ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 7 dicembre 2018

La proprietà della Bergoglio SpA

PROVOCARE LO SCISMA - PARTE V (ACTUATING SCHISM, PATRICK ARCHBOLD, CREATIVE MINORITY REPORT)


V.
LA MAZZATA FINALE
- The hammer drop -

Eccoci finalmente giunti al quinto e (almeno per ora) ultimo capitolo di questa serie. Nelle puntate precedenti, abbiamo rivisto l’abuso sistematico di potere ripetutamente schierato per distruggere le sacche di resistenza attraverso le Visite Canoniche. Abbiamo visto come il Sinodo sia manovrato e distorto per servire gli scopi della cricca modernista. Abbiamo analizzato le armi di distruzione di massa impiegate contro il Monachesimo cattolico tradizionale, costituite dai cambiamenti delle regole imposte da Vultum Dei quaerere e da Cor orans. Abbiamo visto come i Vescovi siano stati privati della loro antica autorità di erigere Istituti religiosi di diritto diocesano e come Roma eserciti il potere di veto, dietro la minaccia concreta di vedersi licenziare sommariamente senza processo, e di come si ricorra alla farsa della Visita Apostolica col pretesto di un disaccordo con la Conferenza Episcopale.

Abbiamo analizzato tutto questo, e come la Conferenza Episcopale Italiana (CEI, una filiale interamente di proprietà della Bergoglio SpA) abbia attaccato direttamente la legittimità e l’autorità di Summorum Ponitificum e la sua affermazione che la Messa tridentina non sia mai stata abrogata, delegittimando così il diritto individuale del sacerdote a celebrare quella Messa.

Questi sono tutti fatti. Queste cose sono tutte accadute che non possono esser messe in discussione.

Ciò che segue è invece una mia ipotesi - si spera - informata, che tuttavia si basa sull’evidenza di come abbiano distrutto sistematicamente la possibilità di condurre un’autentica vita religiosa tradizionale, nel rispetto delle regole e della gerarchia della Chiesa. E di come abbiano sistematicamente e severamente limitato i diritti e la potestà di ogni singolo Vescovo di fungere da porto sicuro.

Devo arguire che l’attacco al Summorum Pontificum all’interno della CEI rappresenti un ballon d’essai che anticipa sinteticamente quello che sta per accadere, proprio come il discorso del Cardinale Kasper all’inizio del 2014 ha anticipato il disastro per il matrimonio che si sarebbe manifestato nei Sinodi truccati e con Amoris Laetitia. E penso di sapere perché. Sospetto di sapere cosa vogliano.

Torniamo allora alla domanda originale e al titolo di questa serie: Provocare lo scisma. Come si trasforma uno scisma de facto in uno scisma reale? Come si fa a considerare scismatici i fedeli cattolici tradizionali? Per prima cosa definiamo lo scisma.

Scisma - il rifiuto della sottomissione al Romano Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti.

I progressisti hanno chiuso ogni possibile via affinché i fedeli cattolici tradizionali praticassero legittimamente la loro fede senza disobbedire. A partire da tutte le prove raccolte e basandomi sul loro modo di operare, ecco cosa penso possa accadere.

Penso che abrogheranno il Summorum Pontificum (in particolare il diritto individuale dei sacerdoti di celebrare la Messa antica) pur continuando a permetterne la celebrazione all’interno di una struttura di super-indulto creata dall’Ecclesia Dei. Sospetto che l’iniziale interesse a riportare la Fraternità San Pio X nell’ovile consistesse nel trasformarla in un vasetto di miele; ma dal momento che non ha funzionato, ho il sospetto che il piano sia solo leggermente modificato.

Ci riporteranno all’era dell’Indulto e ci ammasseranno in alcuni gruppi (Fraternità San Pietro, Istituto di Cristo Re ecc.) e in alcuni centri di indulto esentati dalla liturgia ordinaria. Poi dichiareranno - e i loro servi leccapiedi nei media cattolici mainstream andranno in brodo di giuggiole - che questa non è una mossa anti-tradizionale: «Il Papa non ha abolito una sola Messa tradizionale, si tratta solo di un atto di governo».

