In questo studio-dossier ci soffermeremo sul titolo che riconosciamo provocatorio e scusandoci con gli animi più sensibili, perché, lungi da noi ogni malizia sul concetto profano di “Casa di tolleranza” e, lungi da noi l’offendere, il termine “religiosa” che lo accompagna è il vero soggetto del titolo e dell’articolo stesso, si parla quindi di una casa dove si raccolgono le diverse religioni Cristiane e non cattoliche, ma il cui fondatore si ritiene un cattolico innovativo, e dove la Chiesa viene così messa sullo stesso piano delle altre fedi: il sincretismo. Si parla infatti di quella “tolleranza religiosa” che a nostro parere e in questo caso specifico, non è più un rispetto della vera fede, ma confusione, non è rispetto della vera fede ma ambiguità, un minestrone di fedi nel quale, in questa “Casa di tolleranza religiosa” l’unica a non essere rispettata è proprio la Fede Cattolica, la Devozione Mariana, la sensibilità stessa Eucaristica.
Chiariamo subito che, nel momento in cui questa “Casa di tolleranza religiosa” che è in Bose dicesse con chiarezza “ma guardate che noi non siamo affatto cattolici“, questo articolo cadrebbe immediatamente e tutto ciò che vi è scritto perderebbe il suo senso, ma nel momento in cui la Comunità di Bose nel suo fondatore continua a dirsi “cattolica”, beh allora l’articolo ha senso ed ha la sua ragione nel farsi sentire. Inoltre sottolineiamo che, questo breve studio, è stato realizzato con l’aiuto di chi, nella Comunità di Bose, ha fatto esperienza di persona, parliamo perciò non “per sentito dire“, ma quale testimonianza diretta. Inoltre, questo testo venne pubblicato nel 2012 sull’allora sito di “papalepapale“, ed oggi lo riproponiamo identico nel contenuto, con qualche lieve correzione.
C’è dunque molta ambiguità perché da una parte la Comunità di Bose ci tiene a dirsi “ecumenica” e non prettamente cattolica, ma dall’altra parte (ed è qui l’ambiguità) fin dai primi anni il suo priore laico ha tenuto molto ad un riconoscimento del suo monastero da parte del Vescovo diocesano, naturalmente ottenendolo, ma al tempo stesso ha tenuto fermo il proposito di restare autonomo e indipendente da Roma, e lui, il boss della Comunità, non è prete e si è fatto monaco e priore da se stesso essendone il “fondatore”, adattando una regola creata a ridosso dello “spirito del concilio” che Benedetto XVI ha condannato con queste parole nel famoso Discorso alla Curia del Natale 2005: “In una parola: occorrerebbe seguire non i testi del Concilio, ma il suo spirito. In tal modo, ovviamente, rimane un vasto margine per la domanda su come allora si definisca questo spirito e, di conseguenza, si concede spazio ad ogni estrosità. Con ciò, però, si fraintende in radice la natura di un Concilio come tale..”
Non dissimile il Discorso che il Papa ha fatto all’ incontro con la CEI del 24 maggio 2012, dove ha specificato:
- “Giovanni XXIII impegnava i Padri ad approfondire e a presentare tale perenne dottrina in continuità con la tradizione millenaria della Chiesa, – trasmettere pura ed integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti –, ma in modo nuovo, – secondo quanto è richiesto dai nostri tempi -. Con tale chiave di lettura e di applicazione, nell’ottica non certo di un’inaccettabile ermeneutica della discontinuità e della rottura, ma di un’ermeneutica della continuità e della riforma, ascoltare il Concilio e farne nostre le autorevoli indicazioni, costituisce la strada per individuare le modalità con cui la Chiesa può offrire una risposta significativa alle grandi trasformazioni sociali e culturali del nostro tempo, che hanno conseguenze visibili anche sulla dimensione religiosa.. (..) Purtroppo, è proprio Dio a restare escluso dall’orizzonte di tante persone; e quando non incontra indifferenza, chiusura o rifiuto, il discorso su Dio lo si vuole comunque relegato nell’ambito soggettivo, ridotto a un fatto intimo e privato…”
Ricapitolando questo primo aspetto: non abbiamo nulla di personale contro la Comunità di Bose, ognuno è libero di fondare ciò che vuole ed è libero di creare associazioni e gruppi, e vi è da parte nostra la cristiana tolleranza, rispetto soprattutto per gli Ospiti non cattolici della Casa-monastero, ma ciò che vogliamo far emergere è questa ambiguità del concetto di “tolleranza”, la confusione di una “Casa di tolleranza religiosa” che pur dicendosi ecumenica (in sé lodevole), stona molto con quella pretesa di voler – però – IMPORRE ai cattolici la Fede in Cristo e l’interpretazione della Scrittura, rimuovendo il Magistero ecclesiale e pontificio, salvo servirsene solo quando parla a favore della tolleranza, del rispetto e dell’ecumenismo. Insomma, siamo all’ennesimo caso in cui l’allergia alle Dottrine della Chiesa Cattolica, è evidente, ma dove non si vuole rinunciare a far parte in qualche modo della Chiesa, una new-chiesa fatta a propria immagine e somiglianza, offrire un luogo, Bose, dove se è vero che il senso della comunità è vivo ed animato da tante buone intenzioni, in realtà alla fine si resta “nell’ambito soggettivo, nel quale Gesù Cristo e la Chiesa stessa, vengono ridotti ad un fatto intimo e privato“…
La Chiesa di Gesù Cristo nasce non su un modello UMANO, ma si fonda in quel che diciamo essere: “Corpo di Cristo” (dicasi Corpo Mistico e nella Comunione dei Santi), Essa è immagine stessa di Cristo Crocefisso e Risorto, due immagini inseparabili, che incarna in sé la Parola generando Discepoli, Santi, Beati, Martiri, Testimoni, Dottori, Confessori, Carismi, ecc… e per questo in comunione con Lei.
Per darvi una immagine più chiara di che cosa è la Chiesa prendiamo in mano un Crocefisso (di quelli artisticamente parlando validi, espressivi, quasi vivi, che riportano davvero una persona con le sue piaghe, non quelli che vorrebbero solo fartelo immaginare), guardiamolo attentamente per qualche minuto e poi chiediamoci: “cosa vedo davanti?” la risposta non può che essere una: “vedo un Corpo martoriato, sofferente, piagato, crocefisso…” ecco, questa è la vera Chiesa Cattolica!
Essa è un Corpo martoriato, perseguitato dai poteri del mondo, piagato dal di dentro come dal di fuori, nessun membro ne è risparmiato, chi si fonda in questa “immagine” la riflette e a sua volta è in Cristo Crocefisso immagine stessa della Chiesa. Non è un caso che il Culto che rendiamo a Dio non è affatto un baccanale mangereccio, o una semplice “Cena” come hanno preteso i Protestanti eliminando il Sacerdozio e la Presenza reale, ma è il Sacrificio del Calvario, il Cuore pulsante della Chiesa stessa e senza il quale non avremmo alcuna Chiesa, non avremmo alcun priore, nessun sacerdote, né vescovi né Papi, non ci sarebbe alcuna comunità, nessun ecumenismo da rivendicare.
Lo stesso san Paolo, nel parlare alle prime comunità Cristiane, affronta subito l’argomento dell’Eucaristia separandola nettamente dal concetto di una cena qualunque (1Cor.11, 33-34), questo capitolo meriterebbe una pagina a parte per quanto hanno insegnato i Padri e la Chiesa intera, a noi basti sapere per ora che, ricevere l’Eucaristia, partecipare di questa Messa, è il motore di tutta la nostra attività.
Questa immagine della Chiesa martoriata e Crocefissa è quella che chiamiamo “militante”, così spiega il Concilio di Trento: “essa è divisa in due parti: la chiesa trionfante, cioè coloro che godono la beatitudine eterna, e la chiesa militante, cioè l’insieme di tutti i fedeli che ancora vivono sulla terra… Nella Chiesa militante vi sono due specie di uomini: i buoni e i cattivi. I cattivi partecipano dei medesimi sacramenti e professano la stessa fede dei buoni, ma ne differiscono per la vita e i costumi. Buoni sono quelli i quali sono congiunti e stretti tra loro non solo dalla professione della fede e dalla comunione dei sacramenti, ma anche dal soffio della grazia e dal vincolo della carità“.
