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lunedì 31 dicembre 2018

Combattere e vincere l’immoralità e il male

“Campioni del Rosario”. Eroi e storia di un’arma spirituale

Il volume di Donald H. Calloway racconta la storia di una delle più care e diffuse forme di devozione mariana: la preghiera del Rosario. Un lungo excursus geo-storico tra santi e miracoli noti e meno noti, principi, condottieri ed eventi chiave per la storia dell’Europa e del mondo, nei quali il Rosario sembra aver giocato un ruolo tutt’altro che secondario.

“La gente, oggi, deve sapere che esiste un’arma in grado di combattere e vincere l’immoralità e il male. Fidatevi: ho toccato con mano quanto il Rosario possa contribuire alla conversione di un’anima”. Con la freschezza del convertito Donald H. Calloway racconta nel suo Campioni del Rosario. Eroi e storia di un’arma spirituale (D’Ettoris Editori, pp. 280), i prodigi operati dal Santo Rosario nella storia dei popoli e nella propria esistenza. 

“Ricordo che mi infilai nella piccola cappella militare di Nostra Signora della Vittoria, presso la base navale di Norfolk, in Virginia. Ero agitato e tremante, pienamente consapevole di non essere in buoni rapporti con Dio”. L’autore, nato negli Stati Uniti nel 1972, ricorda così l’inizio della sua conversione avvenuta all’età di vent’anni, dopo un’adolescenza costellata di esperienze borderline e di periodi di detenzione. Donald entra in una chiesa e scorge alcune donne sgranare la corona, le quali lo invitano prontamente a unirsi alla loro preghiera. Da allora la sua devozione alla Vergine è sbocciata e maturata fino a divenire il carisma peculiare del suo stesso ministero di sacerdote della Congregazione dei Mariani dell’Immacolata Concezione.

“Il Rosario è un’arma spirituale, una spada celeste forgiata dalla mano di un Artefice divino. La lavorazione di una qualunque spada richiede molto tempo e molta abilità: per la fabbricazione di quella celeste c’è voluto un lavorio di secoli. Si tratta di un’arma diversa da tutte le altre. Infatti, ha il potere di uccidere draghi, di convertire i peccatori e di conquistare cuori. La lama è stata forgiata nel fuoco della parola vivente di Dio, il martello dell’ispirazione divina ne ha definito la sagoma e, una volta ultimata, è stata affidata alla Regina del Cielo e ai suoi eletti. Quando finalmente fu pronta per l’uso in battaglia, e l’Artefice divino ebbe stabilito che era giunto il momento di sfoderarla, la Regina del Cielo, la Beata Vergine Maria, la rivelò al mondo, scegliendosi un santo predicatore come cavaliere. Ella lo investì del potere della spada divina, incaricandolo di predicarla in lungo e in largo a chiunque avesse il desiderio di brandirla”.  

Nel volume Calloway ripercorre la storia della forma di devozione mariana più diffusa e cara ai fedeli a partire dai suoi ‘antecedenti’, ossia dalle parole di saluto dell’arcangelo Gabriele e di Elisabetta alla Vergine che confluirono nella prima parte dell’Ave Maria, all’uso documentato fin dal III secolo di sgranare coroncine e cordicelle composte di piccoli nodi “per tenere il conto delle preghiere già proferite”, in specie “per adempiere a una penitenza o a un voto”. Certo le prime corone di ‘grani’ che venivano portate, come le spade dei cavalieri, alla cintola di religiosi e sacerdoti che parteciparono alla prima crociata (1096-1099) erano composte di Paternoster. Infatti fino all’Alto Medioevo chierici analfabeti e laici potevano sostituire la preghiera dei Salmi della liturgia delle ore in latino con la recita di altrettanti Padre nostro.

Con l’avvento di certosini e cistercensi e, grazie soprattutto al contributo di San Bernardo, crebbe la devozione mariana, per cui molti monaci cominciarono a “sviluppare un salterio dedicato a Maria che ricalcasse il breviario dei poveri, recitando centocinquanta Ave Maria al posto di centocinquanta Padre nostro. Nel giro di breve tempo, la preghiera fu intercalata da quindici Padre Nostro, che divisero le Ave Marie in quindici ‘decine’”. Ma non era ancora il Rosario. 

