ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 2 novembre 2018

Non far dire questa messa per me

La Messa personalizzata del parroco di San Paolo a Genova

Su segnalazione di un amico, riportiamo le informazioni da lui stesso raccolte nel corso di una Messa moderna a cui gli è capitato di assistere nella parrocchia di San Paolo, via Acquarone, a Genova.
In fondo alla pagina le due pagine diffuse dal parroco con la sua personalissima “Liturgia Eucaristica” composta per la Festa di Ognissanti, 1 novembre 2018.




Elencherò una serie di "bizzarrie" (o forse dovrei dire "creatività liturgiche"?) cui ho assistito.

1) La chiesa che, prima della Messa, sembra un mercato del pesce, con gruppetti di persone in piedi e sedute che parlano ad alta voce dei fatti loro, bambini che corrono dovunque urlando, la band (scusate, il coro) che prova i canti accompagnati da chitarra, basso elettrico, violino e battimani, il tutto amplificato e distorto dalla pessima acustica dell'ambiente.

2) I chierichetti che durante la celebrazione si muovono a frotte da una parte all’altra della chiesa, forse seguendo il celebrante o forse le sue preventive istruzioni.

3) Il celebrante... il celebrante che entra in camice e vi rimane fino alle letture, per poi approfittare della “pausa” per andare in sacrestia a indossare la casula, annunciando pure la sua manovra.

4) Il celebrante che, dopo aver iniziato col Segno della Croce, saluta: “Buongiorno!!! Benvenuti alla festa dei Santi!”

5) Il celebrante che infarcisce ogni singolo elemento della liturgia con suoi commenti, chiose, battute, spiegazioni, interrompendo il lettore a ogni lettura, interrompendo se stesso, interrompendo l’azione di Grazia di Cristo con la sua debordante presenza.

6) Il celebrante che durante l’omelia si aggira tra le prime panche (occupate da bambini) facendo domande, porgendo il microfono e arricchendo il tutto con sue battute di spirito per strappare qualche risata. Omelia-quiz, omelia-show, omelia-cabaret.

7) Il forte e fastidioso brusio, risultato di tutti questi movimenti e interventi durante l’intera celebrazione: chi chiede al vicino di banco di ripetergli l’ultima battuta del celebrante, chi gliela ripete, la band che fa risuonare i suoi strumenti, i chierichetti che si spostano avanti e indietro, nessuno o quasi che segue ciò che dovrebbe seguire, ossia la Messa.

8) La preghiera eucaristica personalizzata, come da foto allegate del foglio distribuito in chiesa. In particolare:
- il prefazio, mai visto prima d’ora (inventato dal celebrante?)
- la preghiera eucaristica, che mi sembra una versione semplificata “ad uso infantile”
- le PAROLE DELLA CONSACRAZIONE, che contengono l’aggiunta “POI DISSE LORO:”... ma a che servono???
- la parte successiva alla Consacrazione, trasformata in una sorta di responsorio in cui l’assemblea dei fedeli ripete alcune volte la profondissima formula “Gloria a te, Signore, che ci vuoi bene”, e comunque modificata in real-time dal celebrante che mai perde l’occasione di improvvisare.

9) Il celebrante, che al momento del Padre Nostro invita a salire sul presbiterio “chi vuole, in particolare i bambini”, e recita la preghiera di Nostro Signore con i convenuti uniti in frammassonica catena di mani.

10) Il temutissimo momento del “segno di pace”, quando i chierichetti e i bambini saliti prima all’altare sciamano tra i banchi per stringere le mani di tutti, con l’assemblea che parla, ride, commenta ad alta voce, il tutto per un buon paio di minuti.

11) il celebrante, che al momento della Comunione annuncia: “Chi volesse la Comunione senza glutine, venga da me e me lo dica sul momento”, come se prima di lui migliaia di fedeli celiaci fossero morti sul colpo comunicandosi con Particole “non aggiornate”: e se qualcuno volesse la Comunione con un bel contorno di patatine fritte, o con un po' di ragù?

12) la chiesa, che al rendimento finale di grazie del congedo si ritrasforma in un rumorosissimo mercato, tra i gruppi di fedeli che continuano le loro conversazioni, i bambini che riprendono i loro vocianti giochi, e la band attaccata al microfono che cerca di fare più rumore che può con i suoi strumenti amplificati

Non sono riuscito a trovare un momento di concentrazione per pregare, tremare di fronte a Nostro Signore che viene in Corpo e Sangue, meditare il senso di questa importante festa. Sicuramente colpa mia, ma l’aria di quella chiesa odorava così poco di sacro e così tanto di discoteca.
Per ingrandirle, cliccare sulle immagini. 


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