ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 19 settembre 2018

“Quid dicis Marcus?

PEZZO GROSSO: GUAI SE GLI AMERICANI SMETTONO DI MANDARE SOLDI IN VATICANO. UN INVERNO DI STENTI…

Gli americani, di fronte al comportamento incredibile dei vertici della Chiesa, a cominciare dal Pontefice regnante, in tema di abusi sessuali e omosessualità pervasiva e aggressiva del clero si stanno seccando. Voi tenete un atteggiamento inqualificabile, arrogante ed elusivo? Allora ci pensiamo noi. 

E dal momento che sono persone praticherò conoscono i loro polli, anzi, visto il genere, i loro capponi, decidono di tagliare il becchime. Già la Papal Foundation, un grande serbatoio di dindi per le tonache aveva mostrato tutto il suo dispiacere qualche mese fa. Ora “Legatus”, un’organizzazione che raduna migliaia di imprenditori cattolici, ha deciso di non mandare più soldi a Roma, ma di congelarli in un fondo di garanzia in attesa che il Vaticano e il Pontefice rispondano alle questioni suscitate dalla testimonianza di mons. Vigano. Su come il Pontefice ha gentilmente detto ai vertici della Conferenza Episcopale USA che cosa fare delle loro proposte per rispondere al ViganòGate trovate questo articolo su La Nuova Bussola Quotidiana. Si preannuncia un inverno di stenti per i teneri prelati vaticani. Sulla popolarità – calante – di Pontifex in USA ha scritto l’Huffington Post. Di tutto ciò si occupa da par suo Pezzo Grosso, che oggi sfoggia anche il suo latino…

“Quid dicis Marcus?

Caro Tosatti, che potrebbe succedere se gli ambienti americani decidessero di non dare più soldi a questo pontificato? (Non stiamo parlando dell’ 8 per mille che va alla Cei). Stiamo parlando soprattutto dell’Obolo di San Pietro, di cui hanno grande esperienza più persone: – mons.Viganò,- l’ex revisore generale dei conti vaticani (Milone) licenziato in tronco – l’ex vicedirettore IOR (Mattietti), anch’egli licenziato in tronco. – Un ex consigliere di amministrazione IOR esperto di banche e finanza (Salvatori), anch’esso di fatto licenziato in tronco. “Chi tocca l’Obolo di San Pietro muore”, si recita in Vaticano da qualche tempo. L’Obolo è una offerta fatta al Papa per la missione della chiesa (e perciò anche per coprire le spese della Segreteria di Stato, si dice almeno con la metà della raccolta) e fino a poco tempo fa si aggirava intorno a 70/ 80milioni di dollari americani. Ci viene detto che detto Obolo proviene prevalentemente dagli Stati Uniti, poi dalla Germania e dall’Italia. Tre paesi fanno quindi la parte preponderante di detto Obolo ed infatti detti tre paesi sembrano guidare le nomine e gran parte del potere nella chiesa.(i latini dicevano: Pecunia non olet sed ut serves ad control qui accipit eius (il danaro non puzza, ma serve a controllare chi lo prende). Se i cardinali e vescovi americani dovessero “bloccare” l’Obolo, la segreteria di Stato Vaticana potrebbe rischiare di chiudere i battenti, visto che dovrebbe coprire circa il 50% delle sue lussuosissime spese (potremmo azzardare un cento milioni di euro anno? mons. Viganò potrebbe confermarlo), mentre il resto è sostenuto dal contributo dello Ior (per circa 50 milioni di euro? O no?). La Chiesa deve essere povera, mica il Vaticano, perbacco! Il blocco americano dell’Obolo potrebbe produrre più effetti. Il primo potrebbe esser originato dai ricchissimi Cavalieri di Colombo che potrebbero compensare l’obolo proveniente dagli Usa e in cambio nominare loro il Segretario di Stato, indire un Conclave, eccetera (il loro obiettivo, ci vien detto, è anche quello di riuscire ad avere lo status dei Cavalieri di Malta). Il secondo effetto potrebbe essere che i Cavalieri di Malta, per evitare la presa di potere dei Columbus Knights, potrebbero fare lo stesso, soprattutto cercando risorse in Germania. Questa ipotesi potrebbe accelerare il processo di luteranizzazione della chiesa cattolica. Il terzo effetto potrebbe lasciar immaginare che gli ambienti americani che hanno deciso di bloccare l’Obolo non lo facciano, in cambio della riabilitazione immediata di Viganò e la sua nomina a Cardinale, responsabile della Amministrazione dei beni della Chiesa. Dicit enim sic in quosdam Romanae Curiae Orbes …(almeno questo si sussurra in alcuni ambienti curiali) Ma Quis unquam crediderit post Viganò accusent? (ma chi ci crede dopo le accuse fatte a Viganò?) Magna Pars (Pezzo Grosso)”.

