Etica e morale di Bergoglio celano un vero imbroglio
Quando l’etica e la morale sociale sono private della dottrina, si viene a creare un vuoto molto grave che viene riempito col relativismo di un pensiero non cristiano. Il vuoto creato verrà riempito di socialismo, di marxismo, di lotta per il popolo… sviluppando ed alimentando un vero mostro: “la teologia della liberazione; la teologia del popolo”, senza nascondere fondamentalismi opposti quali sono poi le dittature dette di destra, generate però anche dall’invadenza di queste teologie non cristiane.
Vi informiamo che abbiamo aperto un canale su YouTube – vedi qui – dove troverete tutta una serie di video-audio dei testi qui riportati nel sito. MENTRE QUI TROVERETE il video-audio del testo a seguire:
Prendiamo spunto da un prezioso articolo del professor Stefano Fontana, vedi qui, il quale spiega bene il pericolo nascosto in alcuni concetti e pensieri espressi da Bergoglio, rilasciati in una intervista. Tuttavia, poichè molti sono digiuni di un simile frasario e di simili concetti, poiché non comprendono bene “cosa ci sarebbe di male a difendere i poveri…” (che già sarebbe una affermazione non corretta, perché nessuno nega a papa Francesco la doverosa denuncia contro gli scartati..), soffermandosi solo su pensieri superficiali e gradevoli all’udito, cercheremo di spiegare al meglio le ragioni dell’allarme lanciato dall’ottimo Fontana il quale, per la verità, se letto bene e con onestà del cuore e della mente, si capisce già molto bene quanto dice. Non andremo a chiuderci in gironi infernali politici, vogliamo piuttosto affrontare il tema esclusivamente dal punto di vista proprio del Vangelo e della corretta dottrina sociale della Chiesa.
Cominciamo da due aspetti tratti dall’articolo:
- “Il Sole 24 Ore ha pubblicato un’ampia intervista a Papa Francesco, del 7 settembre 2018, su temi di Dottrina sociale della Chiesa come il lavoro, l’impresa, l’economia e la finanza, gli immigrati, l’Europa. Alle domande del direttore Guido Gentili, papa Francesco ha risposto con le espressioni a lui care come per esempio testimoniare la speranza, allargare gli orizzonti, società dello scarto, etica amica dell’uomo, economia che uccide e così via…”
e conclude, Fontana, alla fine di una ampia e pregevole spiegazione:
- “E’ una intervista ricca di osservazioni etiche, dicevo. Ma il punto è questo: Benedetto XVI aveva messo in guardia su questo punto: non tutto ciò che il mondo oggi chiama etico lo è veramente. I codici etici delle aziende spesso non lo sono, come pure molti bilanci etici nei quali si legge del risparmio di cellulosa per preservare i boschi ma non di aiuto alla maternità delle dipendenti. Invitare all’etica non basta se non ci precisa cosa si intende con tale termine e, soprattutto, se non si precisa che l’etica senza la religione cristiana perde di vista se stessa e si presta ad infinite manipolazioni ideologiche. Purtroppo nell’intervista di papa Francesco non si parla mai di cristianesimo, ma solo di etica.”
Qualcuno si è lamentato affermando che si ha sempre da ridire su tutto ciò che Bergoglio dice: lo si accusa quando non parla di etica e di morale, ma poi lo si critica quando ne parla…. insomma, ci si fa notare che a questo Papa si fanno “troppo le pulci”, mentre si andrebbe a inficiare il vero messaggio che Bergoglio vuole lanciare al mondo.
Se osserviamo bene questa è la classica TRAPPOLA del progressismo cattolico, del suo interiore modernista che ha, alla base del suo credo-ateistico, la dottrina del NUOVO, qualcosa abbiamo spiegato qui, anche qui, e leggete qui per capire alcuni passaggi fondamentali della riforma attualmente ferma nella melma di un fangoso ribaltamento della dottrina sociale del Vangelo.
