ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 24 dicembre 2018

A coloro che Tu sai

Caro Gesù Bambino…

    In questa vigilia di Natale ho chiesto ad alcuni amici di inviarmi le loro letterine a Gesù Bambino.
http://www.paeseitaliapress.it/img/articoli/7789babbonatalenascita1.gif (immagine aggiunta)
Ve le propongo qui sotto. Sono state scritte da autori che voi, frequentatori di Duc in altum, conoscete bene: Ettore Gotti Tedeschi (economista e banchiere, già presidente dello Ior), don Alfredo Morselli (teologo e parroco nel Bolognese), dom Giulio Meiattini (monaco benedettino dell’Abbazia della Madonna della Scala a Noci), Alessandro Gnocchi (www.riscossacristiana.it), Marco Tosatti (www.marcotosatti.com), Giuseppe Rusconi (www.rossoporpora.org) e una monaca di clausura.
A ciascuno di loro ho proposto di dire in poche righe che cosa chiedono a Gesù che nasce.
Da parte mia, buon Natale a tutti, di cuore, con le parole di sant’Alfonso Maria de’ Liguori: “Vi amo Gesù mio. Voi siete e spero che sempre avete da essere l’unico amore mio. A Voi dono tutto il mio cuore, o mio Gesù; solo Voi voglio amare; e voglio invocarvi quanto più spesso potrò. Voglio morire col vostro nome in bocca, nome di speranza, nome di salute, nome di amore”.
A.M.V.
***
“Ti prego, illumina e ispira coloro che tu sai”

Caro Gesù Bambino, per questo Natale ti chiedo  anzitutto che gli uomini di Chiesa ti  rispettino (rispettando così anche  la dignità del loro stato)  e ti  risparmino la trasformazione in figlio di immigrati  lasciati al freddo e al gelo per colpa di cattivacci tradizionalisti, razzisti e xenofobi. Poi vorrei anche chiederti qualcosa  di provocatorio. Ti prego, illumina e  ispira coloro che  tu sai, affinché comprendano che parlare continuamente e quasi unicamente di temi quali povertà, migrazioni e ambiente, senza mai prenderne in considerazione le vere cause morali, invece di aiutare e risolvere i problemi aggrava la situazione. Ciò perché non è possibile fare una prognosi se non si è fatta prima la diagnosi. Caro Gesù Bambino,  è importante che proprio oggi gli uomini si ricordino perché fosti chiamato il Salvatore. Si direbbe che oggi si sia arrivati a pensare  che non  abbiamo bisogno di esser salvati da nessuno, perché  non c’è nulla da cui dover esser salvati. È forse per questo che la tua divinità nel presepe viene confusa con  esempi quasi blasfemi?  Poi magari suggerisci, sempre a coloro che  tu sai , prudenza, così che capiscano che nel magistero non ci può essere spazio solo per una generica misericordia, come se la dottrina fosse una cosa  vecchia e obsoleta, qualcosa che divide, crea conflitti ed è applicata solo in modo  formale ed apparente da   si e no  quattro incauti fanatici  tradizionalisti. Grazie!
Ettore Gotti Tedeschi
***
“Se non potete darmi la Vostra frusta, datemi la Vostra Croce”
Caro Gesù Bambino, per questo Natale Vi chiedo una frusta come la Vostra per… d’accordo, certe cose le potete fare solo Voi e non oso chiedervi un permesso per i “casi particolari” dopo “discernimento”, “accompagnando” la suddetta frusta finché non si “integri” con la schiena di qualcuno, spedendolo all’”ospedale da campo”. Col Nuovo Testamento certe cose non si possono più fare; inoltre oggi anche i profeti di Baal sarebbero invitati a Bose, e Gezabele avrebbe un posticino all’Accademia per la vita. Allora Gesù, se non potete darmi la Vostra frusta, datemi la Vostra Croce, il Vostro Fuoco, la Vostra Madre, e fatemi santo, perché, assieme a tanti fratelli, “non io ma la grazia di Dio che è con me” possa indurVi ad abbreviare questa già troppo lunga notte. Grazie!
Don Alfredo M. Morselli
***
“Tempeste di fuoco e di bufera c’è da sostenere per scorgere il tuo Volto”
Caro Gesù Bambino, per questo Natale ti chiedo…
Tanti a Natale t’invocano
– sempre di meno –
con questo nome tenero
di carni morbide e riccioli d’oro.