E quando il polverone si sarà diradato, sarà il momento in cui il Papa darà il colpo di grazia. No, non metterà al bando la Messa tradizionale in latino, non penso: troppo tardi per questo e c’è un modo molto più semplice per raggiungere i suoi obiettivi. Il Papa farà qualcosa di molto peggio che vietarla: la cambierà. Sta per cambiare il Messale del 1962.

Il Papa eserciterà la sua legittima autorità per l’aggiornamento del Messale del 1962. Forse sostituirà il lezionario con quello attuale di tre anni, cambierà alcune preghiere, permetterà la Comunione sulla mano, o qualche altra modifica che scandalizzerà le coscienze dei Cattolici tradizionali. In pratica, omologherà la Messa tridentina al dettato del Vaticano II. Possiamo già sentirli: «Il Papa non ha vietato la Messa in latino, ha semplicemente usato la sua legittima autorità sulla liturgia per renderla più significativa».

Così il gioco è fatto. Qualsiasi gruppo approvato che resista ai cambiamenti o si lamenti troppo forte verrà sottoposto alla Visita Apostolica e verrà eliminato per aver rifiutato di sottomettersi al Pontefice. Qualsiasi comunità diocesana dell’Indulto che opponga resistenza verrà fatta fuori. E ogni Cattolico che pensi di poter scendere nelle catacombe e avere solo Messe celebrate in case private? No: i singoli sacerdoti non hanno più il diritto di dire la Messa. Chi ci prova vuol dire che si rifiuta di sottostare all’autorità del Papa: èuno scismatico, e così pure qualsiasi Vescovo. O si accetta la sottomissione al Vaticano II o si è considerati scismatici.

Qualsiasi tentativo di vivere un’autentica vita cattolica tradizionale, sia come religioso, o semplicemente frequentando la Messa antica, ti renderà automaticamente uno scismatico. Se ti rivolgi alla Fraternità San Pio X sei scismatico. Se vai a una Messa clandestina, sei scismatico. Se costituisci un gruppo di fedeli sotto una regola tradizionale senza il permesso di Roma, sei scismatico. Trasformeranno qualsiasi tentativo di vivere una vita cattolica tradizionale in un atto di disobbedienza.

Ecco: questo è il modo in cui si può trasformare uno scisma de facto in uno scisma reale, con i fedeli cattolici posti fuori dalla Chiesa ufficiale. So che molti di voi diranno che non possono esercitare legittimamente la loro autorità in questo modo o in quello, e hai ragione. Ma non importa: gli ultimi cinque anni dimostrano che non importa. Il potere è l’unica cosa che conta. Hanno chiuso ogni via di fuga e ci stanno guidando verso la scogliera, perché è lì che ci vogliono. Scegliere: obbedienza o fede.

Explicit -

(
1 - 2 - 3 - 4 - 5)

NOTE A MARGINE DI "PROVOCARE LO SCISMA" - IL COMMISSARIAMENTO DI FAMILIA CHRISTI NEL QUADRO PIÙ GENERALE TRACCIATO DA PATRICK ARCHBOLD



Vorrei aggiungere alcune considerazioni a margine dell’encomiabile e lucidissima analisi di Patrick Archbold dal titolo Actuating schism, la cui traduzione è stata qui postata (1 - 2 - 3 - 4 - 5). 

Premesso che condivido in toto l’impostazione dell’articolo, mi pare che esso trovi una esemplificativa conferma, che ci viene dalle notizie di questi giorni: il commissariamento della Fraternità Sacerdotale Familia Christi da parte della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, su richiesta dell’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio mons. Gian Carlo Perego.