Senza dimenticare che, per capire delle volte il pensiero e la cultura di Bergoglio, è fondamentale studiare e capire il pensiero novello del “nuovo” gesuitismo modernista, cliccare qui, imploso nella Chiesa da almeno gli ultimi sessant’anni. E questo non è “fare le pulci” a tutto ciò che papa Francesco dice, ma è fare quel sano discernimento – leggi qui come lo spiegava bene il cardinale Caffarra sulle 5 insidie che hanno colpito la Chiesa – su ciò che è un dovere da compiere.
ETICA: che cosa è, e cosa significa? E’ una dottrina, una branca della filosofia che studia il COMPORTAMENTO, il carattere dell’Uomo, di fronte ai due concetti DEL BENE E DEL MALE!
Come vediamo non è difficile comprendere di cosa stiamo parlando e su cosa dobbiamo fare sano discernimento. Il punto fondamentale spiegato bene dal professor Fontana è proprio il discernimento e il fatto che, se a questo discernimento si toglie il vero Vangelo di Gesù Cristo, si toglie l’elemento primario per una etica giusta che è LA CONVERSIONE DELL’UOMO AL BENE, è evidente che si crea un vuoto il quale verrà riempito con elementi utopici, ideologici, partitici come è per esempio la famosa “teologia della liberazione”, la ricordate? La quale oggi è stata sostituita con la “teologia del popolo”, una etica senza dottrina, molto cara al gesuitismo modernista e di conseguenza a Bergoglio, che sta ribaltando infatti le priorità stabilite dal Cristo nei Vangeli, per sostituirla con una serie di DIRITTI senza più doveri, a cominciare dalla più NON necessaria CONVERSIONE che era (ed è) invece la missione primaria della Chiesa, leggi Marco 16,15-16.
Gesù NON ha mai dato “il potere al popolo”, né ha mai dato al popolo il “diritto” di imporsi a Cesare. Il vero “popolo cristiano”, semmai, ha il dovere di consacrarsi innanzi tutto a DIO anche attraverso l’obbedienza al Cesare di turno, come leggiamo qui dalle istruzioni di san Paolo: “Doveri generali dei cristiani: Ricorda loro di essere sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlar male di nessuno, di evitare le contese, di esser mansueti, mostrando ogni dolcezza verso tutti gli uomini…” (Tito 3, 1-11).
Questa obbedienza, è evidente, non è affatto pacifica a causa delle ingiustizie imposte dai Cesare di turno! Ma saranno proprio I DOVERI di questo “popolo” obbediente primariamente ALLE LEGGI DI DIO a dare inizio a quella schiera di uomini che chiamiamo I MARTIRI…. In una parola, la vera etica insegnata dal Vangelo di Gesù Cristo è che si obbedisce a Cesare, come ha fatto anche Lui che nonostante il processo di Pilato lo abbia riconosciuto innocente per ben tre volte, finisce lo stesso per essere condannato a morte. E’ qui che si comprendono per davvero LE BEATITUDINI le quali sono state invece trasformate in utopia e in ideologia dalla teologia della liberazione prima, e dalla teologia del popolo oggi. A tal proposito vi suggeriamo di riflettere l’intervista che il professor Julio Loredo ci ha rilasciato, qui. Ma sulle Beatitudini, quelle vere e del Vangelo, a breve vi offriremo cosa insegna san Leone Magno e resterete di certo stupiti.
