Mons. Bux: «Si è accettata l’agenda Obama, l’omosessualità è stata normalizzata»
Una intervista ampia quella rilasciata oggi da mons. Nicola Bux ad Alessandro Rico, de La Verità, la cui foto potete vedere riportata in fondo all’articolo. I temi trattati sono: l’Incontro mondiale sugli abusi nella Chiesa, l’omosessualità nella Chiesa, il clericalismo, il libro appena pubblicato da Martel e intitolato “Sodoma”, l’accoglienza dei migranti, la svolta ambientalista.
Bux, come al solito, dà risposte chiare e nette. L’intervista in foto sta girando sui social. Abbiamo pensato di facilitare la lettura del testo riscrivendo quanto riportato nella foto.
Teologo, liturgista, studioso dell’Oriente, già consultore della Congregazione per la dottrina della fede e dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche. Don Nicola Bux è uno di quei sacerdoti coraggiosi che non inseguono le mode (lui le chiama «agenda Obama»), ma lottano per affermare «la verità del Vangelo».
Don Bux, l’interpretazione che il Papa dà degli abusi è chiara: la colpa non è dei sacerdoti omosessuali, ma del clericalismo. Che ne pensa?
«Clericalismo è un termine insufficiente a spiegare la questione degli abusi».
Perché?
«Il Centro per la protezione dei minori della Pontificia Università Gregoriana ha spiegato che non bisogna parlare di pedofilia, cioè di attenzione insana verso i bambini in età prepuberale, bensì di efebofilia, cioè di attrazione per i giovani in età puberale o postpuberale».
Quindi c’entra l’omosessualità?
«Gli autori dello studio aggiungono infatti che questo tipo di attrazione riguarda, nell’80% dei casi, persone omosessuali. Per cui, parlare di clericalismo e pedofilia significa stendere una cortina fumogena».
Ma allora perché nei 21 punti di riflessione distribuiti al summit Vaticano, la parola «omosessualità» non compare?
«Consideri che l’attuale Pontificato è cominciato nell’era di Barack Obama, quello di love is love, degli omosessuali liberi di amarsi come vogliono, nei confronti dei quali è vietato parlare di terapia…».
Scusi: i preti omosessuali hanno bisogno di una terapia?
«Durante la conferenza stampa di venerdì scorso, monsignor Charles Scicluna ha detto che generalizzare su una certa categoria, come quella degli omosessuali, non è legittimo. E che l’omosessualità non predispone al peccato, cui piuttosto, inclina la concupiscenza».
Che c’entra questo?
«La concupiscenza è l’inclinazione al male della natura umana. A causa di ciò, l’amore utilizza l’altro per il proprio piacere».
D’accordo. Quindi?
«Nel caso dell’omosessualità, la persona oggetto di tale tipo di amore non è veramente amata, ma desiderata in funzione dell’amore che il soggetto prova per se stesso. Qui è il problema morale».
L’amore omosessuale non è amore?
«È un amore disordinato».
Allora torno alla domanda di prima: come comportarsi con un sacerdote o un seminarista omosessuale?
«Bisogna valutare lo stadio di quello che il Catechismo definisce “disordine”. In ogni caso, è vietata l’ammissione in Seminario di persone con tale tendenza».
Mi dica se ho capito bene: il test psicologico che sta proponendo il summit Vaticano dovrebbe servire a individuare i seminaristi omosessuali da escludere?
«Almeno in base alla Ratio dei Seminari del 2016…».
Nel suo libro, Sodoma, Frédérich Martel sostiene che nella Chiesa la lobby gay è talmente diffusa, che ormai l’omosessualità è tollerata, almeno finché non sfocia nella pedofilia.
«In base agli studi che sono stati condotti, ad esempio dallo psicologo olandese Gerard van den Aardweg, le persone omosessuali sono molte meno di quanto afferma la propaganda per la normalizzazione dell’omosessualità».
Ci sono meno omosessuali di quanto crediamo?
«Sì. E dunque, anche i chierici omosessuali sono molto meno di quanto si creda. Qualche anno fa, la Congregazione per il Clero stimò che i chierici omosessuali non arrivavano al 2% del totale».
Martel si sbaglia?
«La tesi di Martel è profondamente falsa, ma ha un obiettivo preciso: dimostrare che l’omosessualità è talmente diffusa, che è inutile combatterla. Anzi, bisogna legittimarla, un po’ come si cerca di fare con la droga».
Una delle parole d’ordine del summit Vaticano è «tolleranza zero». Non c’è il rischio che la pressione dell’opinione pubblica sfoci in processi sommari?
«La formula della ‘tolleranza zero’ è antievangelica. Se il Signore usasse questo criterio con l’umanità, sarebbe scomparsa dalla faccia della terra…».
Dice che è sbagliato essere troppo severi con gli abusatori?
«‘Tolleranza zero’ è uno slogan politicamente corretto e ripetuto a pappagallo – sotto la pressione dell’opinione pubblica – per dimostrare che la Chiesa ha impugnato la spada e sta facendo pulizia».
Invece la Chiesa cosa dovrebbe fare?
