ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 4 settembre 2018

Il bersaglio dei turiferari

[ESCLUSIVA] Intervista a Marco Tosatti sul dossier Viganò.



Con piacere intervistiamo Marco Tosatti, vaticanista bersagliato dai fedelissimi di Bergoglio in questi giorni in cui è esploso il “caso Viganò”. [RS]


 RS: È giudicato tra gli artefici del “dossier Viganò”, in particolare da accesi sostenitori di Bergoglio, che spesso sostengono posizioni ultraprogressiste. Cos’ha da dire in merito? Davvero è lei il grande burattinaio?
MT: Nel momento in cui la testimonianza di mons. Viganò è apparsa, in italiano, spagnolo e inglese, i media vicini al Pontefice regnante e naturalmente ancora di più i giornalisti e propagandisti legati al Vaticano hanno cominciato a lavorare. Non per verificare se le affermazioni dell’ex nunzio fossero veritiere; ma per screditarlo su tutti i piani possibili. E hanno cercato di usare anche la mia povera persona, per il minimo contributo che ha dato a questa operazione. E allora, come ho già fatto in questi giorni diverse volte e in diverse lingue devo dire che:
Non ho convinto assolutamente nessuno a fare niente. Mons. Viganò ha preso contatto con me perché voleva far sapere delle cose pubblicamente, e voleva farlo – inizialmente – con un’intervista. Dopo il primo contatto, mi sono limitato a fargli notare che l’uscita del rapporto del Grand Jury di Pennsylvania andava a toccare i temi di cui voleva parlare, e che forse se voleva ancora fare l’intervista, era questo il momento opportuno per la sua iniziativa.

Tantomeno ho “persuaso” a rendere pubblico il documento. E il mio contributo è stato quello di un editing professionale; cioè abbiamo lavorato sulla bozza, il cui materiale era integralmente del Nunzio, per verificare che fosse scorrevole e giornalisticamente utilizzabile.
Temo di dover smentire che la mia partecipazione abbia qualche cosa di clamoroso. Probabilmente se si fosse deciso di fare un’intervista, il mio apporto sarebbe stato ancora maggiore, perché avrei posto delle domande; cosa che evidentemente non poteva avvenire in un documento-testimonianza.
La scelta del tempo di uscita è stata condizionata dal fatto che mons. Viganò desiderava che il documento fosse pubblicato, oltre che in italiano, in spagnolo e inglese. Questo ha comportato qualche giorno di attesa per le traduzioni; e da mercoledì – data in cui il testo base italiano è stato finito – a domenica mattina sono passati solo tre giorni.
È straordinario che anche questa circostanza – il fatto che la persona che doveva fare l’intervista abbia contribuito all’editing della testimonianza – sia stata utilizzata da qualcuno in maniera strumentale per cercare di gettare discredito su questa operazione di chiarezza e di coraggio compiuta da mons. Viganò. Direi che lo si può interpretate come un segno di disperazione di quanti cercano di distrarre da un silenzio e da un rifiuto di dare risposte che sta diventando pesante per molti cattolici.
 RS: Ha già cercato di contattare alcuni dei prelati menzionati da mons. Viganò per riscontri?
MT: Sì, senza molta fortuna, e credo che altri colleghi – come Gerard O’Connell – abbiamo fatto la stessa cosa, senza molto successo. Ovviamente, nel clima di terrore che si respira in Vaticano, chi avrebbe il coraggio di dire: sì, quello che mons. Viganò denuncia è vero?
 RS: In America diversi vescovi hanno già chiesto chiarezza, andando un po’ contro il “non dirò una parola” di Bergoglio. La questione abusi è più sentita lì oppure siamo di fronte a uno scontro tra fazioni?
MT: La questione delle “divisioni”, delle “fazioni”, dei “gruppi di potere” è un’altra delle deformazioni (al meglio) o menzogne (al peggio) inventate dalla cerchia di spin doctors che aiuta il Pontefice nella sua strategia. Che è la stessa seguita nel caso dei “Dubia”: non rispondere a domande legittime, e scatenare le sue mute di aiutanti ad attaccare chi pone le domande.
RS: Anni fa era rarissimo trovare un vaticanista che criticasse la linea del Vaticano, facendo richiami alla dottrina. Anche questo è uno dei frutti di Francesco? È un fatto contingente dovuto ad una più evidente necessità della difesa della Fede o lo ritiene un fatto figlio del “liberi tutti” maturato negli ultimi decenni?
MT: Anche adesso è difficile trovarlo. Anzi, direi che è esattamente il contrario. Pensate ai tempi di Giovanni Paolo II, e tutti gli attacchi che ha dovuto subire! Pensate a Benedetto XVI, e il suo calvario mediatico, certamente immeritato, e certamente voluto dai Signori del Mondo perché il suo messaggio, a differenza di quello di Francesco, andava contro la cultura imperante. Oggi chi avanza dubbi, perplessità, critiche siamo una manciata di persone, alcune delle quali, come Aldo Maria Valli, veramente molto coraggiose. Gli altri, o per convincimento, o per ragioni ideologiche (il Papa è “de sinistra”) o per ragioni economiche, di interesse o di paura sono proni alla narrazione vaticana. L’informazione sul Vaticano era molto più libera e indipendente nei decenni passati.

