ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 30 novembre 2018

Non una, ma tre grate..!

LETTERA AD UNA CLAUSTRATA



Nihil est innovandum, nisi quod traditum est.

Reverendissima Madre,

ho ricevuto la Sua accorata lettera, ch’Ella ha vergato - come mi dice - dinanzi al Santissimo Sacramento, dopo aver fatto ritorno al Monastero. Conosco la Sua onestà intellettuale e la sua profonda carità, per cui mi riusciva difficile pensare che quanto mi ha riferito circa l’incontro al Laterano fosse il frutto di un fraintendimento. Avrei voluto scriverLe subito, o almeno trovare il tempo per venirLa a visitare, ma prima volevo leggere parola per parola quanto è stato detto a Lei e alle Sue consorelle da Sua Eminenza il Card. Braz de Aviz e da Sua Eccellenza mons. Carballo. 

Proprio oggi Aldo Maria Valli ha scritto un commento (qui) che ripete nella sostanza quanto Ella mi ha scritto. Ella sa, Reverendissima Madre, che non è nel mio temperamento il cedere facilmente all’indignazione; quantomeno, non lo era fino a qualche tempo fa. Una volta che si è capita la causa della crisi presente, è difficile stupirsi o scandalizzarsi dinanzi a quei fatti, che di quella causa sono necessarj effetti. Ma devo riconoscere che le parole di questi due Prelati sono riuscite a provocare in me una profonda vergogna: come uomo, come cattolico e come ecclesiastico. Mai avrei immaginato che simili espressioni potessero esser pronunziate dal Prefetto e dal Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Tantopiù che il primo è un Cardinale di Santa Romana Chiesa ed il secondo è stato Ministro Generale dei Frati Minori e ora Arcivescovo. Ma ciò che mi addolora vieppiù è che quelle parole - che Aldo Maria Valli definisce giustamente inammissibili - siano state rivolte a delle Monache claustrate, che vivono nell’ascondimento e nella preghiera, nell’offerta di sé e nella rinuncia al secolo. 

In verità, un Principe della Chiesa ed un Arcivescovo non dovrebbero usare simile linguaggio nemmeno in una conversazione privata: nec nominentur in vobis!Purtroppo quel linguaggio profano tradisce una forma mentis ben precisa, ed è rivelatore di un abisso dottrinale e spirituale che, ancora una volta, trova la sua causa prima nella sovversione in atto da più di cinquant’anni. 

Tale è il mistero dell’iniquità: la Sposa di Cristo, Domina gentium, è stata umiliata e posta sub tributo dai suoi stessi Ministri, sicché possiamo credere che si stia avverando quanto Nostra Signora rivelò a La Salette: «Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo». Comprendo che questa constatazione possa suonare terribile, specialmente per una Monaca; ma quello che la Santissima Vergine ha preconizzato spiega la persecuzione vaticinata nelle Sacre Scritture, laddove il profeta Daniele parla dell’abominazione della desolazione nel tempio. L’abbiamo sentito proclamare nel Vangelo di domenica scorsa: non præteribit generatio hæc, donec omnia fiant. Dobbiamo esser consapevoli che la prova cui il Signore ci sottopone oggi acquista un significato escatologico, e che siamo testimoni privilegiati di eventi epocali. Privilegiati, sì: essi ci fanno sperare - per le parole stesse del Salvatore - che l’eclissamento della Chiesa è la necessaria premessa al suo trionfo prima del Giudizio, così come l’apparente sconfitta del Redentore sul legno della Croce fu premessa per la Sua gloriosa Resurrezione. 

Vede, Reverendissima Madre: l’accecamento Satana gli impedì di comprendere che, facendo mettere a morte Nostro Signore, egli avrebbe involontariamente contribuito al compimento del riscatto dell’umanità. Nel medesimo accecamento si ostinano i nemici di Dio, senza rendersi conto che stanno compiendo le Scritture ed abbreviando i giorni della prova, da cui il Corpo Mistico risorgerà anch’esso glorioso, come glorioso risuscitò il suo Capo. 

