ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 9 gennaio 2019

Come pensare che tutto ciò fosse avvenuto per caso?

IL VULNUS CONTRO I CATTOLICI


Il vulnus è la proibizione della Messa di Pio V. Il Vaticano II è stato una rivoluzione, non una riforma. Il punto focale attorno a cui ruota l’attuale lotta, ideologica e di potere all’interno della Chiesa cattolica è la Messa 
di Francesco Lamendola  

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Il punto focale attorno a cui ruota l’attuale lotta, ideologica e di potere, oltre che economica e politica, all’interno della Chiesa cattolica, e che la sta dilaniando come mai era accaduto, se non, forse, al tempo dell’eresia ariana, verso la metà del IV secolo, è la Messa. Non c‘è alcun dubbio che la santa Messa è il cuore della religione cattolica; e pertanto che l’idea di cosa è Messa, e il modo in cui la si celebra, determina ciò che la Chiesa è, o ciò che potrebbe divenire. In altre parole, se si vuole cambiare la  chiesa, si cerca di cambiare la Messa; e quando si è riusciti a cambiare la Messa, si è cambiata anche la fede cattolica. Ora, immaginando di stendere un velo pietoso sui continui e scandalosi abusi liturgici degli ultimi anni, resta il fatto che la Messa non è un rito che ciascun sacerdote possa improvvisare: la Messa cattolica è una, e tale deve esser celebrata in tutto il mondo, secondo modalità precise e scrupolosamente codificate. 

Tale codificazione è contenuta nel Messale: pertanto riformare il Messale non è cosa da poco: significa metter mano al cuore stesso della fede cattolica. Ecco perché il Concilio Vaticano II, che ha prodotto la cosiddetta riforma liturgica, non è stato quel che volle apparire: non è stato un concilio puramente pastorale, ma è stato il solo concilio della storia che ha puntato a modificare la dottrina, agendo attraverso un radicale cambiamento liturgico. La liturgia non è una semplice veste, un abito esteriore che la religione indossa per celebrare i suoi riti; è molto di più: la liturgia accompagna le anime dei fedeli nel cuore della Messa, cioè nel cuore della fede cattolica.

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Le analisi di Papa Ratzinger sono sempre teologicamente puntuali e rigorose della tradizione, ma le sue conclusioni sono a dir poco "ingenue": come pensare che tutta la rivoluzione del Concilio Vaticano II fosse avvenuta per caso?  La pubblicazione della lettera Summorum pontificum del 7 luglio 2009 da parte di Papa Benedetto XVI fu per la "Mafia di San Gallo" l’equivalente di una dichiarazione di guerra: non avevano più tempo da perdere, quel papa doveva essere forzato a dimettersi.

