ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 21 agosto 2018

Gli schiavi prendono coscienza di essere tali?

QUAL E' LA LEZIONE DI GENOVA?


Gli italiani con Genova stanno uscendo dallo stato d’ipnosi in cui erano caduti il fatto che più di metà delle famiglie abbia rifiutato i funerali di Stato è un segnale. Vi sono ancora delle verità che non possono essere dette?
di Francesco Lamendola  


 0 bokleen fiori 700

Di Genova e del Ponte Morandi, crollato la vigilia di ferragosto 2018 mentre vi transitava l’abituale, intenso traffico automobilistico, portando con sé nell’abisso una cinquantina di sventurati esseri umani, si è parlato moltissimo fin dalle prime ore, dai primi minuti in cui la notizia è rimbalzata nel resto d’Italia, è entrata in tutte le case, ha suscitato sorpresa, incredulità, cordoglio, amarezza, rabbia. Forse se ne sta parlando anche troppo, si rischia di farne un tormentone estivo, con la prospettiva che in autunno si comincerà già a dimenticarlo, o quanto meno ad archiviarlo, come sempre finora è avvenuto per tutte le tragedie pubbliche italiane.

Ognuno vuol dire la sua, e ognuno vuole evidenziare il particolare decisivo che agli altri è sfuggito: ma la realtà è che non sappiamo praticamente nulla e che forse non sapremo mai nulla di sicuro, come per ciò che accadde alla stazione di Bologna o per l’abbattimento dell’aereo civile nei cieli di Ustica. I giornali e le televisioni ovviamente non lo hanno detto, ma in rete circola l’atroce sospetto di un attentato, di un brillamento del famoso pilone, reso possibile dal temporale che infuriava al momento del crollo, tanto è vero che inizialmente si è molto parlato della possibilità che il “colpevole” sia stato un fulmine, dato che molti testimoni hanno notato un bagliore in coincidenza con il drammatico cedimento. Se fosse così, forse i servizi stranieri di qualche Paese “amico”, a cominciare dalla Francia (vedi Ustica, appunto) potrebbero saperla lunga, tanto più con la Tav tuttora impantanata nel solito mare di polemiche e di decisioni contraddittorie. Ma è probabile che una tale eventualità non verrà mai ufficialmente ammessa, neppure se emergessero indizi più che sospetti, come del resto è accaduto per il crollo di Ground Zero l’11 settembre del 2001.

0 GALLERY manipolazione
Ci stiamo svegliando? Gli italiani questa volta hanno intuito che il crollo del Ponte Morandi apre un nuovo capitolo della loro storia.

Non bisogna credere che le stragi senza un nome e un colpevole siano una specialità italiana: stanno diventando, invece, una costante della politica internazionale. Gli attentati terroristici in Francia, i cui autori si son fatti alla fine ammazzare con i documenti d’identità addosso, o che li hanno “dimenticati” sul luogo degli attacchi, lasciano intravedere una realtà infinitamente più complessa, più angosciante e più triste di quel che si poteva immaginare: e cioè che il vero pericolo per i cittadini di qualunque nazione, di questi tempi, viene più da dentro che da fuori i confini (per quel poco che contano ancora i confini). Un po’ come nei delitti che lasciano una scia di sangue dentro le case della gente comune: si cerca sempre il mostro al di fuori, ma nove volte su dieci lo si dovrebbe cercare dentro. Nove volte su dieci, o giù di lì, è un familiare, un parente, un amico, uno che si è unito al lutto generale, o che, nel caso di una scomparsa, si è unito alle ricerche, volonteroso, instancabile, preoccupato quanto gli altri, con la faccia di circostanza come gli altri. Uno che non si è tradito neanche quando il corpo della vittima è stato alla fine ritrovato in qualche cassonetto, in qualche bosco, in qualche anfratto vicino o lontano da casa; e che ai funerali ha pianto come gli altri, ha stretto le mani dei congiunti insieme agli altri. Ecco: così bisogna pensare alle stragi che colpiscono il mondo in questi ultimi anni, e specialmente il mondo occidentale: ci si immagina sempre che gli autori vengano da fuori, che siano gli altri, e invece, nove volte su dieci, vengono da dentro, oppure hanno trovato aiuti e facilitazioni dentro. La strategia delle stragi è internazionale: voluta dai poteri finanziari che controllano il mondo, non si cura di dettagli come la nazionalità o la cittadinanza.Chi ha provocato il crollo delle Twin Towers era quasi certamente americano, il cervello dell’operazione è stato quasi certamente di matrice americana, e non si è  fatto alcuno scrupolo di decretare la morte di alcune migliaia di connazionali ignari. Tanto meno quelle menti si fanno scrupoli a seminare qualche milione di morti in Afghanistan, in Iraq o in Siria, o di spingere qualche milione di africani attraverso il deserto, e poi attraverso la rotta del Mediterraneo, mettendosi nelle mani dei mercanti di carne umana, su barconi fatiscenti e sovraccarichi. Figuriamoci quel che gliene può importare degli effetti collaterali che centinaia di migliaia di clandestini provocano nei Paesi in cui arrivano: dello spaccio di droga, del giro di prostituzione, dei furti, delle rapine, degli stupri, delle aggressioni e degli omicidi ai danni delle popolazioni “ospitanti”, quasi sempre anziani, donne o ragazzini, quasi sempre abitanti dei quartieri e dei condomini degradati delle periferie, non certo dei quartieri alti, dove vivono i politici strenuamente fautori di questa invasione quotidiana. Per quelle menti, le persone comuni sono nulla, sono numeri, sono bestiame: provocare la morte di cinquanta o di cinquanta milioni, magari con qualche virus “pilotato”, così, tanto per sperimentare nuove tecniche batteriologiche e per sfoltire certe aree del mondo, da essi giudicate strategiche, ma sovrappopolate. Noi, per loro, siamo come le formiche, siamo insetti da eliminare con il DDT.