Ci sarebbe molto altro da dire su che cosa è La Chiesa, ma al momento non ci possiamo allargare di più perciò ognuno potrà approfondire il tema anche personalmente, quel che vogliamo dimostrare è che la Comunità di Bose, lungi dal voler somigliare, incarnare questa immagine di Chiesa, preferisce essere una “Casa di tolleranza…religiosa“ fatta a propria immagine, e non del Crocefisso, poiché nel Vangelo così tanto rivendicato e nell’insegnamento della Chiesa, non esiste affatto una “chiesa” o comunità cristiana, o un monastero di “tolleranza religiosa” dove la Chiesa è posta sullo stesso piano con la fede dei non cattolici. Un conto è infatti il progredire nell’Ecumenismo autentico, nel dialogo che porti i non cattolici a riconoscere la Verità che la Chiesa tramanda e quindi a ritornare nella Chiesa di Cristo, altra cosa è il dare origine ad una Comunità, una “Casa di tolleranza” nella quale le varie fedi cristiane non cattoliche, che si sono separate perché rigettano le dottrine Cattoliche, imparino la falsa dottrina di essere tutte sullo stesso piano della Chiesa e in qualche modo “nella” Chiesa, pur rimanendo fedeli alla propria fede non cattolica. Non solo ciò è paradossale, ma per un cattolico è proprio un tradimento, è il sincretismo religioso.
Perché parliamo di tradimento?
Come abbiamo detto il titolo dell’articolo è volutamente provocatorio, esso ha un senso che viene dalla Bibbia, e poiché Enzo Bianchi si vanta del suo insegnamento biblico, forse è il caso di rammentargli alcuni passaggi.
Nella Sacra Scrittura il concetto di prostituzione si fonda sull’abuso e sulla perversione della sessualità usata al di fuori della sua utilità originale della procreazione quando, l’uomo e la donna lasciati il padre e la madre, si uniscono in una carne sola per dare origine ad una nuova famiglia e ad una nuova vita. Per questo il matrimonio è uno dei Sette Sacramenti, ed è definito chiaramente quale parte integrante del progetto di Dio sull’uomo, maschio e femmina (si legga Mt.19). Sebbene la prostituzione di tipo pagano venisse spesso tollerata, nella vita di Israele era strettamente condannata o controllata dalla legge (Lev. 21,9).
Si intreccia qui un’altro tipo di prostituzione ed è quella che interessa al nostro discorso, quella “sacra” come in alcune religioni più antiche, semitiche, oppure come quella praticata già ai tempi dei Sumeri, o come quella registrata nella civiltà babilonese, insomma, nella prostituzione “sacra” s’intrecciano motivi di perversione ancora maggiore di quella “pagana”, e spesso associata ai riti magici, esoterici ed altro… Anche Israele non viene risparmiata da questo genere di prostituzione (cfr. 1Re 15,12/ 2Re 9,22/ Es.34,16) ma essa fu subito combattuta dai profeti, in particolare da Osea ed Ezechiele; in sostanza Dio accusa di prostituzione colui che, avvicinato da Lui come figlio, questi lo abbandona per adorare altri idoli, venerare altre religioni: “perché Io sono un Dio geloso” (Es 20,2-6)..
Il profeta Osea ci introduce alla spiegazione di ciò che intendiamo dire con questo titolo; egli è il primo a rappresentare con l’immagine dell’unione coniugale i rapporti del Signore con il suo popolo, dopo l’alleanza sul Sinai, e a qualificare il tradimento idolatrico di Israele non solo come prostituzione, ma persino come adulterio.
Prostituzione non era più solo il tradimento fra coniugi, fra marito e moglie, ma era anche quell’abbandonare la Legge (i Dieci Comandamenti nel caso dell’Antico Testamento), quel tradire il Dio “vivo e vero” per sostenere altre religioni, altre fedi. La restaurazione di Israele descritta in Isaia (50,1/ 54,6-7/ 62,4-5, ecc…) è una riconciliazione di una sposa infedele, così come la descrive anche il Cantico dei Cantici e il Salmo 45, ma che ha a che fare con un Dio, lo Sposo, fedele e misericordioso.
Arrivando al Nuovo Testamento infatti, “ecco lo Sposo” fedele e saggio, Gesù Cristo, presentando l’era messianica come uno sposalizio e, per i discepoli, un invito a nozze (Mt.22,1-14/ 9,15/ 25,1-13 /Gv.3,29), in tutto il Vangelo l’annuncio stesso della Buona Novella mostra che l’Alleanza tra Dio e il suo popolo si è realizzata pienamente, come uno sposalizio, unione indissolubile in Cristo Signore il cui Corpo, la Sposa, è la Chiesa e dove il talamo è la Croce il Golgota, che riviviamo nella Messa, e dove il germe della nuova vita, la rigenerazione delle membra è nella Sua Morte e Risurrezione, e dove nel Battesimo siamo “adottati-rigenerati”, e dove nell’Eucaristia (Gv.6) troviamo il nutrimento, e dove nella Chiesa, Sua Sposa, troviamo la Parola, il nutrimento, i carismi… e così continua san Paolo (2Cor.11,2/ Ef.5,25-33/ 1Cor.6,15-17).
“Chi non è contro di voi, è per voi”, insegna Gesù in Lc.9, e senza dubbio noi non ci sentiamo di dire di essere “contro” la Comunità di Bose, quanto piuttosto cercare di capire fino a che punto Enzo Bianchi è “per la Chiesa” o fino a che punto la usa, la sfrutta come immagine soggettiva, piegata alla sua immagine di chiesa.
E memori di quest’altro passo del Vangelo di Mc.9 “In quel tempo Giovanni disse a Gesù: – Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva – Ma Gesù disse: – Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi…”, ci guardiamo bene dal voler “impedire” ad Enzo Bianchi ciò che si sente di dire e fare, solo ci consenta di non essere d’accordo con la sua Casa di tolleranza religiosa con pretese di cattolicità; nel momento in cui ci sarebbe l’affermazione che i Cattolici qui non c’entrano nulla e lui stesso non è cattolico, questa Casa di tolleranza religiosa avrebbe allora più senso, perché non imporrebbe di mettere la fede cattolica sullo stesso piano dei cristiani non cattolici, sarebbe proprio ciò che abbiamo letto visto che Bianchi non segue affatto Pietro (quello bimillenario) e l’insegnamento della Chiesa (bimillenaria), ma usa le basi del cattolicesimo per alimentare un monastero particolare ed unico nel suo genere, ma ahimè soggettivo, dove l’ospite cattolico non deve neppure discutere sulle dottrine rifiutate dagli altri ospiti perché sono tutti uguali. Certo, abbiamo un’esperienza simile nella Comunità di Teizè, ma almeno qui il cuore della Comunità e degli incontri è Gesù Eucaristia, Gesù è al centro e ciò vale per i cattolici quanto per i non cattolici, l’esperienza a Taizè è diretta all’incontro con Gesù Ostia Santa, presente veramente, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, nel Tabernacolo.
Cominciamo con degli esempi concreti.
In questa Casa di tolleranza religiosa ci si alza alle 4,30 del mattino per pregare non come insegnato dalla Chiesa per le comunità e i monasteri attraverso un unico Breviario comune, ma “su un testo della Scrittura deciso comunitariamente, per sottolineare come sia l’ascolto della Parola l’unica vera fonte della comunione…”
Non ci risulta, però, che la Parola sia “l’unica vera fonte della comunione” altrimenti basterebbe questa “lettura” per essere in piena comunione con gli eredi di Lutero, questo semmai ci rammenta la presuntuosa dottrina del Sola Scriptura di luterana memoria, noi infatti non siamo la religione “del Libro” per quanto esso possa essere sacro, noi parliamo di una Parola che si è Incarnata e reso visibile, comprensibile ed interpretabile solo nel Corpo che è la Chiesa e della Scrittura che ne contiene, semmai, l’insegnamento, il quale deve essere spiegato, interpretato, compreso, tramandato e questo insegnamento è stato dato alla Chiesa la quale abilita e dona il mandato a chi può andare poi ad insegnare ciò che “ha ricevuto”. Ciò che unisce la comunità, certo, è in parte anche la Parola, che unisce, risana, nutre, guarisce, e parla, è Parola Incarnata, Verbo fatto carne. Ed è anche fonte di comunione laddove, la comunità riunita, interpreta questa Scrittura con la voce della Chiesa espressa nella viva Tradizione, nei Santi, Dottori, nella Dottrina perenne, ecc.. Non ce lo inventiamo noi, piuttosto è proprio Pietro ad ammonirci sull’importanza della TRADIZIONE, che è l’interpretazione della Chiesa della Sacra Scrittura, ad essa consegnata dal Cristo e a nessun altro: leggi qui 2Pietro capitolo 3, 16….