E per l’intero Avvento
“Signore vieni”, si prega,
ingenuamente
con insistiti canti.
Ma pochi vedono o almeno sanno
che l’infantile tua dolcezza
è come la brezza
quieta e silente
che Elia udì sul santo monte
e che tempeste di fuoco
e di bufera c’è da sostenere
per scorgere il tuo Volto,
di eterno fanciullo indifeso.
… per questo Natale ti chiedo:
dacci di sostenere il tuo Peso.
Dom Giulio Meiattini, osb
***
“Fammi abbracciare mio papà e mia mamma”
Caro Gesù Bambino, per quest’anno ti chiedo la possibilità di abbracciare mio papà e mia mamma e, ora che non sono più qui, di dire loro tutto quello che non sono riuscito a dire quando erano vivi. Ti chiederei di averli con me fino al Natale prossimo, quando penso che sentirei il bisogno dello stesso regalo. Caro Gesù Bambino, in questo mondo vigliacco, dove ognuno pensa solo a se stesso, abbiamo bisogno di qualcuno che si occupi un po’ di noi e ci voglia bene senza chiedere niente in cambio. Io, in realtà, quel qualcuno l’ho avuto, ma me ne rendo conto solo ora che è tardi. Fammi il regalo di poter dire grazie a mio papà e mia mamma. O, almeno, questo grazie portaglielo Tu. E, anche se non penso di meritarlo, fa’ che somigli un po’ a loro.
Alessandro Gnocchi
***
“Donami ingenua fiducia…”
Caro Gesù Bambino, chiedo cose impossibili, e lo so. Ho appena finito di leggere il discorso del Pontefice regnante alla Curia romana, e le sue forti parole sugli abusi. Te le riporto, tante volte non le avessi lette: “Cari fratelli e sorelle, sia chiaro che dinanzi a questi abomini la Chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti. La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso”. Ti chiedo, caro Gesù Bambino, di darmi quell’ingenua fiducia che mi permetta di credere a quello che dice, e che troppo spesso – per non dire sempre – è diverso da quello che fa o fa fare. Ti chiedo che risponda alle domande poste da monsignor Viganò su McCarrick: quando ha saputo che era un furfante, e perché, se l’ha saputo, l’ha usato e favorito? Ti chiedo che chiami monsignor Viganò e lo ringrazi per il suo coraggio, e lo faccia Segretario di Stato per ripulire la Chiesa. Troppo? Me lo immaginavo. Grazie egualmente.
Marco Tosatti
***
“Ti prego, sconvolgi i malvagi fino alla conversione”
Caro Gesù Bambino, tante cose avrei da chiederti, ma devo farla breve. Vorrei che Tu, non da brezza leggera, ma da uragano, sconvolgessi fino alla conversione trafficanti, spacciatori grandi e piccoli, consumatori di droga, cattivi maestri che avvelenano la gioventù e imperversano nei media e nel mondo dello spettacolo, così che già da subito valorizzino i loro talenti invece di perdersi nel loro cinismo o nella loro disperazione. Vorrei che Tu, con il Tuo calore, riscaldassi il cuore e la mente di tutti coloro che la guerra ha costretto ad abbandonare le case, convincendoli che un ritorno nella dignità è possibile. Vorrei che Tu illuminassi del Tuo sorriso, regalando loro la luce e la forza della speranza, quelle persone che in casa sono confrontate quotidianamente con un coniuge estraniato, un fratello malato, i genitori da accudire, i figli da crescere, un lavoro da onorare. Vorrei… Grazie!
Giuseppe Rusconi
***
“Abbi pietà della tua Chiesa”
Caro Gesù Bambino, è arrivato un altro Natale, il giorno della tua venuta in mezzo a questa povera umanità. Ti scrivo come ogni anno, ma quest’anno ho una richiesta particolare da farti.
Gesù Bambino, abbi pietà della tua Chiesa.
È una richiesta che ti faccio per la tua Chiesa, per coloro che attraverso il Battesimo sono uniti a te misticamente come il Corpo al Capo. Te la faccio per la Chiesa perché è attraverso la Chiesa che la salvezza giunge e può giungere all’umanità intera. È attraverso la Chiesa che la tua grazia arriva a tutti gli uomini.
