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mercoledì 24 ottobre 2018

Gli araldi della Nuova Chiesa

OMOSESSUALITÀ
Nuova Chiesa e abusi sessuali

Un articolo di Vatican Insider dimostra come si voglia usare il pretesto degli scandali sessuali come un argomento per legittimare l'omosessualità anche nel clero.



Un significativo articolo è stato pubblicato domenica sul sito Vatican Insider a firma Andrea Tornielli. Non tanto per il suo obiettivo dichiarato, che era quello solito di screditare monsignor Carlo Maria Viganò, stavolta riguardo alla terza lettera sull’affaire McCarrick, quanto per due passaggi che sono emblematici di come in modo subdolo si voglia legittimare l’omosessualità nel clero.


Veniamo al primo. Tornielli se la prende con coloro che denunciano l’omosessualità nel clero «come il problema che sta all’origine degli abusi sessuali sui minori». Per Tornielli invece – che fa eco al concetto espresso da papa Francesco - «ogni abuso sessuale su minori o adulti vulnerabili da parte di sacerdoti è prima di tutto un abuso di potere clericale e un abuso di coscienza». È una tesi interessante, con la quale potremmo riscrivere tutta la storia. Con lo stesso metro di giudizio, infatti, potremmo dire che sia i lager nazisti che i gulag sovietici erano forme di abuso militare, non c’entra l’ideologia che li ha provocati.

L’abuso di potere, nell’accezione usata da Tornielli, è un termine generico che si può applicare a tante fattispecie diverse: dal mobbing al furto fino alla violenza fisica, anche sessuale, e all’omicidio. Descrive un aspetto del fatto, non la sua origine e la sua natura. E non è che un qualsiasi reato, se commesso da un prete o un vescovo, diventa clericalismo. Se un prete ruba le offerte della messa, è semplicemente un ladro non un clericale. E se un prete si appropria dei soldi della parrocchia o del suo ufficio per pagarsi il vizietto – come purtroppo è accaduto diverse volte -, è semplicemente un omosessuale praticante. Così è per la violenza sessuale. Se oltre l’80% degli abusi sessuali commessi da sacerdoti sono atti omosessuali, affermare che l’omosessualità non c’entra nulla è quantomeno bizzarro. Nel caso McCarrick poi, diventa addirittura ridicolo. Nello stesso tempo riconoscere questo non vuol dire che tutti coloro che sono affetti da clericalismo sono potenziali violentatori.

La questione è che mettendo tutto sotto la voce “clericalismo” si evita di fare differenze di orientamento sessuale. Insomma, si vuol dire che essere eterosessuale o omosessuale è indifferente, chiunque può commettere un abuso di potere. Cioè, per Tornielli e compagnia il fatto che gli atti omosessuali siano contro natura – come la Chiesa ha sempre insegnato - non significa nulla.

E infatti, eccoci al secondo punto, perché poco più avanti, riconoscendo che comunque qualcosa si può fare per ridurre al minimo questi scandali, Tornielli afferma che serve «una selezione più accorta nei seminari arrivando a ordinare preti soltanto uomini che siano in grado di vivere il celibato». Come dire: non importa se eterosessuali o con attrazione per persone dello stesso sesso, l’importante è mantenere il voto di castità.

È la linea che da padre Antonio Spadaro in giù si sta cercando di far passare approfittando di questa ondata di scandali. Ma è una pretesa che cozza con la realtà oltre che con il catechismo, la Scrittura e la Tradizione. I dati sopra citati dimostrano infatti che impedire a chi abbia tendenze omosessuali di entrare in seminario – come prevede il direttorio sulla formazione sacerdotale, confermato anche da papa Francesco - già diminuirebbe drasticamente il problema. Se l’omosessualità è un dis-ordine, non c’è verso di sostenere che sia indifferente rispetto agli abusi.

Ma gli araldi della Nuova Chiesa se ne fregano della realtà, figurarsi di quanto la Chiesa insegna da sempre; hanno una loro agenda e vanno avanti spazzando via chiunque faccia resistenza. Questo sì che è abuso di potere clericale.

Riccardo Cascioli

http://www.lanuovabq.it/it/nuova-chiesa-e-abusi-sessuali
I DATI FIDES
I cattolici crescono nel mondo, ma sono senza preti

Fides presenta le più aggiornate statistiche sullo stato della Chiesa nel mondo. Al 31 dicembre 2016 i cattolici erano 1.299.059.000, 14.249.000 in più che nel 2015. Ma alla loro crescita non corrisponde un aumento dei sacerdoti il cui numero è diminuito. Solo in Europa in un anno meno 2500 preti. 


Il 21 ottobre, in occasione della 92.esima Giornata Missionaria Mondiale, l’Agenzia di stampa Fides ha come di consueto presentato le più aggiornate statistiche relative allo stato della Chiesa nel mondo. I dati sono ricavati da due fonti: “L’annuario statistico della Chiesa”, relativo al 2016, e l’ “Annuario Pontificio 2018”, entrambi pubblicati lo scorso giugno.   

Al 31 dicembre 2016 i cattolici erano 1.299.059.000, 14.249.000 in più che al 31 dicembre del 2015, su una popolazione mondiale di 7.352.289.000 (103.348.000 milioni in più rispetto al 2015). In termini relativi, costituivano il 17,67% degli abitanti del pianeta, con un calo dello 0,05% che si deve alla diminuzione verificatasi in Africa (-0,18%) e in Europa (-0,11).