19 settembre 2018 Pubblicato da  12 Commenti --



Marco Tosatti


http://www.marcotosatti.com/2018/09/19/pezzo-grosso-guai-se-gli-americani-smettono-di-mandare-soldi-in-vaticano-un-inverno-di-stenti/

L’IDENTITA’ ITALIANA E LE RADICI CRISTIANE (SALVINI, RENZI, GALLI DELLA LOGGIA E MONTANARI)



C’è un dettaglio che sorprende nell’intervista di Matteo Salvini con Bruno Vespa. Il vicepremier ha menzionato quattro volte Dio, una volta la Provvidenza e una il Purgatorio.
Un mio amico, vecchio esperto di cattolici e politica, mi dice: “forse solo La Pira e don Sturzo in politica avevano l’istinto, nel loro colloquiare, di riferirsi all’Assoluto con questa naturalezza”. La Pira era un santo e don Sturzo un sacerdote, mentre Salvini si definisce “l’ultimo dei peccatori”, ma nella Chiesa non si fa differenza: tutti sono considerati allo stesso titolo figli di Dio, anche perché tutti siamo peccatori.
Quello che colpisce è la spontaneità popolare del leader leghista nel riferirsi al buon Dio, perché è sintomo di un sincero senso religioso che c’entra intimamente con il far politica e con l’azione di governo.
In questo è l’esatto opposto di Matteo Renzi che pure è cattolico da sempre. Ricordo quando l’allora sindaco di Firenze, nella primavera del 2009, venne a Roma a presentare – insieme ad altri – il mio libro “Indagine su Gesù”. Mi colpì la sottolineatura che fece: ci tenne a ripetere che la sua fede cattolica non c’entra con il suo lavoro politico (all’opposto di Giorgio La Pira). Per Renzi la fede è un fatto privato.
Per Salvini invece è una realtà di popolo, è l’appartenenza a una storia. Si capisce il suo riferimento a Dio oggi, nel suo discorso pubblico, leggendo l’articolo di Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della sera” di ieri.
Galli è autore di alcuni bei libri sull’identità italiana e ieri ha risposto a un intellettuale di sinistra, Tomaso Montanari, il quale, in un suo scritto, ha sostenuto che “l’identità italiana non esiste” e addirittura che le identità sono un maledetto pericolo perché – a suo dire – servono solo a vedere lo straniero come nemico e a giustificare il “respingimento” e il “prima gli italiani”, portando infine al fascismo. Il tutto condito con i soliti stereotipi cosmopoliti. La sinistra vive di luogocomunismo.
Galli della Loggia anzitutto dà una bacchettata sulle mani a Montanari obiettando che “l’identità” non è quella caricatura che lui prende come comodo bersaglio. Poi gli mostra che l’identità italiana esiste eccome, che “è un fatto storico, frutto di una storia” di “singolare complessità”.
Infine ricorda migliaia di uomini e donne che negli ultimi due secoli sono morti gridando: “viva l’Italia”. Pure uomini della Resistenza davanti ai plotoni d’esecuzione. Anche loro avevano “un’idea di nazione chiusa e guerresca”? Era pure quello “un bieco nazionalismo”?
Montanari elude questo tema e propone alla Sinistra di spalancare le porte alle grandi masse di immigrati rifiutando definitivamente l’identità italiana e aderendo a una “costituzione cosmopolitica come quella che avrebbe potuto darsi l’Unione europea”.
Galli commenta: “così la Sinistra è servita: se lo desidera ha la ricetta perfetta per assaporare il bis della catastrofe elettorale del 4 marzo”.
Infatti nulla come il senso di appartenenza al proprio popolo e alla propria terra è radicato negli uomini. Anche negli italiani, la cui civiltà ha illuminato il mondo per secoli e – si può dire – ha plasmato l’Europa.
Fra l’altro Galli sostiene: “mi sembra velleitario il tentativo di Montanari di contestare la centralità che nell’identità italiana hanno le sue ‘radici cristiane’ ”.
Galli lo dice da laico. Come laico era Federico Chabod che scriveva: “Non possiamo non essere cristiani, anche se non seguiamo più le pratiche di culto, perché il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c’è fra noi e gli Antichi… è proprio dovuta a questo gran fatto, il maggior fatto senza dubbio della storia universale, cioè il verbo cristiano.  Anche i cosiddetti ‘liberi pensatori’anche gli ‘anticlericali’ non possono sfuggire a questa sorte comune.
Così pure il laico Benedetto Croce in “Perché non possiamo non dirci cristiani”. E’ il motivo per cui l’unità statuale d’Italia, col Risorgimento, fu anche l’unificazione nella lingua di Dante, la lingua che ha il suo canone nella Divina Commedia, il poema più cattolico della storia.
Come voleva il Manzoni, il vero vate dell’Italia risorgimentale, grande cattolico e autore del poema del popolo italiano, “I promessi sposi”. Il legame fra identità italiana e cristianesimo oggi è illustrato spesso da Vittorio Sgarbi quando parla dei ritratti di Maria nella grande pittura italiana (ma vorrei ricordare anche delle pagine di Piero Calamandrei).
Ecco perché quando Salvini chiuse la campagna elettorale, a marzo, mostrando il rosario e rifacendosi al Vangelo, scrissi che si doveva leggere l’episodio in questa prospettiva di civiltà.
La Sinistra adesso rinnega la sua storia che con Gramsci si era inserita nella tradizione nazionale. Lo stesso Pd disprezza l’identità italiana dopo aver affondato la nostra sovranità e la nostra economia.
Matteo Salvini è invece il simbolo più forte di un popolo che ama la propria identità e vuole risorgere, vuole ritrovare sovranità, prosperità e futuro.
Antonio Socci
Da “Libero”, 17 settembre 2018
L’IDENTITA’ ITALIANA E LE RADICI CRISTIANE (SALVINI, RENZI, GALLI DELLA LOGGIA E MONTANARI)

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