Ma di cosa stiamo parlando? Bergoglio è eretico. Sono 5 anni che è caduto manifestamente nell’eresia; l’unica cosa che stupisce è che nessuno nella Chiesa sia insorto a suo tempo con la necessaria energia per fare chiarezza
di Francesco Lamendola
Dimissioni valide di Benedetto XVI, dimissioni non valide; elezione di Francesco valida, elezione non valida; Dossier Viganò sì, dossier Viganò no. Bergoglio sapeva di McCarrick, Bergoglio non sapeva. Amoris laetitia sì, Amoris laetitia no. Comunione ai divorziati sì, Comunione ai divorziati no; Correctio filialis sì, Correctio filialis no. Ma di cosa stiamo parlando? Ci stiamo interrogando se il papa regnante sia eretico oppure no: se eretico, infatti, automaticamente non sarebbe papa. Un papa eretico è un controsenso. Il papa è il custode del Deposito della fede: per questo è papa, non per altro. Non per lavare i piedi ai poveri (preferibilmente musulmani) e neanche per indire giubilei ordinari e straordinari. Il suo compito è uno: custodire la fede, intatta, così come l’ha ricevuta dalle mani del suo predecessore, il quale, a sua volta, l’ha ricevuta intatta, e tale deve rimanere, perché la fede cattolica è quella e non si cambia. In questo senso non esiste progresso, non esiste rinnovamento, non esiste riforma: questi sono concetti profani, che si applicano al mondo profano e alle realtà profane, non alla Chiesa. Ciò non significa che la Chiesa debba restare immobile; significa che deve restare immutato il Deposito della fede.
Tutto il resto può anche essere modificato, se possibile in maniera graduale, motivata e intelligente, ma soprattutto in maniera rispettosa della fede dei credenti: perché i cattolici non sono automi, non basta dire, un bel giorno: contrordine, compagni!, come facevano i dirigenti del vecchio P.C.I. ai suoi militanti, qui stiamo parlando di qualcosa di perenne, che ha la sua base nel mondo, ma la sommità che arriva fino al Cielo, perché vi partecipa la grazia del Signore, sotto forma dello Spirito Santo. Quindi si possono capire, e accettare, delle riforme in ambito liturgico e pastorale, giammai in materia di fede. La fede è quella e non si tocca. Chi la tocca incorre nel peccato di eresia; e, se l’eresia è ampia e sistematica, si parla di apostasia. Chi vuol cambiare singoli punti della dottrina è eretico, chi la vuol cambiare in più punti e sistematicamente, è apostata. In entrambi i casi, si tratta di un tradimento della fede ed è assolutamente impensabile che a macchiarsi di tali colpe sia un consacrato, a maggior ragione un romano pontefice. Non era mai successo, nell’arco di ben duemila anni: su duecentosessantasei papi, duecentosessantacinque hanno potuto, qua e là sgarrare, mai però cadendo apertamente nell’eresia, tanto meno nell’apostasia. Ma con il signore argentino, questo è accaduto. È un fatto gravissimo, unico nella storia della Chiesa, che pone problemi inediti, enormi ed urgenti. La Chiesa cattolica conta quasi un miliardo e trecento milioni di fedeli, sparsi in tutto il mondo. Il papa è il vicario di Cristo e il capo della Chiesa: dunque, il fatto di un papa che incorre apertamente nell’eresia solleva delle questioni di eccezionale gravità.
Il gesuita Bergoglio è eretico, come i teologi alla Karl Rahner (pure lui gesuita), che credono di poter dire una parola di verità che risulti superiore alle Parole di Gesù Cristo nel Vangelo; in un certo senso, ritengono di essere in diritto di perfezionare la Rivelazione.
In effetti, Bergoglio nell’eresia era caduto fin quasi dal principio del suo pontificato: molto prima di Amoris laetitia e della successiva lettera con i dubia dei quattro cardinali. Solo che si era ancora nel clima di euforia (abbondantemente pilotato dai mass media laici e laicisti) per l’elezione del papa venuto dalla fine del mondo con grandi progetti di rinnovamento, quasi un novello Giovanni XXIII, e infatti disse fin dall’inizio – e lo disse al signor Eugenio Scalfari, padre nobile del laicismo e dell’anticlericalismo militanti di stampo massonico, in una intervista al quotidiano La Repubblica - di voler attuare sino in fondo le decisioni del Concilio, espressione che faceva sognare tutti i cattolici progressisti e neomodernisti, anche se priva di significato, dato che le decisioni del Concilio non solo sono state attuate, ma si è andati, e fin da subito, molto al di là di esse, per esempio con la soppressione della lingua latina nella liturgia, quindi non si capisce affatto in che cosa dovrebbe consistere questa piena applicazione. Sta di fatto che nessuno, o quasi nessuno, sollevò il problema, quando esso si pose: e si pose il 24 novembre del 2013, a otto mesi dalla sua elezione, allorché il signor Bergoglio rese pubblica l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, “la gioia del Vangelo”, dedicata all’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. Nei §§ 247-249, infatti, ma specialmente nel primo di essi, egli faceva delle affermazioni apertamente eretiche:
247. Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata revocata, perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm11,29). La Chiesa, che condivide con l’Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell’Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (cfrRm 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare l’Ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr 1 Ts 1,9). Crediamo insieme con loro nell’unico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la comune Parola rivelata.
