ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 24 settembre 2018

I nuovi lapsi

L'ACCORDO
Cina-Vaticano, il trionfo dei "lapsi"

Nel III secolo vennero definiti lapsi i cristiani che per sfuggire alle persecuzioni accettarono di bruciare incensi alle divinità pagane pretendendo di mantenere segretamente la fede cristiana. Sono sempre stati condannati dalla Chiesa, ma oggi l'accordo Cina-Vaticano rovescia il giudizio: i veri fedeli cattolici sono i lapsi, questa è la vera svolta storica.



Durante le persecuzioni del III secolo, non tutti i cristiani ebbero la forza di resistere fino al martirio. E siccome l’imperatore richiedeva un certificato che attestasse il ritorno al paganesimo dei cristiani, diversi di loro cedettero. Alcuni tornando effettivamente al paganesimo, ma molti altri compiendo un gesto esteriore (tipo bruciare l’incenso alle divinità pagane) per ottenere il certificato ma mantenendosi cristiani nel cuore (almeno nell’intenzione). Furono chiamati lapsi, cioè “caduti, scivolati”. La Chiesa non ha mai giudicato bene i lapsi, malgrado alcuni sicuramente pensassero in buona fede di poter salvare così la fede cristiana dall’annientamento. Così per coloro che, successivamente chiedevano di rientrare nella piena comunione con gli apostoli, fu prescritto un lungo cammino penitenziale. Dovevano davvero dimostrare il desiderio di una piena conversione.


Nel corso della storia, davanti alle tante persecuzioni che la Chiesa ha dovuto subire in tutto il mondo, la vicenda dei lapsi si è ripetuta molte volte e, pur cambiando nel tempo le modalità di gestire la situazione, la Chiesa ha sempre avuto un giudizio chiaro di condanna, pur mantenendo un atteggiamento di accoglienza per quanti si sono poi pentiti e realmente convertiti. Questo almeno fino ad oggi.

L’accordo tra Cina e Santa Sede sulla nomina dei vescovi (ora affidata al regime cinese) rovescia il giudizio, ed è questa – più ancora che l’accordo in sé – la svolta storica: ora i veri fedeli cattolici sono i lapsi, ovvero coloro che per evitare la persecuzione hanno aderito all’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, organismo creato e diretto dal Partito comunista con lo scopo di porre sotto il proprio totale controllo la Chiesa cattolica così come avviene anche per le altre religioni “ufficiali”. A sbagliare sono i fedeli della Chiesa cosiddetta “clandestina” o “sotterranea”, coloro che in questi settanta anni hanno pagato con il sangue e persecuzioni di ogni genere la fedeltà al Papa.

Racconto un aneddoto, tanto per capirci. Molti anni fa, insieme a un missionario ho incontrato a Shanghai un sacerdote della Chiesa sotterranea; ebbene chiedevamo tra l’altro informazioni su questo o quel vescovo, finché giunto ad un nominativo il nostro prete ci pensa su un po’ e dice: «Mmhh, non è mai stato in prigione, non è buono». Allora in Vaticano la si pensava allo stesso modo (almeno al vertice), oggi il giudizio è rovesciato e a doversi “convertire” sono i fedeli della Chiesa sotterranea: in fondo, si dice, i “patriottici” hanno permesso di tenere aperte le chiese e mantenere un canale aperto con il regime.

Era sostanzialmente anche la posizione del senatore Giulio Andreotti, che da direttore del mensile 30 Giorni trasmise questo approccio alla sua redazione. E forse non è un caso che oggi i giornalisti più accesi nel difendere la realpolitik vaticana e nell’insultare quanti non si adeguano, arrivino proprio da quella “scuola” (e guarda caso sono anche i più determinati “guardiani della rivoluzione” ecclesiale in atto).