Quella che papa Francesco non propone, ma IMPONE, è l’etica SENZA LA CROCE, l’etica senza doveri da parte del popolo, l’etica ateistica e perciò socialista e marxista del popolo il quale, appunto, vanterebbe SOLO diritti ECONOMICI, ma del cui DOVERE DI CONVERTIRSI AL CRISTO, non c’è mai traccia. Tanto per fare un esempio concreto: il vangelo della sofferenza, enciclica di Giovanni Paolo II sull’ETICA DELLA SOFFERENZA DELL’UOMO, in cinque anni non è mai stato ricordato da papa Francesco. Ma se volete un’altro esempio chiedetevi come mai, il giornale comunista più estremista come Il Manifesto, sia riuscito a sponsorizzare ben tre Discorsi di papa Francesco ai “Movimenti popolari”, regalando i testi ai suoi lettori? Vedi qui! O I comunisti si sono convertiti, o la chiesa di Bergoglio ha ceduto all’ideale comunista, cattolicizzandolo!! Non dimentichiamo che in un editoriale dell’11.11.2016 sull’Osservatore Romano, il Papa disse testuali parole “…sono i comunisti che la pensano come i cristiani, Cristo ha parlato di una società dove i poveri, i deboli, gli esclusi, siano loro a decidere…”
Frase ingannevole e molto contorta. Sì, è vero che abbiamo il libero arbitrio MA per decidere da che parte stare, liberi per formare una retta coscienza, liberi per aderire alla Verità, ma non affatto liberi di creare società sulle utopie, sul libero pensiero, sulle opinioni ideologiche o di partito, o contro un Cesare, o per una dottrina “fai da te”… Non è affatto vero che i “comunisti” hanno il pensiero dottrinale del Vangelo sociale di Gesù Cristo! Questo semmai lo hanno sviluppato I PROTESTANTI… e i Pentecostali oggi, ma non usciamo dal tema.
Il fatto stesso che Bergoglio dovette giustificarsi dall’accusa di essere “comunista”, in una intervista fatta da cinque studenti belgi il 31 marzo 2014, quando affermò: “Non sono comunista, l’amore per i poveri è il cuore del Vangelo“, fa capire come, innanzi tutto, molti hanno capito bene la deviazione sociale del suo pensiero, e fa capire poi l’errore stesso del pensiero culturale e sociale di Bergoglio sull’argomento che è palesemente – invece – incastrato nella cultura tipica dei Paesi latino-americano, investiti dalla teologia della liberazione guidata, per altro, proprio dal gesuitismo modernista, trasformata da Bergoglio in teologia del popolo. Una trasformazione che gli sta offrendo quel successo mediatico, quegli applausi “dal mondo”, quel consenso popolare, tipicamente digiuno della vera dottrina sociale della Chiesa la quale impone una serie di DOVERI che “el pueblo” non vuole affatto corrispondere.
Dunque ricordiamo bene questo aspetto: Gesù non ha mai dato il “potere al popolo”, slogan, dovremmo ben sapere, che nasce e si sviluppa proprio attorno al socialismo e al marxismo i quali USANO IL POPOLO per combattere ogni Cesare di turno. Bergoglio NON ha queste mire “contro Cesare”, sia ben chiaro, diciamolo chiaramente, tuttavia ha sviluppato nel tempo una SUA TEOLOGIA DEL POPOLO molto personale che lo rende, infatti, unico in questo frangente storico perché, assai più semplicemente, egli cerca di far confluire – in questa teologia – tutto ciò che NON è cattolico e tutto ciò che può andar bene ad ampi compromessi con il mondo, con il Cesare di turno purchè egli – Cesare – eserciti il proprio dominio per dare al popolo tutti i suoi DIRITTI…. senza discutere, o impegnarsi, sui doveri che il popolo deve esercitare nei confronti di Dio prima di tutto e poi di Cesare (cfr.Mt.22,17-22).