248. Il dialogo e l’amicizia con i figli d’Israele sono parte della vita dei discepoli di Gesù. L’affetto che si è sviluppato ci porta sinceramene ed amaramente a dispiacerci per le terribili persecuzioni di cui furono e sono oggetto, particolarmente per quelle che coinvolgono o hanno coinvolto cristiani.
249. Dio continua ad operare nel popolo dell’Antica Alleanza e fa nascere tesori di saggezza che scaturiscono dal suo incontro con la Parola divina. Per questo anche la Chiesa si arricchisce quando raccoglie i valori dell’Ebraismo. Sebbene alcune convinzioni cristiane siano inaccettabili per l’Ebraismo, e la Chiesa non possa rinunciare ad annunciare Gesù come Signore e Messia, esiste una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica e aiutarci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola, come pure di condividere molte convinzioni etiche e la comune preoccupazione per la giustizia e lo sviluppo dei popoli.
La fede è quella e non si tocca. Chi la tocca incorre nel peccato di eresia; e, se l’eresia è ampia e sistematica, si parla di apostasia. Chi vuol cambiare singoli punti della dottrina è eretico, chi la vuol cambiare in più punti e sistematicamente, è apostata.
Ora, il problema è che l’affermazione di Bergoglio: al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata revocata, perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11,29) non è ammissibile, non è cattolica, quindi è eretica; e all’eresia si aggiunge la pestifera malizia di aver citato un passo della Epistola ai Romani per chiamare san Paolo a mallevadore di una tale eresia. Si tratta di un’affermazione eretica perché è in contrasto con il Magistero, non per una nostra opinione teologica; del resto, qualunque speculazione teologica deve cedere davanti al Magistero. La teologia è nata per essere l’ancella della fede, ma a partire dal Concilio Vaticano II, paradossalmente, è divenuta, in un certo senso, la sua nemica, o almeno la sua tentatrice. I teologi alla Karl Rahner, o alla Hans Küng, e, oggi, alla Walter Kasper, se ne servono per scardinare le verità di fede e per sostituirle con delle verità umane, scaturite dalla loro arroganza intellettuale. Nella loro folle superbia (quos deus perdere vult, dementat prius), essi credono di poter dire una parola di verità che risulti superiore alle Parole di Gesù Cristo nel Vangelo, così come agli altri documenti del Nuovo Testamento; in un certo senso, ritengono di essere in diritto di perfezionare la Rivelazione.
Nel Concilio ecumenico di Firenze del 1431, sotto papa Eugenio IV, venne affermato testualmente:
La sacrosanta Chiesa Romana … crede, professa ed insegna fermamente che la materia riguardante l’Antico Testamento, la Legge Mosaica, che si divide in cerimonie, riti sacri, sacrifici e sacramenti, poiché essi vennero stabiliti per significare qualcosa di non ancora avvenuto, anche se furono propri del culto divino di quel tempo, dopo la venuta di Nostro Signore, essi hanno cessato la loro funzione, e hanno avuto inizio i sacramenti del Nuovo Testamento; ...Quindi, tutti quelli che, da quel momento in poi, osservano la circoncisione e il sabato e gli altri requisiti della legge, essa (la Chiesa Romana) li dichiara estranei alla fede cristiana e almeno non idonei a partecipare alla salvezza eterna, a meno che un giorno si riprendano da questi errori. (D.S. 1348).
E non basta. Il papa Benedetto XIV, nell’enciclica Ex quo primum del 1° marzo 1756, si rifà al Concilio di Firenze, e afferma, in particolare, al § 61:
Le cerimonie della Legge Mosaica sono state abolite con la venuta di Cristo; dopo la promulgazione del Vangelo non si possono più osservare senza peccato. Pertanto la discriminazione tra cibi mondi e immondi proclamata dalla Legge antica appartiene ai precetti cerimoniali: questo è sufficiente perché si possa sostenere a buon diritto che essa non esiste più, e che non deve ammettersi una discriminazione fra i cibi.
Ora si discute dell’ennesimo scandalo sulla pedofilia, quello legato al memoriale Viganò. Ma sono cinque anni che Bergoglio è caduto manifestamente nell’eresia.
Ma di cosa stiamo parlando? Bergoglio è eretico
di Francesco Lamendola
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