L’OSSERVATORE MARZIANO FA UNA LEZIONE AL PONTEFICE. SU POVERI E MERCATO…
Carissimi Stilumcuriali, questa volta mi metto proprio nei guai, più di quanto non lo sia già, con quella gente che abita Oltretevere, dietro le mura alte dodici metri ma che di mura vede solo quelle degli altri. Osservatore Marziano mi ha scritto pregando di ospitare una correzione di qualche genere al Pontefice Regnante, e visto quello che accade a chi firma le Correzioni (penso a mons. Antonio Livi, e non solo) in questa bella Chiesa così aperta misericordiosa e dialogante temo proprio che dovrò d’ora in poi comportarmi come Benvenuto Cellini, che, se non ricordo male, diceva che quando passeggiava “girava largo a’ canti”….Per schivare brutte sorprese.
Il Sommo Pontefice fa di tutto per sembrare colui che ama i poveri, si vuole occupare dei poveri, ma non si rende conto che sta creando invece le condizioni perché questi stiano sempre peggio, differentemente da quanto invece ha fatto, fa e continuerebbe a fare il vituperato mercato. Il mercato infatti, prescindendo da decisioni morali, ma solo razionali, non trae affatto vantaggio dalla povertà, bensì proprio dalla ricchezza più diffusa possibile. Certo esistono, son sempre esistiti e sempre esisteranno, attitudini e fenomeni di “sfruttamento della povertà” (per esempio sfruttando il fenomeno delle migrazioni), ma questi per esser frenati, vanno analizzati e compresi, anche caso per caso. Questi sono originati dal cuore malato degli uomini, che forma cattiva coscienza. Cuore malato e cattiva coscienza sussistono (anche) perché il processo di conversione che la Santa Chiesa dovrebbe aver fatto e dovrebbe continuare a fare si è scontrato e si scontra con il suo vero grande nemico: la gnosi, con cui ogni tentativo di conciliazione ed alleanza è vano e erroneo. Perciò propongo un illusorio tentativo di correzione:
– per aiutare realmente i poveri, è necessario conoscere le ragioni della loro specifica povertà. Un povero del Congo non è un povero della periferia di Milano, né quello delle favelas di Buenos Ayres. Se queste cause di povertà non si sono analizzate, sarà impossibile risolverle. Anzi, dette condizioni saranno peggiorate.
– per aiutare realmente i poveri si deve esser più prudenti, di quanto lei, Santo Padre, non stia facendo, ascoltando e condividendo le tesi di chi “controlla la ricchezza” (per esempio Zuckerberg di Facebook o Christine Lagarde Presidente del FMI, come ricorda Magister) o condividendo le tesi di chi “provoca la povertà” con varie giustificazioni riferite alle nascite o all’ambiente, quali Paul Ehrlich, o Jeffrey Sachs. Lei Santo Padre, sprovvisto di adeguati consiglieri tecnici, è stato portato a confondere cause con effetti e a formulare raccomandazioni di Magistero intrinsecamente errate e fuorvianti. Quali quelle inserite in Evangelii Gaudium, Laudato Si. Così come a formulare inviti e raccomandazioni, “dal pulpito”, sul tema migrazioni. Santo Padre, è stato reso consapevole dai suoi cosiddetti consiglieri dell’impatto generato, raccomandando personaggi come Pannella o Bonino? O ancor più esaltando Lutero, maestro di confusione sul tema ricchezza e povertà? Le hanno spiegato da chi e come è stato corrotto il capitalismo, nato in casa cattolica? Le hanno mai illustrato l’impatto delle Eresie sull’uso dello strumento economico?
– Lo studio del problema della ricchezza o povertà merita certo la sua attenzione, quale massima Autorità Morale, ma se desidera riferirsi anzitutto a criteri morali (come dovrebbe) le suggerisco di valutare le cause morali della povertà (e di altri fenomeni correlati), e non solo le conseguenze, come invece sembrerebbe fare. Infatti sono l’egoismo, l’avidità, l’indifferenza, quali vizi morali, la causa di molti aspetti di povertà, quelli più facilmente risolvibili, perché legati alla volontà libera dell’uomo e non a problemi strutturali di un sistema economico. Ma è evidente, ed un Papa dovrebbe ben saperlo, che i vizi si vincono con la conversione del cuore dell’uomo (come Benedetto XVI ha ben ricordato più volte). Santità, non esiste una “economia che uccide”, esiste un uomo che gestisce l’economia in modo insensato, creando le condizioni di disagio per i più vulnerabili. Santità non si vince la povertà imponendo la ripartizione delle ricchezza, certi che la inequità sia il peggiore dei mali sociali (come l’hanno indotta a scrivere in Evangelii Gaudium). Né si vince la povertà grazie a decrescita economica conseguente ad un erronea interpretazione della soluzione al problema ambientale, oppure grazie a migrazioni forzate che umiliano la dignità della creatura umana e creano maggior povertà, dove partono e dove arrivano…
– Convertire il cuore dell’uomo non è compito di un economista o di un politico, è compito di un sacerdote, di un vescovo, di un cardinale e soprattutto di un Papa.
