ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 19 novembre 2018

Not with my money.

BLASFEMIA IN TV
RAI, non avrai i miei soldi per mandarmi all'Inferno

L'oscena e blasfema "scenetta" della Finocchiaro alla Tv delle ragazze su Rai 1. Una parodia della Madonna di Fatima per dire a delle bambine che "gli uomini sono tutti pezzi di merda". Non avrete i miei soldi per mandarmi all’inferno.


Not with my money.

Alla TV di Stato, pagata col denaro di tutti, quindi anche col mio, a una trasmissione chiamata La TV delle ragazze (GUARDA QUI minuto 7.30) la signora Angela Finocchiaro rivolgendosi a un gruppo di bambine in veste di Fatina dei giardinetti in mezzo al traffico, ha annunciato che dovevano ricevere un suo importante annuncio.


“Come i pastorelli di Fatima?” ha chiesto una bimba. Qui un cattolico integralista potrebbe vederci della blasfemia, e in effetti noi l’abbiamo vista.  L’annuncio era “Tutti gli uomini sono pezzi di merda”, una delle bimbe, 8, 9 anni ha chiesto “Anche il mio papà?”, e la signora ha risposto”: "Soprattutto il tuo papà”.

E qui uno che fosse molto bigotto e cattivo potrebbe vederci anche un abuso su minore. Era una finzione, ma bimbe di 8 anni hanno ascoltato questo dialogo immondo. Essere bigotti e cattivi è permesso dalla Costituzione, cioè è un diritto civile.

Perché dobbiamo essere costretti a finanziare con il nostro denaro questa spazzatura? Perché qualsiasi mediocre, incapace di una battuta decente, purché si butti sulle offese alla Madonna e sul vittimismo becero femminista, #tuttigliuominisonocattivianzisonomerde#, deve avere uno stipendio pagato dai contribuenti e quindi anche da me che lo trovo la sua performance ripugnante?

Non guardo la televisione da anni, ma non posso esimermi da pagare il canone per una tv, quella di Stato, che trovo ripugnante.

E poi c’è il piccolo particolare della blasfemia. Qualcuno mi obbietterà che uno Stato non può essere confessionale. Certo, ma io ho il diritto di esserlo. L’articolo 3 della Costituzione mi garantisce la libertà religiosa. Lo Stato non mi può imporre di finire all’inferno. Nel momento in cui col mio denaro di contribuente ho finanziato qualcosa di blasfemo, me ne rendo conto e ne risponderò in giorno del Giudizio, insieme a tutte le porcate che ho fatto io, che già sono una caterva, non ci posso aggiungere anche quelle della signora Finocchiaro & co. La signora Finoccharo che deve aver subito dal proprio padre, e anche dagli uomini, cose tremende e inimmaginabili, non ci crede? Ma io si, ed è un mio diritto sancito dalla costituzione articolo 3. Lo Stato non può imporre a un induista di mangiare manzo, a un islamico di mangiare maiale, a un ebreo di lavorare il sabato, non può imporre a me di mantenere e finanziare le performance di Madama Finocchiaro & co. Quindi?

La cosiddetta TV di Stato è in tutto e per tutto una pay TV, non ci raccontiamo storielle per favore. Si comporti da Pay TV. Vuoi vederla? Paga e guarda. Non vuoi vederla? Ti vengono i conati di nausea solo a pensarla? Ti si attorcigliano le budella al solo pensiero? Preferiresti passare la giornata a spaccare sassi sotto il sole in quelle belle prigioni dell’Alabama degli anni ’30? Non paghi e noi te la leviamo dai piedi.

Non with my money. Il primo diritto di una democrazia o di uno Stato che abbia la pretesa di esserlo è che il cittadino ha diritto a godere del denaro che ha guadagnato. Ne dà una parte (che dovrebbe essere ragionevole) allo Stato in cambio di ospedali, polizia, carabinieri, esercito, strade, ponti che non crollano e raccolta di spazzatura. Nessuno può obbligare il cittadino a finanziare qualcosa contro i suoi interessi inclusi quelli religiosi. Non avrete i miei soldi per mandarmi all’inferno.

Silvana De Mari 

http://www.lanuovabq.it/it/rai-non-avrai-i-miei-soldi-per-mandarmi-allinferno
ABORTO E FANTASY
Pre-persons, il capolavoro che non vedremo al cinema

Da Blade Runner a Minority report: sono innumerevoli le opere di Dick da cui sono stati tratti film di successo. Tranne una: pre-person, scritta nel '73. Perché? Semplice: perché denuncia l'illogicità dell'aborto e le sue conseguenze. 

