ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 24 settembre 2018

“Prego Dio che non vi punisca con il suo silenzio”

23 settembre 1968. Preghiera cinquant’anni dopo

Cinquant’anni or sono rendeva l’anima a Dio l’uomo la cui vita fu l’antitesi fattasi carne della modernità.



Lo fu nella santità di vita, nelle persecuzioni che dovette per questo subire da parte di un clero già corrotto, negli insegnamenti che ha lasciato, nel bene e nei miracoli che ha compiuto, nel sangue versato dalle sue stimmate.
Lo fu anche nella capacità di gestire miliardi vivendo nella più perfetta e integrale povertà personale, usandoli solo per il bene dei deboli e degli ammalati.
Lo fu nell’obbedienza a superiori indegni, fino ai più alti vertici.

Fu forse l’ultimo uomo della Chrstianitas medievale, finito non si sa come a vivere con cinque secoli di ritardo. Come se Dio lo avesse preso dal suo secolo e spostato in un altro, in quello della perdizione generale e della devastazione della Chiesa stessa, che lui fece appena in tempo a evitare di vivere, sebbene ne avesse visto i prodromi.
E forse anche per questo gli ha fatto dono delle stimmate, per il peso che ha dovuto portare per tutti noi.
La sua stessa vita è condanna per il clero odierno e monito per tutti noi. Ma è anche speranza e fortezza, fonte di fede e carità.
Ho letto tante sue frasi, ma due mi sono sempre rimaste in mente:
“Ogni notte, nel silenzio, alzo la mia destra e vi benedico tutti”.
Beh, per quattro anni, di queste benedizioni ho potuto usufruire anche io…
“Prego Dio che non vi punisca con il suo silenzio”.
Mai preghiera fu più terribile e profetica. Non esiste castigo più spaventoso e devastante del silenzio di Dio.
San Pio da Pietrelcina, a cinquant’anni dalla tua entrata in Paradiso, benedicici tutti, converti i peccatori, soccorri chi soffre, salva la Chiesa dalla perdizione attuale e anche la tua Italia e tutti noi.
Mantienici saldi nella fede, forti nelle avversità, umili al servizio della Verità, caritatevoli con chi soffre.
E visto che ci troviamo… fai inghiottire dalla terra quello sgorbio massonico che ti hanno costruito…
Ma, soprattutto, prega Dio di interrompere il suo silenzio. Amen.
https://www.confederazionetriarii.it/23-settembre-1968-preghiera-cinquantanni-dopo/

Padre Pio Acceso dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo

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Per Padre Pio la fede era la vita: tutto voleva e tutto faceva alla luce della fede
Acceso dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo, Padre Pio visse in pienezza la vocazione sacerdotale a contribuire alla redenzione dell'uomo, secondo la speciale missione che caratterizzò tutta la sua vita e che egli attuò mediante la direzione spirituale dei fedeli, mediante la riconciliazione sacramentale dei penitenti e mediante la celebrazione della Santa Messa. Il momento più alto della sua attività apostolica era quello in cui celebrava il Santo sacrificio della Messa. I fedeli, che vi partecipavano, percepivano il vertice e la pienezza della sua spiritualità.
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Padre Pio Il Santo di Pietrelcina (al secolo Francesco Forgione) nacque a Pietrelcina, un piccolo paese del beneventano, il 25 maggio 1887. a cinquant’anni dalla sua nascita al cielo, continua ancora ad attrarre le anime. Del resto fu lo stesso San Pio ad affermare che avrebbe fatto più rumore da morto, più di quanto non ne abbia fatto in vita. Già noto al mondo come il “Frate stigmatizzato”, Padre Pio, al quale il Signore aveva donato particolari carismi, si adoperò con tutte le sue forze per la salvezza delle anime. Le moltissime testimonianze dirette della “santità” del Frate, arrivano sino ai nostri giorni, accompagnate da sentimenti di gratitudine.
Le sue intercessioni provvidenziali presso Dio furono per molti uomini causa di guarigione nel corpo e motivo di rinascita nella Fede.

