Viganò ai vescovi Usa: “Siate pastori coraggiosi, non pecore spaventate”
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“Cari Fratelli Vescovi negli Stati Uniti, vi scrivo per ricordarvi il sacro mandato che vi è stato dato il giorno della vostra ordinazione episcopale: condurre il gregge a Cristo. Meditate su Proverbi 9:10: il principio della sapienza è il timore dell’Eterno!”.
Inizia così il breve messaggio che l’ex nunzio apostolico negli Usa, monsignor Carlo Maria Viganò, ha inviato oggi ai vescovi riuniti a Baltimora per l’assemblea annuale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti.
“Non comportatevi come pecore spaventate, ma come pastori coraggiosi”, prosegue Viganò. “Non temete di alzarvi e di fare la cosa giusta per le vittime, per i fedeli e per la vostra salvezza. Il Signore renderà a ognuno di noi secondo le nostre azioni e omissioni. Sto digiunando e pregando per voi”.
Firmato “Arcivescovo Carlo Maria Viganò, il vostro ex Nunzio Apostolico”, il messaggio arriva a una conferenza episcopale in preda a tensioni e sconcerto dopo che la Santa Sede ha chiesto espressamente di non discutere le misure contro gli abusi nel clero.
Un codice di condotta per i vescovi e la creazione di un gruppo di personalità laiche per indagare sulle accuse di cattiva condotta e negligenza. Questi erano i due punti sui quali i vescovi avrebbero dovuto confrontarsi e votare, dopo che lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica degli Stati Uniti è deflagrato in tutta la sua drammaticità in seguito alle rivelazioni sulla condotta dell’ex cardinale McCarrick, all’indagine del gran giurì della Pennsylvania e alle dimissioni dell’arcivescovo di Washington, cardinale Wuerl, successore di McCarrick. Di fronte a un’opinione pubblica che chiede misure concrete per fronteggiare la crisi, i vescovi si erano recati a Baltimora con la seria intenzione di dimostrare tutto il loro impegno, ma la richiesta del Vaticano è arrivata come una doccia gelata. È stato il presidente dei vescovi Usa, cardinale Daniel DiNardo, in apertura dei lavori, ad annunciare che Roma ha formulato una richiesta ufficiale: non votare nulla e aspettare l’incontro del prossimo febbraio fra i capi delle conferenze episcopali di tutto il mondo.
Nello sconcerto generale, l’unico che è sembrato poco stupito e subito ha difeso la decisione di Roma è stato il cardinale Blase Cupich di Chicago, che si è affrettato a dichiarare: “È chiaro che la Santa Sede sta prendendo sul serio la crisi degli abusi”.
Il cardinale DINardo ha spiegato ai giornalisti che la decisione del Vaticano è stata comunicata nell’immediata vigilia dell’incontro tramite una lettera della Congregazione per i vescovi. Resta da chiedersi il perché di una comunicazione così netta e all’ultimo minuto, tale da mortificare nei fatti quello spirito di sinodalità che ultimamente sembra stare molto a cuore alla Santa Sede, come si evince dal documento finale dell’ultimo sinodo, dedicato ai giovani.
Fonti della Conferenza episcopale Usa hanno affermato che prima dell’attesa riunione di Baltimora la Conferenza stessa aveva consultato Roma in merito alle misure da discutere in materia di abusi, e in occasione di tali consultazioni, è stato riferito, dal Vaticano non erano emerse obiezioni. Poi, all’improvviso, è arrivato il diktat.
Lontano dai microfoni, numerosi vescovi americani non nascondono il loro disappunto sia per la sostanza del provvedimento sia per il modo in cui è stato comunicato. Senza contare che Roma aveva già detto no alla richiesta, avanzata dai vescovi, di una visita apostolica negli Usa in seguito allo scandalo McCarrick.