0 GALLERY SOROS JUNKER PAPA bis
Figuriamoci quel che gliene può importare? La strategia delle stragi è internazionale: voluta dai poteri finanziari che controllano il mondo e non si cura di dettagli come la nazionalità o la cittadinanza.

Comunque, quasi certamente non sapremo mai. Vi sono delle verità che restano indicibili, perché non possono essere dette. E poi, dopotutto, può anche essersi trattato semplicemente di un cedimento strutturale: un ponte fatto male, una manutenzione insufficiente, una leggerezza criminosa, il solito palleggio di responsabilità, il solito gioco dei quattro cantoni. E tuttavia, gli italiani questa volta hanno intuito che il crollo del Ponte Morandi apre un nuovo capitolo della loro storia. Venti famiglie su trentanove hanno rifiutato i funerali di Stato, e questo è di per sé un fatto altamente eloquente: significa che il cittadino percepisce se stesso come totalmente separato dal mondo delle istituzioni. Lo sapevamo già, ma almeno in casi come quello di Genova, eravamo abituati a un rassegnato unanimismo nel dolore, al solito copione con la richiesta di verità da parte sia dei parenti, sia dei politici. Anche stavolta abbiamo udito il presidente Mattarella parlare di una tragedia inaccettabile, ma è uninaccettabile che appartiene al solito vocabolario del ritualmente corretto, che si sfoga nell’ambito delle parole e si esorcizza da se stesso nell’atto di dirsi; si intuisce che, per quanto riguarda i politici, anche questa tragedia finirà per essere, se non accettata, almeno archiviata; con la segreta speranza che la archivierà anche la coscienza dei cittadini comuni. E invece, questa volta, forse no. Il fatto che più di metà delle famiglie abbia rifiutato i funerali di Stato è un segnale. Poi c’è il segnale lanciato dallo stesso governo; un segnale chiaro e non fasullo, fin dalle prime ore, fin dai primi minuti: chi ha sbagliato dovrà pagare. Per la prima volta gli italiani nel loro insieme si stanno accorgendo che i poteri forti esistono davvero, non sono un vaneggiamento di qualche isolato giornalista complottista; che i loro interessi economici e finanziari sono enormi; che non si fanno alcuno scrupolo nel difenderli; e che tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, tranne quest’ultimo, sono stati proni ai loro voleri, perché erano sostanzialmente sul loro libro paga. Può darsi che un numero non piccolo di persone – gli anziani che non guidano più, per esempio e i giovani che non guidano ancora la macchina – ignorassero, puramente e semplicemente,  che le autostrade sono gestite  da Autostrade per l’Italia, una società per azioni che appartiene al gruppo Atlantia, che possiede il 100% del capitale sociale (qualcosa come 10 miliardi di euro) e che fa riferimento alla famiglia Benetton; e che, dal 2002, quando i poteri forti internazionali decisero la svendita dei gioielli di famiglia dello Stato italiano, in nome di una politica delle privatizzazioni il cui scopo era dare il colpo di grazia a un’economia già spodestata della propria sovranità monetaria e incatenata a una moneta unica europea pensata e calibrata sulla misura del marco tedesco e contro la lira italiana, cioè di far fuori l’Italia come Stato sovrano e come quarta potenza economica del pianeta, ha ottenuto la concessione di gestire le tratte autostradali, con l’obbligo della relativa manutenzione. Sempre socializzando i costi e privatizzando i profitti, che sono stati notevoli, visto che da allora i pedaggi autostradali sono cresciuti del 65%, contro il 37% dell’inflazione; come si addice ai grandi capitalisti di casa nostra, che amano pochissimo rischiare e che preferiscono vincere facile, specie avendo a che fare con uno Stato più che sensibile ai loro desiderataal punto da lasciar andare all’estero la Fiat di Marchionne, con tutti i capitali e con i mancati introiti fiscali, dopo averla finanziata più che generosamente, nel corso degli anni e dei decenni, con denaro pubblico sonante, prelevato dalle tasche dei cittadini. E gli italiani hanno scoperto, quasi nello stesso momento, con i cadaveri di Genova ancora caldi e ben prima che avessero luogo i funerali, che le autostrade sono gestite dai Benetton, quelli