Dal diario di Padre Agostino da San Marco in Lamis, che fu uno dei direttori spirituali di Padre Pio, si venne a sapere che Padre Pio, fin dal 1892, quando aveva solo cinque anni, viveva già le sue prime esperienze mistiche. Estasi ed apparizioni erano così frequenti che il bambino le riteneva assolutamente normali.
Con il passare del tempo poté realizzarsi quello che per Francesco era il più grande sogno: consacrare totalmente la vita al Signore. Il 6 gennaio 1903, a sedici anni, entrò come chierico nell’Ordine dei Cappuccini e fu ordinato sacerdote nel Duomo di Benevento, il 10 agosto 1910.
Ebbe così inizio la sua vita sacerdotale che a causa della sue precarie condizioni di salute, si svolgerà dapprima in diversi conventi del beneventano, dove fra Pio fu inviato dai suoi superiori per favorirne la guarigione, poi, a partire dal 4 settembre 1916, nel convento di San Giovanni Rotondo, sul Gargano, dove, salvo poche e brevi interruzioni, rimase fino al 23 settembre 1968, giorno della sua nascita al cielo.
In questo lungo periodo, quando eventi di particolare importanza non modificavano la quiete conventuale, Padre Pio dava inizio alla sua giornata svegliandosi prestissimo, molto prima dell’alba, cominciando con la preghiera di preparazione alla Santa Messa. Successivamente scendeva in chiesa per celebrare il Santo sacrificio della Messa al quale seguiva il lungo ringraziamento e la preghiera sul matroneo davanti a Gesù Sacramentato, infine le lunghissime confessioni.
Uno degli eventi che segnarono profondamente la vita del Padre fu quello verificatosi la mattina del 20 settembre 1918, quando, pregando davanti al Crocifisso del coro della vecchia chiesina, ricevette il dono delle stimmate, visibili; che rimasero aperte, fresche e sanguinanti, per mezzo secolo.
Questo fenomeno straordinario catalizzò, su Padre Pio l’attenzione dei medici, degli studiosi, dei giornalisti ma soprattutto della gente comune che, nel corso di tanti decenni si recò a San Giovanni Rotondo per incontrare il “Santo” frate.
Per anni, quindi, da ogni parte del mondo, i fedeli si recarono da questo sacerdote stigmatizzato, per ottenere la sua potente intercessione presso Dio.
Cinquant’anni vissuti nella preghiera, nell’umiltà, nella sofferenza e nel sacrificio, dove per attuare il suo amore, Padre Pio realizzò due iniziative in due direzioni: una verticale verso Dio, con la costituzione dei “Gruppi di preghiera”, l’altra orizzontale verso i fratelli, con la costruzione di un moderno ospedale: “Casa Sollievo della Sofferenza”.
Il 23 settembre del 1968 alle 2.30 si conclude la vita terrena di Padre Pio da Pietrelcina.
IL PIU' GRANDE MIRACOLO


Il più grande miracolo di Padre Pio è tuttora in corso: è accendere la fede e la devozione in piena irreligione e in pieno ateismo. Più che al Papa e ai poteri clericali, la fede oggi è affidata a "Lui", a Mediugorje e a Lourdes di Marcello Veneziani  
  