Ieri intanto due vittime di abusi commessi da sacerdoti sono intervenute davanti ai vescovi. Uno dei due testimoni, Luis Torres ha chiesto di introdurre modifiche sostanziali alle politiche e alla cultura ecclesiale, per mettere fine agli abusi ed ai fenomeni di coercizione sessuale: “E ciò – ha detto – deve essere fatto ora, non fra tre mesi, non fra sei mesi, ma ora, subito”.
Aldo Maria Valli
Il Vaticano impone uno stop ai vescovi USA a voto su commissione laica di indagine su abusi sessuali. Sorpresa dei vescovi
Ai vescovi USA, riuniti a Baltimora per discutere sugli abusi sessuali, è arrivato dal Vaticano, in maniera inaspettata, uno stop alla votazione sulle nuove norme di condotta dei vescovi in materia di abusi sessuali e alla costituenda commissione di laici che avrebbe dovuto indagare sugli abusi sessuali. Visibile disappunto del card. DiNardo, presidente dei vescovi USA. Platea dei vescovi chiaramente sorpresa.
Ecco l’articolo di Ed Condon nella mia traduzione.
Il cardinale Daniel DiNardo, presidente della Conferenza episcopale americana, ha detto ai vescovi americani che non voteranno su due proposte chiave che ci si aspettava fossero la base per la risposta della Chiesa alla crisi degli abusi sessuali.
La notizia è arrivata all’inizio dell’assemblea generale autunnale della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, riunitasi a Baltimora dal 12 al 14 novembre.
L’istruzione di ritardare l’esame di un nuovo codice di condotta per i vescovi e la creazione di un organismo laico per indagare sui vescovi accusati di cattiva condotta è venuto direttamente dalla Santa Sede, ha detto DiNardo ad una sala conferenze visibilmente sorpresa.
DiNardo ha detto che la Santa Sede ha insistito affinché l’esame delle nuove misure fosse rimandato fino alla conclusione di un incontro speciale indetto da Papa Francesco per febbraio. Questo incontro, che includerà i presidenti delle conferenze episcopali mondiali, affronterà la crisi globale degli abusi sessuali.
Scusandosi per la modifica dell’ultimo minuto del programma della conferenza, ha detto che la decisione è stata comunicata nella tarda serata di ieri da Roma.
In vista della riunione dei vescovi, sono stati diffusi due documenti: una bozza delle Norme di condotta per i vescovi e la proposta di creare una nuova commissione speciale d’inchiesta per gestire le accuse mosse contro i vescovi.
Queste proposte erano state considerate come la migliore occasione per i vescovi di produrre un risultato sostanziale durante l’incontro, e segnalare ai fedeli americani che stavano agendo con fermezza di fronte a una serie di scandali che hanno scosso la Chiesa negli Stati Uniti negli ultimi mesi.
DiNardo, parlando prima ancora che la sessione della conferenza fosse stata richiamata all’ordine, ha detto ai vescovi di essere chiaramente “deluso” dalla decisione di Roma. Il cardinale ha detto che, nonostante l’inaspettato intervento di Roma, spera che l’incontro vaticano (quello di febbraio prossimo, ndr) si riveli fruttuoso e che le sue deliberazioni aiutino a migliorare le eventuali misure prese dai vescovi americani (in questa sessione di novembre, ndr).
Mentre DiNardo stava ancora parlando, il cardinale Blase Cupich di Chicago è intervenuto dalla platea, esprimendo il suo sostegno al Papa.
“È chiaro che la Santa Sede sta prendendo sul serio la crisi degli abusi”, ha detto Cupich.
Allo stesso tempo, ha suggerito che il lavoro di preparazione delle due proposte non deve andare sprecato.
Cupich ha suggerito che se la conferenza non può prendere un voto vincolante, i vescovi dovrebbero invece continuare con le loro discussioni e concludere con una votazione di risoluzione sulle due misure. Questo, ha detto, aiuterà meglio a preparare il Cardinale DiNardo a presentare il pensiero dei vescovi americani durante la riunione di febbraio, dove rappresenterà la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.
“Dobbiamo essere molto chiari con [DiNardo] circa la nostra posizione, ed essere chiari con la nostra gente a che punto siamo”, ha detto Cupich.