Mi lasci dire che, pur scandalizzati dalle parole di questi Prelati, dobbiamo ringraziare Iddio per averli smascherati e mostrati per quel che sono. Anche il demonio, durante gli esorcismi, è costretto a dire la verità, se glielo ordina il Sacerdote, nel nome di Dio. E costoro hanno ammesso ciò che si sarebbe dovuto capire da tempo: e cioè che chi parla in questo modo non viene da Dio. Non viene da Dio perché predica la ribellione, e spaccia come opera del Paraclito quello spirito di instabilità e di dubbio che è viceversa marchio del Princeps mundi hujus. É il Maligno che «muove le acque e ci lascia con l’acqua alla gola perché non ci fermiamo sulle nostre sicurezze», non Dio. Chi appartiene a Dio; chi vive nel Suo amore e per amor Suo ama il suo prossimo; chi si nutre di Dio all’altare e respira Dio nella meditazione ha costruito la propria casa sulla roccia. Certo, non mancheranno le prove della notte oscura, che il Signore permette per purificare le nostre anime come l’oro nel crogiuolo; ma mai, Reverendissima Madre, mai il Signore «ci lascia con l’acqua alla gola», perché quelle certezze che tanto irritano Sua Eminenza riposano sulla Parola di Dio, il Verbo eterno del Padre. 

Per questo credo che dobbiamo ringraziare Nostro Signore: dispersit suberbos mente cordis sui. Tanto convinti d’aver ormai vinto la battaglia, da non esser capaci di usare quel minimo di prudenza mondana che sino a qualche anno fa ancora mascherava la frode dei loro intenti. Tanto sicuri di poter contare sulla protezione e sull’approvazione del loro mandante, da dover palesarsi per quel che sono, dallo scoprire i loro piani, dal rivelare e trategia e tattica. 

Voi Monache, Reverendissima Madre, siete l’ultima vittima sacrificale sull’empio altare della setta conciliare. Le prime vittime furono i laici, cui venne fatto credere d’essere finalmente liberi dall’opprimente giogo della vecchia religione. In nome del sacerdozio comune li si ingannò, perché credessero di poter fare a meno dei preti, di poter parlare direttamente con Dio, di comprendere la Sacra Scrittura senza bisogno dell’interpretazione della Chiesa. Si raccontò loro che per secoli erano stati ingannati da una crudele matrigna, che li aveva tenuti nell’ignoranza, obbligandoli ad assistere a riti incomprensibili, terrorizzandoli con l’invenzione dell’Inferno. Li si privò dei tesori di Grazie della Messa, per porger loro le indigeste pietre del Novus Ordo o gli scorpioni della nouvelle théologie. 

Poi toccò ai Sacerdoti, che su quell’altare dovettero immolare la propria veste, lo spirito di preghiera, il ruolo di pastori e guide del gregge. Li si convinse che il loro ruolo si doveva limitare a presiedere un’assemblea, rinunciando a predicare Cristo, e Cristo crocifisso, a tutte le genti. Si disse loro che la Chiesa non doveva imporsi per l’autorità che le veniva da Dio, ma proporsi come un’opzione tra le tante. Li si rese ignoranti, facendo dei Seminarj e degli Atenei Pontificj non palestre di spiritualità e di dottrina, ma covi di mondanità e di sedizione. Si insinuò in essi un complesso d’inferiorità dinanzi al secolo, per cui sentissero inadeguate le eterne Verità custodite dalla Chiesa, e credessero necessario adulterarle per renderle accettabili alla mentalità moderna. Si impose loro un rito grigio e tetro, che rendesse quasi impossibile la loro santificazione, e che richiedesse non l’abbandono fiducioso, ma lo sforzo eroico per beneficiare della Grazia del Sacramento. Li si plasmò al dubbio, privandoli al contempo della formazione teologica e morale, così da far loro mancare la terra sotto i piedi. 

