ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 4 dicembre 2018

Tradire se stessi

IL PECCATO E IL MALE


Ora il peccato non è più considerato un male. Lo si pratica senza vergogna, rivendicandone l’assoluta legittimità in nome del diritto alla propria realizzazione; e si spinge sino ad affermare che è ciò che vuole il vero Vangelo 
di Francesco Lamendola  


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Se dovessimo sintetizzare in una breve formula il cuore della crisi morale che travaglia oggi i cattolici, diremmo che il peccato non è più percepito come tale, che non è riconosciuto come tale, che non è considerato tale; che lo si pratica senza vergogna, anzi, se ne rivendica l’assoluta legittimità, in nome del diritto alla piena realizzazione dell’individuo; e si spinge la blasfemia sino ad affermare che questo è ciò che vuole il vero Vangelo, questo è quel che predicava Gesù Cristo: la libertà di essere se stessi, di scuotersi di dosso i veli dell’ipocrisia e gettare in faccia alla società bigotta e perbenista la propria “autenticità”.

 In breve, il peccato sembra essere stato derubricato, o, addirittura, in non pochi casi, convertito direttamente in un pregio, in qualcosa di cui ci si può vantare, e pertanto che si può esibire davanti al mondo, perché agire secondo i proprio impulsi naturali non può essere giudicato, in linea di principio, una cosa cattiva. Purché non ci sia violenza, si aggiunge prudentemente, con una certa dose di falsità; e, naturalmente, con un occhio (indulgente) rivolto ai continui scandali che si verificano nel clero, a causa degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti e monsignori nei confronti di seminaristi o giovani preti. Che il male più grande sia quello di tradire se stessi, di rifiutare l’amore di Dio e di calpestare apertamente la sua legge, questo non viene in mente ai neocattolici, e meno ancora a certi neopreti e neoteologi, nonché a un discreto numero di neovescovi e neocardinali, i quali non vogliono assolutamente che si parli dell’aborto come dell’equivalente di una soppressione della vita umana, né che si “colpevolizzino” le donne che lo praticano, e neppure che qualcuno si permetta di osservare che la sodomia è una manifestazione sessuale contro la natura e contro la legge divina, perché subito costoro scattano in piedi, piccati, risentiti, come se li avesse punti una tarantola, e si lanciano in veementi filippiche contro coloro i quali si permettono di giudicare, contro coloro i quali non hanno un briciolo di carità cristiana, tanto è vero che si ergono a giudici dei loro fratelli e si scordano l’ammonimento di Gesù Cristo: Chi è senza peccato, scagli la prima pietra. A quanto pare si scordano, quei neomonsignori e quelle neoeminenze, che Gesù, subito dopo, ha detto anche, alla donna adultera: Va’ in pace, e  non peccare più. Non le ha detto, quindi: Vai, e seguita a fare quel che ti detta il cuore; no: ma le ha detto: Vai, e d’ora in avanti non peccare più. E non le ha detto neppure, come pare pensasse Lutero, il quale oggi va molto di moda fra i neocattolici e il neoclero: Vai e pecca, se devi peccare, pecca anche parecchio, purché poi tu creda, creda fortemente. Niente affatto: ma l’ha ammonita a non perseverare nel peccato, a non sprecare la preziosa occasione che le veniva offerta di ricominciare una vita nuova su delle basi nuove, di aprirsi alla metanoia, alla conversione, e finirla una volta per sempre con la persona che era stata fino ad allora, cioè una persona carenale, dominata dalla concupiscenza.

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L’arcivescovo Vincenzo Paglia, (con il suo mentore che indegnamente siede sul soglio di Pietro) il quale celebra l’apologia del defunto Marco Pannella, lo proclama persona di altissima spiritualità, ed esorta gli ascoltatori a imitare la sua vita: una vita interamente spesa per contraddire frontalmente tutto ciò che caratterizza la morale cattolica.