Pur riconoscendo l’importanza della riunione di febbraio, ha osservato che la risposta alla crisi degli abusi “è qualcosa che non possiamo rimandare, c’è un’urgenza qui”.
Cupich ha poi proposto di fare passi avanti verso la prossima riunione dei vescovi americani, attualmente prevista per giugno 2019. Invece, ha suggerito, i vescovi dovrebbero riunirsi nuovamente a marzo per agire il più presto possibile dopo la sessione di febbraio a Roma.
La notizia è arrivata all’inizio dell’assemblea generale autunnale della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, riunitasi a Baltimora dal 12 al 14 novembre.
L’istruzione di ritardare l’esame di un nuovo codice di condotta per i vescovi e la creazione di un organismo laico per indagare sui vescovi accusati di cattiva condotta è venuto direttamente dalla Santa Sede, ha detto DiNardo ad una sala conferenze visibilmente sorpresa.
DiNardo ha detto che la Santa Sede ha insistito affinché l’esame delle nuove misure fosse rimandato fino alla conclusione di un incontro speciale indetto da Papa Francesco per febbraio. Questo incontro, che includerà i presidenti delle conferenze episcopali mondiali, affronterà la crisi globale degli abusi sessuali.
Scusandosi per la modifica dell’ultimo minuto del programma della conferenza, ha detto che la decisione è stata comunicata nella tarda serata di ieri da Roma.
In vista della riunione dei vescovi, sono stati diffusi due documenti: una bozza delle Norme di condotta per i vescovi e la proposta di creare una nuova commissione speciale d’inchiesta per gestire le accuse mosse contro i vescovi.
Queste proposte erano state considerate come la migliore occasione per i vescovi di produrre un risultato sostanziale durante l’incontro, e segnalare ai fedeli americani che stavano agendo con fermezza di fronte a una serie di scandali che hanno scosso la Chiesa negli Stati Uniti negli ultimi mesi.
DiNardo, parlando prima ancora che la sessione della conferenza fosse stata richiamata all’ordine, ha detto ai vescovi di essere chiaramente “deluso” dalla decisione di Roma. Il cardinale ha detto che, nonostante l’inaspettato intervento di Roma, spera che l’incontro vaticano (quello di febbraio prossimo, ndr) si riveli fruttuoso e che le sue deliberazioni aiutino a migliorare le eventuali misure prese dai vescovi americani (in questa sessione di novembre, ndr).
Mentre DiNardo stava ancora parlando, il cardinale Blase Cupich di Chicago è intervenuto dalla platea, esprimendo il suo sostegno al Papa.
“È chiaro che la Santa Sede sta prendendo sul serio la crisi degli abusi”, ha detto Cupich.
Allo stesso tempo, ha suggerito che il lavoro di preparazione delle due proposte non deve andare sprecato.
Cupich ha suggerito che se la conferenza non può prendere un voto vincolante, i vescovi dovrebbero invece continuare con le loro discussioni e concludere con una votazione di risoluzione sulle due misure. Questo, ha detto, aiuterà meglio a preparare il Cardinale DiNardo a presentare il pensiero dei vescovi americani durante la riunione di febbraio, dove rappresenterà la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.
“Dobbiamo essere molto chiari con [DiNardo] circa la nostra posizione, ed essere chiari con la nostra gente a che punto siamo”, ha detto Cupich.
Pur riconoscendo l’importanza della riunione di febbraio, ha osservato che la risposta alla crisi degli abusi “è qualcosa che non possiamo rimandare, c’è un’urgenza qui”.
Cupich ha poi proposto di fare passi avanti verso la prossima riunione dei vescovi americani, attualmente prevista per giugno 2019. Invece, ha suggerito, i vescovi dovrebbero riunirsi nuovamente a marzo per agire il più presto possibile dopo la sessione di febbraio a Roma.
Fonte: Catholic News Agency
Perché i vescovi statunitensi sono molto sorpresi (e irritati)
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