Fin dalle 4,30 del mattino non c’è comunione con la Chiesa dal momento che la Messa, in questa Casa di tolleranza religiosa, non è tollerata affatto, ma sopportata solo la domenica….
Alle 6,00 cominciano tre momenti particolari di preghiere e letture varie, dalle 6,45 alle 7,00 c’è la lettura della regola monastica per la correzione fraterna e per suggerimenti e consigli sull’accoglienza degli ospiti… dalle 7,00 alle 8,00 un’ora di preghiera personale (non si parla mai di adorazione eucaristica), alle 8,00 una campana segna la fine del grande silenzio iniziato alle 20,00 della sera, e segna l’inizio delle ore lavorative.
Alle 12 si pranza fraternamente, in silenzio, alle 14, si riprende il lavoro fino alle 17, alle 18,30 si ritorna in preghiera comunitaria, segue la cena dove si possono scambiare due parole di fraternità, e alle 20,00 il grande silenzio fino alle 4,30.
Lungi dal criticare l’agenda del monastero che , anzi, ci sembra seriamente ben organizzata ed anche di grande aiuto a chi davvero cerca di portare nella propria vita un sano equilibrio tra la vita materiale e la vita spirituale, ciò che ci lascia perplessi è: ma la fede cattolica dove sta qui? La Messa? il Rosario? il Magistero della Chiesa? il Catechismo della Chiesa Cattolica così raccomandato dai Pontefici per le comunità, le parrocchie, i movimenti, le associazioni, i gruppi ecc? E questa non è una critica, ma una constatazione di fatto, che nella Casa della tolleranza religiosa di Bose l’insegnamento della Chiesa non fa comunione. Da segnalare che in tutto il programma, non esiste alcun richiamo a tutti e sette i Sacramenti, men che meno al Sacramento della Confessione e dell’Eucaristia, ed anche se vogliamo ben sperare che la pratica ci sia, non leggerlo nel programma non è incoraggiante per un cattolico.
C’è una sola Messa, la domenica alle 12, quindi a Bose non c’è neppure la pratica dell’Angelus, non sia mai che si dica, nella Casa della tolleranza religiosa, una Ave Maria, perché questa porterebbe divisione. Quindi, se questo programma può andare bene per gli ospiti non cattolici o atei, riteniamo che non può andare bene per chi è cattolico, il cattolico che va a fare esperienza a Bose infatti, finirebbe per dimenticare la Devozione Mariana della Chiesa, le sue pratiche devozionali e lo stesso Magistero e, raccomandato dai Santi proprio a quanti hanno la vocazione monacale-religiosa, il ricorso quotidiano all’Eucaristia.
Certo, esiste una Cappella comune frequentata da tutta la Comunità, nella quale un Crocefisso domina la parete centrale ed un leggio con sopra il Libro occupa il centro della Cappella, non sbagliamo nel dire che il Libro viene adorato più del Crocefisso e del Tabernacolo il quale è posto in una Cappella a parte, solo ad uso per gli ospiti cattolici. Una concessione per la quale ringraziamo, ma dove è palese il sincretismo e la superficialità che denota chiaramente una fede più simbolica che sacra e sacramentale della Presenza di Gesù Ostia Santa, un Presenza equiparata al Libro.
Certo, il ricorso alla Beata Vergine Maria c’è, ci mancherebbe altro, ma non come insegna la Chiesa. Ed è contraddittorio questo perché, secondo l’insegnamento di Enzo Bianchi, le loro fonti sarebbero tutte patristiche, e noi non lo dubitiamo questo, ma si fermano alle parole, ripetono le parole come “letture da meditare”, parole dei Padri senza incarnarle e senza avanzare come ha già fatto la Chiesa con il grande san Bernardo, tanto per fare un esempio, infatti in questo caso viene tagliata fuori tutta la mariologia del Medioevo, tutto il vero e sano progresso della dottrina mariana con la sua specifica DEVOZIONE, infatti – per il Bianchi – il Rosario non esiste.
A Bose esiste un Calendario a parte, e mentre la Chiesa si sta sforzando di unificare in qualche modo il Calendario dei Santi, Martiri, ecc… che costituiscono il Calendario Liturgico della Messa nelle due forme ordinaria e straordinaria, a Bose si è inventato un calendario ecumenico che contempli tutti coloro che nelle altre fedi sono considerati in qualche modo già canonizzati senza essere stati “confermati” da Pietro (cfr Lc.22,33), non è una critica, ma un’altro tassello che prova che a Bose non c’è nulla di cattolico. L’inventore del nuovo calendario, definito persino “martirologio ecumenico” è ovviamente Enzo Bianchi.
Va detto che un Calendario Liturgico, senza la Messa, non ha neppure senso visto che la massima espressione per venerare qualcuno è l’offerta dell’unico Sacrificio perfetto, ma se per Bianchi la Messa NON è il Sacrificio ma L’UMANIZZAZIONE è palese la disastrosa conseguenza che ne deriva. Un conto, infatti, è non poter andare un giorno alla Messa, altra cosa è non mettere la Messa nel calendario liturgico per venerare qualcuno, e così nella “Casa della tolleranza religiosa” non si tollera il Calendario della Chiesa, tanto da crearne uno, sincretista, che metta d’accordo tutti gli “ospiti”…. ma portiamo alcuni esempi:
il 28 gennaio viene ricordata la memoria di san Tommaso d’Aquino, senza il titolo di santo e dottore, ma solo “presbitero”, peccato che nello stesso giorno viene commemorata Suor Amalie (Augustine) von Lasaulx , 1815-1872 della “chiesa” vetero cattolica, la quale non solo non è in comunione con Pietro, ma ha nel suo seno il sacerdozio femminile, il divorzio e il matrimonio omosessuale. Leggiamo nel martirologio bosiano: “.. la vita della religiosa suor Amalie, superiora all’istituto delle Suore Borromee, mutò drammaticamente con la dolorosa discussione intorno al nuovo dogma dell’infallibilità, proclamato dalla chiesa cattolica nel 1870: per Amalie cominciò un tormento interiore che la condusse a confessare di non riuscire a trovare alcuna giustificazione, né nella Scrittura né nella Tradizione, che avvalorasse il nuovo pronunciamento dogmatico, secondo la formulazione espressa al concilio Vaticano I. Sospesa da ogni incarico, essa non accettò di ritrattare pubblicamente la propria posizione e morì sola, povera e abbandonata da tutti, ma convinta nella propria coscienza di essere rimasta fedele all’Evangelo…”
Ma che strano: venerano una suora che si dissociò da Roma a causa dell’infallibilità dogmatica papale, mentre oggi, Bianchi, sfrutta questa stessa infallibilità per opporre maggiormente le sue eresie.
Il 31 gennaio a Bose anglicani e cattolici ricordano la grande figura di san Giovanni Bosco, in compenso i luterani ospiti venerano Charles Spurgeon (+1892), come “principe dei predicatori” (??) protestante battista e predicatore contro il Battesimo ai bambini. Se questo non è sincretismo religioso, dite voi cosa è!
C’è posto anche per Gandhi che viene venerato il 30 gennaio come “giusto tra le genti”…
il 7 gennaio si ricorda: Andreae Jakob. – Teologo luterano (Waiblingen 1528 – Tubinga 1590), spesso detto Schmiedlein (lat. Fabricius) dal mestiere paterno, o il “secondo Lutero” per l’energia con cui specialmente come professore e cancelliere dell’università a Tubinga (dal 1561), si adoperò per la diffusione, l’organizzazione e l’unità teologica del luteranesimo. Per altro fu uno degli eretici più contrastati dai GESUITI di sant’Ignazio….
E la venerazione ad eretici luterani arricchisce il loro calendario, ma andiamo avanti.
Il 29 aprile, Festa di Santa Caterina da Siena, così viene degradata dal calendario bosiano: “Caterina da Siena (1347-1380), testimone. Nel calendario romano e in quello anglicano ricorre oggi la memoria di Caterina da Siena, terziaria domenicana e maestra della fede”…. Bose ha tolto ogni altro titolo alla Benincasa, tutti i titoli cattolici di Vergine, Dottore della Chiesa, Patrona d’Italia e Compatrona d’Europa, e questo naturalmente per rispettare i non cattolici presenti a Bose che avrebbero potuto offendersi, Caterina dunque è solo “testimone“, il resto è un contorno non importante, facoltativo, opzionale. Idem per san Francesco d’Assisi, viene ricordato sì, ma anche lui solo come “testimone“. Per un cattolico è una degradazione, ed è confusione.