Peraltro, il giudizio su Chiesa patriottica e sotterranea non è legato alle mutate condizioni in Cina che oggi potrebbero richiedere un diverso approccio. Anzitutto perché l’accordo avviene non certo in un momento di apertura del regime cinese; al contrario, la presidenza di Xi Jinping, quanto al rapporto con le religioni, ricorda molto da vicino i tempi della famigerata “Rivoluzione culturale” di Mao Zedong. In secondo luogo, gli artefici vaticani dell’accordo con la Cina, condannano anche l’atteggiamento passato di quanti non hanno aderito all’Associazione patriottica. Leggiamo un passaggio illuminante del commento scritto il 22 settembre sul Corriere della Sera da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e certamente tra i “suggeritori” dell’accordo (non a caso sul Corriere egli anticipa e spiega sempre ciò che sta per accadere tra Santa Sede e Cina). Scrive dunque Riccardi spiegando le origini della divisione: «D’altra parte si è parlato di una “Chiesa clandestina”, con vescovi riconosciuti da Roma, che credevano di dover resistere al controllo governativo».

«Credevano di dover resistere»: era evidentemente una impressione soggettiva, magari condivisa dai Papi di allora, ma non necessariamente la cosa giusta, anzi alla luce dei fatti odierni era evidentemente sbagliata. Non bruciare incensi alle divinità pagane su ordine dell’Imperatore, non è più una virtù.

La discontinuità rispetto al passato è così evidente che i soliti “guardiani della rivoluzione” si sentono in dovere di dimostrare che Francesco sta solo attuando ciò che anche i suoi predecessori volevano fare. Anche Giovanni Paolo II - si dice - voleva un accordo con Pechino, anche Benedetto XVI affermava che non si può andare avanti in uno stato di conflitto eterno con le autorità cinesi; addirittura c’è chi si spinge ad affermare che Benedetto XVI era d’accordo perfino sulla nomina dei vescovi da parte del governo cinese (e allora chissà perché, visto che “il chi nomina i vescovi” è sempre stato il cuore del problema, l’accordo non è stato firmato da papa Ratzinger). In realtà, le cose stanno ben diversamente: un conto è il desiderio, un conto che ci siano le condizioni per realizzarlo rispettando la natura della Chiesa.

Giovanni Paolo II certamente aveva a cuore la Cina e la soluzione del problema del rapporto con il regime per il bene dei cattolici cinesi; tante volte ha mandato messaggi in questo senso e lasciava agire sul campo personaggi come il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, e il cardinale Roger Etchegaray che si spingevano anche a concessioni molto generose. Ma Giovanni Paolo II conosceva anche come trattare con i regimi comunisti e, mentre mandava segni di distensione, mantenne ferma la decisione di canonizzare il 1° ottobre 2000 (anniversario della fondazione della Repubblica maoista) 120 martiri cinesi, gesto che irritò non poco (per usare un eufemismo) il regime.

Quanto a Benedetto XVI, si cita la sua Lettera ai cattolici cinesi del 27 maggio 2007, come la base degli accordi odierni. Ci spiega infatti una entusiastica Stefania Falasca dalle colonne di Avvenire che Benedetto XVI così scriveva: «Auspico che si trovi un accordo con il Governo per risolvere alcune questioni riguardanti sia la scelta dei candidati all'episcopato sia la pubblicazione della nomina dei vescovi sia il riconoscimento — agli effetti civili in quanto necessari — del nuovo vescovo da parte delle Autorità civili». E poi aggiungeva che «la soluzione dei problemi esistenti non può essere perseguita attraverso un permanente conflitto con le legittime Autorità civili».

Siccome la menzogna si nutre di mezze verità, la citazione di Benedetto è ovviamente tagliata su misura. L’auspicio dell’accordo, nella lettera del 2007, è preceduto da numerosi passaggi in cui è assolutamente chiaro che il compito di nominare i vescovi spetti alla Chiesa e non al regime. Lo si intuisce anche dalla frase citata che lascia intendere chiaramente che il problema consiste nel come far accettare le nomine episcopali alle Autorità civili.