Ora, riforme liturgiche ce ne sono state parecchie  nel corso dei secoli, all’interno della Chiesa; ce ne sono state anche nella prima metà del XX secolo. Ciò che caratterizza la riforma liturgica scaturita dal Vaticano II, e la distingue da tutte le altre, è da un lato la rottura operata nei confronti di alcuni aspetti decisivi della Tradizione, di cui il capovolgimento dell’altare verso l’assemblea e la sostituzione del latino con le lingue nazionali sono solo gli aspetti più vistosi, e dall’altro lato, la proibizione del Messale precedente, fatto inaudito e mai verificatosi in passato. Benedetto XVI, nella sua autobiografia, ha giustamente posto in evidenza questo carattere di assoluta novità, e quindi di radicale rottura, della riforma liturgica di Paolo VI: l’abolizione del vecchio Messale, quello di Pio V, promulgato nel 1570, acquistava il significato di una sconfessione e di un rinnegamento di tutta la liturgia precedente, e faceva pensare che la liturgia stessa è una costruzione puramente umana, soggetta a revisioni e a radicali mutamenti, così come avviene, o può avvenire, per tutte le cose umane. In altre parole, ciò faceva evaporare il carattere soprannaturale della liturgia: che è adorazione del Mistero ed è ispirata dall’alto, da Dio stesso, affinché gli uomini lo adorino nella maniera giusta e lecita, e non in forme disordinate e idolatriche. Gli eccessi scandalosi ai quali stiamo assistendo oggi, con i cardinali che fanno i pizzaioli nelle chiese, i vescovi che fanno i cantanti pop, quelli della Comunità di Sant’Egidio che fanno i cuochi e i ristoratori, e altri cardinali che fanno gli impresari di spettacoli musicali gay a beneficio ed edificazione dei fedeli, sempre nelle loro cattedrali, non è che la logica, sciagurata conseguenza di questa rivoluzione copernicana della liturgia: perché è stata una rivoluzione, non una riforma; ed è stata copernicana, nel senso che ha posto la terra al centro dello spazio ideale del credente, e quindi l’uomo, e non più il Cielo. Proibire l’uso del “vecchio” Messale, quindi, più ancora che introdurne uno nuovo, è stato un vulnus, una ferita che inferta volutamene alla fede cattolica, al preciso scopo di indebolirla, confonderla, deprimerla. È come se si fosse voluto dire ai cattolici che i loro genitori, i loro nonni e loro stessi, fino al 1969, avevano pregato nel modo sbagliato, avevano celebrato la Messa in maniera inadeguata, non erano stati veramente nel solco del Vangelo di Gesù Cristo.

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La manovra dei rivoluzionari conciliari, dei Gesuiti della "Mafia di San Gallo" contava e conta anche sul fattore tempo: quando saranno scomparse materialmente le persone che avevano visto celebrare la vecchia Messa, le nuove generazioni di cattolici crederanno che la Messa sia sempre stata quella di Paolo VI: una specie di assemblea popolare che celebra Dio a parole, ma, in sostanza, l’uomo stesso.