Come in passato, l’aumento si è registrato in tutti i continenti ad eccezione, per il terzo anno consecutivo, dell’Europa dove la popolazione battezzata è diminuita di 240.000 unità. L’incremento maggiore si è avuto in Africa, con 6.265.000 di nuovi battezzati, seguita dall’America, con 6.023.000. Il 48% dei battezzati abita nel continente americano, dove Argentina, Colombia e Paraguay hanno una presenza di cattolici superiore al 90%. Anche in Italia, Polonia e Spagna l’incidenza del cattolici supera il 90%, ma l’Europa è da tempo il continente meno dinamico, con un incremento di battezzati di appena lo 0,2% tra il 2010 e il 2016. Ovviamente i fattori demografici hanno un loro peso nel determinare la distribuzione dei cattolici e le variazioni rilevate. Non a caso l’Africa, dove attualmente vive il 17,6% dei cattolici, presenta lo scenario più dinamico: tra il 2010 e il 2016 i cattolici sono passati da 185 milioni a oltre 228, con un incremento pari al 23,2%. Stabile è invece la presenza dei cattolici in Asia, dove rappresentano circa l’11% della popolazione, concentrati nelle Filippine e in India. Infine in Oceania vivono poco più di 10 milioni di cattolici, con un incremento del 10,4% tra il 2010 e il 2016.

Alla crescita dei cattolici non corrisponde un aumento dei sacerdoti il cui numero, anzi, anche nel 2016 è diminuito, seppure leggermente. A fine 2016 erano infatti 414.969, 687 in meno rispetto al 2015. Il dato negativo si deve alla perdita di sacerdoti religiosi – 1.004 in meno – mentre i sacerdoti diocesani sono aumentati di 317 unità. La riduzione più consistente si è registrata di nuovo in Europa (-2.583), seguita dall’America (-589). Il numero è rimasto stabile in Oceania, mentre è aumentato sia in Africa (+1.181) che in Asia (+560). I vescovi invece sono aumentati di 49 unità e sono 5.353, 4.090 diocesani e 1.263 religiosi.

Passando al rapporto sacerdoti-fedeli, la situazione peggiore è quella dell’America dove c’è in media un sacerdote ogni 5.156 fedeli. L’Africa ha un sacerdote per 5.051 fedeli, l’Oceania uno per 2.216, l’Asia uno per 2.172 e infine l’Europa ne ha uno ogni 1.617 fedeli. Al di là delle medie, le disparità sono notevoli. Il vicariato che comprende Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen dispone, ad esempio, di 53 sacerdoti, divisi in otto parrocchie, per un totale di circa 950.000 cattolici, il che porta il rapporto sacerdoti-fedeli a uno su 18.000.

Nel periodo considerato è proseguito inoltre il calo in corso da alcuni anni delle vocazioni sacerdotali. I seminaristi maggiori sono scesi da 116.843 a 116.160. Il tasso di vocazione, vale a dire il numero di seminaristi per 100.000 cattolici, a sua volta è sceso da 9,09 a 8,94. Il continente con il tasso di vocazione più basso risulta essere l’America, specialmente quella Meridionale, con 5,13 seminaristi per 100.000 cattolici, seguita dall’Europa con un quoziente pari a 6,17.

Sono 1.604 in meno, e si tratta di un calo nettamente superiore rispetto a quello dell’anno precedente, anche i religiosi non sacerdoti, a conferma di una tendenza negativa in atto da quattro anni. Nel 2015 erano 54.229 contro i 54.665 del 2014. Nel 2016 il loro numero è sceso a 52.625 con flessioni in tutti i continenti, ma soprattutto in Europa (-614) e in America (-503).  

In forte diminuzione risultano inoltre le religiose professe: erano 721.935 nel 2010 e 670.320 nel 2015, con una flessione del 7,1%. Nel 2016 sono scese a 659.445, con una perdita di 10.885 unità. Il calo va imputato soprattutto all’Europa (-8.370) e in secondo luogo all’America (-3.775), più altre 216 perdite in Oceania, non compensato dagli incrementi registrati in Africa (+943) e in Asia (+533). Anche in questo caso gli andamenti variano a seconda delle aree geografiche e dei continenti. In Africa si è registrato l’incremento maggiore, 9,2%,  con  le religiose passate da 66.357 nel 2010 a 72.510 del 2016. Segue il Sud-Est asiatico con un aumento del 4,2%, mentre il record negativo è stato registrato dall’America Settentrionale con una contrazione di quasi il 21%, seguita dall’Europa con oltre il 16% in meno.

Nonostante i cali anche sensibili riportati nei due annuari, altri dati confermano tuttavia il forte e tenace impegno della Chiesa cattolica in tutto il mondo nel settore delle opere educative e sociali. Globalmente i cattolici gestiscono 72.800 scuole materne, 96.500 scuole primarie, 47.800 scuole secondarie, frequentate da più di 62 milioni di allievi, a cui vanno sommati altri 5,5 milioni di studenti di scuole superiori, collegi, università. Vi accedono molti ragazzi di altre religioni.

Anna Bono

http://www.lanuovabq.it/it/i-cattolici-crescono-nel-mondo-ma-sono-senza-preti

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