BESTIARIO. CLINTON (FELLATIO) UGUALE A MCCARRICK? BURKE: PICCOLE INFAMIE STRISCIANO. UNA DONNA SCRIVE A SPADARO.


Cari amici (e nemici) di Stilum Curiae, ogni tanto mi piace riportare alla luce questa miscellanea di fatterelli e fatti forse troppo minuscoli per giustificare un post in sé, amche contribuiscono comunque a disegnare il quadro in cui ci muoviamo. E in questi giorni, grazie soprattutto al ViganòGate abbiamo raccolto non pochi pesciolini per la nostra frittura mista.
Subito vi invitiamo, se volete rendervi conto di come venga “coperto” il drammatico documento reso noto da mons. Viganò, a leggere Rosso Porpora del collega Giuseppe Rusconi. Una lettura interessante, istruttiva e destinata ad aprire gli occhi del più ostinato bevitore di panzane ecclesiastiche e para ecclesiastiche.
Poi vi diamo un paio di cinguettii di Massimo Faggioli, l’uomo della scuola di Bologna oltre Oceano. Nel primo il nostro futuro Melloni scrive: “Potete capire meglio il presente scollegamento fra Roma e gli Stati Uniti sul caso McCarrick se voi foste stati in Italia quando iniziò l’impeachment del presidente Bill Clinton venti anni fa. Diverse percezioni di morali, moralità e moralismo”.


Va bene che Faggioli è collegato a Bologna, dove “sòccimel” è espressione corrente, e forse in generale in Italia il fatto che Monica Levinsky alleviasse urgenti pulsioni del bel Bill era considerato in fondo un peccato veniale; ma che un cardinale si organizzasse un harem di seminaristi anche da noi qualche sopracciglio lo fa ancora alzare, nonostante il cinismo…e infatti il professore si sente obbligato a cinguettare: “Non sto dicendo che un vescovo che divide il letto e fa sesso con i seminaristi non sia un grosso affare morale. Sto cercando di far capire i diversi modi in cui i problemi sono visti sulle diverse sponde dell’Atlantico”. Su questo siamo in grado di affermare tranquillamente che anche i cattolici di questa sponda, e persino gli italiani, sono piuttosto disgustati; e per dirla tutta, anche resi perplessi dal silenzio che Qualcuno vorrebbe fare sui suoi rapporti con i cardinali predatori.

Già che siamo in tema di Faggioli continuiamo con il professore, e con qualche suo amico.
Vagando per il web ci siamo imbattuti in questa fotografia. Che aveva per didascalia: “Due visioni della Chiesa, immagino. Ma vi dovrebbe piacere quella torta a forma di cappello cardinalizio”.

Ci siamo incuriositi, e abbiamo chiesto qualche informazione in giro. Il cardinale Burke – avversario del Papa? Lui non dice questo, lo dice la BergoglioJugend – avrebbe organizzato una festa per il suo compleanno, invitando bella gente? Perché questo lascia capire l’accostamento delle due immagini…E invece veniamo a sapere che la cena di compleanno è stata organizzata da un Istituto religioso – Cristo Re, a quanto pare – che chi ha partecipato si è tassato per regalare una croce pettorale al festeggiato, che nelle intenzioni avrebbe dovuto trovarsi davanti a una sorpresa.
E poi, quale era il significato metamediatico di questo accostamento? Un sacerdote americano su Twitter lo ha colto: “So Pope Francis has been accused of knowing about and enabling a serial sexual predator Cardinal. But apparently that doesn’t matter because Cardinal Burke had a bigger birthday party… have I got the argument right here?”. Così papa Francesco è stato accusato di sapere, e di riabilitare un cardinale predatore sessuale seriale. Ma apparentemente questo non importa perché il card. Burke ha avuto una cena di compleanno più grande. Ho colto bene l’argomento?”. Ma in guerra amore e affari – e coltellate ecclesiali – tutto è lecito, come sappiamo, per diffamare gli avversari; anche se nella battaglia attuale non c’entrano per nulla. Mentre chi ci mette la faccia, nelle denunce che restano senza risposta, è un terrorista, come potete vedere dal tweet che segue.
  
