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lunedì 25 febbraio 2019

Celeste Aida?

Caso Formigoni: non si processa la storia, ma i reati sì 

La fine della vicenda giudiziaria dell’ex Presidente della Regione Lombardia con la sentenza definitiva della Cassazione che ha sancito una condanna di 5 anni e 10 mesi per corruzione, ha visto una serie di reazioni impressionanti per toni e contenuti davanti alle quali occorrono delle riflessioni. 
Le reazioni sono venute principalmente dal mondo di Comunione e Liberazione, il movimento ecclesiale nel quale Formigoni è cresciuto e al quale deve tutto anche in merito alla propria carriera politica, perché senza quella “base” che per anni lo ha sostenuto e votato, a partire dagli Anni Settanta, non avrebbe mai raggiunto le posizioni di vertice che riuscì a conquistarsi. 
Questo articolo vuole quindi rivolgersi in primo luogo ai “cattolici” (visto che Formigoni è stato per anni considerato come un “politico cattolico”) e in particolare a chi appartiene al movimento di Comunione e Liberazione. Questo perché la maggior parte delle reazioni di difesa veemente e magari anche sopra le righe del Celeste hanno avuto questa preoccupazione: difendere l’esperienza di CL. 
“Non si processa una storia!” ha tuonato qualcuno. Infatti hanno processato dei reati. “Hanno voluto colpire il modello di governo della Lombardia”, ha scritto qualcun altro. Niente affatto, tanto è vero che gli elettori lombardi negli ultimi anni per due volte – prima con Maroni e ora con Fontana – hanno eletto presidenti e governi di Centro-destra. Quindi, se mai ci fosse stato un complotto della “magistratura rossa” per portare al governo della Lombardia le Sinistre, questo è clamorosamente fallito. La gente continua a scegliere imperterrita il Centro Destra – in particolare la Lega – ma non il Celeste, che d’altra parte l’anno scorso, alle elezioni politiche, ottenne una solenne bocciatura. Sic transit gloria mundi. 
Quindi non è stata processata una storia – di per sé nemmeno quella di CL – ma una persona e i reati di cui questa era accusata. I difensori a oltranza, i negazionisti più ostinati ritengono che per tre volte, in tre gradi di giudizio, sia stato commesso un errore giudiziario e che il loro amico Roberto sia stato vittima di una ingiustizia. Potrebbe essere: la giustizia umana è sempre imperfetta. Tuttavia ciò è piuttosto strano. In questo ultimo atto, inoltre, Formigoni è stato difeso nientemeno che da Coppi, la Maglia Rosa dei Penalisti italiani. Possibile che nemmeno questo principe del Foro sia riuscito a dimostrare l’innocenza del suo assistito, uno che era riuscito a salvare perfino Berlusconi? 
Sono domande. Abbiamo detto che anche noi nutriamo dei dubbi sulla giustizia umana. Noi preferiamo decisamente quella Divina. E allora ci viene un altro dubbio. Il giorno del giudizio (della Cassazione) un gruppo di amici di CL si è raccolto in preghiera nel Santuario di Caravaggio, provincia di Bergamo e Diocesi di Cremona. Un gesto che ha suscitato non poche polemiche, con il Rettore del Santuario che ha espresso le proprie perplessità per un atto quantomeno inconsueto. Gli organizzatori hanno poi avuto modo di precisare che la preghiera era per chiedere al Signore e alla Madonna (e forse anche a don Giussani, visto che questo santuario gli era particolarmente caro) che “illuminasse le menti dei giudici”. Ora, i casi sono due: può darsi che il Signore, la Madonna e il Gius non abbiano prestato orecchio alla richiesta dei loro fedeli, e qui bisognerebbe anche chiedersi il perché. Spesso nella Scrittura troviamo che Dio nega i suoi favori al Suo popolo eletto che si è macchiato di infedeltà. L’altra ipotesi è che effettivamente lo Spirito abbia soffiato sulla Cassazione e abbia portato a questo tipo di sentenza, per cui non ci sarebbe più nulla da obiettare, protestare, strepitare. Deus vult.
Per essere onesti, bisogna dire che non tutta CL si è schierata pubblicamente in difesa del proprio amico. È interessante notare che anche in ambito giornalistico sono usciti pezzi equilibrati e interessanti come quello del giovane Pietro Piccinini, mentre i toni più infuocati sono stati usati da un trio di settantenni esponenti del Movimento: Cesana, Ronza, Zola. Se da una parte è comprensibile che antichi sodali vogliano prendere le difese di un proprio amico, dall’altra interventi come questi, tutti tesi a dimostrare quanto di buono ha fatto Formigoni nella sua carriera politica, perdono di vista completamente il punto focale della questione, e possono creare in chi li legge, soprattutto nelle persone del movimento, l’idea che Formigoni sia un martire cristiano. 
Ricordiamo invece che Formigoni non è finito sotto processo per aver cercato, ad esempio, di impedire le derive sul gender o sulle unioni tra persone dello stesso sesso (battaglie che si è sempre ben guardato dal fare), ma per reati riguardanti forme di appropriazione indebita di denaro. Questo travisamento può portare a mascherare anche un’altra realtà, che è invece da anni evidente: Formigoni non è un caso eccezionale, anche se è il più eclatante per via dell’importanza del personaggio. Ci sono state decine di politici di CL inquisiti e condannati per reati di questo tipo, dalla corruzione alla turbativa d’asta. Tentati e sedotti da Mammona. Possibile che nessun altro movimento ecclesiale, dai Focolarini ai Neocatecumenali, dall’Opus Dei a Rinnovamento nello Spirito abbia avuto tanti guai giudiziari? Non è che il problema, come dicevano i sessantottini (molti dei quali poi trasferitisi in CL) sia a monte? Conosciamo bene la replica che per anni è venuta dal Movimento: siamo tutti peccatori, non facciamo i moralisti. È vero, siamo tutti peccatori, ma si direbbe – parafrasando Orwell – che qualcuno è più peccatore degli altri. E allora si corre ai ripari, come ha sempre insegnato Santa Madre Chiesa: attraverso il riconoscimento dei propri errori, attraverso il pentimento, attraverso la conversione. 
Se è vero che non si processa una storia, è vero che però la si deve giudicare. L’emotività può offuscare il giudizio. CL dovrebbe riconoscere i propri errori, i propri peccati, come dice Davide, peccatore pentito: il mio peccato io lo riconosco, il mio errore mi è sempre dinnanzi. Chi non riconosce i propri errori – e i propri peccati – è destinato a ripeterli.
– di Paolo Gulisano

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