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giovedì 23 agosto 2018

Pace benedetta?

Un commento all’articolo: „Medjugorje non deve dividere i croati”



Il portale web del quotidiano croato Slobodna Dalmacija (Dalmazia libera) ha pubblicato il 13 agosto 2018 un articolo del dott. Ivica Šola, teologo e docente di comunicazione presso il Dipartimento di Cultura dell’Università Josip Juraj Strossmayer di Osijek, con il titolo: Međugorje ne smije dijeliti Hrvate(Medjugorje non deve dividere i croati). L’idea di base della riflessione, se l’abbiamo ben capita – anche se è menzionata solo nel titolo e nelle ultime frasi – consiste nel caldeggiare l’idea che non sia bene che il fenomeno di Medjugorje influisca negativamente su questo aspetto: l’unità dei croati. Presumiamo che ciò includa l’unità dei credenti cattolici, con cui certamente concordiamo, e quindi da questo punto di vista possiamo sottolineare il grande valore del testo.

Tuttavia, è evidente che tutti guardano a Medjugorje attraverso le proprie lenti, ed è bene tenerlo a mente quando si parla di tale esigenza di unità. In altri termini, è bello e importante rispettare chi sostiene un’opinione diversa e non disprezzare nessuno per questo motivo, ma allo stesso tempo ci sembra importante che si abbia una propria opinione e che non ci si astenga dall’esprimerla educatamente. Forse un giorno, in futuro, sarà possibile parlare spassionatamente di questo tema, il fenomeno di Medjugorje potrebbe rivelarsi una base eccellente per dibattiti fruttuosi e reciprocamente rispettosi, e qualcuno ricorderà con gratitudine la richiesta di unità emersa dalla penna dell’autore, che, ripetiamo, è di per sé molto preziosa. Vogliamo dire che rispettiamo tutto ciò che Ivica Šola ha scritto a riguardo, perché è il frutto della sua esperienza e dei suoi pensieri, tuttavia la sua argomentazione sembra essere contraddittoria.
In breve, per più di due terzi del testo egli presenta una serie di argomentazioni piuttosto sarcastiche, smentendo la credibilità delle apparizioni di Medjugorje e conducendo il lettore ad una sola conclusione: le apparizioni di Medjugorje sono, semplicemente, una bugia. Poi, inaspettatamente, aggiunge che l’aspetto dottrinale è completamente irrilevante per lui perché egli a Medjugorje sente pace e devozione e questo gli basta per considerare il luogo un santuario e per voler tornare là, dalla Regina della Pace.
Sebbene la sua intenzione (cioè l’invito all’unità dei croati, come accennato in precedenza) sia buona, dai commenti fatti su questo e altri portali che hanno pubblicato il suo testo si può vedere anche come in questo momento storico essa sia ingenua e velleitaria. In particolare, sono stati pochi quelli che hanno concordato con la sua opinione e questo ha ulteriormente provocato ostilità tra coloro che promuovono e coloro che si oppongono al fenomeno di Medjugorje, poiché entrambe le parti potrebbero trovare nel testo alcune parti su cui potrebbero essere d’accordo, ma anche molte altre con cui sono in disaccordo e, quindi, in molti hanno giudicato il testo una cialtroneria.
Non diremmo mai che il testo meriti questo tipo di valutazione, tuttavia, in base a quanto detto, è evidente che la Gospa (Signora) di Medjugorje non è la Regina della Pace, per quanto Šola abbia provato a dimostrare che lo sia. Al contrario, se lì c’è una pace benedetta che egli ha sperimentato, questa, chiaramente, c’è quando si sta a Medjugorje, mentre svanisce quando si va via. Ciò è in gran parte legato all’asprezza e alla maleducazione dei sostenitori delle apparizioni di Medjugorje, cioè ai loro attacchi ostili verso tutti coloro che non credono a queste apparizioni. Quindi, ci chiediamo che tipo di amore cristiano (o piuttosto di mancanza dello stesso) essi portano via con sé da quell’oasi di pace.
Ma ancora più importante è il fatto che alcuni commenti al testo di Šola sottolineano quanto sia importante il lato dottrinale di Medjugorje e come nessuna buona iniziativa pastorale, che sia veramente tale, possa trovare alcuna giustificazione, se siamo di fronte a una bugia. Siamo completamente d’accordo con questo, anche se in una certa misura si potrebbe trovare qualche giustificazione per la posizione dell’autore. La verità è che molti santuari cattolici sono sorti in contesti sospetti, in modo simile a Medjugorje. Allo stesso modo, oggi veneriamo alcuni santi anche se non siamo sicuri che siano esistiti, per non parlare dei grandi miracoli che vengono loro attribuiti. Quindi, in questo senso, Medjugorje non fa eccezione. Tuttavia riteniamo che da tali abbagli potessero nascere buoni frutti in tempi in cui non si poteva accedere a delle fonti appropriate, ma non oggi, quando con pochi clic di un mouse si può scoprire tutto sulle manipolazioni di Medjugorje. In altre parole, per le persone di oggi, è di vitale importanza ed è un’esigenza sacrosanta che fides e ratio non siano in conflitto, ma piuttosto siano inseparabili nella Verità.
Ci piacerebbe ancora riflettere criticamente un po’ di più sul valore della pace benedetta, cioè sulla sacra atmosfera e sulla più pura devozione testimoniate dall’autore dopo la sua visita a Medjugorje. La Chiesa non ha mai dato importanza a tali esperienze emotive, perché se esse prescindono dall’aspetto razionale, diventano abitualmente deviazioni religiose. Ciò è evidenziato da molte società e associazioni, di età medievale e successiva, che la Chiesa aveva proibito per queste ragioni. Inoltre, non vogliamo essere ripetitivi nel dire che anche il narghilè, il bong (pipa ad acqua) o lo spinello possono essere eccellenti generatori di pace, così come una moltitudine di esperienze di vita in cui le emozioni e la spiritualità soggettiva sono in primo piano. Tuttavia, vogliamo certamente sottolineare che questo argomento, presentato come contrappeso ad una valutazione dottrinale e razionale di Medjugorje, sembra piuttosto ingenuo.
