ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 13 gennaio 2019

Cahier de doléances

PADRE CAVALCOLI RISPONDE A DON MINUTELLA SU RAHNER, PAOLO VI, IL CONCILIO.


Cari Stilumcuriali, in questi giorni intorno a don Minutella e padre Giovanni Cavalcoli si sta sviluppando un dibattito intenso su social e su diversi blog. Il teologo domenicano ci ha inviato un articolo su questo argomento, che ben volentieri pubblichiamo, pensando di fare cosa gradita ai nostri lettori.

Don Minutella
DI DON MINUTELLA
UN PADRE CAVALCOLI DIVENUTO D’UN COLPO “RAHNERIANO”
Minutella– Ho avuto modo di leggere con più calma, in queste ore, la replica del teologo domenicano Cavalcoli alle mie affermazioni, così ampiamente condivise dalla gente. In particolare, egli sostiene che io sbaglio quando sottolineo che il Concilio Vaticano II è stato pastorale non dogmatico, e pertanto non vincolante. Egli dice che ci sono state costituzioni che sono dogmatiche, come “Lumen Gentium” e “Dei Verbum”, e questo è vero, ma a Cavalcoli sfugge, spero non volutamente, che non si è voluto dare loro (e meno male!) carattere vincolante, come invece è avvenuto a riguardo della consustanzialità del Figlio con il Padre al Concilio di Nicea (omousios tò Patrì) nel 325, o alla Transustanziazione al Concilio di Trento nel XVI secolo. Questi ultimi due, come altri, sono stati vincolanti. Qualunque credente neghi queste verità di fede, ieri come oggi, incorre nella scomunica. Ora, domando a padre Cavalcoli, quali vincoli dogmatici ha posto il Vaticano II? Nessuno. Al punto che Ratzinger poteva parlare del tentativo – che pare sia quello adoperato paradossalmente dallo stesso Cavalcoli – di fare del Concilio stesso, nel suo insieme, data l’assenza di un registro vincolante, un “superdogma”. In altre parole, i 20 Concili precedenti hanno vincolato, sotto pena di scomunica, i credenti a riguardo delle dichiarazioni dottrinali emanate. Tutto questo non è accaduto, per grazia di Dio, con il Concilio Vaticano II. Che sia un Concilio pastorale non è certo don Minutella a inventarselo. Lo hanno dichiarato sia Giovanni XXIII che Paolo VI, come anche interpreti esimi del Concilio, tra cui un sempre più stupito von Balthasar (che non è eretico come vogliono far credere i tradizionalisti più incalliti e disinformati) e che lamentava appunto la rinuncia dei padri conciliari al registro vincolante, e un sempre più addolorato Ratzinger, che nella stagione postconciliare, vedendo i danni prodotti da un’interpretazione errata, è sembrato una “vox in deserto”.
Dunque, quelli del Vaticano II restano orientamenti, pronunciamenti, ma non vincoli di fede. E ciò per tutto quanto attiene alle scelte che hanno potuto spingere Paolo VI, deluso, a parlare di inverno profondo nella Chiesa, laddove si attendeva una primavera dello Spirito. 
Cavalcoli 
– Papa Benedetto ha detto ai lefevriani che «se vogliono essere in piena comunione con la Chiesa, devono accettare le dottrine del Concilio». Fu S.Giovanni XXIII che progettò un Concilio pastorale. Ma S.Paolo VI volle aggiungere un aspetto dottrinale con le Costituzioni Lumen GentiumDei Verbum. E da allora i Papi non hanno cessato di raccomandare, spiegare ed applicare le dottrine del Concilio, entrate anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Le dottrine del Concilio non definiscono nuovi dogmi, e tuttavia sono veridiche e vincolanti, anche se appartengono non al primo grado dell’autorità magisteriale, definito nella Lettera Apostolica Ad tuendam fidemdi S.Giovanni Paolo II del 1998, grado che richiede l’assenso di fede divina, rifiutando il quale, si cade nell’eresia. 
Ma ciò non significa che anche nei gradi inferiori, secondo e terzo, descritti dalla suddetta Lettera Apostolica, il Magistero possa sbagliare o possa trarre in inganno, anche se l’assenso richiesto è solo di fede nell’autorità della Chiesa, nel secondo grado, e religioso ossequio dell’intelligenza al Magistero autentico nel terzo grado. 