Bisogna attendere l’apparizione della Vergine a Domenico di Guzman che, per sostenerlo nella lotta contro l’eresia albigese, si rivolse al frate con queste parole: «Non meravigliarti se finora hai ottenuto sì pochi frutti dalle tue fatiche: hai profuso le tue forze su un terreno arido non ancora irrigato dalla rugiada della grazia divina. Quando Dio decise di rinnovare la faccia della terra, Egli inviò la pioggia fertilizzante del saluto angelico. Tu predica dunque il mio Salterio». Il frate intuì che la recita dell’Ave Maria, unita alla contemplazione di alcuni dei principali misteri della vita di Cristo che gli suggerì la Vergine, potesse costituire “una diretta risposta agli errori diffusi dagli albigesi, perché tali misteri si concentravano sull’Incarnazione, sulla Passione e sul Trionfo glorioso del suo Divin Figlio”. Mettendo in pratica il suggerimento della Madonna, Domenico entrava così senza timore in ogni villaggio eretico e, per dirla con padre Lagrange, “predicava alcuni istanti su ognuno di questi quindici misteri, facendo poi recitare dieci Ave Maria. Dove non arrivavano le parole del predicatore, era la dolce preghiera dell’Ave Maria a instillarle nel profondo dei cuori”. Con San Domenico il salterio mariano, unito alla contemplazione dei misteri divini, assunse dunque una dimensione evangelizzatrice e apostolica nuova. Ecco perché egli è a buon diritto considerato il fondatore del Rosario, che però rimase noto al tempo come ‘salterio mariano’. Dietro il nome Rosarium si cela l’uso di omaggiare la Vergine con le rose nel mese di maggio e la crescente consapevolezza che ogni Ave Maria del salterio mariano sia una ‘rosa’ offerta alla Vergine, come testimonia l’“Ave, o Rosa” che si legge nell’incipit dell’Ave Maria de Il Salterio della Vergine Maria del benedettino Engelberto di Admont (1250-1331). 

La diffusione del Rosario subisce una battuta d’arresto durante la peste e lo scisma del Trecento per essere poi rilanciata con il beato Alano della Rupe e la nascita della Confraternita del Rosario. È in effetti proprio la preghiera del Rosario ad assicurare il trionfo della Madonna della Vittoria e delle armate cristiane a Lepanto nel 1571 e nuovamente nel 1683 a Vienna. Ogni secolo ha poi i suoi santi e testimoni illustri del Rosario, da San Luigi Maria Grignion di Montfort a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, dal beato Federico Ozanam a padre Massimiliano Kolbe. Ogni secolo miete i suoi martiri che, dalla Vandea al Messico, confermarono con il proprio sangue il loro amore al Figlio, pregando la Madre con il Rosario e mostrandone la corona pubblicamente senza timore né vergogna. ‘Il secolo di Maria’, quello che si estende dalle apparizioni di Rue du Bac nel 1830 a Caterina Labourè all’Anno Mariano del 1954, vede la Vergine manifestarsi nei più disparati luoghi della terra spesso proprio con una corona tra le mani, per invitare i fedeli a recitare il Rosario in specie per la conversione dei peccatori. Il Rosario diventa dunque centrale anche nel magistero dei Papi; basti pensare che Leone XIII dedicò undici encicliche a tale forma di devozione.

Di qui la scelta di padre Calloway, attraverso due brevi appendici al suo volume, di offrire anche alcuni preziosi suggerimenti su come e perché pregare il Santo Rosario, la “catena dolce che ci rannoda a Dio”, per dirla con il Beato Bartolo Longo, e che riconduce ogni figlio al Figlio tramite l’abbraccio e le cure amorevoli della più tenera fra le madri.

http://www.lanuovabq.it/it/campioni-del-rosario-eroi-e-storia-di-unarma-spirituale