La comunità di Familia Christi è stata eretta nel 2016 con Decreto Arcivescovile da S.E. mons. Luigi Negri e le è stata assegnata la Parrocchia di Santa Maria in Vado, una splendida basilica in cui nel 1171 si verificò il famoso Miracolo eucaristico. Prima dell’arrivo della comunità la chiesa versava in condizioni pietose, in un indecoroso abbandono frutto al contempo dell’incuria e della furia iconoclasta del Clero locale. Un gruppuscolo di fedeli cattocomunisti, che ivi trovava ricetto, all’insediamento dei reverendi padri si adoperò per sobillar loro contro i non pochi confratelli ultraprogressisti, che nondimeno trovarono in mons. Negri un convinto difensore della giovane comunità semi-conservatrice. Venne autorizzata la celebrazione della liturgia secondo il rito antico, accompagnata prudentemente dalla liturgia riformata, e spesso i sacerdoti diFamilia Christi ebbero occasione di concelebrare il Novus Ordo in Cattedrale. I parrocchiani erano più che felici della rinascita pastorale, liturgica e spirituale di Santa Maria in Vado, che nel volgere di pochi mesi tornò all’antico splendore, e soprattutto venne pulita a fondo, togliendo quella patina di trascuratezza ed abbandono che l’aveva contraddistinta sino ad allora. Attorno alla comunità si raccolsero anche i membri del coetus fidelium di ferraresi che potevano così assistere alla celebrazione solenne della Messa e delle funzioni a norma del Motu Proprio. 

Va ricordato che a Ferrara vi è anche una cospicua comunità di cattolici tradizionalisti legati alla Fraternità San Pio X, che dai Priorati vicini assicura un sacerdote per le Sante Messe festive, il catechismo e le confessioni. Parimenti, prima del loro commissariamento, anche nella Parrocchia di Santo Spirito i Frati Francescani dell’Immacolata celebravano una Messa feriale, il sabato, in rito tridentino, anch’essa frequentata da parecchi fedeli. I diktat romani posero fine all’idillio dei Francescani, presto sostituiti dal nuovo istituto per celebrare la Messa antica richiesta dal coetus. 

Mentre la comunità di Familia Christi cresceva e si faceva apprezzare, in Curia si tramava già per il suo allontanamento, e con altrettanta alacrità si faceva di tutto perché la Fraternità San Pio X non avesse una propria chiesa, ma fosse confinata in un ex bar, che pure risulta elencato tra i luoghi di culto nell’Annuario Diocesano, con tanto di orari delle celebrazioni. Le chiese in restauro dopo il terremoto che colpì la città estense nel 2012 diedero un ottimo pretesto ai modernisti della Curia per ritardarne l’apertura, nonostante le pressioni dell’Arcivescovo Negri, con cui la Fraternità intratteneva cordiali relazioni. La chiesetta di Sant’Antonio Abate, ad esempio, è tuttora chiusa al culto perché, se la si fosse riaperta quando mons. Negri era ancora Ordinario del luogo, si temeva che egli la potesse concedere alla Fraternità. 

Le dimissioni di Sua Eccellenza e l’insediamento di Gian Carlo Perego dettero la stura alla persecuzione, che pure si era preparata con largo anticipo. Si iniziò con una prima Visita Canonica nella primavera di quest’anno, che i religiosi vissero con grande apprensione ma anche con spirito di collaborazione. Questa prima visita doveva rappresentare un monitum destinato a moderare gli slanci tridentini dei sacerdoti, dei quali pure era nota l’assoluta ed incondizionata accettazione del Vaticano II. 