Naturalmente, per il 30 aprile, a Bose, la Memoria liturgica di san Pio V sembra più un incidente di percorso che una autentica Memoria, del resto è messo sullo stesso piano della commemorazione luterana di David Livingstone (1813-1873) sostenitore delle missioni e del commercio nell’Africa centrale….
Interessante anche che il 4 maggio ci sia una Memoria ai “Martiri inglesi dell’epoca della Riforma” (XIV-XVII sec.) e, si legge testualmente nel calendario bosiano: ” e moltissimi altri che non conobbero l’onore degli altari, ma che furono vittime della convinzione che l’intera verità fosse appannaggio di un solo gruppo sociale o ecclesiale“.
Carini! A parte il fatto che la Chiesa insegna a Commemorare “Tutti i Santi” anche quelli non saliti agli onori degli altari e che solo Dio conosce, il primo novembre, ma qui si venerano persone la cui colpa, secondo loro, fu quella della Chiesa Cattolica in difesa di una verità che sarebbe solo una mera “convinzione” sbagliata…. e prosegue: ” un martirio in odio a quella fede che ciascuno riteneva nella propria coscienza pienamente conforme agli insegnamenti di Cristo..”, quindi Bose difende una fede personale, di stampo soggettivo, la cui corretta ecclesialità sarebbe soltanto la sua impostazione sincretista: tutti uguali, tutti sullo stesso piano, un bel sincretismo delle fedi, quindi tutti santi, tutti testimoni, l’importante è essere morti per una fede, non importa quale, la memoria di Gandhi è un esempio, così come è una risposta l’equiparazione della memoria di san Tommaso, di san Pio V, o di un san Giovanni Bosco ad una visione sincretista di tutte le fedi…. e mentre i monaci cattolici a Bose il 21 novembre ricordano la Presentazione di Maria al Tempio, i luterani ivi presenti commemorano Wolfang Capito, detto poi in italiano Capitone (†1541), teologo a Strasburgo, il quale conobbe Zwingli il famoso prete cattolico che rinnegò la Divina Reale Presenza di Gesù nell’Eucaristia e che riformò la Messa togliendole ogni segno sacramentale…. Capitone trovò sempre più difficile riconciliare la nuova religione con la vecchia (la Chiesa), e dal 1524 fu uno dei capi della fede riformata, fu assai intransigente con la Chiesa di Roma, e cercò di unificare gli interessi spirituali ritenendo inutili quelli dogmatici, un vero “amico” del Papa! Insomma non c’è che dire, un calendario soggettivo nel quale tutti i presenti possano essere contenti….
Senza dubbio vi è il massimo rispetto per i non cattolici, questo non lo si può negare, qui Enzo Bianchi supera se stesso per “gli altri”, in compenso manca di rispetto alla Fede e al Calendario liturgico Cattolico.
Il 18 febbraio è davvero curioso: nella Casa della tolleranza religiosa di Bose si venerano, per i cattolici il beato Angelico che del mistero di Maria e la devozione popolare fu l’eccellente e mistico pittore, ma lo stesso giorno i monaci luterani di Bose commemorano la memoria di Martin Lutero, riformatore…
Tutte le Feste mariane di Devozione mariana non esistono, il Rosario non esiste, il 13 maggio non esiste, non esiste neppure la Festa del Sacro Cuore di Gesù e il Corpus Domini i quali sono stati materia dottrinale, dogmatica e magistrale della Chiesa tanto da avere, nel Calendario della Chiesa, un posto proprio, e se viene concesso agli ospiti cattolici bosiani di venerare la Madonna del Rosario per il 7 ottobre, ecco il sincretismo attraverso il quale, nello stesso giorno, i luterani ospiti a Bose possono venerare Heinrich Melchior Mühlenberg (†1787), Evangelizzatore in Nordamerica. Fondatore della comunità luterana d’America, Melchior le diede, con la base organizzativa, una tradizione dottrinaria di tipo pietistico tuttora viva. Melchior Mùhlenberg fu il primo a dichiarare che gli ebrei di Filadelfia erano “atei praticanti”.
Per non dimenticare che il 27 novembre viene commemorato, a Bose, Siddharta Gotama Buddha, si lui! Ma giustamente nella Casa della tolleranza religiosa c’è posto per tutti.
Certo che viene da pensare se riascoltando le parole del Papa Benedetto XVI i veri riformatori sono i Santi, coloro che hanno riformato la Chiesa dal di dentro e non dal di fuori e che l’hanno mantenuta salda nell’unità, e fa pensare che un cattolico a Bose deve giustamente (essendo ospite) tollerare e stare zitto, non dire nulla su queste inconsistenti commemorazioni.
Insomma.. a questo punto, possiamo venerare anche Pluto, Minni e Topolino e perché no, anche il povero sfortunato Paperino…
E non si dica che questo esempio è mancanza di rispetto agli Uomini citati in questo calendario sincretista, la prima mancanza di rispetto è l’aver fatto fuori quel Calendario Cattolico che con meticolosa pazienza, processi e prove inconfutabili, la Chiesa ha donato alle genti di ogni tempo quale aiuto concreto e vero per convincersi che credere nella Chiesa Cattolica è la vera e piena salvezza, è la via giusta per incontrarsi con Cristo, in Cristo e vivere per Cristo. La mancanza di rispetto alla Devozione Popolare, che nelle Feste Mariane trova davvero la vicinanza con la Santissima Madre di Dio e che a Bose non trova posto per evitare di offendere chi non crede nella Sua potente intercessione, è una grave omissione che infonde nei bosiani (specialmente se cattolici) una incompleta formazione, per non dire una formazione anticattolica, uno spirito anticattolico, ma ecumenico, come se per “ecumenismo” si fosse fondata una nuova chiesa fatta da tutte le religioni….. di cui, la Comunità di Bose è il centro indiscusso verso il quale si piegano i vescovi di turno, ed Enzo Bianchi è il papa, o antipapa indiscusso della “chiesa ecumenica”, dotato di infallibilità, sul quale nessun vescovo ha imposto le mani, quindi assente della “successione apostolica”.
Il Cattolico trova spazio a Bose, solo se rispetta chi rinnega la sua di Fede cattolica, e non ne deve parlare, guai! nello Statuto o Regola troviamo il monito: “Fratello, sorella, l’Evangelo sarà la regola, assoluta e suprema. (..)La comunità esprime la sua volontà, cui sei tenuto, nel consiglio. (..) Non esistono condizioni preliminari, e nulla garantisce in modo assoluto che obbedire al consiglio sia automaticamente obbedire a Dio e all’Evangelo. Pertanto tu ascolterai, e obbedirai alle decisioni emerse con chiarezza nel consiglio della comunità, col concorso di tutti i fratelli che hanno cercato di discernere la volontà di Dio su di te e sulla comunità: concorso di tutti i fratelli con i loro rispettivi carismi che non solo edificano la comunità ma la progettano giorno per giorno”.
Viene da chiedere: ” Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.” (Lc.6,39), scrive Sant’Agostino: “L’uomo non può aver salute se non nella Chiesa Cattolica. Fuori della Chiesa può trovare tutto, tranne la salute: può avere autorità, può anche possedere il Vangelo, può tenere e predicare la fede col nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, ma in nessun luogo, se non nella Chiesa potrà trovare salvezza” (Sermone ad Caesariens. Eccl. prebem. n.6).
Così L’Imitazione di Cristo ci ammonisce, tutti, noi cattolici per primi: ” Non dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso.. (..) Spesso, quando leggiamo le Scritture, ci è di ostacolo la nostra smania di indagare, perché vogliamo approfondire e discutere là dove non ci sarebbe che da andare avanti in semplicità di spirito. Se vuoi trarre profitto, leggi con animo umile e semplice, con fede. E non aspirare mai alla fama di studioso. Ama interrogare e ascoltare in silenzio la parola dei santi. E non essere indifferente alle parole dei superiori: esse non vengono pronunciate senza ragione…”
I nostri “superiori” sono, nella gerarchia, in comunione magisteriale con il Papa, Servo dei servi di Cristo, Vicario di Cristo in terra, abilitato da Cristo a confermare gli altri nella fede, e almeno questi sono i superiori per un cattolico, e non “un solo papa che piace o fa comodo sul momento, ma TUTTI i Papi legittimi nell’intera successione da Pietro, e tutti ritenuti nella Fede.
