ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 16 ottobre 2018

La trama dei fans del “dialogo”

Chiesa e massoneria, ecco la trama dei fans del “dialogo”


Portarsi la massoneria in casa e chiedersi anche se, con essa, sia possibile un dialogo significa infischiarsene del Magistero – in particolare delle chiarissime prese di posizione di Pontefici come Clemente XII e Leone XIII -, del Codice di Diritto Canonico – soprattutto nell’edizione del 1917, can. 2335 -, della Declaratio de associationibus massonicis, emanata nel 1983 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede ed approvata da Giovanni Paolo II, ma anche di documenti quali quelli messi a punto dalla Conferenza episcopale tedesca nel 1980 e da quella filippina nel 2003. Non poco.
Eppure, il prossimo 19 ottobre presso il castello della Baccaresca, nei pressi di Gubbio, si svolgerà un convegno proprio sul tema «Chiesa e massoneria: un dialogo possibile?», promosso dal circolo Acli «Ora et labora» di Fossato di Vico e dal Grand’Oriente d’Italia, presente ai massimi livelli col Gran Maestro, Stefano Bisi, e col presidente del Collegio dei Maestri Venerabili dell’Umbria, Luca Nicola Castiglione. Un appuntamento, questo, pubblicizzato anche sul sito ufficiale della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino.

Non si deve pensare a tale evento come se si trattasse di un bizzarro esperimento isolato: come spesso accade, si tratta invece di un nuovo tassello di una marcia di avvicinamento, che parte da lontano. Anche prendendo in considerazione soltanto gli ultimi due anni, val la pena citare sommariamente alcuni episodi, solo all’apparenza tra loro slegati, in realtà parte di una trama ben più intricata, che sviluppa il proprio disegno nel tempo, contando sulla politica dei piccoli passi e su un’erosione costante, continua, incessante.
Nel gennaio 2016 il quotidiano cattolico La Croix si è chiesto come sia possibile escludere «dolorosamente» solo i «massoni, che si dichiarino di fede cattolica», dall’accesso «alla Santa Comunione». Premessa retorica della solita conclusione scontata e buonista: «In un contesto come l’attuale non vi sarebbero più benefici nel dialogo che nella condanna?».
Un mese dopo ecco il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dalle colonne de Il Sole-24Ore, affermare più o meno le stesse cose, invocando una convergenza tra Chiesa e massoneria almeno su temi umanitari quali «la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca», invitando a superare le contrapposizioni volute da quelli che bolla come gli «ambienti integralistici cattolici» (sic!). Affermazioni, che hanno immediatamente suscitato l’entusiastica reazione del Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia, Stefano Bisi.
Aprile 2016: a Roma ecco un convegno sul tema «Gesù, lucente Stella del Mattino: influenza del Cristianesimo sul Rituale Emulation», promosso dalla Gran Loggia Regolare d’Italia. Tra i relatori, un docente del Pontificio Ateneo «Sant’Anselmo», Paolo Ricca, peraltro valdese. A novembre 2017, a Siracusa presso Palazzo Vermexio, convegno su «Chiesa e massoneria: così vicini, così lontani?», alla presenza dei vertici del Grand’Oriente d’Italia, ma anche del Vescovo di Noto, mons. Angelo Staglianò, e del teologo mons. Maurizio Aliotta.
Giugno scorso: nel chiostro della Chiesa della Collegiata di Santa Maria di Calatayud, uno dei principali edifici sacri di Saragozza, peraltro di proprietà ecclesiastica, si ospita la conferenza sul tema «La massoneria oggi in Aragona ed i suoi valori per una società in crisi», alla presenza di notabili grembiulini.
Questo elenco, che non ha la pretesa di esser completo, bensì solo il proposito di suggerire degli spunti, mostra una sorta di invisibile percorso, che, servendosi di eventi, meglio se poco reclamizzati, conta pian piano, con la politica dei piccoli passi, di avvicinare la Chiesa (almeno “certa” Chiesa) alle logge, vincendo le resistenze, ottundendo le coscienze e conquistando le anime con ferma costanza, paziente pervicacia, incrollabile convinzione, certi di riuscire prima o poi nel proprio intento, infischiandosene di quanto finora detto da Papi e documenti.
I precedenti degli ultimi cinquant’anni purtroppo incoraggiano tale ottimismo mal riposto.