                                     Lo scrittore e sceneggiatore Philip Dick

Da quando esplose il successo, nel 1982, del film Blade Runner l’autore del racconto da cui era tratto (Do Androids dreams electric Sheeps?), Philip K. Dick, divenne di culto e il più saccheggiato dal cinema: Total Recall, Screamers, Minority Report, Paycheck, Next sono solo alcuni dei titoli tratti da suoi racconti. Altri suoi racconti sono serviti, dichiaratamente, da ispirazione per ulteriori film, pur di poter scrivere nei titoli che la fonte era il celebrato Philip K. Dick. Ma c’è un racconto, scritto nel 1973, che non vedremo mai sullo schermo, et pour cause.

Si tratta di The pre-persons ed è un atto d’accusa contro, tenetevi forte, l’aborto. Nello stesso anno la Corte Suprema americana, con la discussa sentenza Roe vs Wade, introdusse di fatto l’aborto nella legislazione statunitense. C’è chi dice che Philip K. Dick, dai molti matrimoni e dalla vita tormentata, sia stato indotto a vergare di getto il suo Le pre-persone dopo che la moglie del momento aveva abortito a sua insaputa. Ma è più probabile che si sia indignato per quella storica sentenza, data la consecutio temporum tra essa e il racconto. Dick scriveva di fantascienza, e la sua era una fantascienza filosofica che poneva interrogativi inquietanti o li anticipava. Insomma, era qualcosa di più che semplice narrativa fantastica.

In Blade Runner, per esempio, si analizzavano i rapporti tra creatore e creatura, in Minority Report ci si chiedeva se era giusto, potendo prevedere il futuro, condannare l’autore di un crimine prima che questo fosse stato commesso. Ne Le pre-persone si inchioda l’aborto alla sua illogicità. Infatti, Dick immagina un’America del futuro che consente l’aborto fino al dodicesimo anno di età. Prima, si è considerati, appunto, pre-persone. The population Bomb di Paul Ehrlich lanciò il mito della «bomba demografica» nel 1968. E I limiti dello sviluppo, commissionato dal Mit al Club di Roma, uscì nel 1972. Dick mise insieme il tutto e immaginò che l’aborto, anche così tardivo, venisse ritenuto necessario per evitare la catastrofe demografica e l’esaurimento delle risorse.

Il governo americano prima permette l’aborto fino a sette mesi dal concepimento, poi sposta sempre più in avanti il limite e alla fine decide, con una legge, che non si è «persone» fino ai dodici anni, e che solo a tale età l’«anima» entra nel corpo umano e fa di esso una «persona». Infatti, dice la «scienza» che solo dai dodici anni in poi si è in grado di comprendere l’algebra: è questo il test definitivo per stabilire quando si è diventati «persone». I bambini sotto quell’età devono essere muniti di un «certificato di desiderabilità» da parte dei genitori. I quali possono ritirarlo quando il figlio non lo desiderano più. Come è possibile questo?

Grazie alla propaganda governativa, che terrorizza la gente con previsioni catastrofiche sull’eccesso di popolazione. Non avere figli diventa chic e à la page: «”Voglio un aborto!” dichiarò con entusiasmo Cynthia mentre rientrava in casa con le braccia cariche di dolciumi. “Non è fantastico? Non ti prende l’idea?” Ian Best, suo marito, rispose secco: “Prima devi essere incinta”». I bambini sotto ai dodici anni evitano di giocare fuori casa per non incontrare il «camion» dell’accalappiabambini, che gira alla ricerca di bambini «randagi» e privi del certificato. Questi vengono catturati e portati in un centro di raccolta. Qui, se nessuno vorrà adottarli, verranno terminati. Un adulto si ribella, perché gli sembra assurdo che si possa stabilire quando si diventa «persona» a colpi di legge. Perché a dodici anni? Perché non a trenta? Infatti, lui non sa fare operazioni algebriche e non gli pare di avere un’anima. Dick sa bene, come tutti, che si è persone fin dal concepimento, il resto è pura fictio juris. Un’ipocrisia.

Rino Cammilleri
http://www.lanuovabq.it/it/pre-persons-il-capolavoro-che-non-vedremo-al-cinema

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