Enzo Bianchi predica bene la tolleranza, ma chi sono i suoi superiori? Chi lo ha investito di autorità? Perché come cattolico dovrei ascoltarlo? Perché certi Vescovi lo impongono ai cattolici, ma non impongono, per esempio, Maestri come sant’Alfonso de Liguori, o san Bellarmino?
Scrive Bianchi nella regola del monastero:
” Presiedere all’unità significa semplicemente esercitare il carisma dell’unità nella comunità. Chi presiede nella comunità non deve dominare ma solo servire i fratelli. Per questo gli sono essenziali il carisma della saldezza e quello del discernimento. Saldezza per riconfermare i fratelli. Come Pietro, dunque, peccatore come lui, rinnegatore per tre volte di Cristo, egli si convertirà e confermerà i fratelli con la sua saldezza. L’altro carisma è quello del discernimento: con questo si edifica l’unità della comunità…”
Dice, dunque, Bianchi: Saldezza per riconfermare i fratelli. Come Pietro, dunque, peccatore come lui, rinnegatore per tre volte di Cristo, egli si convertirà e confermerà i fratelli con la sua saldezza….
Ancora una volta i non cattolici vengono messi sullo stesso piano dei cattolici e peggio ancora, sullo stesso piano di Pietro, anche i non cattolici dunque possono “confermare, riconfermare i fratelli” perché, spiega in sostanza Bianchi: il fratello, non cattolico, nella Casa della tolleranza religiosa, peccatore come Pietro che rinnegò Gesù ma poi si è convertito, potrà confermare i fratelli con la medesima saldezza di Pietro…
Siamo al sincretismo puro, al soggettivismo puro! “convertito a chi” se ognuno rimane tranquillo nella propria fede, separati ma rimanendo dentro, nella Chiesa? Se non ci fosse la presenza dei cattolici nella comunità bosiana, non avremmo nulla da obiettare a questa Regola, ma dal momento che ci sono perché questi non dovrebbero seguire direttamente Pietro? Come può un cattolico farsi confermare in una fede che nell’altro confratello è disgiunta dalla fede di Pietro in tutta la sua articolata trasformazione dottrinale e dogmatica bimillenaria ?
L’altro carisma, dice Bianchi, è il discernimento, con questo discernimento si edifica l’unità della comunità…. ma il cattolico dovrebbe sapere che l’unità della comunità si edifica nella più alta forma della carità che parte dall’adorazione Eucaristica, dall’andare alla Messa anche ogni giorno, se può, dal correggere il fratello che è in errore e non assecondarlo e dirgli o fargli credere che la sua fede non cattolica è giusta, o che va bene così…
Questa forma di Carità è particolare perché Nostro Signore Gesù Cristo volle istituire con la Sua Chiesa un mezzo sicuro, ed efficace per trasmettere la Salvezza. Quando la Chiesa insegna questa Salvezza non intese mai dire che tutti gli altri che non appartengono alla Chiesa siano come eternamente dannati o perduti… ma solamente dice che la sola Chiesa di Gesù Cristo ha la potenza di condurre gli uomini alla certezza della salvezza. I mezzi per conseguire l’eterna salute sono quelli ordinari, ma anche quelli straordinari: i mezzi ordinari sono nelle mani della Chiesa e sono i suoi Divini Sacramenti, quelli straordinari sono nelle mani di Dio e sono quelli che la Chiesa definisce “strade misteriose che conducono a Dio”, tuttavia anche i mezzi straordinari si muovono in modo ordinato che ha nella Divina Eucaristia, la Santa Messa, il suo principio motore, e poi le Preghiere della Chiesa e dei fedeli, specialmente il santo Rosario.
Scrive a ragione mons. Antonio Livi: “ Come si fa a far amare la Chiesa di Cristo, “colonna e fondamento della verità”, se viene messo in ombra il carisma dell’infallibilità del magistero ecclesiastico, se viene esaltato lo spirito di disobbedienza e la critica demolitrice della legittima autorità stabilita da Cristo stesso? Insomma, non è certo segno di sensibilità pastorale orientare il criterio dottrinale dei propri lettori (per definizione si suppone che siano cattolici) con i discorsi bonariamente eretici di Enzo Bianchi…”
Che nella Chiesa vi sia questa Salvezza è perciò la Carità particolare che il Signore Gesù Cristo ha voluto consegnare ad Essa.
Proprio nel Messaggio della Quaresima 2012 Benedetto XVI ha ammonito:
- “Il – prestare attenzione – al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Non così nella Chiesa dei primi tempi e nelle comunità veramente mature nella fede, in cui ci si prende a cuore non solo la salute corporale del fratello, ma anche quella della sua anima per il suo destino ultimo. Nella Sacra Scrittura leggiamo: – Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere – (Pr 9,8s)”.
Ripetiamo, pertanto, che un conto è la presenza dei non cattolici nella comunità di Bose, altra cosa è la presenza di cattolici i quali dovrebbero così mettere da parte dogmi e dottrine per non urtare la sensibilità degli altri e peggio ancora, usare la virtù dell’umiltà per riconoscersi, nella fede, sullo stesso piano dei non cattolici, e questo non è corretto e non è giusto, ed è l’unica motivazione che ci ha spinto a scrivere questo articolo dettagliato.
Il fatto che il Papa incontri Enzo Bianchi, gli stringa le mani, lo benedice, non significa affatto una conferma come lascerebbe intendere Bianchi per farsi pubblicità, ricordiamo tutti il bacio al Corano di Giovanni Paolo II e cosa dovremmo dedurne, che il Papa abbia confermato il Corano o l’Islam facendolo diventare “cattolico”? suvvia! I gesti dei Pontefici sono incoraggiamenti che si possono condividere o meno per una pacifica ricerca della convivenza civile, giusta o sbagliata la possiamo discutere, e qui vi abbiamo portato le prove del perché – infatti – alla fine il Modernismo è penetrato nella Chiesa e comanda…, ma per un cattolico non basta, è incoerenza con la fede che professiamo. Il fatto stesso che a Bose non ci siano “monaci islamici”, la dice lunga e chiarisce lo scopo del sincretismo cristiano al quale vuole giungere Bianchi: tutte le fedi cristiane sono uguali! Non è l’Eucaristia che unisce ma il Libro, la Scrittura interpretata da Bianchi, sulla quale vanta un predominio interpretativo assoluto.
Per chiarire meglio questo aspetto riportiamo, del Vescovo di Pinerolo Debernardi, la sua Lettera che è nella Prefazione del libro “Preghiera dei giorni” in uso alla Comunità, marzo 2011, scritto da Bianchi, nella quale dice: ” La Comunità monastica di Bose, fin dal suo nascere, è stata un ponte tra le diverse confessioni cristiane. Continua a esserlo con il suo stile di vita, con l’approfondimento della teologia e della spiritualità ecumenica, con il suo Martirologio ecumenico e, soprattutto, con la sua liturgia. La Preghiera dei giorni è, infatti, un testo eccellente in cui tutti i cristiani si ritrovano come nella propria casa…”
Perfetto! nulla da eccepire siamo d’accordo, il Vescovo dice infatti che la Comunità di Bose è “un ponte tra le diverse confessioni cristiane“, ma proprio qui sta l’ambiguità e la confusione: se Bose è considerato un ponte tra le diverse confessioni cristiane, il cattolico ospitato, verso quale deve andare dal momento che dovrebbe incarnare già in sé la pienezza della Rivelazione (Cristo stesso E’ IL PONTE come afferma ed insegna santa Caterina da Siena) che gli è stata tramandata dalla Chiesa medesima e, deve dunque, egli stesso portarla nella comunità di Bose evangelizzando gli altri ospiti?
Non si può far loro credere che stanno bene dove stanno, che basti adattare una liturgia (di quale rito si parla, poi?) e un breviario al loro modo di pensare e gestire la fede finendo per mettere la Chiesa Cattolica sullo stesso livello delle altre confessioni cristiane. Non esiste un “martirologio” fatto di persone che hanno combattuto CONTRO la Chiesa e che possa essere definito “buono” per il cattolico. Parliamo pure fraternamente di queste persone, ma non definendole “martiri”, lasciamolo a Dio questo giudizio.
