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martedì 25 settembre 2018

Falso PIO, vero Bove

MA NON E' UNA COSA SERIA



Il falso monaco Enzo Bianchi? è triste vedere una cosa seria come la Chiesa avviarsi alla dissoluzione con toni da farsa o da operetta, come nel "caso Cina:"se non ha più la libertà di scegliersi i suoi vescovi che chiesa sarà? 
di Francesco Lamendola  

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Ma non è una cosa seria, direbbe Pirandello: ed è molto triste vedere una cosa seria come la Chiesa cattolica, della cui serietà anche i suoi nemici più accaniti, ma intellettualmente onesti, hanno sempre dovuto prendere atto (e parliamo di “serietà” prescindendo, volutamente, dal discorso sul soprannaturale, che riguarda solo i credenti) avviarsi alla dissoluzione, con toni da farsa o da operetta. Questo è ciò che si prova, ad esempio, vedendo il falso monaco, falso prete e falso teologo Enzo Bianchi predicare gli esercizi spirituali mondiali al clero cattolico, con l’autorizzazione e la benedizione del pontefice regnante. Certo, si può dire che il signore argentino si serve di questo falso monaco per meglio diffondere l’eresia della neochiesa umanista, ambientalista e buonista, che, ormai non ha quasi più nulla a che fare con la vera Chiesa e con il vero Vangelo, anzi, somiglia ogni giorno di più al suo capovolgimento satanico, alla sua diabolica contraffazione. 

Le cose, però, non sono così semplici. Come giustamente fa notare Maurizio Blondet, il “problema” rappresentato da Enzo Bianchi parte da lontano e coinvolge tre pontefici: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Bergoglio. E durante il lungo pontificato di Giovanni Paolo II, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede era un certo cardinale Ratzinger: tanto per non dimenticarsene. Dunque, i due predecessori del signore argentino hanno lasciato spazio a questo laico eretico, Enzo Bianchi, diffusore di eresie conclamate, e hanno permesso che si creasse la situazione attuale, nella quale costui ha usurpato un ruolo di primissimo piano nella Chiesa cattolica, pur non essendo neppure un consacrato; e che la stampa cattolica, a partire dal settimanale Famiglia Cristiana, gli abbia cucito addosso la risibile etichetta di esperto biblista e di raffinato teologo, mentre costui è semplicemente un eretico, per niente esperto e pochissimo raffinato, al contrario, alquanto rozzo e incredibilmente soggettivo e approssimativo.

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Hanno sempre in bocca la misericordia e il perdono, ma non perdonano mai !

