ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 13 dicembre 2018

Costringeva a pensare

La musica trovata sul mantello della Madonna di Guadalupe, anticipo di quella del Paradiso



                            https://www.lamadredellachiesa.it/la-musica-trovata-sul-mantello-della-madonna-di-guadalupe-anticipo-di-quella-del-paradiso/
Robert Spaemann, l’ultimo grande filosofo cattolico


Era il filosofo più vicino a Benedetto XVI, suo amico e coetaneo. È morto a 91 anni il 10 dicembre, nella luce dell’Avvento.
Poche righe più sotto ne traccia un profilo uno dei suoi discepoli più fedeli, Sergio Belardinelli, professore di sociologia dei processi culturali all’Università di Bologna e coordinatore scientifico del “Progetto culturale” della conferenza episcopale italiana negli anni di presidenza del cardinale Camillo Ruini.
Ma va rimarcato che Spaemann era filosofo ma anche uomo di Chiesa, cattolico integrale, molto severo con le derive dell’attuale pontificato, specie dopo la pubblicazione di “Amoris laetitia”.

Negli ultimi suoi interventi pubblici ha fatto balenare giudizi di questo tipo sul tempo presente della Chiesa:
“Papa Francesco non ama la chiarezza univoca. Il suo responso è così ambiguo che ciascuno può interpretarlo, e lo interpreta, a favore della propria opinione. Vuole solo ‘fare proposte’. Ma contraddire delle proposte non è vietato. E, a mio parere, lo si deve contraddire con energia”.
“A papa Francesco piace paragonare chi è critico con la sua politica con coloro che ‘si sono seduti sulla cattedra di Mosè’. Ma così il colpo ritorna su chi l’ha tirato. Erano proprio gli scribi quelli che difendevano il divorzio e tramandavano delle regole su di esso. I discepoli di Gesù erano, invece, sconcertati per il severo divieto del divorzio da parte del Maestro”.
“Nella Chiesa crescono incertezza, insicurezza e confusione: dalle conferenze episcopali fino all’ultimo parroco nella giungla”.
“Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna. Il papa avrebbe dovuto sapere che con un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso della Chiesa”.
Sono giudizi tratti da sue interviste riprese da Settimo Cielo:
E questo è il profilo di Spaemann che il suo discepolo Belardinelli ha pubblicato il 12 dicembre sul quotidiano “Il Foglio”.
*
Un vero maestro che costringeva a pensare
di Sergio Belardinelli
Con Robert Spaemann se ne va un vero maestro, uno dei pochi ancora in circolazione. Per questo il lutto è ancora più grande.
Pensatore cattolico, allievo di Joachim Ritter, Spaemann considerava la filosofia come un vero e proprio esercizio di “ingenuità istituzionalizzata”. In un mondo complesso, ripeteva spesso, che altro deve fare un filosofo se non dire ad alta voce quello che sta sotto gli occhi di tutti e che nessuno dice? Per questo paragonava il filosofo alla fanciullina della celebre favola di Andersen. Naturale dunque che qualche potente se ne sia risentito.
La sua riflessione ha ruotato sostanzialmente intorno a due ordini di problemi.
II primo riguarda la coscienza moderna, la sua grandezza, ma anche i suoi limiti e la sua crisi.
Il secondo la riproposizione della teleologia e del diritto naturale, quindi del concetto di persona, come criteri alla luce dei quali affrontare i temi più scottanti dell’etica e della politica contemporanee: i problemi ecologici, quelli bioetici, quelli dell’educazione e quelli relativi alla salvaguardia dello stato di diritto in una società sempre più funzionalizzata.
Il suo confronto con i classici del pensiero moderno e contemporaneo, da Cartesio a Kant, da Rousseau a Marx, da Hobbes agli illuministi scozzesi, fino a Nietzsche, Habermas o Luhmann, ha sempre seguito, più o meno, lo stesso schema:
- dapprima un confronto critico, volto a penetrare il loro pensiero e il problema che volta a volta stava al centro della loro attenzione, mostrandone l’importanza ma anche le difficoltà e i limiti;
- successivamente il confronto diventava, diciamo così, costruttivo, e, grazie soprattutto all’aiuto dei classici più antichi, in particolare Platone e Aristotele, ma anche Agostino e Tommaso, si indicava come certe difficoltà potessero essere superate e nel contempo valorizzate.
Direi che sia stato questo lo stile inconfondibile di Robert Spaemann.
Che si parlasse di razionalità dell’agire, di razionalità del potere, di Dio, di giustizia, del senso dell’educazione o della necessaria salvaguardia della natura e della natura umana, Spaemann colpiva sempre per la chiarezza e la profondità delle sue argomentazioni, per la capacità di farsi guidare dalla cosa stessa con una libertà e una radicalità di pensiero davvero impressionanti, sorprendenti, addirittura spiazzanti.
Uno stile, il suo, che ispirava fiducia, costringeva a pensare, rimanendo negli anni, almeno per me, una fonte d’ispirazione inesauribile.
Settimo Cielodi Sandro Magister 13 dic

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.