Che il testo promosso dal Vescovo sia “paradossalmente eccellente” non lo mettiamo in dubbio, ma cosa se ne fa un cattolico quando dovrebbe essere invitato a meditare su testi puramente Cattolici come quelli di sant’Alfonso M. de Liguori, sui testi di un san Borromeo o san Bellarmino, sul Dialogo della Divina Provvidenza di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa, sugli scritti di santa Teresina, di san Giovanni della Croce, sul Trattato della vera Devozione a Maria di san Luigi M. Grignon de Montfort, ed altri ? Questo deve dire un Vescovo ad un cattolico, a questi testi egli deve invitare i non cattolici, il suo compito è di spingere e sollecitare le pecorelle smarrite ad entrare nell’ovile, che è la Chiesa Cattolica, e non a rimanere dove stanno offrendo ad esse cibi surrogati e il veleno dell’eresia di Enzo Bianchi.
Scrive a ragione mons. Livi sul metodo di Bianchi: “nei suoi discorsi la Scrittura non è la Parola di Dio custodita e interpretata dalla Chiesa ma solo un espediente retorico per la sua propaganda a favore di un umanesimo che nominalmente è cristiano ma sostanzialmente è ateo..” leggasi il Dossier su la Bussola: cliccare qui.
Dice ancora il Vescovo Debernardi nella Lettera: “Oggi c’è una diffusa esigenza di spiritualità e c’è nel profondo del cuore dell’uomo la nostalgia di Dio. Anche molti giovani che trascorrono giorni di silenzio a Bose trovano nella preghiera liturgica dei monaci una risposta alla loro domanda di senso e di speranza.”
Va bene anche questo, è perfetto nel richiamo in generale e siamo d’accordo sulla necessaria spiritualità, ma cosa c’entra con il cattolico? Di quale “spiritualità parliamo”?
Tutti abbiamo e proviamo “nostalgia di Dio”, ma il cattolico trova nel Santissimo Sacramento e nelle devozioni alla Vergine Maria e nel Culto dei Santi che gli sono propri, quella esigenza spirituale necessaria allo scopo, trova il “silenzio” se lo vuole davvero, ma non è che per trovare tutto ciò egli debba ritrovarsi in un percorso che invece di portarlo avanti finirebbe, inesorabilmente, per neutralizzarlo dalla prassi liturgica della Chiesa, neutralizzarlo dalla devozione mariana che ci è propria. Un Vescovo dovrebbe appoggiare e sostenere la Fede e la pratica della Chiesa e non sponsorizzare un martirologio comunitario dove si venera un Martin Lutero martire o Buddha!
La nostra fede non è affatto uguale alle altre fedi cristiane separate da Roma. La Comunità di Bose ha la sua ragion d’essere se resterà ciò che è “un ponte tra le diverse confessioni non cristiane“, non in comunione con Roma e pertanto, indirizzate con lo sguardo verso Roma, verso la comunione con Roma; infatti, senza parlare di primato vero e proprio, Ireneo e Tertulliano avevano già indicato nella Chiesa Romana la via sicura, l’unica, per accertare l’autentica Tradizione Apostolica e garantire la comunione tra le chiese, perché il problema, diciamolo una volta per tutte, non è in quel “pregare insieme” che è in se buono, ma in quel definire o leggere, o interpretare, o vivere la fede cattolica sullo stesso piano delle altre fedi; in fondo a cosa mi serve, se sono cattolico, commemorare Buddha o Gandhi o Lutero se sono alla ricerca di Dio e se ho “nostalgia di Dio” perché in qualità di battezzato lo avevo abbandonato per seguire i piaceri del mondo?
Viceversa, la Comunità di Bose, apparirà sempre più come una “Casa di tolleranza” dove ogni religione trova spazio, quanto maggiormente si adopererà in un chiaro sincretismo delle fedi, a discapito e disprezzo, però della Fede della Chiesa Cattolica. Certo, anche le Chiese Orientali (gli Ortodossi) hanno questo senso verticale, ma sono separate da Roma; vogliono, per ora, restare separate da Roma, ma mantenere un dialogo aperto.
Insomma siamo ad un rapporto continuamente soggettivo della fede e dove (lo ripetiamo perché è il vero cuore del problema che abbiamo tentato qui di affrontare), la fede Cattolica è messa alla pari con le altre religioni. Certo, in una qualche misura il centro è anche per loro Gesù Cristo, ma spogliato del suo Corpo che è la Chiesa e per la quale la Comunità di Bose ha creato uno spazio oseremo dire intermedio, da “separati non divorziati”, per il quale i Vescovi italiani non si sono risparmiati in promozioni e benedizioni.
Tuttavia, alla luce di quanto esposto, vogliamo una risposta: ma che c’azzecca il cattolico in qualità di monaco a Bose, se non è egli stesso portatore, evangelizzatore, della verità e dell’unità nella Chiesa?
- “I Santi e i Beati sono gli autentici testimoni della fede. Sarà pertanto opportuno che le Conferenze Episcopali si impegnino per diffondere la conoscenza dei Santi del proprio territorio, utilizzando anche i moderni mezzi di comunicazione sociale“. (Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della Fede, della Congregazione per la Dottrina della Fede, 6.1. 2012)
Ci chiediamo sempre quando, il cattolico-bosiano, intenderà trasmettere ai suoi “confratelli” questa integrità della fede, con un parlare “si, si – no, no” senza attenuazioni, senza tentennamenti nella dottrina, come dice il Papa nel MP Porta Fidei: ” E’ la Chiesa, infatti, il primo soggetto della fede…(..) Come attesta il Catechismo della Chiesa Cattolica: -Io credo-: è anche la Chiesa nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire -Io credo-, -Noi crediamo-“.
Un “crediamo” non in senso generico, non sincretista, ma nel senso cattolico nel quale la Chiesa è Sposa del Dio Incarnato che crediamo e noi siamo le membra del Corpo perché crediamo nella fede della Chiesa con tutto ciò che questo comporta, con tutte le dottrine “pure ed integre, senza attenuazioni, senza travisamenti, senza compromessi“, peccatori e “pure papisti” (ma non come diceva Lutero per disprezzo), bisognosi di Cristo e dei Sacramenti per essere salvati, bisognosi del Papa fedele alla dottrina ed alla Tradizione, e proprio per questo membra della Chiesa.
Vogliamo concludere queste riflessioni con le parole di un vero teologo, vedi qui, che dobbiamo far nostre, Padre Giovanni Cavalcoli O.P. che così fa meditare e riflettere:
“Uno dei mali del periodo postconciliare, denunciato molte volte da studiosi attenti alle vicende della Chiesa, è la debolezza delle autorità nel correggere gli errori dottrinali, oggi molto diffusi proprio a causa di questa desistenza dell’autorità, conformemente al simpatico motto popolare “quando la gatta dorme i topi ballano”.
Ma la cosa grave è che in questi ultimi anni è avvenuta una escalation, se così si può dire, in questa inosservanza al proprio dovere da parte dell’autorità: non solo oggi essa tollera la libera diffusione delle eresie mostrandosi priva di vigilanza, pavida e latitante, ma addirittura qua e là essa, intimorita dal chiasso dei modernisti che spesso hanno raggiunto posizioni di potere, cede ad un vergognoso rispetto umano che la porta non solo a ignorare quei pochi che ancora cercano di correggere gli errori e diffondono e difendono la sana dottrina, ma addirittura a censurali o a perseguitarli in nome di futili pretesti, privi di qualunque fondamento giuridico e di buon senso pastorale.
E’ un po’ come se il primario di un ospedale, impaurito dalla pressione di medici invidiosi nei confronti di un collega zelante ed attivo, proibisse a questi di curare i malati e lasciasse gli altri a compiere tranquillamente i loro guasti ai danni dei malati.
I modernisti, raggiunte posizioni di potere, sono diventati schiavi di un’arroganza e di una conseguente cecità che li portano ad ignorare le critiche che a loro vengono rivolte dai teologi fedeli alla sana dottrina, al Magistero e al Papa. Ed anzi, se reagiscono a queste critiche, facilmente accusano il cattolico fedele di “diffamazione”, mostrando con ciò stesso di abusare delle parole e di ignorare le prescrizioni del diritto, della giustizia e della verità. Ma a loro importa poco, perché si sentono forti e pensano di poter vincere non con la lealtà e la forza del diritto, ma con la prepotenza e la violenza.
Essi abilmente confondono le acque chiamando “diffamazione” quella che può essere un’acuta ed opportuna critica teologica, la quale, per così dire, “scopre i loro altarini” e denuncia le loro truffe. Ciò ovviamente dà a loro un immenso fastidio, ma poiché, naturalmente, essendo dalla parte del torto, non hanno validi argomenti per difendersi, quando non si chiudono in un sprezzante silenzio, reagiscono con insulti, false accuse e provvedimenti repressivi, loro che volentieri proclamano il “rispetto del diverso”, la “libertà della ricerca” e il “pluralismo teologico” nonché l’“ecumenismo” e il “dialogo interreligioso”, persino con i “non credenti”. (..)