Ora stiamo bene attenti. E’ evidente che nella “teologia del popolo” maturata da Bergoglio, non tutto è falso o marcio, ma tutto si rende vano ed inutile quando a questo popolo non viene insegnato che – primizia della vera libertà e di ogni BENESSERE – è la CONVERSIONE a Dio ed alla Sua Legge naturale; è convertirsi al PROGETTO di Dio sugli uomini che è alle fondamenta di quel vero progresso che tutti i Papi precedenti hanno riconosciuto in quella “SOCIETAS CHRISTIANA” che sta alle radici della “Dottrina sociale” della Chiesa, messa in luce da Leone XIII, da san Pio X, dal venerabile Pio XII, e così via… ma leggete anche Mt.6,25-34 che non è, attenzione, un inno alla New-Age o al dolce far nulla, all’ozio o alla meditazione orientale… la chiave di lettura è proprio al verso 33: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.“
In una parola chiara: “Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto“… (Gv.19,11), dirà Gesù a Pilato… così come, però, non ha MAI affermato che tale potere era stato concesso al popolo, al contrario, quando infatti Gesù viene crocefisso, dirà al Padre: “Perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc.23,33-46). Il Popolo HA BISOGNO DI UNA GUIDA SICURA per far fronte alla vita sociale attraverso delle priorità stabile dal Cristo e che nessun Papa può ribaltare, questa guida E’ LA CHIESA la quale è, in etica e morale, una, santa, cattolica ed apostolica, ossia, è MAESTRA SUL QUEL FONDAMENTO MAGISTERIALE che è stato dato per mezzo degli Apostoli (i Vescovi) PER EDUCARE IL POPOLO ALLA VERITA’ e non alle lotte sociali contro i vari Cesare.
Infatti, per arrivare a conclusione, spiega il professor Fontana:
- “L’intervista di Papa Francesco è apprezzabilmente ricca di osservazioni etiche, dimentica però completamente le questioni bio-etiche, prima fra tutte quella della vita, che invece la Caritas in veritate (di Benedetto XVI) considerava fondamentale per lo sviluppo dei popoli. Sono queste oggi le questioni che frenano lo sviluppo, anche economico, dei Paesi, siano essi ricchi o poveri.
- Se lo Stato finanzia gli aborti, la rettifica chirurgica dell’identità sessuale, la fecondazione artificiale, gli interventi per tamponare il degrado della famiglia … non può finanziare la casa per le giovani coppie o sgravare di tasse le imprese e, così facendo, contribuisce a demolire il “capitale sociale” e la tenuta complessiva del sistema morale, ambedue di fondamentale importanza in economia. Nell’intervista manca ogni riferimento a questa importante connessione.”
Comprendiamo bene, perciò, perché non possiamo accettare l’ideologica “teologia del popolo” di papa Francesco perché, attraverso le sue denunce, non c’è mai la chiara condanna a quanto TUTTI i vari Cesare di turno oggi, stanno imponendo al popolo, derubandolo, schiavizzandolo, impoverendolo e, soprattutto, non dando ad esso la speranza per un futuro socialmente accettabile e vivibile, impedendo a questo popolo una vera cooperazione per una società giusta che può fondarsi – per essere tale – solo se poggerà SULLA ROCCIA che è quella LEGGE NATURALE che ogni popolo porta dentro il proprio DNA, indipendente da ogni politica utopicamente e ideologicamente precostituita da una capo all’altro della terra.
Il Vangelo di Gesù Cristo, in campo sociale, era ed è davvero semplice: non c’è alcun autentico progresso sociale, se PRIMA non ci si converte a Cristo, se prima non si cerca quel Regno di Cristo e la GIUSTIZIA DI DIO che è chiaramente trascritta nella Sua Legge, nel suo ordinamento e nel suo progetto per noi.
Gesù insegna delle priorità attraverso le quali possiamo davvero costruire società più GIUSTE e vivibili, ma non certo per fare della terra un nuovo “paradiso terrestre”, questo “sogno” è tutto molto PENTECOSTALE (società del benessere di stampo liberale dal quale ci è derivato il capitalismo più sfrenato e senza alcuna coscienza) mentre noi parliamo di SOSTEGNO dal Cielo (la Provvidenza, la solidarietà) perchè viviamo in una “valle di lacrime”, come recitiamo nella Salve Regina! Certo che è importante avere un Cesare “timorato di Dio” dalla parte del popolo, ma quando questo non accade spesso dipende anche da noi, da questo popolo moderno che di Dio non vuol sentirne parlare, non vuole sentir parlare di conversione, non è affatto “timorato di Dio” e forse per questo – papa Francesco – piace.