RS: È possibile che ci sia un problema dottrinale alla base degli abusi sessuali? Secondo alcuni studi (citati ad esempio qui) le due cose sarebbero correlate.
MT: La mancanza di fede è alla base di tutto, e su questo non credo che ci possa essere dubbio. Ma ora c’è di più: c’è il tentativo evidente di riabilitare anche all’interno della Chiesa, come già è accaduto fuori, nella società occidentale (ma solo lì…) i rapporti omosessuali, fregandosene altamente di quello che poteva dire San Paolo, Santa Caterina da Siena, e una buona squadra di altri santi e papi. Questo lo dobbiamo a una lobby non so se omosessuale (anche se può essere) quanto certamente omosessualista di cui persone come il gesuita James Martin, un altro gesuita qui in Italia e mons. Marcello Semeraro, che organizza un Forum da anni per le persone LGBT nella sua diocesi di Albano sono solo alcuni degli esponenti. Consiglio di leggere il lavoro del prof. Oko sull’omoeresia nella Chiesa. E quello a cui assistiamo, in Cile come negli Stati Uniti, in Honduras come a Roma sono gli effetti drammatici e disastrosi di una cultura pervasiva dell’omosessualità nel clero. Legata, ovviamente, alla mancanza di fede. Mentre leggevamo la sua testimonianza, a un certo punto mons. Viganò ha commentato: ma come facevano a dire messa?!
RS: Nell’ipotesi in cui Bergoglio dovesse fare un passo indietro, una Chiesa con due papi dimessi e un terzo in carica non manifesterebbe una debolezza profondissima?
MT: La vera debolezza la Chiesa la manifesta nel silenzio, nell’ambiguità, nella confusione. Un commentatore americano scriveva: forse due papi in pensione sono meglio di uno, con un terzo papa impegnato realmente a ripulire. Non credo che ci sia peggior clericalismo di quello di chi si nasconde dietro una talare – di qualunque colore essa sia – o usa brani della Scritture per giustificare il rifiuto a rispondere a legittime domande.
RS: Le voci sul fatto che dietro a tutto ci sia lei, però, rimangono. Può farci una previsione di come va a finire?
MT: Male. Ma forse è necessaria una purificazione dolorosa. Credo però che il “Cerchio magico” intorno al Pontefice e il Pontefice stesso non si rendano conto di quanto sia grande, e monti, la rabbia dei semplici fedeli laici, negli Stati Uniti, ma anche in Cile, e anche in Irlanda, e in Honduras, e persino da noi. Vedo sui social sempre più spesso, accanto ai commenti di chi scrive “Giusto o sbagliato, il mio Papa”, la voce di chi si chiede se non ci sia qualche cosa di sbagliato da qualche parte, e che cosa si potrebbe fare. L’ultimo, letto pochi minuti fa, era di una donna che proponeva di trovarsi la sera a piazza San Pietro per recitare un Rosario per la Chiesa. Senza proteste, senza niente: solo un Rosario. In quasi quarant’anni che mi occupo di Vaticano non avevo mai visto niente del genere. E allora è inutile che i propagandisti continuino a raccontarci che lo “scandalo” è colpa di un complotto, dei conservatori, di Tosatti, Valli e Viganò…
di  il Nessun commento
*** *** ***

Ricordiamo ai lettori la prossima uscita del libro COSA VOSTRA – Dalla Pro Deo alla ‘mafia di San Gallo’ – Gli ‘affari riservati’ della ‘chiesa della misericordia’

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.