IL VIDEO DEL PAPA – Ottobre 2016


Il Video del Papa diffonde ogni mese le intenzioni di preghiera del Santo Padre per le sfide dell’umanità e la missione della Chiesa.


L’abitino oggi è scomparso. Ma soprattutto è scomparso l’Apostolato della Preghiera. O meglio: fanno credere che esista ancora. In realtà è diventato, da qualche anno, la Rete Mondiale di Preghiera (Pope’s Worldwide Prayer Network): voi direte che è la solita “americanata”, han solo cambiato il nome, lo hanno inglesizzato e basta. Tutto resta come prima. Magari fosse così….
In accordo con le disposizioni della massoneria mondiale che governa la massoneria ecclesiastica (cui appartiene una percentuale spaventosa del Clero cattolico) l’odiato culto al Sacro Cuore è pressoché eliminato.
Pope Francis sits with Hindu Ndu-Kurukkal SivaSri T. Mahadeva during the Interreligious Encounter at the Bmich in Colombo
Da tempo i membri di questa Associazione più sensibili ed intelligenti lo avevano compreso (anche questo sito ne aveva parlato) ma non c’è stato verso di opporsi: poi con la nascita del “video del papa” si è avuto il “battesimo” sulfureo che ha trasformato l’Apostolato della Preghiera, la gloriosa Associazione fondata da santi Gesuiti per diffondere e propagare il Culto e la Devozione al Cuore Sacratissimo di Gesù.
Il resto è storia d’oggi. Stanno eliminando il Sacrificio Eucaristico -il sogno dei satanisti da secoli!- figuriamoci se tengono in vita il Primo Venerdì del Mese.

Con la rete mondiale di preghiera del Papa, verso l’unità, l’eliminazione di ogni muro, verso la costruzione di un’unica umanità ed una sola religione umanitaria universale. Senza dogmi, senza sacramenti, senza peccati.

Immagine correlata


Papa e budda
https://linformatoreweb.wordpress.com/2018/10/16/il-video-del-papa-ottobre-2016/

In Vaticano adesso si discute per l'acronimo "Lgbt"

La sigla "Lgbt" è presente nell'Instrumentum Laboris del Sinodo. Il gesuita James Martin promuove un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa cattolica. Altri, invece, ritengono che l'utilizzo dell'acronimo sfiori l'eresia