degli United Colors di Oliviero Toscani, quelli che da anni reclamizzano l’idea della società globalista, con ragazzi e bimbetti bianchi, neri e gialli, tutti fraternamente abbracciati e preferibilmente nudi: modelli e modelle scelti apposta in modo che i maschi paiano un po’ femmine, e le femmine un po’ maschi, perché oltre che senza pregiudizi etnici, la società futura dovrà essere anche senza pregiudizi omofobi. E che, coi cadaveri ancora caldi, i Benetton non parlavano di rammarico, non porgevano le condoglianze alle vittime, non indossavano, nemmeno per finta, l’atteggiamento mesto che si addice alla circostanza, ma ringhiavano al governo che non avrebbe potuto revocare la delega alle autostrade, perché, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto sborsare una penale altissima. Gli italiani esterrefatti, increduli, hanno udito quei signori parlare di soldi invece che di lutto: perfino in quei momento, perfino in quelle ore. E hanno cominciato a capire. Anche i più buoni, anche i più miti, anche i più ingenui e sprovveduti. E hanno cominciato a farsi due domande. Per esempio, chi governava questo Paese nel 2002, quando le autostrade vennero date in gestione alla famiglia di quei signori così progressisti, così United Colors, e così pazzescamente attaccati alla logica del profitto, da commettere la gaffe imperdonabile, nella foga di difendere i loro interessi, di lasciar cadere la maschera, per un attimo, del politically correct, e lasciar intravedere il loro vero volto, cinico e usuraio. I fischi di Genova, al momento del funerale di Stato, hanno avuto quel significato: gli italiani fischiavano quei politici progressisti che, dietro la maschera del buonismo, della accoglienza, della solidarietà, hanno svenduto l’Italia ai poteri forti e hanno fatto strame dello Stato sociale, delle garanzie minime di tutela dei cittadini, come la garanzia di non crollare nel vuoto insieme al ponte autostradale sul quale si sta viaggiando, dopo aver pagato il pedaggio al casello d’entrata (particolare pirandelliano: perfino le ambulanze sono state segnalate come inadempienti dai caselli, avendo transitato senza pagare il pedaggio). Gli italiani hanno cominciato a capire cosa c’era e cosa c’è dietro il progressismo dei D’Alema, dei Prodi, degli Amato, dei Draghi, dei Delrio (quest’ultimo, come ministro delle infrastrutture, poco prima di lasciare ha prorogato fino al 2030 la concessione delle autostrade a Benetton). Gli italiani, forse, stanno uscendo dallo stato d’ipnosi in cui erano caduti, dopo decenni di ritornelli dei mass media in senso politicamente corretto; e cominciano a chiedersi, per la prima volta, chi siano davvero i buoni e chi i cattivi. Sospettano che le cose non stiano come sembrava, cioè come hanno sempre raccontato loro. Perché il problema, ora, è proprio questo: che anche se il Paese reale si sta svegliando, e la nascita del governo giallo-verde ne è il primo, incoraggiante segnale, tutto il baraccone mediatico è ancora sul libro paga di quegli stessi poteri forti che ora, nella tragedia di Genova, hanno lasciato intravedere, per un attimo, il loro vero volto, e che gli italiani, probabilmente per la prima volta, hanno intuito essere una presenza reale, non una vaga entità evocata, di tanto in tanto, da qualche visionario complottista o da qualche autore di romanzi distopici. Perfino i cattolici stanno cominciando a svegliarsi e a capire: per esempio, che tutto questo gran parlare, martellante, ossessivo, di accoglienza, di solidarietà e d’inclusione verso i clandestini africani, e bocche cucite, o quasi, su aborto, eutanasia, unioni civili e adozioni gay, non è tutto oro, non è tutto carità cristiana, non è tutto trasparente, ma ha in sé qualcosa, e più di qualcosa, di torbido; qualcosa che somiglia stranamente, in modo inquietante, a ciò che dicono Soros, Rockefeller, Goldman Sachs e i signori del potere finanziario mondiale, gli stessi che, guarda caso, finanziano le navi per le missioni umanitarie delle o.n.g. Perfino a molti cattolici i sermoni quotidiani di Bergoglio, di Bassetti e di Galantino cominciano a dar fastidio, non perché troppo evangelici, ma perché troppo smaccatamente globalisti.