(La prego Santità, faccia attenzione ai certi suoi “consiglieri”, che hanno appreso l’economia grazie a corsi per corrispondenza con università cubane ed hanno appreso morale, sempre per corrispondenza, grazie a corsi organizzati dalla Luteranense).
Suo Osservatore Marziano “
Oggi è il 149° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
26 Gennaio 2019
19 Commenti
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Marco Tosatti
http://www.marcotosatti.com/2019/01/26/losservatore-marziano-fa-una-lezione-al-pontefice-su-poveri-e-mercato/
http://www.marcotosatti.com/2019/01/26/losservatore-marziano-fa-una-lezione-al-pontefice-su-poveri-e-mercato/
SUOR GERTRUDE, SU TIMOTEO, TITO, IL PAPA E MONS. ANTONIO LIVI.
Dalle nebbie di una clausura padana ci scrive suor Gertrude, che è apparsa su Stilum Curiae poco meno di un anno fa, e che avevamo presentato così:
“Cari amici e nemici di Stilum Curiae, siamo felici di ospitare una nuova ospite, una anziana religiosa che chiameremo Suor Gertrude – anche se non è il suo vero nome – e che farà risuonare un accento femminile su temi femminili in questo blog finora popolato in maniera esclusivamente maschile – collaboratrici nei commenti a parte, ovviamente”.
Allora Suor Gertrude prendeva la parola contro l’ipotesi di “quote rosa” nella Chiesa, come potete leggere qui.
Oggi invece ci parla dei santi del giorno, Tito e Timoteo, e di mons. Antonio Livi, e della prima fondamentale opera di carità cristiana, e cioè l’insegnamento della verità di sempre di Cristo e della Chiesa.
“Gentile signor Tosatti, ho deciso di scriverle dopo aver letto ciò che sta accadendo a mons. Antonio Livi. Chissà se oggi il Santo Padre commenterà, dopo aver ben letto la loro storia e inteso il loro significato, i due Santi del giorno: Santi Tito e Timoteo. Essi son sempre stati (fino a 6 anni fa, almeno) simbolo della conservazione della buona dottrina, simbolo dell’impegno di conoscenza delle verità di fede, simbolo della diffusione della buona novella custodita dalla Chiesa.
Nei testi tradizionali che noi custodiamo qui in convento e che oggi leggeremo e mediteremo, c’è scritto, riferendosi alla missione di questi due Santi: “coloro che si presentano come maestri, ma non insegnano le verità della fede bensì teorie personali, che seminano dubbi o confusione, sono un grande pericolo per i fedeli. A volte, con l’intenzione di adattare i contenuti della fede <al mondo moderno>, per renderla più accessibile, non solo cambiano il metodo, ma la sua stessa essenza, cosicché non insegnano più la verità rivelata”. (Da Francisco Fernandez-Carvajal – Parlar con Dio <ed.Ares> 1989 – n.13 – Santi Tito e Timoteo).
E’ importante questa meditazione perché, come scrive di seguito Francisco Fernandez-Carvajal, riferendosi all’esortazione Evangelii Nuntiandi di Paolo VI: Il vero evangelizzatore è colui che “anche a prezzo della rinuncia personale e della sofferenza, ricerca sempre la verità che deve trasmettere agli altri. Egli non tradisce né dissimula mai la verità per piacere agli uomini, per stupire o sbalordire, né per originalità o desiderio di mettersi in mostra”.
Ecco signor Tosatti, questa meditazione mi ha ricordato il nostro mons. Antonio Livi, che in tutta la sua vita ha seguito questa esortazione, ed ora è solo, abbandonato, povero e sofferente. La maggior opera di misericordia – ed uno dei maggiori compiti della Chiesa – è la catechesi, ricorda lo stesso autore. Prego che il nostro Papa lo possa leggere e meditare”.
Suor Gertrude
Marco Tosatti
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