La dicitura "Lgbt" è presente nel documento stilato per introdurre i lavori del Sinodo dei vescovi sui giovani.
Ne avevamo già parlato in tempi non sospetti. I cattolici conservatori temono che lo stesso acronimo comnpaia pure negli atti ufficiali. Quelli che, stando alla riforma sinodale promossa da Papa Francesco, potrebbero finire per interessare la dottrina.
A spingere per questa soluzione, come raccontato questa mattina da La Verità, è il gesuita James Martinconsulente del Vaticano in materia di comunicazione. Un ecclesiastico statunitense che è già finito al centro di una serie di polemiche. Martin ha scritto un libro riguardante un "ponte" che la Chiesa cattolica, a suo parere, dovrebbe costruire per dialogare con la comunità Lgbt e ha preso parte all'incontro internazionale di Dublino, quello organizzato dalla Santa Sede per ribadire la centralità della famiglia. Per evitare che il gesuita tenesse il suo intervento durante l'evento tenutosi in Irlanda, sono arrivate migliaia di firme, ma la "mossa" dei tradizionalisti non ha modificato la scaletta dei relatori. Il dibattito sugli Lgbt è finito su Twitter, dove Martin ha avuto uno scambio di vedute con il cardinale Napier.
L'Instrumentum Laboris presenta quanto segue: "Alcuni giovani Lgbt" hanno espresso il desiderio di "beneficiare di una maggiore vicinanza". La diatriba riguarda lo stesso utilizzo della sigla: i più oltranzisti ritengono ancora che l'omosessualità sia un "atteggiamento", così come disposto dal Catechismo. Martin ha posto un paio di domande ai suoi follower: "Due interrogativi discussi - ha cinguettato -: dato l'insegnamento della Chiesa, il sinodo può usare il termine Lgbt? E il sinodo può riconoscere che le coppie gay formano 'famiglie'". Napier, che è un porporato africano di stampo conservatore, sembra non volerne sentire parlare: "Non ricordo più di due o tre menzioni del termine Lgbt, in un caso per ripudiarne l'uso nella Chiesa". Il cardinale, in sintesi, sostiene che il Sinodo non si stia affatto occupando della questione, come Martin, invece, sembrerebbe voler far credere. Ma il gesuita, ha raccontato il quotidiano diretto da Belpietro, ha replicato in maniera piccata: "Tre delegati mi hanno detto che questi argomenti vengono discussi in modo informale tra i padri". Di Lgbt, quindi, si parlerebbe, ma in maniera ufficiosa.
Il tweet di Martin non viene recepito bene. Un consacrato arriva a scrivere: "Pure la domanda è semplicemente eretica: no, la Chiesa non può riconoscere le coppie omosessuali come 'famiglia', neanche tra virgolette, tanto meno al sinodo sui giovani. Basta perdere il tempo dei cattolici su ciò che interessa solo a voi preti gay!". Saremmo, insomma, dalle parti di quella omoeresia che alcuni teologi sospettano imperare in certi ambienti vaticani. Tutta la questione sembrerebbe sfiorare anche la cosiddetta "lobby gay", quella che Benedetto XVI aveva dichiarato di aver sciolto e che Papa Francesco aveva citato, all'inizio del suo pontificato, come ancora esistente. Di sicuro siamo dinanzi a un dibattito dottrinale che può contribuire a tracciare il futuro del cattolicesimo.
Da una parte le "svolte aperturiste", dall'altra le "chiusure" dei tradizionalisti: un filone persistente in Vaticano almeno dal Sinodo sulla famiglia. Il termine "Lgbt" sarà presente nel documento finale? Chi la spunterà? Non ci resta che attendere la fine dei lavori.
Giuseppe Aloisi 
Ricordiamo l’eresia dell’ “Americanismo”… ci è molto utile in questi tempi
di Pierfrancesco Nardini (Coordinatore nazionale de Il Cammino dei Tre Sentieri)
Papa Leone XIII nel 1889 con la Lettera Apostolica Testem benevolentiae nostrae (TB), scritta al cardinale Gibbons e, tramite lui, a tutto l’Episcopato americano, chiariva che «Noi non possiamo approvare le opinioni, il cui complesso alcuni chiamano col nome di “americanismo”».