0 GALLERY DEVIL
 Perfino i cattolici stanno cominciando a svegliarsi: a molti di loro i sermoni quotidiani di Bergoglio, di Bassetti e di Galantino cominciano a dar fastidio, non perché troppo evangelici, ma perché troppo smaccatamente globalisti.

Attenzione: questo è un momento pericoloso. È pericoloso il momento in cui gi schiavi prendono coscienza di essere tali, e si accorgono che quelli che hanno ai polsi non sono monili, ma catene; e che colui che credevano l’amico e il protettore, è un cinico e spietato tiranno. Quando i poteri forti si sentono minacciati nei loro interessi, diventano ancor più feroci; sono capaci di qualsiasi cosa. perciò, nei prossimi mesi, bisogna aspettarsi di tutto, stare pronti e non lasciarsi sgomentare, Proveranno in ogni modo a far cadere questo governo, a colpi di spread o a  colpi di attentati; ci proveranno tutti insieme, i banchieri e i vescovi, il Pd e i frammassoni, perché in fondo si tratta di un unico partito trasversale, quello di chi comanda, sceso in campo contro un unico partito, quello della gente comune, che incomincia a capire come stanno in realtà le cose. E più si andrà avanti, più i nodi verranno al pettine: ci saranno altri casi come quello di Genova, altri nodi da sciogliere come quello della Società Autostrade; se ne è avuto sentore con la nomina di Marcello Foa a viale Mazzini, anzi, prima ancora, con la (mancata) nomina di Paolo Savona al ministero dell’Economia...

Qual è la lezione di Genova? 
di Francesco Lamendola
LA NOTA STONATA
Allah è grande? I funerali di Stato non dovevano diventare un’occasione per rilanciare la «teologia dei ponti»: di cattivo gusto insistere su di essa dal momento che un ponte crollando ha causato una strage nessuno in effetti applaude di Paolo Becchi  


La nota stonata. I funerali di Stato non dovevano diventare un’occasione per rilanciare la «teologia dei ponti»

0 800 arabo paracadute

Funerali di Stato, lutto nazionale a Genova. Lo Stato rappresentato con le più alte cariche e l’intera Nazione (anche col funerale trasmesso su Rai1) si stringono introno al lutto cittadino. Unica nota stonata: il campionato di calcio a livello nazionale non interrotto. Una vergogna. Ma le squadre cittadine sono presenti ai funerali.
All’ingresso del grande salone della Fiera, dove si svolgono le esequie, lunghi e sentiti applausi accolgono i membri del governo, fischi e contestazioni vengono invece riservati alla genovese Roberta Pinotti, ex ministro dei governi Renzi e Gentiloni, e al segretario del Partito democratico Martina e altri parlamentari. Dal punto di vista politico il messaggio più chiaro non poteva essere. Il popolo intuisce da che parte stanno le responsabilità politiche e il consenso nei confronti di questo governo è sempre più alto.
Ma ieri era anzitutto la giornata del dolore, il dolore di padri, madri, figli e figlie, parenti e amici che piangono i loro congiunti. Ma anche di tanti cittadini che vogliono manifestare la loro solidarietà partecipando al funerale. Volti affranti, smarriti, increduli di quello che sembrava impossibile succedesse (anche se molti genovesi lo temevano da tempo) e che invece è successo. Funerali solenni e religiosi, sì perché un simbolismo laico per dare un ultimo addio ai morti non esiste, e così a credenti e non credenti non resta che unirsi nella preghiera.
0 FUNERALI GENOVA
 I funerali di Genova