Le premesse dello scisma erano lì, non le ha create Bergoglio. Prima o poi si sarebbe posta l’alternativa: o adottare la nuova liturgia e riconoscere, sia pure implicitamente, che la vecchia liturgia era “sbagliata” e che, con la nuova liturgia, era nata anche una nuova chiesa e si andava delineando una nuova fede, oppure ripensare quel che il Vaticano II era stato davvero, quel che la cosiddetta riforma liturgica aveva pretesto di fare, e dire: “no, grazie”, per non rinnegare la vera chiesa, ciò che la Chiesa era stata per millenovecento anni e lungo l’arco di duecentosessanta pontificati, durante i quali c’erano stati venti concilio prima del Vaticano II: mentre ora i progressisti citavano sempre e solo quest’ultimo, e mostravano diffidenza, fastidio, disgusto, per tutta la vecchia liturgia, per la vecchia pastorale, per la vecchia teologia, per la vecchia apologetica, perfino per la talare e i simboli perenni del cristianesimo, a cominciare dalla croce (che, infatti, in alcune chiese costruite dopo il Concilio è addirittura scomparsa, almeno all’esterno dell’edificio). Benedetto XVI, uomo colto e intelligente, si rese conto del pericolo e proprio per questo, crediamo, volle, con il motu proprio Summorum pontificum, reintrodurre la Messa di Pio V, tanto più che una proibizione formale non c’era stata (né avrebbe potuto esserci), proprio come non c’era stata affatto una proibizione del latino e tuttavia, di fatto, il latino era stato abolito. Non si trattava solo di rimediare a un abuso, lo scippo della Messa tridentina che da quattro secoli i cattolici celebravano come la loro vera e unica Messa; ma anche, e forse soprattutto, di ristabilire un principio: che non sono possibili, nella storia della Chiesa, discontinuità di alcun genere, tanto meno liturgiche, proprio perché la Chiesa non è una cosa meramente umana, come non lo è la liturgia, e quindi è assolutamente sbagliato dare a credere ai fedeli che la si possa aggiornare, aggiungendo e togliendo qualcosa, con la stessa disinvoltura con cui un meccanico aggiunge o toglie dei pezzi al manufatto cui sta lavorando. Scrive, infatti, nella lettera apostolica Summorum pontificum, pubblicata il 7 luglio 2009, a tre anni dalla sua elezione al pontificato, Benedetto XVI:
Nei tempi più recenti, il Concilio Vaticano II espresse il desiderio che la dovuta rispettosa riverenza nei confronti del culto divino venisse ancora rinnovata e fosse adattata alle necessità della nostra età. Mosso da questo desiderio, il nostro Predecessore, il Sommo Pontefice Paolo VI, nel 1970 per la Chiesa latina approvò i libri liturgici riformati e in parte rinnovati. Essi, tradotti nelle varie lingue del mondo, di buon grado furono accolti da Vescovi, sacerdoti e fedeli. Giovanni Paolo II rivide la terza edizione tipica del Messale Romano. Così i Romani Pontefici hanno operato perché questa sorta di edificio liturgico (…) apparisse nuovamente splendido per dignità e armonia.
Ma in talune regioni non pochi fedeli aderirono e continuano ad aderire con tanto amore ed affetto alle antecedenti forme liturgiche, le quali avevano imbevuto così profondamente la loro cultura e il loro spirito, che il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, mosso dalla cura pastorale nei confronti di questi fedeli, nell’anno 1984 con lo speciale indulto “Quattuor abhinc annos”, emesso dalla Congregazione per il Culto Divino, concesse la facoltà di usare il Messale Romano edito dal B. Giovanni XXIII nell’anno 1962; nell’anno 1988 poi Giovanni Paolo II di nuovo con la Lettera Apostolica “Ecclesia Dei”, data in forma di Motu proprio, esortò i Vescovi ad usare largamente e generosamente tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedessero.
A seguito delle insistenti preghiere di questi fedeli, a lungo soppesate già dal Nostro Predecessore Giovanni Paolo II, e dopo aver ascoltato Noi stessi i Padri Cardinali nel Concistoro tenuto il 22 marzo 2006, avendo riflettuto approfonditamente su ogni aspetto della questione, dopo aver invocato lo Spirito Santo e contando sull’aiuto di Dio, con la presente Lettera Apostolica stabiliamo quanto segue:
Art. 1. Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è la espressione ordinaria della “lex orandi” (“legge della preghiera”) della Chiesa cattolica di rito latino. Tuttavia il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa “lex orandi” e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico. Queste due espressioni della “lex orandi” della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella “lex credendi” (“legge della fede”) della Chiesa; sono infatti due usi dell’unico rito romano.
Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa
Benedetto XVI ha visto giusto: la proibizione del Messale antico era stata un vulnus gravissimo (da: Joseph Ratzinger, La mia vita, San Paolo, 1997, pp. 113-115):
Il secondo grande evento all’inizio dei miei anni di Ratisbona fu la pubblicazione del messale di Paolo VI, con il divieto quasi completo del messale precedente, dopo una fase di transizione di circa sei mesi. (…). Ma rimasi sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. (…) … era del tutto ragionevole e pienamente in linea con le disposizioni del Concilio che si arrivasse a una revisione del messale, (…). Ma in quel momento accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro. (…) Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipenda in gran parte dal crollo della liturgia, che viene talvolta addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’, come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta.

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Il gesuita Bergoglio fu imposto al posto di Papa Ratzinger per completare il golpe gesuita: una delle prime cose che guarda caso ha realizzato è commissariare i francescani dell’Immacolata, che celebravano anche la Messa di Pio V, proibendogliela e revocando di fatto, ma illegalmente, il Summorum Pontificum...

Il vulnus è la proibizione della Messa di Pio V

di Francesco Lamendola 
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Profetica radiotrasmissione del Venerabile Fulton Sheen: i 12 trucchi dell'Anticristo per rubare le anime


L’arcivescovo Fulton Sheen è stato uno dei grandi evangelizzatori del XX secolo, parlando del Vangelo prima alla radio e poi alla televisione raggiungendo milioni di persone nel mondo.