Gesù Bambino, abbi pietà della tua Chiesa.
Signore Gesù, tu lo sai, ma te lo voglio ancora sussurrare. Stiamo vivendo un periodo unico nella storia della Chiesa, siamo smarriti, a volte sconvolti, siamo sempre addolorati, a volte spaventati, e ci sembra di vivere come in un sogno, anzi in un incubo. Spesso durante il giorno ci chiediamo nel nostro cuore e ce lo domandiamo a vicenda: è vero? sta capitando veramente? e sempre dobbiamo risponderci: si, è vero, questo momento drammatico e decisivo è reale e lo stiamo vivendo proprio noi, con le nostre debolezze e povertà.
Gesù Bambino, abbi pietà della tua Chiesa.
Questo 2018 ha segnato la vita di tutti i fedeli in modo indicibile, e ha portato la Chiesa a varcare una soglia da cui è impossibile tornare indietro. Siamo ancora increduli per tutto questo, te lo ripeto, caro Gesù Bambino.
Gesù Bambino, abbi pietà della tua Chiesa.
Ti chiedo dunque ciò che più mi sta a cuore: di risvegliare nella tua Chiesa il desiderio per l’incontro con te. Risveglia nel cuore dei tuoi fedeli il desiderio dell’incontro con te, il gusto per le cose del cielo. Solleva i nostri sguardi dal basso di quaggiù e dalle attrazioni del mondo ai desideri immensi del cielo, permettici di guardare ancora con speranza al futuro, il futuro della Chiesa.
Gesù Bambino, abbi pietà della tua Chiesa.
Donaci di sentire i tuoi Sacerdoti parlare ancora di cielo e non di terra, permettici di vedere in essi la tua presenza santissima. Non contenti di questa mediocrità, metti nel cuore degli uomini di Chiesa l’insoddisfazione, perché si elevino al Cielo, dove – come dice Santa Teresa del Bambino Gesù – “L’aria è più pura”.
E come al mare in tempesta, davanti a Pietro, grida ancora una volta: “Taci, calmati” e ridonaci la tua Sposa immacolata, ridonaci l’ansia per la salvezza delle anime.
Gesù Bambino, abbi pietà della tua Chiesa.
Una monaca di clausura


La musica è una componente fondamentale della vita, e qui a Riscossa Cristiana lo sappiamo bene e ce ne occupiamo con interesse. È una componente importante della Liturgia, è una componente della vita di tutti i giorni. I momenti importanti dell’esistenza hanno spesso una sorta di colonna sonora. Tra questi non può mancare il Santo Natale. Non per niente uno dei racconti natalizi più belli è intitolato il Canto di Natale. Un racconto – quello di Dickens- che è un canto. Il Natale da sempre ha una grande tradizione di canti sacri e popolari. Negli ultimi anni si sono fatte strada altre canzoni natalizie, magari un pò furbescamente commerciali, che non celebrano la Natività ma aspetti di colore come la neve, l’albero, il “clima” natalizio. La più famosa fu White Christmas, che venne resa celebre nell’interpretazione di Bing Crosby, e che resta a tutt’oggi il disco singolo più venduto nella storia della musica. Noi di Riscossa Cristiana vogliamo allora proporre uno dei nostri sondaggi: quale è il tuo canto di Natale preferito? Lo abbiamo chiesto in primo luogo a collaboratori e amici, ma volentieri estendiamo la domanda a tutti i nostri lettori. I contributi verranno inseriti fino all’Epifania. BUON NATALE A TUTTI
ROBERTO PECCHIOLI: TU SCENDI DALLE STELLE (E STILLE NACHT) Non è difficile indicare la mia canzone di Natale. Scartata Jingle Bell e simili melensaggini da allegria forzata, ricche di diritti d’autore, restano Tu scendi dalle stelle e Stille Nacht. Il cuore vota per la prima: la cantavamo in parrocchia, evoca la sofferenza del figlio di Dio, fu scritta da un santo, Alfonso Maria de’ Liguori. Ma l’anima e il cervello scelgono Stille Nacht. Il 24 dicembre l’opera di un umile prete austriaco, Joseph Mohr, compie due secoli. Nella composta, solenne armonia della notte silenziosa, notte santa, si acquieta il cuore, è placato lo spirito. Sale il canto dell’abbandono sereno, del riposo fiducioso nelle braccia del creatore, della natura in attesa del nuovo giorno, della sconcertante notizia: Cristo, il salvatore, è qui. Christ, der Retter, ist da!