Dinanzi al Moloch conciliare, vennero immolate anche le Congregazioni di vita attiva, cui si imposero stili di vita mondani, disprezzo per le Costituzioni, ribellione nei confronti dei Superiori, insofferenza per le pratiche di pietà e l’ascesi. Spogliati dell’abito religioso, li si gettò senz’armatura e senz’armi in un mondo loro nemico, facendo loro credere che quel mondo li volesse al passo coi tempi. La modestia proverbiale delle Suore cedette alle più sconcertanti innovazioni, ad iniziare dall’abbandono del soggolo, poi del velo, poi delle gonne lunghe. Oggi queste infelici sembrano delle squallide bidelle, ed il loro tentativo di compiacere il proprio carnefice le rende patetiche, se non grottesche: scarpe col tacco, capelli con la permanente, un velo di cipria che in altri tempi avrebbe destato orrore in un’anima consacrata. Ed il volto sereno delle Suore d’un tempo, quel viso pulito e modesto che sapeva parlare anche ai cuori più induriti, oggi è stato sostituito da uno sguardo torvo e rancoroso, o da un’alterigia sprezzante. Ed quel Sia lodato Gesù Cristo che fino a qualche decennio fa ancora era il saluto normale, oggi cade senza risposta non tanto sulla pubblica via, ma nelle librerie delle Paoline o nelle botteghe delle Figlie di San Giuseppe, divenute spietate commercianti, obbedienti alle regole del mercato tanto quanto indocili a quelle della loro Congregazione.  

Non da meno furono i Religiosi, che seppero abiurare in un fiat lo spirito ed il carisma loro proprio, per rivaleggiare con Lutero e Calvino. Domenicani eretici, Francescani abbandonati alle comodità mondane, Servi di Maria nemici del Santo Rosario e negatori della Sacra Verginità di Nostra Signora, Salesiani corruttori di fanciulli, Padri dell’Oratorio e Teatini massacratori della divina Liturgia, Gesuiti protestantizzati e contestatori. E tutti - tutti - accomunati da questa sorta di ipnosi collettiva, in nome della quale tutto il passato è da ripudiare, e tutte ne novità sono da accogliere acriticamente, anzi tanto più esse ripugnano allo spirito cattolico e alla vocazione religiosa, quanto più devono esser promosse ed introdotte e diffuse.

In questa distruzione sistematica dell’edificio cattolico, non poteva mancare l’opera demolitoria verso la Sacra Gerarchia, screditata non dai nemici di Cristo, ma dagli stessi Prelati. La dignità dei quali è scesa in maniera inversamente proporzionale al crescere del loro orgoglio. San Pio X, quand’era Patriarca di Venezia, saliva in treno in prima classe, viaggiava in terza e scendeva dalla prima: la consapevolezza del suo stato di Principe della Chiesa e la sua umiltà si compendiano in questo semplice gesto. E la croce pettorale ch’egli indossava sembrava preziosa, ma era di pezzi di vetro: ne aveva donato le gemme ai poveri. Oggi si vedono Prelati che salgono sull’Italo in classe economica, per poi viaggiare comodamente nel salottino executive; portano la croce nel taschino del clergyman, ma non abbastanza nascosta perché non li si riconosca per Vescovi o Cardinali e gli si ceda il passo con gran salamelecchi. Viaggiano in business classed hanno l’autista che li attende all’aeroporto, ma si fanno vedere in tram, dove un fotografo immortala a futura memoria la loro umiltà. Ma si guardan bene dall’indossare filettata e cappello romano e far quattro passi da soli in periferia, dove i maomettani dei quali predicano l’accoglienza potrebbero far loro assaggiare le carezze di un bastone. E perché non si dica che la Chiesa è ricca, spogliano gli altari, commissionando presunte opere d’arte a pagani ed anticlericali notorj, profumatamente pagati dalla Diocesi o dal Vicariato; vestono paramenti degni dei giochi circensi e dal prezzo esorbitante, dopo aver svuotato le sacristie per la gioia degli antiquarj. E sono giunti ad organizzare cene e festini nelle Cattedrali, con Sua Eminenza in parannanza e zucchetto a servir pizze ai poveri,  ultime inconsapevoli vittime di questa grottesca farsa. Ma alla povertà del tempio corrisponde quasi sempre un televisore ultimo modello nel salotto, l’iPhone di ultima generazione - con l’app su cui finger di leggere gli atti del Concilio - e la dispensa ben fornita di vini e prelibatezze che nemmeno Richelieu avrebbe approvato. 