Il grado di autorità delle dottrine del Vaticano II è il secondo e il terzo. Chi rifiuta le dottrine del secondo è prossimo all’eresia o sospetto di eresia; chi rifiuta quelle del terzo è ribelle al Magistero autentico. Chi dunque rifiuta le dottrine di un Concilio, non è necessariamente eretico: dipende da qual è il grado di autorità di queste dottrine. Chi invece, come Lutero (Denz.1479) sostiene che le dottrine di un Concilio possono essere errate, è eretico.
Quanto a Von Balthasar, non è vero che non è eretico, perché notoriamente nega l’esistenza di dannati nell’inferno, come dimostro nel mio libro L’inferno esiste. La verità negata, Edizioni Fede&Cultura,Verona 2010. 
Minutella – Trovo significativo che il cahier de doléances di un sempre più smarrito Paolo VI (che giunge a parlare persino di fumo di satana) siano pressoché analoghi a quelli di mons. Lefebvre, che parlava di apostasia della fede e di smarrimento dell’identità cattolica. In tutta la Chiesa, da più di un cinquantennio, stiamo vivendo il senso del terzo segreto di Fatima. Gli orientamenti conciliari sono stati non solo improduttivi ma oggi costituiscono le fortezze da cui i progressisti e i neomodernisti lanciano le loro granate, e questo Cavalcoli lo sa bene. 
Cavalcoli – Le amare, dolorose e giuste analisi della situazione ecclesiale postconciliare fatte da S.Paolo VI e Mons.Lefebvre sono certo molto simili. Si contrapponevano al vano ottimismo dei modernisti e dei buonisti. Ma profondamente diversi erano i rimedi proposti: il Papa proponeva una retta interpretazione ed applicazione del Concilio; Lefebvre, la correzione dei supposti errori «modernistici» del Concilio, quando invece esso ci indica la via per una sana modernità alla luce del Vangelo, tale da accoglierne i lati buoni e vantaggiosi e respingere quelli cattivi e dannosi.
Minutella – Singolare che uno come Cavalcoli difenda gli orientamenti conciliari definendoli dogmatici, diventando così, a sua vergogna, d’un colpo esponente del pensiero rahneriano che, proprio in quei sibillini orientamenti, ha messo la propria firma. E così uno come Cavalcoli che si è speso per anni al fine di mettere in guardia da Rahner, pur di venire addosso a don Minutella, d’un tratto assume le difese di Rahner stesso. Ne ha per anni condannato le tesi, e ora invece le considera addirittura vincolanti. E Cavalcoli sa bene che dico il vero quando affermo che i pronunciamenti conciliari sono in realtà vittorie del partito rahneriano.
 Se gli orientamenti del Concilio, in particolare l’ingenuo dialogo col mondo (che, come diceva von Balthasar, ha scalzato via per sempre il tema della testimonianza e dell’annuncio della fede, a causa della “weltelei”, la smania del mondo), se, dunque, questi orientamenti sono vincolanti, allora Cavalcoli per primo deve chiedere scusa per averci imbevuto di critica antirahneriana, e deve ora, se è onesto con sé stesso, fare pubblica attestazione di fedeltà non agli orientamenti, ma ai dogmi vincolanti del Concilio rahneriano. E abbandonando le vesti del difensore della fede cattolica, deve professarsi difensore degli orientamenti di Rahner.
Cavalcoli –  Dopo 40 anni di studi su Rahner, avendo in precedenza fatto su di lui alcune pubblicazioni, ho scritto un libro – Karl Rahner. Il Concilio tradito, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2009 -, seguito da altre  pubblicazioni, apposta per dimostrare che se Rahner ha dato un contributo al Concilio, che ovviamente è ortodosso, egli ha potuto diffondere la sua interpretazione modernistica del Concilio solo successivamente, per la debolezza e la connivenza dell’autorità ecclesiastica.
Io, quindi, difendendo le dottrine del Concilio, non difendo affatto Rahner, perché come ho detto nelle mie pubblicazioni, Rahner lì ha dato un contributo positivo. I suoi errori li ha manifestati soprattutto dopo il Concilio. Se critico Don Minutella in nome del Concilio, non lo faccio affatto perché mi sono convertito a Rahner, ma perché Don Minutella disprezza le dottrine del Concilio.
P. Giovanni Cavalcoli
Varazze, 12 gennaio 2019



“Don Alessandro, in ginocchio ti supplico…”