Questo movimento sosteneva che per far sì che «coloro che dissentono possano più facilmente essere condotti alla dottrina cattolica, la chiesa deve avvicinarsi maggiormente alla civiltà del mondo progredito, e allentata l’antica severità, deve accondiscendere alle recenti teorie e alle esigenze dei popoli (…) Pretendono -continua Leone XIII- perciò che sia opportuno, per accattivarsi gli animi dissidenti, che alcuni capitoli di dottrina, per così dire di minore importanza, vengano messi da parte o siano attenuati, così da non mantenere più il medesimo senso che la chiesa ha tenuto costantemente per fermo» (TB).
C’è un chiaro collegamento con quel che sarà il Modernismo, di cui l’Americanismo, anche per motivi cronologici, è giustamente ritenuto un avo.
Per motivi di spazio e di tempo, non possiamo soffermarci su tutti i punti di questo movimento. Sarà sufficiente chiarire che «non si accorda facilmente con la dottrina e lo spirito tradizionale della Chiesa, anzi, per non dire di più, apre la via ad errori teoretici e pratici, tra cui merita d’esser segnalata la preferenza attribuita all’attivismo, mentre Gesù Cristo e i Santi tutti hanno dato più importanza alla preghiera e alla vita interiore, da cui dipende la sorte di ogni apostolato cristiano» (Dizionario di Teologia Dommatica, Parenti-Piolanti-Garofalo, Ed. Studium, 1952, voce “Americanismo”).
L’elemento che vogliamo sottolineare qui è quello del c.d. attivismo, ossia quell’idea che valuta buona una cosa più sulla base di quanto si fa che su come la si fa. Semplificando al massimo, si preferisce la quantità dell’azione alla qualità. Se faccio tanto è sicuramente buono. Meno conta come lo faccio.
L’Americanismo sosteneva che le c.d. virtù “passive” (meditazione, preghiera, contemplazione, ma, forse, anche sopportazione della sofferenza) «furono più convenienti nelle età trascorse», mentre quelle c.d. “attive” «si confanno meglio nell’età presente» (TB).
Leone XIII smonta con chiarezza questo concetto scrivendo che «di questa divisione delle virtù è troppo ovvio quale giudizio si debba dare; infatti una virtù veramente passiva non vi è, né vi può essere» (TB).
Ogni virtù è, infatti, necessaria, perché discende all’uomo da Cristo «Maestro ed esemplare di ogni santità» e quindi di ogni virtù, cui «si devono modellare quanti desiderano entrare in cielo» (TB).
Gesù però non cambia nel corso dei tempi, è sempre lo stesso, secolo dopo secolo.
I cambiamenti della società non possono essere anche cambiamento di Cristo e, di conseguenza, della sua dottrina, ma al contrario devono rimanere ancorati a Lui, in quanto è la Verità che deve giudicare la Storia e non viceversa.
Quando invece si pretende che la Chiesa cambi il suo insegnamento per renderlo più adatto ai tempi, si pretende che Dio si adatti all’uomo, che il Creatore si abbassi al livello della creatura, insomma che Dio sia come vogliamo noi. E così Cristo cambierebbe ogni volta, tutte le volte che cambia la società.
Cristo è sempre uguale e così sempre uguali e tutte importanti le virtù. Anche a voler accettare la distinzione in “attive” e “passive”, non convince però che le une o le altre possano essere ritenute non più adatte: significherebbe che Cristo non è più adatto…
Papa Pecci spiega che «da questo per così dire disprezzo delle virtù evangeliche, che a torto sono chiamate “passive”, era naturale che penetrasse, a poco a poco, negli animi anche il disprezzo della stessa vita religiosa» (TB). E ribadisce che la Chiesa ha sempre tenuto in gran conto e più utili la vita religiosa e le virtù “passive”.
Anche San Pio X qualche anno dopo (1908) si esprime in tal senso: riferendosi al sacerdozio scrive che «c’è chi crede, anzi chiaramente professa, che il merito del sacerdote consista semplicemente nel sacrificarsi tutto al bene degli altri; per cui neglette quasi del tutto quelle virtù, che mirano al perfezionamento individuale (le così dette virtù passive), dicono che si deve porre ogni studio per conseguire ed esercitare quelle virtù che chiamano attive. Questa è dottrina indubbiamente fallace e rovinosa» (Esort. Apost. Haerent animo).