La sostanza del suo “pensiero” è questa: Gesù non è Dio, ma un profeta; e la religione da lui insegnata non è la religione cristiana, incentrata sulla sua divina persona, cioè su quel solenne: Io sono la via, la verità e la vita, riportato nel Vangelo di Giovanni, bensì una religione umanistica nella quale l’uomo viene prima di tutto, e  nulla di più terribile si può immaginare che la separazione fra gli uomini. Parole, fra l’altro, non solo totalmente eretiche, che non hanno niente a che vedere col cristianesimo e che fanno a brani duemila anni di Magistero e di Tradizione, ma anche del tutto insincere, perché uomini come costui – osservate bene il suo sguardo tagliente, freddo, anaffettivo, e il suo sorriso rigido, tirato, artificiale – se ne infischiano delle divisioni che creano, a cominciare dagli stessi fratelli in Cristo. O, per meglio dire, essi hanno una tale cattiveria nel cuore, da ritenere un bene che si arrivi quanto prima a un “chiarimento”, e che i cattolici non disponibili a riconoscere questa falsa dottrina come se fosse autentica, vengano gettati fuori a pedate, come si è fatto con don Minutella, o vengano emarginati e ignorati, come il papa ha fatto con i quattro cardinali dei dubia, due dei quali sono morti nel frattempo. Di tristezza e di crepacuore. Alla faccia della bontà e della misericordia che costoro hanno sempre in bocca: i Bergoglio, i Paglia, i Galantino, i Bianchi. Hanno sempre in bocca la misericordia e il perdono, ma non perdonano mai a quanti si oppongono alla loro apostasia e non hanno alcuna misericordia per i cattolici decisi a rimanere tali, cioè a non accettare alterazioni e falsificazioni del Deposito della fede. Lì, su quel confine preciso, si arresta la loro misericordia; lì ha termine la loro capacità di perdonare. Osservateli bene: i loro sguardi, i loro gesti, le loro parole, le loro omelie, a cominciare dalle omelie, o meglio dagli sproloqui disordinati, di Casa Santa Marta. E che dire del modo in cui il signore argentino ha trattato i francescani e le francescane del’Immacolata, e continua a trattarli, dopo cinque anni di persecuzioni, del tutto indifferente alla sofferenza morale che sta infliggendo loro? C’è forse un barlume di misericordia, nel suo modo di procedere? Ha mai fatto o detto la minima cosa per addolcire la loro sofferenza, per spiegare le ragioni del suo agire, per versare un po’ di balsamo sulle piaghe che ha provocato a centinaia di uomini e donne che si son votati a Dio. Non c’è il vero spirito cristiano in lui: è del tutto assente la carità; e, come se non bastasse, non c’è più nemmeno la Verità, l’amore geloso per la Verità, che è Gesù, così come tramandato dalle Scritture e da duemila anni di Tradizione. No: al posto del Cristo c’è un personaggio sconosciuto, inedito, tutto umano, il quale offre misericordia all’ingrosso e perdona tutti, anche i peccatori impenitenti; un personaggio del quale non si può neanche affermare con sicurezza che cosa abbia realmente detto, perché, l’osservazione è di un altro bergogliano d.o.c., padre Sosa Abascal, a quel tempo non c’erano  registratori che potessero catturarne la voce. Per esempio, noi sappiamo, o credevamo di sapere, che Gesù ha detto, a proposito del matrimonio: L’uomo non separi ciò che Dio ha unito, e he l’adulterio comincia già dai pensieri impuri; ma padre Sosa, in polemica con il cardinale Müller, non ne è affatto convinto, o meglio, è convinto del contrario; e si spinge a negare che Gesù abbia mai sostenuto che il matrimonio è indissolubile. Sempre con l’assenza di registratori quale pezza d’appoggio esegetica e teologica. Se tale è il livello di raffinatezza dei teologi bergogliani, non desta stupore che Bergoglio sia il più rozzo e ignorante di tutti. Ma chi se ne frega della rozzezza e dell’ignoranza? Lui ha la misericordia all’ingrosso, la estrae dalle sue capaci tasche e la getta alla folla a piene mani, come fossero manciate di riso a un matrimonio. Oddio, non proprio a tutti: ci sono di quelli che la sua misericordia non l’hanno proprio vista. Come il povero cardinale Caffarra, morto di crepacuore dopo essere stato umiliato pubblicamente dal silenzio di Bergoglio e ulteriormente umiliato da un gelido incontro accidentale, in quel di Bologna, nel corso del quale il papa “misericordioso”, seduto a pranzo accanto a lui, non si è mai degnato di rivolgergli la parola. Né desta stupore il livello incredibilmente rozzo dell’eresia propalata dal falso monaco Enzo Bianchi, del quale ancor prima dell’elezione di Bergoglio, un teologo veramente raffinato e competente, come Antonio Livi, così scriveva (su La Nuova Bussola Quotidiana del 17/03/12):
Enzo Bianchi si presenta come il priore della Comunità di Bose, che i cattolici ritengono essere un nuovo ordine monastico, mentre canonicamente non lo è, perché non rispetta le leggi della Chiesa sulla vita comune religiosa. I cattolici lo ritengono un maestro di spiritualità, un novello san Francesco d’Assisi capace di riproporre ai cristiani di oggi il Vangelo sine glossa, ma nei suoi discorsi la Scrittura non è la Paola di Dio custodita e interpretata dalla Chiesa ma solo un espediente retorico per la sua propaganda a favore di un umanesimo che nominalmente è cristiano ma sostanzialmente è ateo.
Ecco, ad esempio, come Enzo Bianchi commentava il racconto evangelico delle tentazioni di Gesù nel deserto: «Gesù non si sottrae ai limiti della propria corporeità e non piega le Scritture all’affermazione di sé; al contrario, egli persevera nella radicale obbedienza a Dio e al proprio essere creatura, custodendo con sobrietà e saldezza la propria umanità» (Avvenire, 4 marzo 2012). Insomma, un’esplicita negazione della divinità di Cristo, i quale è ridotto a simbolo dell’etica sociale politically correct, l’etica dell’uomo che – come scriveva Bianchi poco più sopra – deve «avere il cuore e le mani libere per dire all’altro uomo: “Mai senza di te”» (ibidem)

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Fidatevi del vostro intuito: osservate il suo sguardo, i suoi occhi; e anche quelli di Enzo Bianchi. Non c’è bontà, in essi; c’è una luce fredda, cattiva, e un immenso narcisismo: feroce, debordante…