CRISTIANO LUGLI: IN NOTTE PLACIDA In notte placida, composta in Francia nel 1600 da François Cuperin, e suonata probabilmente per la prima volta nella Cappella della Corte del Re Sole. Una melodia che mi ha sempre riportato, sin da piccolo, alla gelida notte di Betlemme, in cui il Figlio di Dio fin dal primo istante ha deciso di soffrire per la nostra Redenzione. Un testo che emoziona, commuove il cuore e ci spinge, insieme ai pastori, ad innalzare quell’inno di lode e di speranza: «Cantate, o popoli, gloria all’Altissimo l’animo aprite a speranza ed amor!».
MARCO TOTI: TU SCENDI DALLE STELLE La mia canzoncina preferita di Natale è sempre stata “Tu scendi dalle stelle”, composta da S. Alfonso Maria de’ Liguori nel 1754. In essa, all’apparente (e comunque edificante) “infantilismo” si sovrappone una dimensione ben più “sapienziale”. Il Re del Cielo si incarna “scendendo dalle stelle”, venendo “in una grotta” (in rapporto col cuore, e simbolo per i neoplatonici dell’universo). L’amore infinito di Dio Bambino per le sue creature si lega alla sua assoluta povertà (materiale, simbolo che rimanda a quella spirituale: cosa che Bergoglio si ostina a non voler capire). Il cuore, infatti, “non dorme, ma veglia a tutte l’ore”, sempre considerando profondamente ciò che dovrà patire: la morte per la salvezza di tutti gli uomini.
LEON BERTOLETTI: O TANNENBAUM Il mio inno natalizio preferito è il canto tradizionale tedesco O Tannenbaum. So che i puristi del Santo Natale storceranno il naso, trattandosi di un brano che non nomina il Messia e invece celebra l’abete, la sua resistenza sempreverde che diventa fedeltà. Ma sono legato dall’infanzia a questa musica, alle sue parole, a quanto rappresentano. Quindi anche all’albero di Natale, alle sue decorazioni, alle luci: certo figura pagana, in origine, ma presto simbolo di Cristo, vero albero della vita, che con la sua venuta illumina il mondo.
MARIO BOZZI SENTIERI: TUSCENDI DALLE STELLE In un mondo segnato da canti natalizi più adatti ad un musical hollywoodiano che a un luogo sacro, “Tu scendi dalle stelle” sintetizza al meglio l’idea della Natività, in un legame tra Tradizione, memoria popolare e ricordi personali. La “Canzoncina a Gesù Bambino”, composta, nel 1754, da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, è un efficace affresco della devozione verso il “Bambinello”, semplice e profonda insieme, in grado di commuovere ed educare ciascun credente, ben oltre ogni appartenenza territoriale e sociale. E poi ci sono i ricordi personali: le statuine in gesso del Presepe, l’Angelo appeso sulla capanna, segno di Regale trionfo rispetto alla piccola mangiatoia pronta ad accogliere il Bimbo divino. E naturalmente il Canto, a suggellare, di fronte alla famiglia riunita, l’Attesa e la Notte della Natività.