LE LETTURE

A celebrare non poteva che essere il cardinale Bagnasco. Due letture importanti scelte: dall’Antico Testamento, il Libro di Giobbe, il libro del dolore abissale, «grandissimo», assurdo e inspiegabile, e poi, dal Nuovo Testamento, il Vangelo secondo Matteo, le Beatitudini, il cosiddetto Discorso della Montagna. La disperazione dell’uomo giusto, di Giobbe e la speranza di Gesù. La quarta Beatitudine: «beati coloro che piangono perché saranno consolati»; la sesta: «beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati».
E qui ti aspetti un’omelia forte, all’altezza dei testi sacri. E invece il Cardinale strappa il facile (peraltro meritatissimo) applauso sui vigili del fuoco e sul fatto che Genova «riservata nascosta e schiva» non si arrende. Ma per il resto l’omelia, dopo un vago richiamo ad una «doverosa giustizia», si focalizza sul significato metaforico decisivo dei ponti. Di cattivo gusto insistere proprio ieri sulla «teologia dei ponti», dal momento che un ponte crollando ha causato una strage. Nessuno in effetti applaude.

BENEDIZIONE FINALE

La cerimonia si avvia alla fine con la benedizione delle salme che avviene tra gli applausi, una pratica demenziale purtroppo ormai entrata nell’uso. Pazienza. Acqua e incenso, l’acqua simbolo della vita e l’incenso che sale nel cielo. «Requiem aeternam», la preghiera rivolta a Dio per la pace delle anime dei defunti chiude la liturgia.
Credi di potertene tornare a casa in pace: la messa è finita. E no ti sbagli. Anche l’imam deve dire la sua, forse perché due persone di fede islamica sono morte nel crollo, e così le esequie cristiane si concludono con l’imam che urla diverse volte «Allah è grande!» e dopo anche lui ha tenuto il suo bel discorsetto sui ponti.
E così quella che doveva essere una giornata di lutto si trasforma in una occasione di propaganda per la «teologia dei ponti». Dimenticando che proprio un ponte è crollato.



di 
Paolo Becchi Libero

I "POCHI" VIDEO DI GENOVA
 Video. Ancora troppi i punti oscuri? com'è possibile che ci siano così pochi filmati del crollo di Genova? Demolizione controllata o disastro dovuto ad incuria nella manutenzione? Sia come sia il disastro gioverà ai soliti poteri "più o meno occulti"  


Il solitario video "O Dio !" ovvero quello dei bagliori sospetti.

  
A tutt'oggi, nonostante i tanti dubbi sulla paternità e casualità, questo è l'unico video che riprende il crollo di Genova?


Lavori sul Ponte Morandi prima del crollo


Video ripreso la sera precedente il crollo del Ponte Morandi a Genova. Si vedono chiaramente operai al lavoro esattamente sul punto dove è avvenuto il crollo!
(SkyTg24, venerdì 19 agosto 2018  Marcello Pamio)


Sky Tg24: Genova, Ponte Morandi. auto frenano improvvisamente prima del crollo

Ponte Morandi, auto frenano improvvisamente prima del crollo.
(Giorgio Montresor Tutto Verona Tv1 del 16 agosto 2018)


Ponte Genova Crollo - Demolizione Controllata


Comparazione tra il video del ponte Morandi "crollato" con quello di una Demolizione Controllata.
(jerico w del19 agosto 2018)

  
Due lampi di luce? Genova, diffusi nuovi video del crollo del ponte Morandi. Scricchiolii dal moncone del viadotto.