Se non abbiamo un Cesare GIUSTO, può anche dipendere dalle pretese dei nostri FALSI diritti, per esempio, i quali alimentati da una FALSA dottrina, incidono poi SULL’ANDAMENTO SOCIO-CULTURALE, generando a sua volta un Cesare di turno ancora più insaziabile di potere, ancora più avido e sempre più soggetto a governare i popoli dichiarando se stesso un dio… A tale proposito consigliamo di ascoltare le profetiche denunce e condanne alle utopie-sociali, da parte dell’allora Patriarca di Venezia nel 1944, il cardinale Piazza, lo trovate a questo link. O come quando, sempre un’altro Patriarca di Venezia, il cardinale Agostini – leggi qui – nel 1883 denunciava e profetizzava sulla grave crisi della Famiglia non solo per colpa di governi ateistici e contrari alla Dottrina della Chiesa, ma anche a causa di un popolo sempre più selvaggiamente incline a rompere quel sodalizio CRISTIANO per “volgere lo sguardo altrove, stanchi di udire la solita dottrina…”(2Tim.4,1-5).
Il magistero di questo confuso pontificato è difettoso in campo teologico ed è tutto un ricettacolo della nuova teologia che ha soppiantato quella della liberazione: la teologia del popolo. Non è un caso che Giovanni Paolo II disse ai Vescovi riuniti in Messico: «È un errore affermare che la liberazione politica, economica e sociale coincide con la salvezza in Gesù Cristo; che il “Regnum Dei” si identifica con il “Regnum hominis”… Si ingenera, in alcuni casi, un atteggiamento di sfiducia verso la Chiesa “istituzionale” o “ufficiale”, qualificata come alienante, e alla quale si opporrebbe un’altra Chiesa “popolare”, “che nasce dal popolo” e si concreta nei poveri. Queste posizioni potrebbero implicare in gradi differenti non sempre facili da precisare, noti condizionamenti ideologici.» (Giovanni Paolo Discorso ai Vescovi sudamericani – Messico 28 gennaio 1979), perché ammonire i Vescovi con una affermazione così grave, se non vi fosse piuttosto, ed altrettanto chiaro, il motivo di un pericoloso stravolgimento dell’autentica liberazione?
Chiudiamo queste riflessioni con un saggio e provvido monito di Pio XI:
- “Procurate, Venerabili Fratelli, che i fedeli non si lascino ingannare! Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso da parte di chiunque voglia salvare la civilizzazione cristiana. E se taluni indotti in errore cooperassero alla vittoria del comunismo nel loro paese, cadranno per primi come vittime del loro errore, e quanto più le regioni dove il comunismo riesce a penetrare si distinguono per l’antichità e la grandezza della loro civiltà cristiana, tanto più devastatore vi si manifesterà l’odio dei «senza Dio».” (Pio XI – enc. Divini Redemptoris – 19 marzo 1937)
Laudetur Jesus Christus
https://cooperatores-veritatis.org/2018/09/10/etica-e-morale-di-bergoglio-celano-un-vero-imbroglio/
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L’atto costitutivo
Se dalla lettera di Carlo Maria Viganò non è emerso di certo un mondo sconosciuto fuori e dentro le mura leonine o alle stesse redazioni dei difensori d’ufficio, il silenzio paralizzato del destinatario era prevedibile se non scontato, considerando un dato imprescindibile dell’intera vicenda: l’attenzione “benevola” dedicata da questo pontificato a quel fenomeno omosessualista che è il comune denominatore di tutti i fatti denunciati.
Alla omosessualità infatti, è stato riservato largo spazio, nonostante la estraneità del tema, addirittura in seno a due sinodi sulla famiglia, che sono stati poi sublimati nell’inno finale innalzato da Bergoglio alla letizia dell’amor profano. Ora, tanta attenzione la si può spiegare perfettamente solo con le distorte logiche del potere e dei suoi equilibri interni.
