i cardinali e i Vescovi intorno a voi.
Santo Padre, siamo la “presenza incisiva” di cui la Chiesa ha bisogno, e abbiamo bisogno di una Sua risposta.
Con amore per Cristo e la Chiesa

Chi vuole firmare può farlo a questo link. 


E inoltre vi offriamo uno schemino riassuntivo – al momento – dei vescovi che hanno chiesto chiarezza…

Marco Tosatti 

31 agosto 2018
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