Si parla tanto di dialogo, ma spesso i grandi maestri del “dialogo”, vittime di grossolani errori filosofici e teologici, non tollerano le minime osservazioni fatte peraltro da teologi dotti, caritatevoli e pienamente fedeli alla buona dottrina ed al Magistero della Chiesa. Essi “dialogano” solo con coloro che condividono i loro errori nonché con gli esponenti delle dottrine più strampalate ed anticristiane respingendo sdegnosamente gli avvertimenti, i richiami o le critiche di qualunque genere fatti dai fratelli di fede.….”
- Bianchi può continuare a parlare così perché sa di poter contare, da una parte, sull’appoggio di molti opinion makers laici ed ecclesiastici (si legga anche qui), e dall’altra sull’ignoranza religiosa del pubblico cui si rivolge. La gran massa dei fedeli cattolici, infatti, soffre di una specie di analfabetismo di ritorno in materia di dottrina cattolica, e questa ignoranza è il vero dramma religioso che ci interpella tutti. Il relativismo dottrinale ha pervaso a tal punto la coscienza di tanti fedeli – quelli che non hanno avuto mai una adeguata catechesi circa il dogma trinitario e cristologico – che ormai non reagiscono più nemmeno di fronte a discorsi che sono oggettivamente blasfemi. E infatti la maggior parte dei fedeli non avverte alcun disagio nel leggere considerazioni spirituali o teologiche che riducono l’Emanuele, il “Dio-con-noi”, il Santo che nasce dalla Vergine Maria e riceve l’adorazione dei pastori e dei Maghi, a un santone laico o a “uno dei profeti”. Un “testimone”, magari tra i più perfetti, ma un testimone.
Affronteremo, poi, le vere eresie cristologiche espresse ed imposte da Enzo Bianchi.
Laudetur Jesus Christus; Ave Maria
Enzo Bianchi nuovo Prefetto per il Clero della new-chiesa?
«Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza» (1Tim 4,1-2).
E’ tempo di confusione e di paradossi…
OK! è una fake news! Enzo Bianchi non è il nuovo Prefetto, e non è neppure un “monaco” e presbitero, ma… se non lo è, e se non è nessuno…. perché tutti lo autorizzano ad insegnare al Clero e ad imporre le sue eresie anti-cristologiche? Ma soprattutto ci chiediamo e – chiediamo ai Sacerdoti e ai Vescovi – possibile che siete diventati tutti così ciechi e sordi tanto da non riconoscere che ciò che vi spaccia Enzo Bianchi è “un vangelo diverso” da quello predicato dalla vera Chiesa Cattolica?
Piccoli passi per volta – leggete qui, ed anche qui, se vi siete persi qualche puntata – ma verso un abisso culturale e di Fede, senza precedenti nella storia gloriosa della vera Santa Chiesa Cattolica. Enzo Bianchi è un “progettista” che ha sempre rifiutato di definirsi “cattolico”. Progetta da anni, forse fin da bambino, la “sua” chiesa sincretista il cui modello più riuscito è senza dubbio la comunità di Bose. Tuttavia non è di questo che ci vogliamo occupare e preoccupare, ognuno è libero di giocare la propria vita come vuole e non spetta a noi giudicare la fede o la persona del soggetto Bianchi, non fino a quando – però – si arriva a toccare questioni serie che riguardano anche ognuno di noi! In questi casi abbiamo il dovere e il diritto di intervenire. E’ un atto di vera misericordia.
Sono anni che mons. Antonio Livi, come anche il domenicano Padre Giovanni Cavalcoli ci mettono in guardia sulle eresie teologiche-cristologiche di Enzo Bianchi, che mica solo lui, con Bianchi infatti ci troviamo davvero in una sorta di girone infernale dantesco con soggetti quali Kasper, Ravasi, Bruno Forte… ed altri, radicati tutti nelle fondamenta eretiche del gesuita Karl Rahner. E sì, gira che rigira, è lui il falso profeta dei nostri tempi martoriati, il guru del neo-modernismo, tutti gli altri sono discepoli che non hanno fatto altro che superare il loro maestro in eresia. Mica che ce lo inventiamo noi eh! Leggete qui; leggete anche qui;
E che cosa è accaduto ora di così grave, tanto da provocare un titolo senza dubbio molto provocatorio?
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.» (Mt 7,15-20). Qualcuno sa riconoscere i “frutti” di Bose e delle predicazioni di Bianchi?
«Enzo Bianchi veste i panni del “profeta” che lotta per l’avvento di un cristianesimo nuovo (un cristianesimo che deve essere moderno, aperto, non gerarchico e non dogmatico, cioè, in sostanza, non cattolico); quando invece si rivolge ai cosiddetti “laici” (ossia a coloro che hanno smesso di professarsi cattolici oppure non lo sono mai stati ma desiderano tanto vedere morire una buona volta il cattolicesimo), Enzo Bianchi si presenta simpaticamente come loro alleato, come una quinta colonna all’interno della Chiesa cattolica (se non piace la metafora di “quinta colonna” posso ricorrere alla metafora, ideata da Dietrich von Hildebrand, di “cavallo di Troia nella Città di Dio”)..» (mons. Antonio Livi, vedi qui)
«Con questa doppiezza né profetica né cristiana, il Bianchi è riuscito ad avere una popolarità incredibile che lo candida ad “anti Papa” (era contro Giovanni Paolo II e contro Benedetto XVI i quali, invece di condannarne l’eretico pensiero, lo promossero facendolo arrivare dove è arrivato) viste le sue posizioni lontane dal Magistero e in opposizione frontale con la Tradizione. Impossibile ripercorrerle tutte! Si oppose, negli ultimi anni, al celibato sacerdotale, alla dichiarazione Dominus Jesus, al motu proprio Summorum Pontificum, e perfino alla Madonna di Fatima la quale condannando, tra le ideologie moderne, solo il comunismo (ideologia con cui solitamente simpatizzano modernisti e semi-modernisti), non sarebbe credibile!!» (vedi qui)
Ora “finalmente”…. abbiamo una LETTERA AI PRESBITERI, firmata da Enzo Bianchi che si rivolge al Clero definendosi: “fratello nel ministero…” equiparando di fatto il sacerdozio battesimale dei laici con quello del Sacerdozio Ordinato. Ci chiediamo – e lo chiediamo ai Sacerdoti – MA CHE FINE HA FATTO l’Anno Sacerdotale 2009-2010 indetto da Benedetto XVI? Lo avete già dimenticato? Può davvero Enzo Bianchi supplire, o sostituire il grande san Giovanni Maria Vianney (il santo Curato d’Ars) Patrono, Maestro e vero modello per voi Sacerdoti?
Non fatevi ingannare dal contenuto apparentemente innocuo del testo…. Enzo Bianchi parla rivolgendosi a voi come fosse anch’egli un presbitero, e il tono consacratorio attraverso il quale vi invita e vi incoraggia a non perdervi d’animo per le difficoltà che incontrerete nella vita, sono parte di quella doppiezza e di quella falsità che pochi sanno riconoscere, cui prima abbiamo accennato.
In questa Lettera ai Presbiteri Enzo Bianchi non parla di autentica CONVERSIONE a Gesù Cristo, ma di un rapporto con le persone, attraverso la cui relazione sviluppare una conversione… DI MISERICORDIA…. Non parla di “peccato” ma di CADUTE E DEBOLEZZE attraverso le quali senza dubbio rialzarsi, incoraggiati dal perdono del Cristo, ma senza approfondire il concetto del peccato quale atto che ci allontana DALLA GRAZIA – altro termine e dottrina scomparsa, come fece già Lutero ai suoi tempi – e di conseguenza come il peccato sia abominio che ci allontana da Dio e che è necessario riconoscere ciò che è il peccato per pentirsi, fuggirlo e ritornare davvero a Gesù, come spiega qui l’ottimo Aldo Maria Valli.
In questa Lettera ai Presbiteri Enzo Bianchi NON sollecita ALL’ADORAZIONE EUCARISTICA, e come “vita INTERIORE” invita solo ad una preghiera SOLITARIA, non in chiesa davanti al Tabernacolo state attenti, ma “NELLA SOLITUDINE”…. NON UN “TU-per tu” con il Dio vivo e vero nell’Eucaristia, ma un Dio SPIRITUALE davanti al quale avrà successo il presbitero “capace di creatività” e di “parola”…. (???)