In altre parole, una volta che l’omosessualità nella chiesa è diventata tanto pervasiva e plateale da coinvolgere in un modo o nell’altro anche tutto un apparato di potere capace di dettare le proprie condizioni e che dunque non poteva essere messo in discussione, bisognava cominciare a legittimare la prima per prevenire la delegittimazione del secondo. Per non condannare gli uomini bisognava abolire il reato cambiando i criteri di valutazione. Dopo la trovata conciliare del peccato che non prevede peccatori, si doveva passare alla soluzione più radicale di abolire anche il peccato. Insomma tolto il dente, tolto il dolore, come tutti sanno.
Ma per cancellare gli anatemi di San Paolo, e gli eloquenti passi evangelici che anche dopo il Concilio avevano guidato in materia gli atti del Magistero, non bastava certo la ben nota uscita aerea papale che ha commosso tutto il progressismo omofiliaco d’ordinanza. Occorreva che una nuova morale familiare e sessuale emergesse da atti ufficiali solenni e possibilmente “condivisi” da una chiesa ricca anche di democrazia.
Dunque il Sinodo sulla famiglia, che era apparso alle affilate menti curiali come la piattaforma ideale per avviare in via discorsiva la più spericolata rivoluzione etica e dottrinale, poteva accomunare bene i temi della famiglia e della omosessualità in una medesima trattazione, come se fossero fenomeni limitrofi e non in opposizione tra loro, sicché le possibilità e il valore comunque positivo della prima si estendesse in modo quasi inavvertito anche alla seconda.
Basta ripercorrere brevemente le tappe di costruzione del marchingegno sinodale per capire bene anche quanto sia difficile ora, per il promotore e il suo entourage, uscire dall’imbarazzo salvando la capra della faccia insieme ai cavoli di interessi già protetti con tanta amorevole cura.
Per prima cosa il progetto rivoluzionario del Sinodo ha trovato però sulla propria strada un ostacolo difficile da aggirare e che perciò andava eliminato del tutto. Bisognava togliere di mezzo il pilone della legge naturale su cui si regge la dottrina cristiana anzitutto in tema di morale famigliare e sessuale.
Così, con un intervento di indiscutibile spessore teologico, essa viene abrogata già nell’atto introduttivo dopo essere stata sottoposta a relativo referendum popolare tramite questionario. Senza quell’ingombro, qualunque strada è diventata improvvisamente percorribile in ogni direzione.
Ecco dunque che l’instrumentum laboris per il sinodo del 2014, al n. 20 del capitolo III, dopo avere assicurato che il perdono immancabile di Dio “dischiude orizzonti nella vita cristiana qualsiasi limite si sia sperimentato e qualsiasi peccato si sia commesso”. E così si confonde ovviamente di proposito il piano dell’essere con quello del dovere essere. Si costata quindi che la legge naturale è ormai in disuso, tanto da essere messa in discussione oltreché da divorzio, convivenze e contraccezione, anche da procedure artificiali di procreazione e dalle unioni omosessuali. E che perciò “l’ordine della creazione va inteso come possibilità di rileggere in modo esistenzialmente più significativo la legge naturale” (30).
Nel curioso n. 75 si fa menzione da un lato della grave perdita di credibilità derivante alla Chiesa dagli scandali sessuali al suo interno, ma dall’altro dal comportamento intransigente, non sensibile ed escludente della stessa Chiesa in generale. In ogni caso infatti gli uomini e le donne con tendenze omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza, evitando a loro riguardo ogni marchio di discriminazione” (110).
Non per nulla, ci si affretta a far notare come molte conferenze episcopali e molti fedeli si esprimano a favore di una equiparazione tra matrimonio “eterosessuale” (sic!) e unioni omosessuali. L’azione pastorale necessiterebbe dunque per forza di cose, di “rinnovamento, creatività e gioia”.