«La Chiesa deve avere pazienza e prudenza. Non deve derogare alla verità: sia l’Antico sia il Nuovo Testamento presentano le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, perché sono contro natura. Padre Reginald Garrigou-Lagrange, diceva che bisogna essere inflessibili per quanto riguarda la dottrina, perché si crede, ma comprensivi, nella giusta misura, perché si ama. E ironizzava: “La Chiesa assolve i peccatori, i nemici della Chiesa assolvono i peccati”».
Comprensivi? Le sembra possibile?
«Oggi si usano tanto espressioni come ‘accogliere’, ‘accompagnare’ … Cosa vuol dire? Vuole dire salvare la persona dal disordine in cui è vissuto, e se ha commesso dei delitti punirlo con una giusta pena. Ecco perché è importante la terapia…».
Ah, vede che la terapia c’entrava?
«Sì. Io mi stupisco che di terapia non si parli mai. È perché si è accettata l’agenda Obama, l’omosessualità è stata normalizzata».
Dunque, da una parte si vuole normalizzare l’omosessualità, che è il brodo di coltura degli abusi. Dall’altra, però, si chiedono pene severe per gli abusatori stessi.
«Esattamente. Monsignor Scicluna dovrebbe spiegare perché, se le relazioni omosessuali non sono peccaminose, il Vaticano sia giunto a tanto con l’ex arcivescovo Theodore Edgar McCarrick».
McCarrick è stato punito dopo le inchieste del New York Times.
«Infatti…».
Il Papa si muove a seconda di come soffia il vento dei media?
«Mi sembra in balia delle spinte contraddittorie dell’opinione pubblica, la quale da un lato inorridisce – chissà per quanto tempo ancora – quando si fa qualcosa ai bambini, ma dall’altro non vuole considerare immorali le tendenze omosessuali».
D’altronde, mentre McCarrick veniva ridotto allo stato laicale, papa Francesco nominava nuovo Camerlengo un suo protégé, Kevin Farrell. Che è molto vicino al gesuita pro Lgbt, James Martin.
«Da molti è stata rilevata questa contraddizione. Il punto è che diversi pastori della Chiesa hanno abbandonato la verità del Vangelo, forse per paura. È questa l’origine della crisi».
Il Papa farà veramente pulizia?
«Non si fanno processi alle intenzioni. Però non capisco perché non si apra il confronto con quella parte di mondo cattolico che, sulla questione, è intervenuta mettendo il dito nella piaga. Sta qui il vero clericalismo».
In che senso?
«Evitare il confronto e il dibattito. Fare come gli struzzi, che mettono la testa sotto la sabbia».
Lei si riferisce al confronto con i cardinali conservatori, che hanno attribuito la causa degli abusi all’omosessualità.
«Non sono cardinali conservatori, ma che “custodiscono la fede cattolica trasmessa dagli Apostoli”, tenendo insieme, cattolicamente appunto, dottrina, morale e prassi, senza cedere alle mode. Mi viene in mente una cosa…».
Dica.
«Lei pensi che, a proposito dell’omosessualità, anche nella Chiesa va di moda la parola ‘orientamento’».
Non dovrebbe?
«Ma questa non è un’espressione della morale cattolica! È un’espressione delle lobby omosessualiste!».
Cioè?
«Non esiste un orientamento sessuale».
Non esiste?
«Dio ha creato il maschio e la femmina. O Dio è l’ordinatore supremo del creato, mentre il peccato dell’uomo crea disordine; oppure non esiste l’ordine oggettivo e ognuno se lo costruisce come gli pare. Se nella Chiesa si rinunciasse a insegnare che Dio ha creato una natura ben precisa, fatta del maschile e femminile, e ci si riducesse a parlare di ‘orientamento’, cade un principio di fondo della verità cattolica».
Che ne pensa del Francesco «politico», quello che si è fatto fotografare con la spilletta «Apriamo i porti»?
«È folklore. La questione è un’altra».
Quale?
«Se nella Chiesa debba prevalere la politica o la fede. Se a prevalere deve essere la fede, la Chiesa dovrà accettare anche di essere perseguitata, pur di riaffermare la verità del Vangelo».
Quindi sbaglia il Papa a chiedere di accogliere tutti?
«In realtà, se si bada a tutti i suoi interventi, non si trova l’invito all’accoglienza indiscriminata. Diciamo che le sue sono frasi un po’ peroniste…».
Peroniste?
«Sì. Lei sa che il peronismo è la capacità di mettere insieme una cosa e il suo contrario, a seconda delle circostanze».
Un colpo al cerchio e uno alla botte.
«In rapporto al consenso da non perdere. Il punto è capire quanto questa impostazione sia ancora vincente. A vedere quello che sta succedendo in Italia, in Europa, in America Latina, direi che non lo è».
E della svolta ambientalista della Chiesa che ne pensa?
«Un’altra di quelle cose funzionali all’agenda Obama. Di questo passo, la Chiesa finirebbe per ritrovarsi in un caso Galilei al contrario. Gli scienziati sono divisi. E la Chiesa non ha competenza in merito».
Padre Antonio Spadaro dice che serve un «cattolicesimo democratico».
«Mettere insieme cattolicesimo e democrazia è un ossimoro».
Addirittura?
«Certamente. Che vuol dire cattolicesimo democratico? Quando si parla di Chiesa cattolica, si parla di popolo di Dio gerarchicamente ordinato. La Chiesa non è mica una democrazia…».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.