Si nota, a volte anche nel mondo della Tradizione, molta ricerca del “fare”, molta ricerca del maggior numero di attività, come se la cosa più importante fosse la quantità, con minor attenzione a quelle che sono attività necessarie per la fede cattolica. Anzi, forse anche più importanti, dato che San Pio X nella frase citata spiega che «mirano al perfezionamento individuale».
Preferire una conferenza o un’iniziativa formativa di qualunque tipo, per quanto sia meritorio farla, non può essere il fine unico del cattolico o, se va bene, una limitazione ad altre attività fondamentali per l’anima, legate alle c.d. virtù “passive”.
Non è il “fare tanto” che conta, ma come lo si fa. Una singola e semplice iniziativa a volte è molto più utile di dieci. Ma, soprattutto, come ci spiegano molti santi, la preghiera è ancora più importante di un’iniziativa di qualsiasi tipo.
Non per nulla San Pio X nel citato documento spiega la necessità e l’importanza della meditazione.
La preghiera è la prima cosa! Altrimenti Nostro Signore non avrebbe detto «chiedete e vi sarà dato» (Lc 11, 9).
Sant’Alfonso Maria De’ Liguori ha ammonito che «chi prega si salva, chi non prega si danna».
Senza la preghiera non si va da nessuna parte. Non pregare significa davvero puntare tutto solo sulle proprie forze, pensare che si è autonomi, autosufficienti. Forse onnipotenti?
Ogni apostolato che ha un buon effetto ha alla sua base la preghiera, costante. Se si chiede al Signore l’aiuto per fornirgli questo servizio (perché di questo si tratta: facendo apostolato, rendiamo un servizio a Lui), allora abbiamo buone possibilità di fare un buon lavoro.
Dimenticarsi o, peggio, snobbare la preghiera per concentrarsi solo sul “fare” invece è in un certo senso mettere se stessi al centro.
Ci sono due motivi alla base di questo.
Uno è quello che intende le c.d.  virtù “passive” oramai inutili e anacronistiche.
Ai nostri giorni, “nel 2018” molti sottolineano con enfasi (come se essere cattolici non sia lo stesso nel 2018 come nel 1018…), è inutile stare dietro al Rosario, alle preghiere, alle meditazioni. Ci vuole azione! Ci vuole attività sociale! Certo la preghiera va bene, ma nel tuo interno, a casa tua, non togliendo tempo alle cose importanti…
Poi c’è l’altro motivo che è quello dell’accezione assolutamente negativa che si dà oggi alla parola “passiva”.
Nella fede però non si può applicare a questa parola il generico significato di “mancanza di attività, di spirito di iniziativa” (Treccani online), perché nella fede si è “attivi” …anche quando si è “passivi”.
Nella fede invece essere “attivi” è anche porre in essere azioni meditative, ossia pregare, meditare, andare a Messa. A Fatima la Madonna non ci ha indicato di andare in giro a creare tante iniziative e a fare mille cose, ma ci ha chiesto in modo chiaro ed esplicito di recitare il Rosario. Questa è l’arma più forte, è l’azione più grande che un cattolico possa fare, come ci hanno spiegato molti santi, ad es. San Pio da Pietrelcina.
Pregare per un cattolico è “essere attivo”, molto più che nel fare tante altre cose ritenute queste sì “attive”.
Un esempio di questa attuale differente comprensione delle virtù “passive” è la partecipazione alla Messa.
Negli ultimi decenni, oltre al Rito, è cambiato anche il modo di intendere la partecipazione dei fedeli.
La partecipazione attiva (c.d. actuosa participatio) è stata intesa come un “fare” qualcosa dei fedeli al suo interno (e nel N.O. vediamo i fedeli fare di tutto…), mentre invece essa è l’azione spirituale, l’intima unione all’azione principale (che non è dell’uomo, ma di Cristo: il Sacrificio), che significa viverla con la coscienza di quel che essa è e di quel che vi succede e starci con la giusta disposizione d’animo, come spiegato in un altro articolo (qui).
Agiamo, allora, senza dimenticare alcuna delle virtù che Nostro Signore ci ha donato nella sua infinita misericordia. E cominciamo sempre dalla preghiera, il Rosario se possibile, perché essa è il vero traino di tutto il resto che potremo fare per rendere gloria a Dio.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.