In merito a uno dei commenti pubblicati oggi nel mio blog all’intervista che mi è stata concessa da don Alessandro Minutella ho ricevuto la richiesta di pubblicare la lettera che potete leggere qui sotto.
Ritengo giusto tuttavia sottolineare che d’ora in poi, dopo aver ospitato un civile confronto di idee (che spero abbia fornito ai lettori la possibilità di cogliere il senso delle posizioni in campo), il blog non si presterà a fare da luogo di confronto tra opposti “partiti” pro e contro don Minutella.
Grazie a tutti.
A.M.V.
***
Carissimo Aldo,
il mio commento all’intervista che lei ha fatto a don Alessandro Minutella ha suscitato reazioni di varia natura. Vorrei che ora pubblicasse questa fraterna risposta.
Perdono con tutto il cuore  coloro che su Radio Domina oggi non hanno detto la verità e mi hanno offeso. Anzi, invio a tutti la mia benedizione.
Confermo tutto ciò che ho dichiarato nel mio commento, senza nulla togliere, soprattutto per quanto riguarda l’errore gravissimo in cui è caduto Don Alessandro Minutella asserendo che la Messa celebrata una cum Francisco è invalida.
Devo fare questi chiarimenti:
il mio nome è Padre Fabiano: se ho inizialmente taciuto il mio nome non è stato per viltà né per mancanza di onestà, ma perché così mi pareva giusto davanti a Dio, in base a motivi strettamente personali che le persone a me estranee non possono conoscere;
ho esercitato il ministero di esorcista ufficiale  in una diocesi italiana negli anni 2000-2008, però il mio mandato è scaduto e non ho ricevuto alcun mandato nella Diocesi di Perugia in cui  più tardi mi sono trasferito e in cui tuttora mi trovo (dal 2011 in poi); quindi non risponde al vero l’affermazione: “Padre Fabiano è esorcista presso la Diocesi di Perugia”; tengo a sottolineare che se non ho il mandato o consenso del Vescovo non faccio assolutamente gli esorcismi, perché ogni esorcista sapiente sa che agire contro l’obbedienza significa venire  attaccato pesantemente da satana;
sono eremita francescano ufficialmente riconosciuto dalla competente Autorità della Chiesa a norma del can. 603, vivo nella solitudine di un eremo, ma per mancanza di sacerdoti la domenica esercito il ministero pastorale in una piccola parrocchia dietro richiesta del Vescovo: ciò non contrasta con la vocazione francescana (san Francesco alternava dei periodi di silenzio e preghiera nella solitudine con momenti di apostolato);
uso i cosiddetti social per necessità (non ho il televisore), per tenermi informato  sui fatti ecclesiali e, almeno sommariamente, sugli avvenimenti del mondo, in quanto un sacerdote che esercita un minimo di ministero pastorale deve tenersi aggiornato;
ho talvolta accolto privatamente nella chiesetta del mio eremo don Alessandro Minutella, perché per dovere di carità apro la porta a tutti i sacerdoti che mi chiedono di sostare in questo luogo di preghiera; don Alessandro però – quando è venuto – si è fermato solo qualche ora;
quando affermo che don Alessandro è caduto in un errore gravissimo non dico cose false, ma dico la verità;  chiedo a don Alessandro di confrontarsi con qualche teologo alla sua pari, per es. con monsignor Antonio Livi, con il quale ha rifiutato inspiegabilmente  di scambiare i suoi punti di vista errati;
quanto alle locuzioni, dichiaro e ribadisco quanto segue: uno dei criteri per conoscere se le rivelazioni private e le locuzioni sono da Dio è se esse sono in piena sintonia con la dottrina della Chiesa; se non lo sono, non vengono da Dio, ma dall’immaginazione umana o dal demonio; siccome don Alessandro ha affermato cose contrarie alla dottrina circa la Messa una cum, le sue presunte locuzioni non sono autentiche. È vero che in passato ha avuto manifestazioni soprannaturali che sembravano genuine (secondo il mio punto di vista), ma poi le cose sono cambiate.
Mi rivolgo ora direttamente a don Alessandro, perché so che gli giungerà questo mio messaggio: don Alessandro, tu sai che ti ho aperto la porta e il cuore come ad un vero amico, tu sai che ho avuto per te tanta stima; ti ricordi quando mi mandavi i tuoi messaggi sms o mi telefonavi e mi chiedevi di darti dei suggerimenti? Perché non hai prestato fede all’ultimo suggerimento che ti ho dato, cioè di rettificare la tua posizione rispetto alla questione dell’una cum? In ginocchio, con umiltà,  ancora una volta ti supplico di ravvederti. Sei stato ingannato e stai ingannando, stai portando tante anime fuori della retta via.  In nome di Dio, ravvediti.
Padre Fabiano del Cuore Immacolato e Addolorato di Maria
11 gennaio 2019

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