E quanto al fatto che la soluzione dei problemi non si trova attraverso un permanente conflitto con le legittime Autorità civili, la frase di Benedetto XVI così prosegue: «Nello stesso tempo, però, non è accettabile un'arrendevolezza alle medesime quando esse interferiscano indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa».
Se non fosse chiaro, per Benedetto XVI i vescovi non possono essere nominati dal governo cinese.

L’accordo attuale, laddove l'unica cosa chiara è che a nominare i vescovi è il regime – e prova ne è che sono stati subito accettati nella comunione con il Papa i sette vescovi recentemente nominati in segno di sfida dal governo senza il consenso della Santa Sede – è in evidente discontinuità non solo con i Papi precedenti ma con tutta la tradizione della Chiesa.

I nuovi lapsi sono i veri vincitori, non solo in Cina.

Riccardo Cascioli

http://www.lanuovabq.it/it/cina-vaticano-il-trionfo-dei-lapsi

PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERÒ. UN LIBRO DEL CARDINALE JOSEPH ZEN AL TEMPO DELL’ACCORDO SEGRETO.


Esce in italiano, proprio mentre Pechino e la Santa Sede annunciano un accordo provvisorio segreto per la nomina dei vescovi, un libro del cardinale Joseph Zen: “Per amore del mio popolo non tacerò”.
Un testo che dimostra il suo grande amore per la Chiesa; un testo drammatico. Drammatico perché mette in luce le profonde incomprensioni che stanno accompagnando il cammino della riconciliazione fra Chiesa Cattolica e governo comunista cinese. Un cammino che secondo il Cardinale Zen, cinese e profondo conoscitore della Cina, rischia di trasformarsi in un fallimento grazie ad un accordo imminente che sfavorirebbe enormemente la Chiesa Cattolica e punirebbe i membri della Chiesa clandestina, coloro che non hanno accettato di entrare nelle organizzazioni ufficiali e che hanno già pagato duramente la loro fedeltà alla Sede Apostolica.
In un momento in cui le persecuzioni religiose si intensificano, e si stringe sempre di più la morsa sulla libertà religiosa in Cina, ci si chiede se è ragionevole fare un accordo che non appare – per il poco che se ne sa, e anche questo non può che indurre alla diffidenza –  veramente poco vantaggioso per le ragioni dell’evangelizzazione. Riflettendo sull’anniversario della Lettera ai cattolici cinesi di Benedetto XVI, il Cardinal Zen ci fa vedere la strategia verso la Cina della Chiesa Cattolica negli ultimi decenni, una strategia con momenti luminosi ma anche con non pochi fallimenti, denunciati con chiarezza da un testimone diretto degli eventi.
Riportiamo alcuni passaggi: <Quando Papa Benedetto mi fece Cardinale, ho capito che voleva che io lo aiutassi per la Chiesa in Cina, ma per avere una conferma di ciò, chiesi una breve udienza in settembre. Avuta tale conferma, credetti necessario di andare a informare il nuovo Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione. Appena mi vide, mi disse: “Non si agiti tanto, il Signore ha il suo tempo”. Io risposi: “Sì, il Signore ha il suo tempo, ma noi possiamo anche essere impazienti, sono già tanti anni…” Gli confidai che mi piaceva il Salmo 44[43] che noi preti recitiamo ogni due settimane nel Breviario, salmo che conclude: “Signore, svegliati! Non dormire più! Vuoi dimenticarci per sempre?” Egli mi disse: “Cardinal Zen, non dimentichi che anche i comunisti sono nostri fratelli; Nostro Signore morì anche per loro sulla croce”. Ed io: “Ma, Eminenza, pensa che io non creda a quello che Lei dice? Però, i comunisti sono miei fratelli, ma anche i Vescovi che loro mettono in prigione sono miei fratelli; da che parte devo stare?” Egli concluse la conversazione dicendo: “Ci sono tante cose che noi possiamo fare e Lei no.” Insomma, voleva che io stessi fuori. La mia risposta fu: “Sì, voi avete la possibilità di commettere molti errori, mentre noi no”>.