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Il più grande miracolo di Padre Pio è tuttora in corso: è accendere la fede e la devozione in piena irreligione e in pieno ateismo. E ancora oggi, a cinquant’anni dalla sua morte. È un miracolo che non ha precedenti e che il santo non ha fatto a qualcuno in particolare, ma al popolo intero dei suoi devoti, compresi quelli che credenti e praticanti non sono ma che alla santità di Padre Pio hanno creduto assai prima che lo certificasse la Chiesa.
Più che al Papa e ai poteri clericali, la fede nel mondo oggi è affidata a Padre Pio, a Mediugorje, a Lourdes, a Santiago de Compostela. Anche Bergoglio dovette ricorrere alle sue reliquie per animare il suo anno santo speciale, ad personam, che viaggiava sotto tono.
Il 23 settembre del 1968 si spense una vita e si accese una luce. Quella luce brilla ancora a distanza di cinquant’anni ed è legata al nome, all’immagine, alle mani sanguinanti di quel santo cappuccino dai modi bruschi, dall’italiano rustico e dialettale, dallo spirito che brillava nei suoi occhi veggenti.
A lui si sono dovuti arrendere due eserciti potenti: quello degli scettici, degli atei, dei dissacratori e quello dei preti, delle gerarchie ecclesiastiche, della chiesa. Padre Pio diventò santo per grazia di Dio e volontà della nazione. Santo a furor di popolo, santo già in vita; non c’è famiglia, soprattutto nel sud Italia, che non conosca un miracolo di Padre Pio tramite testimoni o ascoltato dalla viva voce di un miracolato.
Stride la sua figura mistica e medievale col nostro tempo, è in vistosa contraddizione con l’epoca che rifugge e ridicolizza la fede, aspetta i miracoli solo dagli smartphone e dalla tecnica, contrasta col tempo di Bergoglio e della sua Chiesa-Ong che insegue l’oggi, i media e il suo consenso. Padre Pio è il simbolo del sud, della provincia, del legame occulto ma tenace con le nostre matrici cristiane.
Certo, il grosso della devozione a Padre Pio viaggia tra fede e superstizione, a volte impressionano i ceffi che espongono statue, immagini o santini di Padre Pio nei loro abitacoli, nelle loro case, nei loro locali pubblici. Camionisti, camorristi, malviventi sbandierano la loro devozione al santo. Irrita anche il business e la paccottiglia che gira intorno al Santo. E tuttavia la devozione a lui è trasversale, tocca ceti diversi, maschi e femmine allo stesso modo. Attraversa le popolazioni latine anche in mondi lontani, e non solo figli e nipoti dei nostri emigrati all’estero. Per molti di loro Padre Pio è il richiamo alle origini, il ricordo delle madri e dei padri, del paese lontano e dell’infanzia, il filo d’Arianna con l’Italia.
Cos’è quel fluido spirituale, oltre che taumaturgico, che emana quella figura e che ancora parla del sacro e del santo, del mistero e del prodigio, di Dio e del diavolo, in piena età cinica e nichilista? A chi liquida la devozione a Padre Pio come un residuo arcaico di superstizione magica vorrei ricordare tre cose.
La prima, che non sono certo migliori o più razionali e sensate, le superstizioni dei nostri giorni, la fede negli oroscopi, nei segni zodiacali, o nei percorsi di benessere, negli unguenti miracolosi, nelle diete vegane, nei culti animalisti o nelle traduzioni grossolane di spiritualismi orientali; per non dire delle nuove superstizioni su base tecno-finanziaria, tutto quel versante oscuro, esoterico, rituale dei nostri accessi nelle cattedrali della finanza o nei santuari dell’hi tech.
La seconda, che la superstizione come dice la parola, e come ricordava il filologo e filosofo Vico, non a caso napoletano, è l’ultima traccia superstite di verità perdute o dimenticate, ed è meglio un residuo di quella luce piuttosto che il buio. Meglio una superstizione che “niuna fede”, diceva il pensatore cattolico.
La terza, è che comunque resta un mistero la veggenza di Padre Pio, mille volte provata e testimoniata, le sue stimmate sanguinanti, le sue apparizioni molteplici e i segni anche olfattivi che lasciava, oltre che i suoi prodigiosi interventi di cui si racconta. Si può essere scettici finché si vuole ma c’è qualcosa d’inspiegabile che si lega alla sua figura, al suo carisma, alla luce che emanava. La figura di San Pio riaccende il senso del mistero, rimette in discussione le dominanti certezze, apre la vita ai cieli, al rapporto elementare con la vita e con la morte e alle preghiere.
Passando invece dal sacro al profano, dai santi ai fanti, colpisce in questo strano governo il filo che accomuna la buffissima trinità che lo guida, ossia Conte, Di Maio e Salvini. Conte è devoto di Padre Pio non solo per ragioni di campanile e conserva il suo santino nel portafogli. Di Maio l’anno scorso baciò la teca di San Gennaro nel consueto miracolo di sciogliere il sangue e molti dicono con perfida ironia che il Santo fece il miracolo di farlo diventare ministro del Lavoro senza aver mai veramente lavorato. E Salvini, lo ricorderete col rosario in mano, e nei suoi frequenti richiami al Buon Dio. Furbate, folclore, feticismo e idolatria, dite quel che volete. Ma mi sembra curioso quel filo, anomalo, sorprendente, vorrei dire antimoderno, che lega in una santa alleanza i tre personaggi governativi, nonostante siano scafati, twittanti e piuttosto giovani. Un’alleanza fondata sul voto e gli ex voto… È strana questa convergenza su devozioni pop, così scorrette, così poco bergogliane, così arcaiche. Ma non ne sottovaluterei la portata. Mistero buffo.


Il più grande miracolo di Padre Pio

di Marcello Veneziani Il Tempo

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