Donald H. Calloway. Campioni del Rosari.Eroi e storia di un’arma spirituale. A cura di Elisabetta Sala e Maurizio Brunetti. D’Ettoris Editori 2018, pagine 280, euro 22,90
Padre Donald Calloway è un sacerdote americano. Appartiene a quella Chiesa negli Stati Uniti così provata dal diffondersi in essa di un diffuso pensiero non-cattolico  dal diffondersi di perversioni sessuali tra i suoi presbiteri, vescovi e financo cardinali. Padre Calloway tuttavia non ha conosciuto gli orrori dei Seminari di Mc Carrick e soci, ma altri abissi. Da giovane il ragazzo del West Virginia (County Mama, ovviamente) finì nella trappola della droga, e dei furti per procurarsi i soldi per acquistarla. Così finì anche in galera. Prima ancora, da bambino, aveva conosciuto la separazione dei genitori, l’essere sballottato tra le sue “famiglie allargate”.
Un giorno incontrò un sacerdote cattolico, un cappellano militare. Fu l’inizio di un cammino che portò alla sua conversione. Il grosso del lavoro tuttavia lo fece Maria. Dal 2003 padre Donald è un sacerdote della Congregazione dei Mariani dell’Immacolata Concezione.
Ora è diventato un testimone di Gesù, nostro Salvatore e Redentore, e di Maria, che hanno fatto uscire questo giovane dall’inferno e l’hanno salvato. Oltre che a testimoniare che Gesù può fare di un grande peccatore un servitore di Dio, padre Donald ha voluto dedicare un libro a quella devozione che gli ha cambiato la vita: il santo Rosario. L’editore D’Ettoris ha appena pubblicato la traduzione italiana, curata da Elisabetta Sala e Maurizio Brunetti, del suo volume I campioni del Rosario. Si tratta della più completa storia di questa devozione mariana, una delle più care e diffuse nella storia della Chiesa tra il popolo di Dio. Una devozione che è sempre stata avversata: nel passato da eretici e protestanti, negli ultimi 60 anni dalle correnti moderniste della Chiesa. Uno dei più grandi campioni del Rosario, il sacerdote tedesco padre Joseph Kentenich, fondatore del Movimento di Schonstatt, morto nel 1968, scriveva: “Il modernismo dei giorni nostri, questa somma di tutte le eresie, può scuotere i fondamenti della nostra fede con rinnovata violenza: persino alcuni studiosi cattolici, in diverse parti del mondo, cercano, più o meno consciamente, di portare la Chiesa verso la morte. Ma non dobbiamo temere: la Regina degli Apostoli ci farà da sentinella. Com’è già avvenuto in passato, ora di nuovo la Chiesa emergerà vittoriosa dalla battaglia”.
Padre Calloway ci propone dunque un excursus storico appassionato e documentato. Dalla nascita del santo Rosario, questo tesoro della pietà popolare e dell’orazione della Chiesa intera, dal Medioevo di san Domenico Guzman, che fu l’iniziatore della devozione, lungo i secoli, i Paesi, i Continenti, e soprattutto i protagonisti di questa forma di preghiera che, oltre a far pregare, forma gli oranti attraverso la meditazione dei misteri offerti visivamente.
Preghiera e meditazione costituiscono quindi due elementi essenziali ed inscindibili. Cammino di maturazione che la Tradizione ci svela essere stato condotto e giunto a compimento per l’intervento della Beata Vergine Maria.
Aggiungendosi, inoltre, alle ripetute preghiere vocali la meditazione dei sacri misteri, ne deriva l’altro grandissimo vantaggio, che tutti, anche i più semplici e i meno istruiti, trovano una via sicura per alimentare e custodire la propria fede. Ben lungi dall’essere una “preghiera sterile e noiosa”, secondo il parere dei modernisti, infonde fiducia in chi prega, come testimoniato dai tanti martiri uccisi col rosario in mano, o i tanti malati e sofferenti che in esso hanno trovato conforto. Tra i campioni del Rosario si annoverano tutti coloro che hanno amato e diffuso questa devozione, e padre Donald sembra non dimenticarne nemmeno uno, dal medioevo di san Domenico al difficile XX secolo, dove a fronte della scristianizzazione sono sorti nuovi campioni del Rosario, come il lasico irlandese Frank Duff, fondatore nel 1921 della Legione di Maria, il più bello e il più ortodosso tra i nuovi movimenti ecclesiali.
Questo libro, infine ci ricorda che questa preghiera è individuale, ma anche comunitaria.È la preghiera ideale per la famiglia. La casa dove lo si recita diventa dimora di santità e quasi un tempio, una scuola efficacissima di virtuosa vita cristiana. I grandi misteri della redenzione, infatti, proposti alla loro contemplazione, col mettere sotto i loro occhi i fulgidi esempi di Gesù e Maria, insegneranno a imitarli ogni giorno, a ricavare da essi conforto nelle avversità, e ad essere un richiamo verso i beni del Cielo.
Per padre Calloway grande è la speranza da riporre nel santo Rosario, per risanare i mali che affliggono i nostri tempi. Questa preghiera è la spada con cui affrontare il drago del Male.
di Paolo Gulisano

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