Invece, mentre la Chiesa americana – e non solo quella, ma sembra che nessuno voglia accorgersene – è scossa dalla scoperta di una omosessualità pervasiva, e talvolta purtroppo aggressiva nel clero, “America”, la rivista dei gesuiti USA, di cui è Editor at Large James Martin sj, l’attivista LGBT nella Chiesa, ha una preoccupazione: “Non permettiamo che la crisi degli abusi sessuali ci conduca all’omofobia”. Omofobia: un termine, che come più volte è stato spiegato, anche dal card. Müller, è un qualcosa che non esiste, un termine inventato – e usato con molta efficacia – per zittire chi è contrario all’idoelogia omosessualista. Già l’uso di questo termine da parte di una rivista di Chiesa è una sconfitta ideologica, e probabilmente, nello specifico, un tradimento voluto.
Vi alleghiamo di seguito qualche foto circolante sul web, che illustrano il grado di sfiducia nei confronti della Chiesa “Il più lungo programma di protezione della pedofilia in corso nella storia”, e una immagine dei dollari che i cattolici americani hanno deciso di non mandare più a Roma fino a quando le questioni poste dalla testimonianza di mons. Viganò non avranno trovato risposta. L’ultima è una foto trovata su Twitter, del programma Migranti e Rifugiati, quello che risponde direttamente al Pontefice. Va bene tutto, ma usare il crocifisso per un spottino in favore dei trafficanti di persone mi pare un po’ eccessivo.


Infine, una lettera che una cattolica ha scritto a padre Antonio Spadaro, sj, e che non è riuscita a fargli avere perché dopo un commento polemico è stata bloccata (come parecchi altri, come chi scrive; ma si sa che è più semplice, comodo ed evangelico dialogare con chi ti dà ragione…)
Ecco il testo, per chi ha difficoltà con la fotografia:
Caro p. Spadaro,
quel che sento di dirle viene dal cuore:
penso si sarà accorto che da una parte i media mondani, quei media che sempre tuonavano contro la Chiesa e contro i Papi, adesso esaltano Bergoglio;
dall’altra parte, un numero sempre crescente di semplici fedeli, abituati a venerare qualsiasi Papa come Vicario di Cristo, si pongono su Bergoglio tante domande, non capiscono perché non si inginocchi mai davanti al Corpo di Cristo, perché dica pubblicamente bugie palesi, non risponda a chi gli chiede di “confermare i fratelli nella fede”, usi epiteti davvero vergognosi contro quelli che non si allineano, eccetera eccetera.
Venga in qualsiasi parrocchia, a contatto con la gente e lo constaterà!
La gente si chiede: “Ma Bergoglio chi è?”.
Ora, tutta questa gente, ed anche io stessa e tanti, proprio tanti come me,
non possiamo fare altro che pregare, nel silenzio.
E lo facciamo.
Ma lei, p. Spadaro, gesuita, che ha la possibilità di incontrarlo, di parlargli a tu per tu, possibile che non riesca a dirgli tutto questo?
Possibile che voglia continuare solo ad incensarlo?
Non capisce che gli fa del male?
Alla fine – perché la fine arriverà per me, per lei, per tutti – cosa dirà a Dio, Misericordioso e Giudice, quando gli chiederà conto di tutta la sua vita?
La correzione fraterna – anche di un suddito verso un superiore – non è un dovere evangelico?
Paolo non l’ha vissuta nei confronti di Pietro?
Io, nella mia nullità, non la sto operando nei suoi confronti?
Perché accetta tutto, potendo non farlo?
Non capisce che la sofferenza dei poveri, privati non del pane ma della Verità, grida al cospetto di Dio?
La saluto con affetto, mentre una lacrima bagna il mio volto…
Marco Tosatti