Se in effetti cerchiamo di portare il discorso ad un livello più alto e più serio e di considerare che parliamo di una profonda esperienza spirituale, che non dovrebbe essere compromessa da questi confronti, arriveremo comunque a conclusioni simili. La spiritualità è naturalmente importante nella vita del credente ed è ugualmente pericoloso se essa non esiste e tutto diventa razionalità, tuttavia riteniamo che sia esattamente per questa ragione necessario che entrambi gli aspetti siano equilibrati, o come direbbe la vecchia regola teologica: Lex orandi, lex credendi.
In questo modo, torniamo alla contraddizione di cui sopra, in base alla quale per Ivica Šola non importa se Medjugorje si fonda su bugie, perché solo i buoni frutti sono importanti. Ci chiediamo se non sia pericoloso o teologicamente immaturo pensare in questo modo e incoraggiare gli altri a fare altrettanto, perché secondo questa logica molte cose contrarie agli insegnamenti della Chiesa potrebbero diventare completamente accettabili. Per esempio, secondo questo stesso principio una persona può dire di provare una completa pace nel praticare lo yoga o il sungazing (guardare il sole) o ricorrere ad altre tecniche orientali, sostenendo che questo aiuta a capire meglio la fede cattolica. Ma naturalmente questo non può essere vero perché la spiritualità orientale è inconciliabile con gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Seguendo questa logica, si potrebbe concludere molto facilmente che tutte le religioni sono uguali e quindi trascurare la verità che solo Cristo, il Figlio di Dio, ci ha redenti. Allo stesso modo, la più pura devozione medjugorjana, che è sbocciata tra le menzogne ​​non può essere accettabile, perché porta anche a minare le più grandi verità cristiane, specialmente la corretta devozione alla Beata Vergine Maria. Per questo motivo, questo argomento è inaccettabile.
Qui vogliamo anche riflettere brevemente sulla parte introduttiva dell’articolo, in cui l’autore difende lo sviluppo turistico e alberghiero di Medjugorje, affermando che i pellegrini hanno le loro necessità, quindi è normale che esse siano soddisfatte in maniera adeguata. Vorremmo dire che la sua affermazione sarebbe accettabile se non ci fossero stati precedenti disonorevoli. Ci riferiamo soprattutto a numerosi gruppi che hanno trovato molto più guadagno materiale che spirituale a Medjugorje. Ad esempio, pensiamo a una persona ben nota, apparentemente protetta dallo Spirito Santo (cioè una persona che ha buone conoscenze ai più alti livelli della Chiesa), legata ad una donna italiana carismatica e vicina all’umanitarismo, le cui attività spirituali e turistiche a Zvirovići, vicino a Čapljina, sono oggetto di indagini da parte della polizia criminale. Pensiamo anche ad altre persone e alle loro attività, in particolare a coloro che sono stati indagati con il nome in codice di „Pelegrino”. Stiamo anche pensando a tutte le attività disonorevoli di cui il pubblico non sa ancora nulla. In considerazione di ciò, la difesa di Šola delle infrastrutture di Medjugorje appare insostenibile.
Infine, vogliamo commentare le parole del dott. Mato Zovkić, professore in pensione di Nuovo Testamento presso la Facoltà cattolica di Teologia a Sarajevo e membro della prima commissione che indagò sull’autenticità di Medjugorje, menzionato in modo positivo, ma in un contesto completamente diverso, da Ivica Šola. Una sua intervista molto interessante, pubblicata tre anni fa dal settimanale Globus, dimostra che egli è uno dei pochi che affermano chiaramente, in modo articolato e coerente, che non c’è alcun miracolo a Medjugorje e per questo motivo ha più volte sperimentato personalmente l’intolleranza dei sostenitori delle apparizioni di Medjugorje. Tuttavia, ciò su cui vogliamo attirare l’attenzione in modo specifico sono le parole pronunciate in questa intervista e quelle dette durante una conferenza in occasione di un congresso mariano, pubblicate nel testo: Problematični elementi u fenomenu Međugorja (Elementi problematici nel fenomeno di Medjugorje). In questi testi egli esprime il suo scandalizzato stupore per l’aver avuto in diverse occasioni l’opportunità di presentare, a teologi stimati e colti, i motivi per cui non dovrebbero credere alle apparizioni di Medjugorje, sottolineando in particolare l’irrazionalità del lato dottrinale di Medjugorje. Ma essi, dopo aver ascoltato, rispondono semplicemente: „Ci credo ancora”. Mato Zovkić si è chiesto in seguito, e noi facciamo lo stesso per quanto riguarda l’articolo di Šola a cui ci siamo riferiti: se un teologo stimato e informato pensa in questo modo e se è disposto ad accettare Medjugorje, benché non abbia nulla dalla sua parte tranne l’atmosfera beata, perché ci dovremmo meravigliare se si comportano nello stesso modo persone disinformate, per le quali le sensazioni di pace sono più importanti della Madonna stessa?
di Snježana Majdandžić-Gladić, il 19 agosto 2018, tradotto dal croato, Vjera i djela (La fede e le opere, portale di teologia cattolica), traduzione in inglese
https://www.vjeraidjela.com/un-commento-allarticolo-medjugorje-non-deve-dividere-i-croati/

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