Il 23 Giugno 2018, nonostante una raccolta di oltre 700 firme da parte dei fedeli, li si trasferì dalla grande Parrocchia nel centro di Ferrara alla chiesa non parrocchiale di Santa Chiara, lasciando i religiosi in una situazione di precarietà quanto alla loro dimora: si disse che sarebbero stati trasferiti dal convento dei Gesuati loro concesso provvisoriamente fino a Settembre. Un mese dopo, a fine Luglio 2018, la Curia ingiunse loro di sospendere la celebrazione della Messa a norma del Motu Proprio, intimando il divieto di ammettere anche alla sola celebrazione privata qualsiasi fedele, sotto pena di sospensione a divinis. Contestualmente Familia Christi veniva anche allontanata dal convento in cui viveva la comunità, mettendoli in mezzo alla strada. 

Risulta evidente l’ostilità dell’Arcivescovo, notorio progressista, sostenitore indefesso dell’immigrazionismo bergogliano ed apprezzato interlocutore della comunita GLBT ferrarese nelle attività di integrazione e sensibilizzazione contro la discriminazione. 

Occorre notare, a margine, che da parte dei membri di Familia Christi si è notata una certa imprudenza, che ha prestato il fianco alle rappresaglie - peraltro sproporzionate e palesemente pretestuose - della Curia. Ma è pur vero che, in una città in cui l’uso dell’abito talare è stato praticamente cancellato nel giro di qualche anno, veder dei chierici in talare, fibbie, mantello a ruota e cappello romano può risultare quantomeno inconsueto. Certo è che la condotta del Clero ferrarese e lo stato di progressivo ed inesorabile decremento nell’assistenza alla Messa domenicale, con il conseguente accorpamento di più parrocchie in unità pastorali, non pare legittimare le misure draconiane assunte nei riguardi della Fraternità Sacerdotale di Familia Christi, la cui Parrocchia contava un numero sorprendentemente alto di fedeli, specialmente alle funzioni in rito antico. Lo stato in cui versa la chiesa di Santa Maria in Vado, oggi, è tornato allo squallore precedente, nonostante Perego abbia accorpato ben quattro parrocchie in unaunità pastorale per metter insieme pochi fedeli. 

Parallelamente, l’Arcivescovo ha vietato ai suoi seminaristi di leggere libri e pubblicazioni di impostazione tradizionale: il Rettore ha dato le dimissioni e dai 36 candidati agli Ordini che aveva grazie all’opera di mons. Negri oggi ne ha solo 4. Quando si dice primavera conciliare. 

Il 1° Dicembre il Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha decretato il commissariamento dell’Istituto, nominando Commissario Plenipotenziario mons. Daniele Libanori S.J., Vescovo Ausiliare di Roma, gesuita ferrarese: il Prelato è stato  seminarista dell’Arcidiocesi e ha ricevuto l’Ordinazione a Ferrara nel 1977, dov’è rimasto incardinato sino alla sua entrata nella Società di Gesù nel 1991. Mons. Libanori è stato consacrato Vescovo il 13 Gennaio 2018. Ora ritorna a Ferrara per assumere il governo di Familia Christi: non è difficile supporre che nella sua città d’origine egli ritroverà non pochi confratelli ed amici, tra cui probabilmente anche coloro che hanno chiesto a Roma l’invio della Visita Canonica prima e del Commissario poi. 

Riassumendo: un Vescovo gesuita ferrarese, inviato da Roma quale delegato del Papa gesuita, con poteri di Plenipotenziario, che viene nella città in cui è stato sacerdote per quattordici anni, a giudicare una comunità messa sotto accusa da sacerdoti ferraresi e da un Arcivescovo ultraprogressista nel cui stemma appare il motto Gaudium et Spes.

Tutto a norma del Codice di Diritto Canonico, ben s’intende. 

Come scrive Archbold nel suo splendido saggio: «Capitolare o andarsene. Ed è proprio questo schema di Visita Apostolica e smantellamento che vedremo applicato più e più volte». Perché, come sappiamo, «stanno compiendo una serie di mosse tattiche che portino i cattolici tradizionali verso una posizione in cui o si arrendano o disobbediscano in qualche modo. Ma è la disobbedienza che cercano». 
Copyright MMXVIII - Cesare Baronio


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