La Liturgia della Messa è liquidata, per Enzo Bianchi, in quel «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8), in modo equivoco come se, l’Eucaristia, fosse un diritto per tutti, per chiunque, dal momento che non accenna minimante al Ministero della CONFESSIONE, DELLA PENITENZA, ALLA CONVERSIONE…. Per Enzo Bianchi, la Messa, è semplicemente un DIRITTO per chiunque del quale il presbitero è semplicemente un servitore…. In parte è vero, ma deve essere chiarito: l’Eucaristia è DONO che chiunque ha il diritto di riceve se però, il richiedente, è nella situazione adatta per riceverlo! Enzo Bianchi fa scomparire I DOVERI sia dei fedeli quanto dei Presbiteri. Per Bianchi la Messa non è il “Sacrificio di Cristo”, ma una “liturgia UMANIZZANTE” attraverso la quale dispensare la misericordia gratuitamente.
Con toni melliflui, il Presbitero presentato come “pastore” da Bianchi, è tutta una sintesi del magistero confuso di papa Francesco. A cominciare da quella equivoca affermazione che “i poveri SONO LA CARNE DI CRISTO NELLA STORIA“…. I poveri, per la verità del Vangelo, NON sono affatto “la carne di Cristo”, ma nei veri poveri noi serviamo il Cristo il quale li ha rappresentati incarnandosi; perché ai veri poveri – ai piccoli – è indirizzata la SALVEZZA, Cristo stesso; perché anche i poveri – NOI tutti – devono convertirsi al Cristo; perché uno non si salva in automatico perché “è povero”… Il punto è questo: «Tutte le buone opere insieme non equivalgono al Santo Sacrificio della Messa: esse, infatti, sono opere degli uomini, mentre la Messa è opera di Dio.» (san Giovanni Maria Vianney).
Il “neo-presbitero” Enzo Bianchi sollecita nella Lettera ad essere PRESBITERI ESPERTI DI RELAZIONI (???), dei sacramentali, dei Sacramenti neppure l’ombra… Nelle relazioni di cui Bianchi parla c’è di tutto e ci sono tutti “anche non credenti”, non importa se per convertirsi o meno anzi, NEL NON CREDENTE – relazionandosi con lui – SI INCONTRA IL CRISTO, indipendentemente se si convertirà o meno… “è la bellezza della gratuità…” (???). Il tutto condito dalla gratuità malamente interpretata (falsi maestri) attraverso la quale esercitare la propria libertà (??).
E non poteva mancare l’ultimo riferimento ALLA MISERICORDIA! Ed ecco il mantra bergogliano che Enzo Bianchi fa proprio: “NON abbiate paura di perdonare!“, come a dire che per duemila anni la Chiesa ha condannato forse troppo!! Ma se non si parla di CONVERSIONE, che cosa deve perdonare un Presbitero? Se non si discute prima sul PECCATO, cosa esso è accusandoci di tal peccato, di cosa uno deve pentirsi, e da cosa deve essere perdonato? Capite l’inganno?
Ma che volete che sia? Parlare oggi di peccato, di conversione, sarebbe come “imprigionare l’uomo in schemi e formulette, norme e dottrine…”, il nuovo Prete della new-chiesa deve essere l’uomo del DIALOGO, delle relazioni, della compassione e della carità, della misericordia e del perdono, diciamo che forse il santo Curato d’Ars non aveva capito nulla del ruolo del Presbitero…. eppure egli diceva:
- «Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore… Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra… Che ci gioverebbe una casa piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni… Lasciate una parrocchia, per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie… Il prete non è prete per sé, lo è per voi… (..) La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!» (vedi qui)
“La grande sventura per noi parroci – deplorava il Santo – è che l’anima si intorpidisce” [spiega Benedetto XVI nella Lettera ai Presbiteri per l’Anno Sacerdotale]; ed intendeva con questo un pericoloso assuefarsi del pastore allo stato di peccato o di indifferenza in cui vivono tante sue pecorelle….”
Vogliamo concludere con un pensiero espresso da Francesco Agnoli qualche anno fa, nel 2009, in un articolo già comprensibile dal titolo “Enzo Bianchi: un eretico“…. a causa del suo libro “Per un’etica condivisa”, dove rifletteva così:
“Quando la Chiesa, scriveva parecchi anni fa il Cardinal Journet al cardinal Siri, prenderà coscienza sino a che punto lo spirito del mondo è penetrato dentro essa, si spaventerà”.
Ma come è penetrato con questa mentalità, di cui Bianchi è oggi uno dei massimi alfieri? All’epoca del Concilio, allorchè in molti si diffuse l’idea che col mondo, inteso in senso evangelico, occorresse trovare un modus vivendi pacifico e conciliante, sempre e comunque. Bisognerebbe anzitutto ritornare a quegli anni, per evitare di costruire leggende e miti come quelli che piacciono ai vari Melloni, Mancuso e, appunto, a Enzo Bianchi: il concilio non fu una pacifica e simpatica riunione di vescovi e periti, tutti in perfetto accordo tra loro, ma fu una lotta dura, che vide la presenza di posizioni problematiche e critiche, rispetto alla volontà di “aggiornamento” e “innovazione”, di molti uomini di grande spessore… (…)
nel togliere al cristianesimo la sua capacità di incarnarsi nella realtà, per plasmarla concretamente, Bianchi finisce per negare cittadinanza al cristianesimo stesso e per scegliere come punto di riferimento assoluto e ingiudicabile, quasi metafisico, la Costituzione repubblicana. Da essa deriverebbe, udite, udite, “l’assoluto diritto dello stato di legiferare su tutte quelle realtà sociali fondate o meno sul matrimonio (sia religioso che civile)”. “Diritto assoluto”, scrive Bianchi: una affermazione, a ben vedere, che oggi, dopo l’esperienza delle statolatrie totalitarie, neppure il più laicista tra i giuristi arriverebbe, almeno nella teoria, a sostenere. In tutto il suo argomentare Bianchi annulla il concetto di Verità, affermando un relativismo pieno; sostiene la perfetta equivalenza tra fede e ateismo (“l’uomo può essere umanamente felice senza credere in Dio, così come può esserlo un credente”); nega di fatto in più passaggi, con linguaggio equivoco, ma chiaro, il primato petrino, a vantaggio del “primato del Vangelo”, e propone come unico riferimento del suo argomentare, da buon protestante, solo e soltanto la bibbia, la sua “lettura personale e diretta” (sic), etsi Ecclesia non daretur… (…) “Per un’etica condivisa” è appunto l’inno di Enzo Bianchi ad un “modo”, ad uno “stile”, al “come”, con cui i cristiani dovrebbero presentarsi oggi ai non credenti: un modo, uno “stile”, inaugurato dal Concilio Vaticano II, che sarebbe “importante quanto il messaggio”. Coerentemente, in tutto il libro manca, appunto, il messaggio! Non vi è mai una affermazione chiara di una verità teologica o morale: si parla di “etica condivisa”… (…)
A Bianchi sfugge, come avrebbe detto Amerio, che lo stile è questione secondaria, nel senso che viene dopo, logicamente e non cronologicamente, perché l’Amore procede dalla Verità, e non viceversa. Gli sfugge, inoltre, che il suo irenismo indifferentista e relativista è stato già bollato da san Pio X, allorché deprecava quanti alla sua epoca si adoperavano per un “adattamento ai tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere e nel predicare una carità senza fede, tenera assai per i miscredenti”, all’apparenza, ma in realtà priva di vera misericordia, perché spoglia di verità. A chi continuava a sponsorizzare una “conciliazione della fede con lo spirito moderno”, Pio X indicava il crocifisso (inesistente nelle prediche di Bianchi), e ricordava che certe idee “conducono più lontano che non si pensi, non soltanto all’affievolimento, ma alla perdita totale della fede”. Perché se io non fossi un credente, e leggessi, per cercavi una parola di verità, il libro di Bianchi, arriverei alla conclusione che la verità non esiste, e che la mia sete di verità è roba da persone senza “stile”. Caro Bianchi, la verità, nella carità, mi dice sempre un’amica pro life, ma: la verità, per carità! Questo è l’unico stile, della Chiesa, di Cristo e del suo Evangelo, cioè della buona novella (vede che la novella, il messaggio della Dottrina cattolica, è importante?)”
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