ROBERTO DAL BOSCO: CAROL OF THE BELLS (arrangiata dal compositore John Williams) Ho sempre amato Carol of the Bells, che è un canto di natale americana non molto conosciuta da noi. Le quattro voci raccontano, in un ostinato sempre più rarefatto, la felicità degli attesi rintocchi delle campane che annunziano il Natale.  L’ha messa in circolazione compositore americano Peter Wilhousky (1902–1978) nel 1936, copiandola però dal compositore ucraino  Mikola Dmitrovič Leontovič (1877–1921) che nel 1914 aveva riadattato una canzone del folklore ucraino chiamandola Ščedryk («munifica»). Nella musica originale, scritta per celebrare il Capodanno celebrato in primavera nelle terre slave pre-cristiane (quelle viste nei giorni corruschi ed enigmatici di Andrej Rublev di Andrej Tarkovkij), una rondine appariva a casa di una famiglia contadina per segnalare l’arrivo un anno di prosperità nei raccolti. La polifonia spiraliforme di Carol of the Bells ha misteriosamente sempre riecheggiato molto in me; è controintuitivo associarla al Natale perché ha un tono più meditativo, financo dolente, rispetto ad altri canti. Forse perché vi proietto delle questioni di calendario umano: dicembre porta via l’anno che è sempre un anno di fatiche e dolori, seppellirle è necessario per far rinascere la vita, ma è giusto registrarle come tali. Anche i Re Magi, anche Giuseppe, forse, arrivarono stanchi, dopo viaggi ed incertezze, alla mangiatoia. Essere al cospetto del Dio che nasce, il Dio che è la Vita, significa aver consumato le proprie energie, aver sacrificato. Bisogna riconoscerlo per poter vivere la gioia in modo autentico.
PAOLO GULISANO: ADESTE FIDELES Il mio canto di Natale è Adeste Fideles. Un canto dalla notevole solennità musicale, quasi una marcia reale. E in effetti le parole del testo richiamano al Re degli Angeli che si è chiamati ad adorare.  “Vedremo celato sotto un corpo umano l’imperituro splendore dell’eterno Padre.” E’ il canto della manifestazione della Gloria di Dio in un bambino in fasce.  C’è un altro aspetto per cui questo canto mi è tanto caro: l’autore era John Francis Wade, un cattolico inglese del XVIII secolo, un esule cacciato dal suo Paese a motivo della sua Fede. Il brano, musica e parole, fu redatto nel 1743, a Douai in Francia,  dove esisteva una comunità di esiliati britannici. Sembra che Wade, che era un insegnante di musica,  si fosse peraltro ispirato ad un motivo tradizionale irlandese.  Un altro motivo che mi spinge ad amare questo canto è il fatto che fosse tanto caro ai Giacobiti, i cattolici di Inghilterra, Scozia e Irlanda che si battevano per la Restaurazione della dinastia degli Stuart. Una sorta di messaggio in codice che invitava a seguire il Rex Angelorum che in codice era il Rex Anglorum, cioè il vero sovrano di diritto delle Isole Britanniche, il Bonnie Prince Charlie. Insomma. Per chi mi conosce e conosce i miei interessi e le mie passioni, non è difficile capire perché la mia scelta cada su Adeste Fideles!
LINDA MANFREDINI: QUANDO NASCETTE NINNO (Vero testo cattolico della canzone di Natale scritta e composta da sant’Alfonso e conosciuta da tutti come: “Tu scendi dalle stelle”.)
Quanno nascette Ninno a Betlemme, /era notte e pareva miezojuorno… /Maje le stelle, /lustre e belle, /se vedèttero accussí.
Solo un santo poteva scrivere questi versi per la sua bella canzone di Natale. Un santo sacerdote, che adesso in Paradiso, canta le Misericordie del Signore. Perché, quale Misericordia più grande ci potrà mai essere che scendere dal cielo e farsi piccolo – ostia, per la salvezza di molti! “La luce vera, che illumina ogni uomo, stava per venire nel mondo. Egli era nel mondo e il mondo per mezzo di Lui fu fatto, e il mondo non Lo riconobbe.” (dall’ultimo Vangelo)
Pe’ nsi’ ‘agrille, /co’ li strille,
e zompanno ‘a ccá e ‘a llá: /È nato! È nato! – /decévano – lo Dio che nce ha criato!
Sant’Alfonso, non a caso, scrive “criato” con la i al posto della e. Proprio per sottolineare il fatto che persino i piccoli grilli, in questa Santa Notte di Natale, che l’avevano riconosciuto, cantavano – col loro cri cri, le Misericordie del Signore.
ELISABETTA FREZZA: ADESTE FIDELES
Un tradizionalissimo Adeste fideles, cantato da bambini, e in una cornice che sappia, insieme, di sacro e di antico. Nulla più di questo sa ancora avvolgermi di quello spirito natalizio che mi rapiva quando ero bambina anch’io, e col mio papà andavo, sotto la neve, a raccogliere il muschio fresco per il presepio di casa, perché quello finto era un’eresia. E i ciocchi di legno e le pigne e i rami di pino. E poi c’era la messa di mezzanotte, il freddo polare per le strade ghiacciate e il calore della chiesa gremita. Adeste fideles. Venite, adoremus Dominum.