No: quello di Enzo Bianchi non è cristianesimo; tanto meno cattolicesimo. Ma del resto perché meravigliarsene, perché scandalizzarsene, dal momento che, come dice e ribadisce il signore argentino, Dio non è cattolico? È logico e naturale, pertanto, cheEnzo Bianchi, nelle presenti circostanze, assurga al ruolo di predicatore mondiale per il clero; così come è giusto e naturale che un eretico e un ignorante come Sosa Abascal diventi generale dei gesuiti, o che un Antonio Spadaro, di cui finora nessuno aveva mai sentito parlare, per l’inesistenza dei suoi meriti culturali, divenga il direttore de La Civiltà Cattolica. E che dire di Marco Tarquinio, il direttore de L’Avvenire, giornale che ha ospitato per tanti anni gli scritti di un teologo serio, ma soprattutto di un vero teologo cattolico, come Antoni Livi, e adesso lo esclude, lo discredita, lo attacca, per dare spazio al nuovo astro nascente, Enzo Bianchi, colui che esprime appieno lo spirito della “riforma” di Bergoglio? Infatti quest’ultimo, intorno a sé, non vuole persone di valore: vuole docili strumenti per portare avanti a marce forzate la protestantizzazione, la laicizzazione e la liberalizzazione della Chiesa. Quel che lui vuole ottenere, il suo obiettivo finale – non suo, ma di quelli che l’hanno insediato sul soglio di san Pietro, in maniera irregolare e abusiva – è lo scardinamento della fede e la dissoluzione della Chiesa, con “c” maiuscola. Egli, o meglio coloro che lo hanno insediato, cioè la mafia di san Gallo, la massoneria ecclesiastica, sostenuta dalle lobby gay del Vaticano, che sono tutt’uno con essa, vogliono una “chiesa” (minuscolo) che sia una libera associazione filantropica e umanitaria, ecologista e progressista, dedita alla difesa dell’ambiente e favorevole all’immigrazione selvaggia, con lo scopo di vedere sostituita la popolazione europea con popolazioni africane e  asiatiche di religione islamica. Ora il signore argentino vuol passare alla storia come il papa che ha ricucito lo strappo con la Cina e che ha ottenuto il pieno riconoscimento del cattolicesimo cinese: di fatto, sta svendendo e tradendo gli eroici cattolici cinesi, che subiscono da sempre una dura persecuzione, dalla dittatura di Pechino, li sta abbandonando alla persecuzione, tranne quella parte di essi che già da anni si è lasciata inquadrare in una sedicente chiesa cattolica “nazionale”; e, quel che è peggio, sta concedendo al governo di quel Paese la facoltà di nominare i vescovi. E che spettacolo vedere i vaticanisti allineati, i giornalisti filo Bergoglio arrampicarsi sugli specchi, alla televisione e sui giornali, per spiegare al pubblico che questo è un grande passo avanti, che meglio di così non si poteva fare, che era necessario che ciascuna delle due parti cedesse qualcosa nei confronti dell’altra. Sarà. Sta di fatto che Bergoglio passerà alla storia come il papa che ha riportato la chiesa indietro di un millennio, a prima della lotta per le investiture. Gregorio VII per questa ragione scese in campo contro l’imperatore Enrico IV: per negare al potere temporale il diritto delle nomine episcopali. Ma forse, nella testa di Bergoglio, questo non è un passo indietro, non è una sconfitta, non è un tradimento, ma un guadagno: non ha forse sostenuto ad ogni pie’ sospinto che il vero, grande male della Chiesa, nonché la causa di tanti altri mali, compreso il dilagare delle lobby sodomitiche entro la Chiesa, è il “clericalismo”? Ebbene: con questo sciagurato accordo, con questa resa a discrezione fatta sulle spalle dei cattolici cinesi, il governo di Pechino si vede riconosciuta la facoltà di infliggere al clericalismo un colpo mortale: di fare alla Chiesa un bel prelievo di attribuzioni, anche su questioni che riguardono esclusivamente la sua struttura e la sua vita interna.

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L'impostore Bergoglio con il caso dei "Vescovi cinesi" lasciati nominare dal governo di Pechino, passerà alla storia come il papa che ha riportato la chiesa indietro di un millennio, a prima della lotta per le investiture; oltre ad aver definitivamente aperto le porte del Vaticano alle lobby sodomitiche.

Ma non è una cosa seria

di Francesco Lamendola

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