Mentre proseguono le indagini sul perché parte del ponte Morandi sia crollata la vigilia di ferragosto, arrivano nuove immagini che mostrano il momento esatto del disastro. E oggi sinistri scricchiolii, provenienti dal moncone del viadotto, hanno portato i vigili del fuoco a sospendere le operazioni di recupero dei beni dalle case degli sfollati. Servizio di Massimiliano Cochi
(News Tv2000 del 20 agosto 2018)




Crollo del ponte Morandi: troppi i punti oscuri. Intenzionalità dolosa della demolizione, in condizioni di visibilità scarsa, con un progetto già pronto?


Genova 14 agosto 2018: crolla parte del viadotto autostradale, noto come ponte Morandi. Demolizione controllata o disastro dovuto ad incuria nella manutenzione? Sia come sia, il disastro gioverà sia alla concessionaria sia ai poteri occulti che trasformano ogni tragedia in fonte di lucro ed in politiche che danneggiano la collettività.
Dispiace che sia Mattarella sia i rappresentanti del governo siano stati applauditi ai funerali di Stato: non sono forse le istituzioni di qualsiasi colore esse siano a sostenere legioni di disinformatori che si affannano a nascondere le verità su questi torbidi eventi come sulla geoingegneria clandestina? Lo stesso ministro Toninelli, una volta insediatosi, avrebbe dovuto subito denunciare lo stato di insicurezza di molte infrastrutture ed agire di conseguenza.
Naturalmente la responsabilità maggiore ricade sui suoi predecessori, tra cui soprattutto Del Rio, che ha ignorato precise informazioni circa lo stato precario del viadotto genovese. Riconosciamolo: come tutte le precedenti stragi di Stato (da Portella della Ginestra in poi) la verità ufficiale sulla catastrofe di Genova non sarà mai accertata, complice una magistratura che quasi sempre insabbia, invece di indagare.
Cemento armato. Si chiama così perché il cemento, da solo, non può fungere da funzione portante, poiché resiste solo a carico di compressione e non a trazione. Per questo nel cemento (precompresso o meno) viene annegata una maglia di acciaio, composta da tondini di vario diametro (nervati dai primi anni settanta), staffe e reti (in genere per le solette). Perciò una struttura in cemento armato non è sicura al 100%, giacché se il cemento viene sottoposto ad un carico di trazione superiore a quella per cui è stato concepito, si frattura, lasciando libera l'armatura in acciaio di estendersi. Infatti l'acciaio resiste a carichi di trazione elevatissimi e non lavora adeguatamente se concepito per una struttura in cemento armato. Una costruzione resistente a sismi o carichi fuori progetto è una struttura interamente in acciaio. Normalmente, in questi casi, si tratta di putrelle verticali, orizzontali e rese elastiche e resistenti tramite le cosiddette controventature, che permettono quindi al manufatto di oscillare senza cedere. Il ponte Morandi era un ponte realizzato secondo il concetto della "precompressione". Che cos'è la precompressione? E' presto detto: per aumentare la resistenza del cemento alla trazione (come detto il cemento non ha una buona resistenza alla trazione) la trave, durante la fase di indurimento, viene sottoposta ad una preventiva trazione, cosicché, a fine fase di indurimento, risulterà "pre-compressa" e quindi con una riserva utile di carico alla trazione. Una struttura come il ponte sul Polcevera, quindi, per crollare, deve subire un danno grave ed irreversibile all'armatura d'acciaio. Per questo motivo è impossibile che il viadotto possa essere collassato su se stesso in pochi secondi senza una drammatica azione scatenante il collasso degli stralli precompressi. In una demolizione controllata i punti deboli della struttura sono i nodi di collegamento tra tiranti e pilone ed è lì che devono essere intervenuti per indurre il cedimento repentino della campata prima e dei tiranti (stralli) e pilone successivamente.
(Rosario Marcianò del 19 agosto 2018)

Vedi anche:
0 clicca qui

Ponte Morandi: un nuovo Pentagono? Non siamo noi i complottisti per forza, siete voi, le famose "autorita' preposte", nel momento in cui ci raccontate "scemenze insostenibili", che favorite il terreno perche' nascano dei sospetti di Massimo Mazzucco 

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/archivi/video/6644-i-video-di-genova

Roberto Quaglia: Tre misteri sul crollo del Ponte Morandi


Man mano che passano le ore diventa sempre più evidente che sul crollo del Ponte Morandi esistono delle zone oscure su cui è necessario fare chiarezza.
19/08/2018 13:15

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.