E questo brano riguarda la nomina di mons. Pietro Parolin a Segretario di Stato: <Anch’io sono stato tra quelli che hanno applaudito alla sua nomina. Ma con mia dolorosa sorpresa egli mi si rivelò presto arrogante e prepotente, stimando più il successo diplomatico (mondano) che il trionfo della fede.
La prima mia sorpresa è stata quando egli, in un discorso commemorativo del suo Maestro Casaroli, descrive gli eroi della fede: (il Cardinale Wyszynski, il Cardinale Mindszenty e il Cardinale Beran, pur senza nominarli) come dei “gladiatori, gente che si oppone sistematicamente al governo, gente che vuole mettersi in vista sul palcoscenico politico”!? Ma disprezzare questi eroi è disprezzare la fede!
L’altra sorpresa è stata quando ha fatto sparire la Commissione per la Chiesa in Cina alla chetichella, abbandonando la tradizione dell buone maniere diplomatiche della Santa Sede, anche quando fa le cose più malvagie. Ovviamente non aveva più pazienza di ascoltare la mia voce discordante.
Segue poi la maniera subdola di disfarsi della voce di Savio Hon, mandandolo via da Roma ma trattenendolo ancora al guinzaglio, facendone un dipendente della Segreteria di Stato.
Ma quel che mi preoccupa di più è la sua mancanza di rispetto per la verità. Intelligente come è, quei sofismi e mezze verità (citazioni a metà) non possono essere che bugie ad occhi aperti.
Sbarazzatosi di me e di Savio, il Cardinale Parolin ha tutto il campo aperto senza ostacoli. Spinge giù con forza Papa Francesco sul pendio del suo ottimismo. Ma Parolin ha conosciuto benissimo la faccia orribile del comunismo cinese!!! Perché nasconde la verità̀ al Papa?>.
Il Cardinale afferma verso la fine del libro:
<I signori del Vaticano non dicono che lo scopo di aver un accordo è di favorire l’evangelizzazione della grande nazione? Si ricordino che il potere comunista non è eterno! Se oggi vanno dietro il regime, domani la nostra Chiesa non sarà benvenuta per la ricostruzione della nuova Cina. In questo momento tutto il mondo vede un terribile peggioramento per la libertà religiosa in Cina. C’è da sperare qualche guadagno nel venire a patti con questo governo? Quando dico che è quasi come sperare che San Giuseppe possa ottenere qualcosa da un dialogo con Erode, non è una battuta. Allora cosa dobbiamo fare?
Tornare alla lettera di Papa Benedetto, all’inizio della quale egli prega il Signore perché ‘abbiate una piena conoscenza della sua volontà…rafforzandovi con ogni energia secondo la sua gloriosa potenza per poter essere forti e pazienti in tutto’ (Inizio lettera ai Colossesi)>.
Un testo che mostra un grande amore alla Chiesa e ai Papi, ma anche un grande bisogno per la verità. Se si vuole capire cosa succede fra Vaticano e Cina, non si può mancare di leggerlo.
Il Cardinale Joseph Zen (1932), salesiano, ha per molti anni insegnato nei seminari della Cina. Vescovo di Hong Kong dal 2002 al 2009. Nel 2006 Papa Benedetto XVI lo crea Cardinale. Egli è una delle voci più ascoltate e più autorevoli nel denunciare la situazione religiosa nella Cina comunista.
Il libro è in disponibilità: immediata su tutti i negozi amazon in formato kindle e cartaceo e su oltre 100 negozi online in formato Epub (Feltrinelli, Rizzoli, Mondadori, hoepli, Book republic, Libreria universitaria, San Paolo store, Il fatto quotidiano, Il giardino dei libri, Google play, Ibooks store, Kobobooks, Tolino, Casa del libro, Bajalibros, Nookstore, Weltbild, El corte inglés, Barnes and Nobles etc.)

Marco Tosatti

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