Molti di quelli che non sono più giovanissimi ricorderanno la figura di don Stefano Gobbi (1930-2011), il sacerdote che “parlava” con la Vergine Maria e che, nel 1972, fondò il Movimento Sacerdotale Mariano, il quale giunse a contare decine di milioni di fedeli in tutto il mondo, fra i quali più di 350 arcivescovi e vescovi, e non meno di 150.000 sacerdoti secolari. Ma che ne è stato di quel grandioso fenomeno, di tutti quei fedeli e quei preti pieno di zelo e di spirito mistico e missionario? Si direbbe che si sia svuotato, che si sia liquefatto; la neochiesa, col primato dell’azione sulla contemplazione, pare avergli scavato una fossa sotto i piedi, facendolo sparire nella sabbia. Eppure l’opera di don Gobbi andava senza dubbio nella direzione giusta: quella della, restaurazione della spiritualità cattolica e del ritorno, coerente e sincero, alle pratiche della vita cristiana. Del resto, basta sfogliare il libro che raccoglie le locuzioni interiori con le quali la Vergine Maria si manifestava a don Gobbi, per rendersi conto di quale spirito profetico esalassero, tanto che ci appaiono, a quasi una generazione di distanza, di una sconvolgente attualità: come se parlassero non del mondo di trent’anni fa, ma proprio dei nostri giorni.
Ecco, per esempio, il messaggio ricevuto da don Stefano Gobbi il 1° gennaio 1993 (dal volume: Ai Sacerdoti, figli prediletti dellaMadonna, Milano, Centro Internazionale Movimento Sacerdotale Mariano, 1986, 1996, pp. 923-925):
LA GRANDE PROVA È GIUNTA PER TUTTI VOI, miei poveri figli, così minacciati da Satana e colpiti dagli Spiriti del male.
Il pericolo che correte è quello di perdere la Grazia e la comunione di vita con Dio, che mio figlio Gesù vi ha ottenuto nel momento della Redenzione, quando vi ha sottratto dalla schiavitù del Maligno e vi ha liberato dal peccato.
Ora il peccato non è più considerato un male; anzi spesso viene esaltato come un valore ed un bene. Sotto il perfido influsso dei mezzi di comunicazione, si giunge gradualmente a perdere la coscienza del peccato come un male. Così esso viene sempre più commesso e giustificato e non lo si confessa più.
Se voi vivete nel peccato, ritornate sotto la schiavitù di Satana, sottomessi al suo malefico potere e così viene reso vano il dono della Redenzione di Gesù che Gesù ha compiuto per voi. Così la pace scompare dai vostri cuori, dalle vostre anime e dalla vostra vita.
Figli miei tanto minacciati e tanto ammalati, accogliete il mio invito materno a ritornare al Signore sulla strada della conversione e della penitenza.
Riconoscete il peccato come il male più grande, come la fonte di tutti i mali individuali e sociali. Non vivete mai nel peccato. Se vi capitasse di compierlo per la vostra umana fragilità o per le subdole tentazioni del Maligno, ricorrete subito alla confessione.
Sia la confessione frequente il rimedio che usate contro la diffusione del peccato e del male.
Allora vivete in grande comunione di amore e di vita con la Santissima Trinità che pone in voi la sua dimora e che da voi viene sempre più glorificata.
LA GRANDE PROVA È GIUNTA PER LA CHIESA, tanto violata dagli Spiriti del male, così divisa nella sua unità ed oscurata nella sua santità.
Vedete come in essa dilaga l’errore che la conduce alla perdita della vera fede. L’apostasia si diffonde in ogni parte. (…)
Soprattutto per la Chiesa è giunta l’ora della sua grande prova, perché sarà scossa dalla mancanza di fede, oscurata dalla apostasia, ferita dai tradimenti, abbandonata dai suoi figli, divisa dagli scismi, posseduta e dominata dalla massoneria, resa terra fertile da cui spunterà l’albero cattivo dell’uomo malvagio, dell’anticristo, che porterà al suo interno il suo regno.
LA GRANDE PROVA È GIUNTA PER TUTTA L’UMANITÀ, ormai straziata dalla violenza che dilaga, dall’odio che distrugge, dalle guerre che si estendono minacciose, da grandi mali che non si riescono a guarire. (…)
SE IL TEMPO DELLA GRANDE PROVA È GIUNTO, è arrivato anche il momento di accorrere tutti nel sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato.
Non perdetevi di coraggio.
Siate forti nella speranza e nella fiducia.
Io vi ho predetto i tempi che vi attendono, tempi dolorosi e difficili, proprio per aiutarvi a vivere nella speranza ed in una grande fiducia nella vostra Mamma Celeste.
Quanto più entrerete nel tempo della grande prova, tanto più sperimenterete, in maniera straordinaria, la mia presenza di Mamma accanto a voi per aiutarvi, per difendervi, per proteggervi, per consolarvi, per prepararvi nuovi giorni di serenità e di pace.
Alla fine, dopo il tempo della grande prova, vi attende il tempo della grande pace, della grande gioia, della grande santità, del più grande trionfo di Dio in mezzo a voi.
Pregate con Me in questo mio giorno e vivete in questa attesa, che addolcisce l’amarezza del vostro quotidiano soffrire.
Oggi distendo su di voi il mio manto per ripararvi, come fa la chioccia con i suoi pulcini, e tutti vi benedico nel Nome del padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

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Dove sono i cristiani, dov’è il clero, dov’è la suprema guida pastorale della Chiesa? Dormono tutti, come le sentinelle infedeli?
Ora il peccato non è più considerato un male…

di Francesco Lamendola
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