Quanto al Papato, dopo la rinunzia alla tiara da parte di Montini, abbiamo potuto assistere ad un susseguirsi di innovazioni e stravaganze che hanno umiliato il Vicario di Cristo a beneficio di colui che siedeva sul Soglio: cappelli delle più diverse fogge, cerimonie con selvaggi mezzi nudi, udienze con personaggi che un tempo non sarebbero stati ricevuti nemmeno da un usciere del Vaticano; cerimonie con gli eretici, visite ai templi degl’idolatri, abbracci coi deicidi, amplessi coi maomettani, baci del Corano, elogj dei pagani, incontri con i Massoni ed i persecutori dei Cristiani. Oggi lo spettacolo offerto da Bergoglio ha superato le più fosche previsioni: l’umiltà d’accatto che lo porta ad andarsi a comprare le scarpe ortopediche a Borgo Pio non impedisce ai suoi famiglj di sguinzagliargli dietro uno stuolo di fotografi e giornalisti, per mostrare a mezzo stampa che il Vicario di Cristo è uno come noi, che paga la camera dell’hotel tirando fuori il portafoglio dalla tasca e che sale in aereo portando con sé la valigia, che pure gli avevano già imbarcato ma che a quei poveretti che guardano la televisione è meglio mostrare bene. E le genuflessioni ai galeotti col piede tatuato durante la lavanda dei piedi, ma mai davanti al Santissimo. E quegli inquietanti silenzi sostituiti alla consueta benedizione papale, per non offender nessuno, non sia mai che qualcuno pensi che il Papa è cattolico. 

Reverendissima Madre, come si può pensare che, dinanzi a questa sistematica strage, potessero salvarsi le Comunità di clausura, che per il Demonio rappresentano un terribile esorcismo e che la Chiesa considera indispensabili per impetrare al Cielo quella misericordia di cui mai più di oggi essa ha avuto bisogno? La vostra preghiera compensa quelle che non solo il mondo, ma la neo-chiesa stessa non leva più a Dio. I vostri sacrificj riparano le irriverenze e i sacrilegj di cui la setta conciliare è complice ed autrice essa stessa. Il vostro silenzio copre lo strepito di questa scelesta turba, le sue eresie, le sue bestemmie. Il canto composto e soave delle vostre Monache giunge là dove non saliranno mai gli odiosi belati ed i ritmi tribali delle liturgie moderne. La vostra obbedienza docile alla Regola e alla Badessa è uno scandalo per chi predica la rivoluzione e la disobbedienza come una virtù. 

E quando leggo con quanta arroganza vi si intima di obbedire a loro, chiedendovi allo stesso tempo di tradire i Voti solenni che fanno di voi tutte quel che siete, mi dico - e dico a Lei, Reverendissima Madre - che con queste stesse parole essi danno prova di non venire da Dio, poiché è impossibile che l’amministratore chieda ai servi di disobbedire al padrone: se egli agisce in questo modo, è costui ad essere il vero traditore, e non ha titolo per pretendere obbedienza. 