In un’affascinante trasmissione radiofonica il 26 gennaio 1947, spiegò i 12 trucchi che l’anticristo avrebbe usato per rubare le nostre anime a Dio. L ‘”anticristo” è una figura di cui si parla molto nel Nuovo Testamento che allontanerà molte persone da Dio.


Innanzitutto, l’arcivescovo Sheen dissipa alcuni miti sull’anticristo.

“L’Anticristo non si chiamerà così; altrimenti non avrebbe seguaci. Egli non indosserà calze rosse, né vomiterà zolfo, né porterà un tridente né una coda come Mefistofele nel Faust”.

“Piuttosto è descritto come un angelo caduto dal cielo, come 'il principe di questo mondo', il cui scopo è convincerci che non c’è la vita eterna. La sua logica è semplice: se non c’è il paradiso non c’è inferno; se non c’è l’inferno, allora non c’è peccato; se non c’è peccato, allora non c’è nessun giudice, e se non c’è giudizio, allora il male è bene e il bene è il male”.


Questi sono i 12 trucchi di cui ha parlato Fulton Sheen:

1. Verrà travestito da Grande Umanitario; parlerà di pace, prosperità e abbondanza, non come mezzo per condurci a Dio, ma come fini in se stessi;

2. Scriverà libri sulla nuova idea di Dio per adattarla al modo in cui le persone vivono;

3. Egli indurrà la fede nell’astrologia in modo da non considerare la volontà, ma le stelle come responsabili dei nostri peccati;

4. Spiegherà psicologicamente la colpa con il sesso represso, farà vergognare gli uomini se i loro compagni dicono che non sono di larghe vedute e liberali;

5. Identificherà la tolleranza con l’indifferenza verso il bene e il male;

6. Promuoverà più divorzi sotto il travestimento che un altro partner è “vitale”;

7. Aumenterà l’amore per l’amore e diminuirà l’amore per le persone;

8. Invocherà la religione per distruggere la religione;

9. Parlerà perfino di Cristo e dirà che è stato il più grande uomo che sia mai vissuto;

10. La sua missione, dirà, sarà quella di liberare gli uomini dalle servitù della superstizione e del fascismo, che non definirà mai;

11. Nel mezzo di tutto il suo apparente amore per l’umanità e il suo discorso di libertà e uguaglianza, avrà un grande segreto che non dirà a nessuno: non crederà in Dio. E poiché la sua religione sarà fratellanza senza la paternità di Dio, ingannerà anche gli eletti;

12. Istituirà una contro-Chiesa, che sarà la scimmia della Chiesa perché, lui, il diavolo, è la scimmia di Dio. Sarà il corpo mistico dell’anti-Cristo che in tutti gli aspetti esteriori assomiglierà alla Chiesa del corpo mistico di Cristo. In un disperato bisogno di Dio, indurrà l’uomo moderno, nella sua solitudine e frustrazione, alla fame per l’appartenenza alla sua comunità che darà all’uomo un allargamento di intenti, senza alcun bisogno di emendamento personale e senza ammissione di colpa personale. Sono giorni in cui al diavolo è stata data una corda particolarmente lunga.


Fonte:

www.iltimone.org/…/12-trucchi-dell…

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Ascolta la radiotrasmissione integrale in inglese del venerabile Fulton Sheen qui:


www.youtube.com/watch

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Leggi anche quanto diceva il Beato cardinale John Henry Newman sull'Anticristo qui:

«C’è ai nostri giorni una confederazione del male che avvolge la Chiesa di Cristo come in una rete e prepara la via a un’apostasia generale da essa» - Beato card. Newman

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Ascolta una mia trasmissione sull'Anticristo qui:

AD 2019 è iniziato: attenti al "profetico avvertimento" sull'Anticristo! Tempi di Maria vi invita ad un meditato ascolto...

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