Tuttavia la discussione non va poi proprio nella direzione voluta dai lineamenta e prende una piega meno avventurosa. Di questa si accinge a dare conto il cardinale Erdö incaricato di pronunciare la relatio intermedia post disceptationem.
Ma egli, mentre va avanti nella lettura, si accorge che il testo è stato manomesso, e si trova suo malgrado a leggere, fra l’altro, della “prospettiva inclusiva delle forme imperfette di unione”, dell’”amore ferito e smarrito delle tante famiglie”, del bello degli “stati emozionali, e della vita emozionale e sessuale“, che è necessario “l’accoglimento delle esistenze concrete” e che bisogna guardare al “buono di tutte le convivenze” e al bello della omosessualità che traspare dalle “doti e qualità che le persone omosessuali hanno da offrire alla comunità cristiana”. Infine, apprende che “il mutuo sostegno fino al sacrificio di costoro costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners”.
Sennonché Erdö non si rassegna al colpo di mano. Denuncia pubblicamente in Bruno Forte chi gli ha manipolato la relazione. Costui replica attraverso la stampa senza smentire nulla. Erdö non si dà per vinto ed è pronto a sconfessare tutte le ambiguità di cui si avvale la retorica curiale per capovolgere l’etica cristiana. Incaricato di preparare la relazione introduttiva al sinodo del 2015, la stende di proprio pugno e la fa ruotare intorno ad una proposizione lapidaria: “il bene è il bene, il male è il male”.
Dichiarazione sconvolgente per l’aria che tira Oltretevere, e della relazione scompaiono misteriosamente le traduzioni. In seguito, poiché neppure la relatio finale sembra smentirla del tutto, ecco che Bergoglio, insoddisfatto, interviene proponendo “domande per la ricezione” del documento sinodale, volte a verificare se è chiaro che gli episcopati non debbono ridursi “ad una pastorale meramente applicativa della dottrina”, che “bisogna favorire il superamento della distanza tra ciò che è vissuto e ciò che è professato”, “che nelle varie forme di unione si possono riscontrare valori umani”, mentre si raccomanda “la cura pastorale per le persone con tendenze omosessuali” anche in relazione al “modo in cui vengono proposti socialmente i loro diritti”.
Ma l’atto costitutivo della rivoluzione sessuale e famigliare viene formalizzato con la “Letizia dell’amore”, che già nel titolo annuncia tutta la profondità del proprio contenuto teologico. Essa, con l’ambizione di essere una sorta di trattatello aggiornato di erotismo per tutti i gusti, contiene addirittura un capitoletto intitolato “Amore appassionato”, dove si avverte che un amore senza piacere né passione non è sufficiente a simboleggiare l’unione del cuore umano con Dio e “bisogna avere la libertà per accettare che il piacere trovi altre forme di espressione nei diversi momenti della vita…e non rimanere prigionieri di un’esperienza molto limitata che chiuderebbe le prospettive in vista della dilatazione del desiderio...”. Questo al n.150. Per chi non avesse ben capito, segue un excursusin cui si legge che, se anche le deviazioni sessuali devono essere riconosciute come tali, “l’erotismo più sano può umanizzare gli impulsi” e infine (qui arriviamo al cuore della sensibilità papale) “il rifiuto delle distorsioni della sessualità e dell’erotismo non dovrebbe mai condurci a disprezzarli o trascurarli”.
Insomma, se il sinodo doveva servire a dissolvere qualche dubbio sulla attenzione vaticana per fenomeni tanto umani e tanto diffusi, il suo atto riassuntivo quei dubbi li ha cancellati definitivamente, perché è in esso che occorre riconoscere l’atto costitutivo di una nuova radiosa e attesa rivoluzione culturale.
Non chiediamo dunque una risposta che implicherebbe il venir meno ad un impegno morale e ad un compito assunto con tanta serietà. Nessuno può essere tanto ingeneroso da pretendere un tale sacrificio. Ad impossibilia, dicevano gli antichi, nemo tenetur.
– di Patrizia Fermani
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