ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 8 ottobre 2018

Don Papino Bello!

Papa Francesco: "Maria una donna normale, con Giuseppe una bella coppia!"
Papa Francesco e il libro dedicato all'Ave Maria, in uscita domani


"La Madonna? Una donna normale". Maria e Giuseppe? "Una bella coppia!". Adopera il linguaggio comune Papa Francesco per descrivere la madre di Cristo e il suo padre putativo, nel corso della trasmissione 'Ave Maria' che andrà in onda dal 16 ottobre ogni martedì in prima serata su Tv 2000, i cui contenuti - raccolti anche nel libro pubblicato dalla Lev, la Libreria Editrice Vaticana con la Rizzoli - sono stati illustrati alla Filmoteca Vaticana da monsignor Dario Edoardo Viganò assessore al dicastero per la Comunicazione, dal direttore di Tv2000 Vincenzo Morgante e da don Marco Pozza cappellano del carcere di Padova, conduttore e intervistatore del Pontefice durante le dieci puntate.

"La Madonna è una ragazza normale, è una ragazza di oggi, una ragazza normale educata normalmente, aperta a sposarsi, a fare una famiglia", spiega il Papa. "Qualsiasi donna di questo mondo può dire 'io posso imitare Maria' perché è normale. Anche il suo matrimonio verginale, casto, è stato un matrimonio normale: lavoro, fare la spesa, fare le cose di casa, educare il figlio, aiutare il marito...". Quanto alla figura di Giuseppe, "è stato lo sposo: la Madonna non ha mai detto a Giuseppe 'io sono la mamma di Dio, tu sei l'impiegato di Dio'. Sottomessa al suo sposo come era la cultura del suo tempo, gli faceva da mangiare, parlava con lui, parlavano del figlio. Lei ascoltava Giuseppe e obbediva a Giuseppe; le grandi decisioni le prendeva Giuseppe, era normale in quel tempo... Maria è la piena di grazia, Giuseppe è il giusto: bella coppia!", chiosa con un sorriso Papa Francesco.

Papa Francesco: «La Chiesa è popolo, l’élite il peccato»

La riflessione di Bergoglio nel libro dedicato all’Ave Maria che esce martedì, un colloquio sulla preghiera con don Mario Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova: «Me la immagino come una ragazza normale»

Papa Francesco davanti a un’icona della Madonna con il Bambino (Ap)

C’era un peccato «che piace tanto a Satana»: il peccato dell’élite. «L’élite non sa cosa significa vivere nel popolo e quando parlo di élite non intendo una classe sociale: parlo di un atteggiamento dell’anima», scrive nell’ultimo libro papa Francesco dedicato all’Ave Maria.
Ragazza normale
Da quando è nata fino all’Annunciazione, al momento dell’incontro con l’angelo di Dio, me l’immagino come una ragazza normale, una ragazza di oggi, una ragazza non posso dire di città, perché Lei è di un paesino, ma normale, normale, educata normalmente, aperta a sposarsi, a fare una famiglia. Una cosa che immagino è che amasse le Scritture: conosceva le Scritture, aveva fatto la catechesi ma familiare, dal cuore. Poi, dopo il concepimento di Gesù, ancora una donna normale: Maria è la normalità, è una donna che qualsiasi donna di questo mondo può dire di poter imitare. Niente cose strane nella vita, una madre normale: anche nel suo matrimonio verginale, casto in quella cornice della verginità, Maria è stata normale. Lavorava, faceva la spesa, aiutava il Figlio, aiutava il marito: normale.
Diavolo ed élite
La normalità è vivere nel popolo e come il popolo. È anormale vivere senza radici in un popolo, senza collegamento con un popolo storico. In quelle condizioni nasce un peccato che piace tanto a Satana, il nostro nemico: il peccato dell’élite. L’élite non sa cosa significa vivere nel popolo e quando parlo di élite non intendo una classe sociale: parlo di un atteggiamento dell’anima. Si può appartenere a una Chiesa di élite. Però, come dice il Concilio nella Lumen gentium, la Chiesa è il santo popolo fedele di Dio. La Chiesa è popolo, il popolo di Dio. E al diavolo piacciono le élite.
Una donna sola
La ri-creazione comincia da Maria, da una donna sola. Possiamo pensare alle donne sole che portano avanti la casa, da sole educano i figli. Ecco, Maria è ancora più sola. Sola comincia questa storia, che prosegue con Giuseppe e la famiglia; ma all’inizio la ricreazione è il dialogo tra Dio e una donna sola (…). Sola nel momento dell’annuncio e sola nel momento della morte del Figlio.
Plaza de Mayo
A una mamma che ha sofferto quello che hanno sofferto le mamme di Plaza de Mayo io permetto tutto. Può dire tutto, perché è impossibile capire il dolore di una mamma. Qualcuna mi ha detto: «Vorrei vedere almeno il corpo, le ossa di mia figlia, sapere dov’è stata sepolta» (...). Esiste una memoria che io chiamo «memoria materna», qualcosa di fisico, una memoria di carne e ossa. Anche questa memoria può spiegare l’angoscia. Tante volte dicono: «Ma dov’era la Chiesa in quel momento, perché non ci ha difeso?». Io sto zitto e le accompagno. La disperazione delle mamme di Plaza de Mayo è terribile. Non possiamo far altro che accompagnarle e rispettare il loro dolore, prenderle per mano, ma è difficile.
Dio mamma
Dicendo che Dio è papà e mamma, papa Giovanni Paolo I non ha detto niente di strano. Lo ha detto Dio di sé, per mezzo di Isaia e degli altri profeti: si è presentato come una mamma, «ti custodisco come una mamma, una mamma non può dimenticarsi del suo bambino, e se anche lo facesse io non potrei mai farlo» (Is 49,15).
La bellezza
L’angelo non dice a Maria: «Tu sei piena di intelletto, sei intelligente, sei piena di virtù, sei una donna ultrabuona». No: «Sei piena di grazia», cioè di gratuità, di bellezza. La Madonna è la bella per eccellenza. La bellezza è una delle dimensioni umane che troppo spesso trascuriamo. Parliamo della verità, della bontà e lasciamo da parte la bellezza. Invece è importante quanto le altre. È importante trovare Dio nella bellezza.
In carcere
Sono passato tante volte in autobus davanti al carcere di Villa Devoto a Buenos Aires. C’era la coda delle mamme e le vedevano tutti, queste donne in coda per entrare, per visitare un figlio. Non è difficile immaginare le umiliazioni che deve subire una donna, le perquisizioni... Ma non importa, è per un figlio. Si lasciano calpestare, quello che importa è il figlio. A Maria importava il Figlio. Non i commenti degli altri.
I corrotti
Maria non può essere la mamma dei corrotti, perché i corrotti vendono la mamma, vendono l’appartenenza a una famiglia, a un popolo. Cercano soltanto il proprio profitto, che sia economico, intellettuale, politico, di qualsiasi tipo. Fanno una scelta egoistica, direi satanica: chiudono a chiave la porta dal di dentro. E Maria non riesce a entrare. Per questo l’unica preghiera per i corrotti è che un terremoto li commuova talmente da convincerli che il mondo non è cominciato e non finirà con loro (...). Maria è madre di tutti noi peccatori, dal più al meno santo.
Un Papa peccatore
È la realtà. Se dicessi di me di non essere un peccatore, sarei il corrotto più grande.


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