Perché il Natale ha una tonalità diversa da tutte le altre feste. Il Natale è il luogo dell’infanzia, che si perpetua per tutto l’arco della vita e ne scandisce il tempo. Ha il tocco leggero, sommesso e commosso, che chiama alla contemplazione e alla adorazione del Dio, grande eterno e onnipotente, venuto a noi come bambino indifeso. È evento delicatissimo, fatto di pensieri, di ricordi, di propositi e di speranze, di una atmosfera unica e impalpabile. Di una memoria da vivere e da tramandare.
Più che in ogni altra occasione, a Natale i piccoli possono cogliere il sacro nei gesti rituali e negli affetti famigliari trasmessi di generazione in generazione e, dietro quelli, attingere ai significati profondi che trascendono la festa e disvelano agli occhi la verità delle cose: una via privilegiata, insomma, per toccare le cose di lassù.
L’irrompere della manipolazione commerciale con la sua carica profana e dissacrante, ha reso sempre più difficile custodire questa esperienza preziosa e perpetuarla intatta. Il rumore e il frastuono che ci perseguitano ovunque si sono impossessati anche dei luoghi in cui si dovrebbe avere cura di preservare il grande tesoro della fede nel Dio che si è fatto uomo per salvare la stirpe dell’uomo. Ritmi dissonanti e parole estranee all’incanto del Natale mirano a spezzare la catena che ha legato insieme, per secoli, i padri, i figli e i figli dei figli, nel nome del Bambin Gesù.
Ma agli insulti esterni, sempre più violenti, può ancora resistere qualcosa. Può resistere la dolcezza solenne della musica, del canto e della poesia che viene da lontano. E che si fa preghiera nello spazio naturale dei nostri templi non ancora profanati. Sono tanti i motivi della tradizione liturgica capaci di elevarci a questa bellezza senza tempo e di commuoverci ancora. Ed è l’unico modo, forse, per regalare ai nostri figli un privilegio di cui noi abbiamo potuto ancora godere come bene comune. Sì che abbiano percezione viva del mistero che si compie nella Notte Santa e imparino a rendere gloria a Dio nei modi che a Dio si confanno, nonostante il mondo intorno a loro, quel Dio, voglia dimenticarlo, negarlo, offenderlo, sfregiarlo. Cancellarlo dalla faccia della terra che Egli ha creato e nella quale si è affacciato alla vita.Venite, adoriamolo. È nato per noi Cristo Salvatore.
MARCO MANFREDINI: GOD REST YE Ho riscoperto e mi sono innamorato qualche anno fa di “God rest ye merry” gentleman grazie alla versione contenuta nel CD natalizio “A very happy Mario Christmas” (2014). Il merito va senz’altro alla profonda e potente interpretazione del grande Mario Biondi nonché all’arrangiamento incalzante che accompagna dalla delicata, misteriosa atmosfera iniziale, all’apoteosi della gioia dovuta alla nascita più importante per l’umanità. Si tratta di un tradizionale natalizio inglese dall’andamento ciclico; tra l’altro è quello a cui fa riferimento Charles Dickens nel suo Canto di Natale. Nella prima strofa c’è già tutto l’essenziale di questa festa:
Dio di conceda un sereno ristoro, gentiluomo /Che nulla ti lasci sgomento /Ricorda che Cristo, il nostro Salvatore /È nato il giorno di Natale. /Per salvare tutti noi dal potere di Satana/Quando avevamo smarrito la strada /Oh novella di conforto e gioia.
Un augurio che tutti gli odierni Ebenezer Scrooge si possano presto convertire: da quello che opera con leveraged buyout a quello che pratica il quantitative easing, da quello che impone la spending review a quello che briga per una Open Society. Ma anche quello, forse un po’ più modesto, che abita dentro di noi.
ALESSANDRO GNOCCHI: ADESTE FIDELES (E TU SCENDI DALLE STELLE) Non so che cosa aggiungere a quanto è stato già scritto. Posso solo dire che “Adeste fideles” mi fa piangere alla comunione. E “Tu scendi dalle stelle” al termine della Messa, e anche quando la si sente risuonare nelle strade.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.