Concludo con una nota più leggera, per render meno penose queste mie considerazioni. Mi ha fatto sorridere l’insistenza di Sua Eccellenza: «Non fatevi manipolare! Siete voi che dovete gestire la vostra vita, da donne adulte! Non una, ma tre grate ci vogliono per dividervi da quelle persone che vi vogliono manipolare, anche se sono vescovi, cardinali, frati o altre persone. Siete voi che dovete fare discernimento, perché c’è gente che vi sta facendo molto male. Perché stanno proiettando su di voi le idee che loro hanno». E già mi immagino quei pochi, pochissimi Presuli che vi spronano a non cedere, a restar fedeli alla vostra Vocazione ed alla Regola, a non cedere al sopruso ed alla tirannide di chi vuole la vostra estinzione. Penso all’Eminentissimo che celebra per voi in rito antico, all’anziano Prelato che viene a chiedervi di pregare per la Chiesa. E a quel monsignore che vi spinge a comprendere le vere ragioni della crisi presente, provocandovi col definire setta conciliare l’accolita di sventurati che si è infeudata in seno alla Cittadella. Penso anche ai siti cattolici che vi permettono di comprendere cosa stia accadendo fuori dal Monastero, quale abisso di apostasia stia macchiando la Gerarchia, quali scandali  dimostrino la disonestà e la corruttela di chi poi vi chiede, in nome del Concilio, di rinnegare le promesse fatte a Dio e di lasciarvi sedurre dalla mentalità mondana che ha già irreparabilmente contagiato loro. 

Ebbene, Reverendissima Madre, almeno in questo, Vostra Reverenza e le Sue consorelle seguite il consiglio de’ Superiori: «Non fatevi manipolare! Siete voi che dovete gestire la vostra vita, da donne adulte! Non una, ma tre grate ci vogliono per dividervi da quelle persone che vi vogliono manipolare, anche se sono Arcivescovi, Prefetti di Congregazione, il Papa stesso o altre persone. Siete voi che dovete fare discernimento, perché c’è gente che vi sta facendo molto male. Perché stanno proiettando su di voi le idee che loro hanno». 

Quel che la Rivoluzione Francese fece alle Carmelitane di Compiègne, oggi è inflitto in modo più spietato anche se meno cruento alle vostre Consorelle di Laval, in Francia. In entrambi i casi, la virtù della fortezza ha indicato alle Monache la via regale della Croce.

Avete un esempio di virilità in Santa Caterina, la quale non esitava ad ammonire il Papa e la sua Corte: «Ma voi avete bisogno dell’aiuto di Gesù Cristo Crocifisso e con voi i vescovi che sono chiamati a consigliarvi, perocché molti sono fra loro corrotti e neanco ferventi sacerdoti, liberatevi di costoro, ponete il vostro santo desiderio in Cristo Gesù, ripudiate i sollazzamenti del marciume della corruzione, abbiatelo a distinguere da questo: se non sapete soffrire, non siete degno! Voi fate le veci del dolce Cristo Gesù, e come Lui dovete desiderare soltanto il bene delle anime, dovete bere il calice dell’amarezza, dovete farvi dare il fiele. Oh quanto sarà beata l’anima vostra e mia che io vegga voi essere cominciatore di tanto bene. […] Aprite l’occhio e guardate la perversità della morte che è venuta nel mondo, e singularmente nel corpo della Santa Chiesa. Oimé, scoppi lo cuore e l’anima vostra a vedere tante offese di Dio! … Ahimé, basta tacere! gridate con centomila lingue. Vedo che, per lo tacere, lo mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita». 

«Io, se fussi in voi, temerei che il divino giudicio venisse sopra di me»: questo, Reverendissima Madre, è ciò che un’anima consacrata deve rispondere, con viriltà, agli eunuchi che, odiando Cristo, odiano anche le Sue mistiche Spose.

Copyright MMXVIII - Cesare Baronio

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